Creato da tanksgodisfriday il 26/03/2006
Cose varie al PC, sul Web e nella mente. Puoi scrivermi a: tanksgodisfriday@libero.it
 

 

Non hai una bella cera, e si vede

Post n°1500 pubblicato il 30 Aprile 2010 da tanksgodisfriday
 
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Una
 piccola variazione del colore della pelle dell'ammalato dovrebbe far scattare un serio allarme nel personale medico che lo assiste in ospedale.
Il paziente diventa cianotico? o, al contrario, paonazzo? Sarà il caso di verificarne la causa il prima possibile.

Proprio per anticipare il "prima", al Rensselaer Polytechnic Institute di Troy, Contea di Rensselaer nello stato di New York, ne hanno pensato una semplice.
Perché un cambio di tonalità della pelle può passare inosservato? La risposta è semplice: perché la variazione è modesta, rispetto alla differenza di colore tra pelle e lenzuola, oppure tra pelle e ciò che indossa l'ammalato.
Allora, perché non adottare lenzuola color "pelle nuda", e abbigliare l'ammalato con lo stesso colore?

L'effetto è sorprendente, date un'occhiata all'immagine, prodotta dal Rensselaer Institute. Nel riquadro inferiore, sfondo color pelle nuda, le variazioni di colore risultano evidenti, sicuramente più che nei riquadri superiori, in cui lo sfondo è bianco-lenzuolo, celeste-speranza o verdone-ospedale.
Si tratta di sfruttare nel modo più opportuno il modo in cui il nostro cervello ricostruisce i colori e le tonalità delle immagini, come nell'illusione ottica della scacchiera, che riportai in un post di un po' di tempo fa.

Anche se l'estetica ne soffrirà (provate a immaginare un pigiama color pelle), l'idea di aiutare l'occhio a svolgere meglio la sua funzione mi sembra sana.

Buon venerdì.

[Tutti i post su scienze e medicina.]

 
 
 

Un gioco serio

Post n°1257 pubblicato il 24 Agosto 2009 da tanksgodisfriday
 
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La
 situazione mi è sfuggita di mano quasi subito.
I primi casi di influenza da virus Broadway sono spuntati in India e Pakistan: ho fatto chiudere gli aeroporti e mandato un team di esperti, mentre facevo isolare i casi sintomatici.
Quando mi sono ricordato delle frontiere verso il sud-est asiatico e la Russia, era troppo tardi, il virus si era già propagato anche lì. Ho predisposto delle campagne di informazione, fatto chiudere mercati e scuole, distribuito maschere.

Niente, il pannello di controllo mi avverte che sono partito troppo tardi con tutto, soprattutto nell'informare le persone. In questo momento siamo a oltre 230 milioni di persone che sono state infettate, e molte migliaia di morti. In poco più di due settimane (era cominciato tutto negli ultimi giorni di febbraio e adesso siamo a metà marzo) il virus Broadway dilaga: Europa, Americhe, Africa, è dappertutto. Dagli Stati Uniti arrivano le magliette "No-Virus", mentre in Africa cominciano le prime rivolte.

La buona notizia è che basta ricaricare la pagina e scegliersi un virus meno micidiale, ad esempio il virus Kai: trasmesso dalle galline, non è né pandemico né mortale. Comincio da Kai, così imparo come usare il budget a mia disposizione nella battaglia contro i virus: due miliardi di euro. Con il Broadway avevo ancora metà budget, quando ho gettato la spugna; davvero un inetto.
Le armi a mia disposizione: tre team di ricerca, la possibilità di chiudere scuole, mercati, aeroporti, distribuire maschere, informare le popolazioni, stoccare vaccini e altro ancora.
Il gioco (perché di questo si tratta, i virus Broadway e Kai sono di pura invenzione) è stato sviluppato dall'olandese Ranj Serious Games, su richiesta dell'università di Erasmo da Rotterdam e ha lo scopo di informarci su come si combatte una pandemia. Dovrebbe insomma aiutarci a capire meglio le "mosse" che i vari ministeri della salute predispongono e predisporranno per combattere l'H1N1.
Non so cosa si prepari da noi, comincio a farmi qualche idea con il giochino.

Buon lunedì.

[Notizia dal blog de leFigaro.fr.]

 
 
 

Tra l'amigdala e la corteccia cingolata posteriore

Post n°1120 pubblicato il 11 Marzo 2009 da tanksgodisfriday
 
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Era
 il '71, in un giorno di primavera, poco prima delle otto del mattino. Ricordo benissimo: l'amigdala mi finì in subbuglio, mentre la corteccia cingolata posteriore cercava di riportare un po' di ordine nel reparto. Poi da cosa nacque cosa, molti anni dopo arrivò una figlia, e siamo qui, tra un bacio e un bisticcio; tanto cominciano tutti e due con la "b".

Non ci avevo più pensato fino a stamattina, quando mi è capitato di leggere un articolo su laStampa.it che mi conferma: fu amore a prima vista.
Perché pare che funzioni proprio così: il primo contatto con una persona scatena questi due componenti del nostro cervello, che partono a valutare il nostro interlocutore: l'amigdala si occupa del lato emotivo, la corteccia cingolata posteriore da quello razionale. E l'idea che ci facciamo in quel momento rimarrà poi sostanzialmente immutata nel tempo; se è scattata la simpatia o l'amore, bene, se la nostra nuova conoscenza ci ha ispirato antipatia, sarà difficile che cambiamo idea in seguito.

Lo studio questa volta è opera di ricercatori dell'Università di New York, guidati da Elizabeth Phelps: a una ventina di volontari sono stati mostrati dei profili con foto allegata, mentre veniva misurata l'attività delle varie zone del loro cervello. Correlando questi dati con il giudizio dati dai volontari per i vari profili, si è arrivati al risultato. Cosa se ne faranno adesso, mi sfugge, pare solo che la prima conclusione è che non esista una regola per impressionare il prossimo a colpo sicuro. Meno male, mi verrebbe da dire.

Buon (resto del) mercoledì e occhio all'amigdala.

 
 
 

Thank you for joining us today!

Post n°1101 pubblicato il 18 Febbraio 2009 da tanksgodisfriday
 
Foto di tanksgodisfriday

La
 notizia arriva quando sono passati venticinque dei trenta minuti massimi che il rene può tollerare senza afflusso di sangue, pena la morte dei tessuti: «Tumor is excised, bleeding is controlled, we are about to come off clamp.» (Il tumore è stato rimosso, la perdita di sangue fermata, tra poco si toglie la pinzetta emostatica).
Tutto bene, anche se l'operazione era di quelle complicate, un esteso tumore al rene. In casi simili spesso si rimuove il rene insieme alla parte malata, ma l'equipe del dottor Craig Rogers, dell'Henry Ford Hospital di Detroit, Michigan, è riuscito ad evitarlo, il rene è ancora al suo posto e sta ricominciando a lavorare.

Fuori dalla sala operatoria i familiari sono felici, hanno vissuto momenti di angoscia, mentre vedevano il tempo scorrere e il limite dei trenta minuti avvicinarsi veloce, ma è andata bene. Però avevano temuto il peggio quando, all'inizio dell'operazione avevano letto sullo schermo: «Dr. Rogers is saying because the tumor is so large he may have to do a radical (total) nephrectomy». Sono messaggi terribili, anche se stanno nel limite canonico dei 140 caratteri. Perché 140? Perché è il limite dei messaggi che si possono pubblicare su Twitter, ed è proprio così che l'equipe chirurgica ha comunicato all'esterno l'andamento dell'operazione, twitter dopo twitter, nelle due ore abbondanti di sala operatoria.

Sarà giusto? Il dr. Rogers è convinto che sia una questione di trasparenza e di comunicazione: rimane traccia dei punti critici e delle decisioni prese, senza possibilità di rimangiarsi o anche solo di correggere nulla, insieme a tutta l'emotività del momento. Giusto, condivido e penso che, oltre ai colleghi del dottore, lì fuori ci sono anche i familiari del paziente, per loro il flusso di notizie, quali che siano, è senz'altro meglio dell'attesa al buio.
Mi lascia solo perplesso l'ultimo twitter dalla sala operatoria: «The robotic partial nephrectomy was a success. Thank you for joining us today». Ci stava bene un bel twitter pubblicitario, appena prima o appena dopo: «Operazione complicata? Vieni all'Henry Ford Hospital!»

Buon mercoledì.

 
 
 

Me la piglio la pastiglia?

Post n°1005 pubblicato il 15 Novembre 2008 da tanksgodisfriday
 
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Potrebbe essere la svolta: una bella pastiglia e mi si sviluppa quello che mi è mancato fino ad oggi. Perché parla chiaro la ricerca appena pubblicata dalla rivista scientifica Nature: si  sviluppa, si sviluppa.
Ci sono arrivati con il solito test, racconta La Stampa; questo era sponsorizzato dal Wellcome Trust and the Medical Research Council e ha visto in azione due gruppi: niente topi, al loro posto 16 imprenditori da un lato e 17 manager dall'altro. Tutti sono stati sottoposti a una serie di stimoli a valutare opportunità e quindi a decidere. A freddo, quando c'era tutto il tempo per considerare e ponderare, i due gruppi si sono comportati praticamente allo stesso modo e cioè bene. Quando il gioco si è fatto duro, invece, sotto una pioggia di sollecitazioni a prendere decisioni una dopo l'altra, i manager sono andati in tilt mentre gli imprenditori ci sguazzzavano con disinvoltura: pensavano positivo, seguivano l'istinto più che lasciarsi intrappolare in complesse valutazioni tra pro e contro.
La differenza tra i due? La dopamina, un neurotrasmettitore che agevola i collegamenti tra i neuroni: i manager ne hanno, ma gli imprenditori la sprizzano da tutti i pori.

Da qui, l'articolo della Stampa auspica la disponibilità di dopamina attraverso l'assunzione di integratori. Siamo in recessione, ormai è chiaro; a tirarcene fuori potrebbe essere la trasformazione, ad esempio, di Fannulloni della Pubblica Ammnistrazione in Imprenditori decisionisti.
Prima però che il Ministro Brunetta si precipiti a sparare pillole di dopamina sui dipendenti statali, consiglio la lettura di un altro articolo, questa volta di Italianotizie.it: "Gli obesi non sono buongustai". Cosa c'entra? C'entra, c'entra, perché si scopre che gli obesi hanno pochi recettori della dopamina e quindi, pur avendo quei benedetti neurotrasmettitori, non riescono a sfruttarli per attivare a pieno il "centro del piacere" localizzato nel cervello; quindi mangiano ma non gustano.
Il dubbio che mi viene è: se si hanno pochi recettori, non è che la disponibilità di tutta questa dopamina venga vanificata? E se, addirittura, si limitasse a stimolare l'appetito? Non è che, ingozzandoci di dopamina, invece di trasformarci in un esercito di imprenditori, ci ritroviamo tutti in (ulteriore) sovrappeso?

Sono indeciso, cosa faccio? Me la piglio la pastiglia o lascio perdere, vista pure la mia età?
Buon sabato.

 
 
 
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