Il mezzo e il fine

E'un viaggio cominciato molti anni fa e sempre in corso... per ciò che è stato, per ciò che rappresenta.

 

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Quando non si dice tutto

Post n°54 pubblicato il 18 Marzo 2018 da eclampsis

Quando si arriva alla fine di un percorso, per quanto breve questo possa essere, può capitare talvolta di voltarsi e di sentirsi in fondo un po' avari. Può capitare di essersi tenuti in tasca qualche spicciolo, qualche moneta d'affetto, che per prudenza o per paura non abbiamo lasciato. E poiché alla fine del viaggio dobbiamo sempre librarci in volo, questi spiccioli, queste monete, si trovano a pesare nelle tasche delle nostre anime come tanti piccoli sassi.

 
 
 

UNA ROSA (1992)

Post n°53 pubblicato il 21 Giugno 2012 da eclampsis

Andai nei boschi, sperando di gustare della pace profonda che spesso vi trapela.

La si vive ascoltando il silenzio. La luce della sera filtrava, smorzata, attraverso le

foglie, rischiarando un lago perduto, sconosciuto all'occhio dell'uomo.

Mi avvicinai.

Una nebbia leggera diffondeva da quel lago, che pareva immerso in una stasi irreale,

quasi dimenticato dal tempo.

Mi colse un timore profondo, impalpabile: forse la consapevolezza di troncare la magia

di quel luogo, forse la paura di porre fine ad un'amicizia nata lì, quasi per caso.

Mi feci coraggio e sedetti su una sponda, a fissare il riflesso della luna, che sola osava

specchiarsi in quella pace. Al centro del lago, sospesa sull'acqua, giaceva una rosa.

Era lì, mai osservata, mai coltivata, mai vissuta.

Pure, era recisa: il lungo stelo troncato di netto.

Pensai a lungo, nella speranza di chiarirmi l'arcano mistero.

Pensai di coglierla, ma la vidi tremare all'idea: fu solo un soffio di vento?

Pensai che osservandola meglio, sarebbe potuta nascere un'amicizia, forse un segreto

da noi soltanto vissuto, ma la nebbia s'alzò,  e ne celò  la vista.

Pensai che forse potevo sentirla vibrare, ma non un fremito raggiunse la mia pelle.

Pensai di tendere l'udito, ed una nota soave sbocciò dal cento del lago; poi di nuovo il silenzio.

Rimasi lì, legato ad una storia vissuta da me soltanto.

Poi mi alzai, pensai che quella rosa dovesse restare là,  incolta, inesplorata, non mia e di nessun altro ancora.

E me ne andai.

Percorrendo la strada del ritorno, sentii la rosa mormorare, e m'accorsi che la portavo dentro di me: ma la rosa è ancora là,  al centro del lago incantato, dimenticata dal tempo e non più  dall'uomo.

 

 
 
 

LA SCONOSCIUTA

Post n°52 pubblicato il 18 Giugno 2012 da eclampsis

O uomo, che con l'anello leghi a te questa fanciulla,
che non conosci,
e le darai appena quello che basta di amore
per mettere al mondo il bambino,
sta all'erta! In lei, che ti sta accanto velata,
è una Sconosciuta.
Tu non la conosci e non te ne curi;
non la interroghi e non la guardi;
sta all'erta! Essa è la Sconosciuta,
la misteriosa fanciulla dagli occhi bassi,
sola, vuota, alterata....

Sta all'erta! Verrà un giorno qualcuno
che la vedrà di sfuggita,
che la conoscerà, lei che è la Sconosciuta,
che la ritroverà. lei che è perduta,
che l'amerà, lei che tu amare non sai,
che te la prenderà, lei che è tuttora da prendere,
che te la toglierà, lei che non hai posseduta,
la misteriosa fanciulla celata nella tua sposa...

Te la lascerà, la tua sposa, vuota,
ti lascerà le mani che lavorano,
ti lascerà i vestiti che camminano,
 ed il suo corpo,
che è solo un più pesante vestito.
Ti lascerà quella di cui ti servi,
ma ti porterà via quella di cui non senti bisogno:
la fanciulla inutile come un fiore di campo
come un fiore in un campo di grano...

E nessuno t'avrà rubato nulla.

L.V.

 
 
 

uno

Post n°51 pubblicato il 18 Giugno 2012 da eclampsis

A distanza di tanto tempo, mi chiedo ancora cosa le fosse piaciuto di quel nostro contatto: se veramente avesse amato le favole che le mandavo, o più semplicemente il fatto che le dedicassi un pensiero ogni sera.
Non glielo chiesi mai...
Non ricordo neanche come nacque quella mia abitudine, quella nostra abitudine... so solo che ci prese, ci avvolse e ci vinse, tenendoci in contatto per tutti questi anni. Un contatto irreale e falsato in realtà,
dove io ero l'unica sorgente di voce e lei l'unico orecchio, e pur tuttavia l'unico orecchio che desideravo m'ascoltasse.

Quando la incontrai, dopo otto lunghi anni, in quella via di Parigi, avevamo ormai anche difficoltà a parlare.
Lei era bella, come non lo era mai stata. O forse come sempre l'avevo vista.
Io avevo perso qualcosa nel frattempo: il mio compagno di tante serate, spesso abbandonato anche per lei.
Il mio compagno m'aveva lasciato. L'aveva fatto così, in solitudine, in sordina, com'era venuto.. lasciandomi un vuoto freddo in ogni angolo della casa.
Lasciandomi, soprattutto, domande inevase sulle mie scelte e sulle nostre sofferenze.
Forse fu proprio Bari a cambiare tutto, a minare lui per sempre e la mia vita con la sua.
Lei al tempo non comprese, non aveva accettato...
Né io capii mai perché avesse accolto così male una notizia che era nell'aria da tempo. Ci perdemmo di vista per un po', a seguito di quella mia decisione.
Ma c'era un legame, un legame che non avrei mai spezzato, che non volevo spezzare per nessun motivo. Erano le mie favole, per lei.
Erano le favole che aveva chiesto con garbo ogni volta che avevo interrotto il loro cammino...
continuai a mandargliele per tutti e due gli anni che trascorsi a Bari.
Non ottenni mai risposta, mai una telefonata, mai un saluto. Eppure sapevo che lei era lì, che le aspettava ogni mattina.
Sapevo che pur non avendo capito, accettato, perdonato... lei era lì.

Quando c'incontrammo a Parigi, senza parole, senza nulla da dire, le lacrime non volevano saperne:
era l'unico, istintivo, primordiale contatto che riusciva a raccontare la nostra vita in pochi istanti.

Prendemmo un caffè, ci avviammo all'uscita e non ci vedemmo più.
E' l'ultimo ricordo che ho di lei.

Adesso che son vecchio, solo, come son sempre vissuto... adesso mi manca più che mai.
Mi manca quel suo sapermi capire senza capire, quel suo rimproverarmi quand'ero in errore...
adesso che sono solo, come son sempre vissuto... adesso che le mie fiabe non hanno più l'orecchio muto che le ascoltava...
questo ricordo mi consuma.

Quel nostro legame, fatto di silenzi e parole, di piccoli odii e pochi gesti d'amore, mi aveva sostenuto per tutta la vita...
e se anche t'avevo promesso che mai t'avrei lasciato... esser l'ultimo di noi ad andare non mi consola affatto.

 
 
 

... che Dio mi perdoni..

Post n°50 pubblicato il 22 Aprile 2012 da eclampsis

..che invidia la memoria dei pesci rossi.. Tre secondi e zac!

..passato. Punto.. si volta pagina..

noi no. Non ci è dato questo privilegio..

Non guardate mai negli occhi il vostro cane mentre lo state uccidendo.

Conservate tutti i ricordi.

Anche i più amari saranno colmi di tenerezza.. ma quello no.

Mai.

E' il ricordo più turpe che mi sia cucito addosso: lo porterò per sempre dentro.

Non ci sarà mai nessuna giustificazione, nessuna parola od eufemismo che potrà cambiarlo. Non mi si parli di eutanasia, mai più.

Avrei dato tutto me stesso per tornare indietro di pochi secondi.. è una cosa che non potrò mai perdonarmi.

Ogni tanto ci penso.. vorrei non averlo mai fatto.

Mi manca bau, certo che mi manca. La mancanza si gestisce, anche in una casa vuota.

Quel velo di ghiaccio caduto sugli occhi di bau no.. non si gestisce: si subisce.

La vita mi ha insegnato a mutare opinione su tante convinzioni.

Non esiste una dolce morte, solo una morte veloce..

 
 
 

Pensieri

Post n°49 pubblicato il 13 Giugno 2011 da eclampsis

Ogni tanto me lo chiedo a cosa pensi, negli interminabili momenti, nelle ore in cui ti lascio solo, dalla mattina alla sera, quando finalmente torno dal lavoro.

Me lo chiedo, è inevitabile.

Me lo chiedo quando ti vedo sdraiato ai miei piedi mentre guardo la tv, e non ho la forza di darti una carezza, di rivolgerti uno sguardo, perché ho paura che tu voglia vivermi un po’, occupare il tuo tempo con me.

Mi chiedo se dietro quelle orecchie sempre tese, quello sguardo voltato dall’altra parte che immagino fisso nel vuoto, ti limiti a sentire i rumori di sottofondo, o solo il mio odore.

O se, pure, ti ricordi le corse di quando eri cucciolo, come un vecchio rinvanga il passato.

 

Me lo chiedo.

E intanto il tempo passa, per te e per me. Il tuo più veloce, inesorabilmente.

Ti toglie pian piano l’equilibrio, la forza... ti riempie di piccoli o grandi dolori.

 

Mi chiedo quali ricordi passano in quegli occhi enormi: certo che pensi.

Chi dice che non ricordi, che non provi sentimenti, che non hai anima.. non ha mai avuto un cane.

Non li ha neanche mai avvicinati.

 
 
 

La vita non č stata una scala di cristallo

Post n°47 pubblicato il 26 Dicembre 2010 da eclampsis

Bene, figliolo, voglio dirti una cosa
la vita per me non è stata una scala di cristallo.
Ci furono chiodi
e schegge
e assi sconnesse
e tratti senza tappeti sul pavimento.

Ma per tutto il tempo
ho continuato a salire
e ho raggiunto pianerottoli
voltato angoli
e qualche volta ho camminato nel buio.


Quindi, ragazzo, non tornare indietro.
Non fermarti sui gradini
perche' trovi che salire e' difficile.
Non cadere adesso
perche' io vado avanti. 
Sali con me..

La vita per me
non è stata una scala di cristallo

 
 
 

Buon vecchio Platone

Post n°46 pubblicato il 22 Dicembre 2010 da eclampsis

Quando un popolo divorato dalla sete della libertà si trova ad avere a capo dei coppieri che gliene versano quanta ne vuole, fino ad ubriacarlo, accade allora che, se i governanti resistono alle richieste dei sempre più esigenti sudditi, sono dichiarati tiranni. E avviene pure che chi si dimostra disciplinato nei confronti dei superiori è definito uomo senza carattere, servo; che il padre impaurito finisce per trattare il figlio come suo pari e non è più rispettato, che il maestro non osa più rimproverare gli scolari e costoro si fanno beffe di lui; che i giovani pretendono gli stessi diritti e la stessa considerazione dei vecchi; e questi, per non parere troppo severi, danno ragione ai giovani (…) In questo clima di libertà, nel nome della medesima, non vi è riguardo né rispetto per nessuno. In mezzo a tanta licenza nasce e si sviluppa una mala pianta: la tirannia

 
 
 

modi d'amare...

Post n°44 pubblicato il 10 Dicembre 2010 da eclampsis

Ho amato fino alla follia.. ma ciò che gli altri chiamano follia per me è l'unico modo di amare.

Françoise Quoirez

 

 


 
 
 

..pezzi liberamente tratti da "Il mezzo e il fine"

Post n°43 pubblicato il 01 Dicembre 2010 da eclampsis

Sento il profumo delle lenzuola appena lavate.

Mi sono appena risvegliato da un sonno pomeridiano. Ed il profumo, in effetti, non c'è: lo sentivo nelle narici, ma devo averlo sognato. Ho il torpore addosso, e la tranquillità: ho sognato un cartone animato di quando ero bambino. [...] Mi pervade la tranquillità.
Quanti giorni ho passato da piccolo costretto a dormire il pomeriggio, affinché ci fosse quiete.
E si faceva la quiete, la respiravo quella quiete. E non lo sapevo.
Oggi la sento, a più di vent'anni di distanza, mi torna in mente Firenze ed il parquet della stanza da letto dei miei. [...] Respiravo la tranquillità di mio padre e m'addormentavo alla fine. L'ho dentro quella tranquillità e dovevo aspettare oggi per capirlo. Contro le auto che corrono sotto al mio balcone quella quiete, questo pomeriggio, m'ha riportato a vent'anni fa. E sono stato felice.
Rivedo per un attimo il palazzo ed il cortile dove sono cresciuto.

[...]

La mia camera è di circa venti metri quadrati.
A terra si stende il parquet: legno.
Il legno nasce dalle piante.
E' una pianta che è stata uccisa e tagliata, il legno. Ne hanno fatto listelli, li hanno seccati e trattati e messi in camera mia.
Dove io cammino tutti i giorni.
Ogni giorno cammino su un albero ucciso. Nella stanza c'è un letto in ferro battuto del'700 ed una scrivania in legno dello stesso periodo.
C'è un pianoforte nella mia stanza. Qualche volta suona.

[...]

 
 
 

1bc

Post n°41 pubblicato il 16 Novembre 2010 da eclampsis

L'amore è una scelta. E' la scelta di rischiare, di mettersi in gioco.
Fino a quando per paura, prudenza, egoismo, rabbia.. o qualsiasi altra ragione, sceglierai di non rischiare... non potrai più amare.
Il tuo cuore è nelle tue mani.

 
 
 

Il Resto

Post n°40 pubblicato il 14 Novembre 2010 da eclampsis
Foto di eclampsis

A una piccola stazioncina di paese un gruppetto di ragazzi offriva ai viaggiatori poveri cartocci d'uva. "Uva, uva! cinquanta centesimi!".
Ne comprai uno con una moneta da un euro. "Non ho il resto!" gridò smarrito il ragazzo.
Il treno si mosse: "Non ho il resto!" ripetè lui urlando e correndo insieme al treno.

"Tieni tutto!" gli gridai.
Quello mi guardò sbalordito, si fermo e gridò ancora: "No! No!"

Il treno ormai correva, lui poteva tenersi tutto. Invece ecco che si da ad una corsa disperata, raggiunge il mio finestrino e raggiante mi butta dentro un altro cartoccio d'uva:
"Grazie, ecco il resto"

 

- riarrangiato da "Virtù in esempi"

 
 
 

..dal passato

Post n°39 pubblicato il 09 Novembre 2010 da eclampsis

E' un mondo:
il tuo mondo.

Sei nata qui,
dove i tuoi occhi
fissavano il sole malato
d'un tramonto d'autunno.


Quell'autunno già freddo
che vedeva i tuoi capelli
mossi dal vento;

in una spiaggia deserta
i tuoi passi cancellati dal mare.

 

 
 
 

Song of myself

Post n°38 pubblicato il 06 Novembre 2010 da eclampsis

"Failing to fetch me at first keep encouraged,
Missing me one place search another,
I stop somewhere waiting for you."

W. Whitman

 
 
 

..

Post n°37 pubblicato il 03 Novembre 2010 da eclampsis

Non aspettare, sperare è un modo di morire... Ama, guarda, parla, corri,
vivi al sole che ti abbaglia, alla pioggia che ti lava

 
 
 
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Un blog di: eclampsis
Data di creazione: 19/03/2005
 

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