Creato da ElettrikaPsike il 17/12/2012

ElettriKaMente

Dillo, bella strega...se lo sai, Adorabile strega…Dimmi, conosci l’irremissibile? (I fiori del male, C. Baudelaire)

 

 

« IL NON SPAZIO DEL NON RI...LES GARGOUILLES: le unic... »

AMOR NIL POSSET AMORI DENEGARE

Post n°111 pubblicato il 16 Ottobre 2014 da ElettrikaPsike
 

 

 

 

Una storia buddista racconta di due creature che si amavano, ma volendo avere la certezza che il loro amore potesse essere eterno, si rivolsero ad una strega affinché preparasse loro un incantesimo tale da garantire il perdurare del loro sentimento nel tempo. La strega spiegò che per effettuare quanto richiesto, avrebbe dovuto avere la collaborazione dei richiedenti.

Così, chiese ad una delle due parti di salire su di una montagna e di catturare il falco più forte, in grado di volare sopra tutti gli altri, e di portarglielo vivo. Similmente chiese all’altra parte della coppia di catturare l’aquila più forte ed in grado di volare più in alto e quindi di portargliela viva. I due andarono e ritornarono con gli animali più forti e abili della montagna.

La strega li guardò, si accertò sul loro stato e poi chiese ai due amanti di legare tra loro le zampe dei due volatili, in modo da unirle molto saldamente. Uniti in quel modo, però, il falco e l’aquila cercarono più volte e inutilmente di sollevarsi in volo, perché sempre si ritrovavano ad ostacolarsi. Così, non riuscendo in nessun modo ad elevarsi, i due animali uniti iniziarono a colpirsi sempre più violentemente, ferendosi reciprocamente nel vano tentativo di divincolarsi.

“L’incantesimo è questo”, disse allora la strega agli amanti. “Se volete amarvi in eterno, proseguite nel volare insieme; ma fate in modo che il vostro volo sia sempre indipendente, senza mai legarvi l’uno all'altro...”

 

Amor c’ha nullo amato amar perdona

Amore che non consente a colui che è amato di non riamare.

Amare nemo potest, nisi qui amoris suasione compellitur 

Nessuno può amare se non costretto dalla potenza dell’amore.

 

In realtà semplicissimo, ma molto rimestato, discusso e incoronato di pretenziosità estranee alla sua natura, il concetto portato alla ribalta aulica dell’attenzione mondiale dal poeta italiano più noto, è stato così tanto studiato, letto, ripetuto, scomposto e interpretato da essere volutamente pensato, in tutte le lingue del mondo, come una "lingua straniera".

In molti si sono chiesti, divertiti, leggendolo, di che nonsense si trattasse, quasi “come se fosse Antani” per intenderci…ma non tutti erano disposti a riderci su, perché avviliti da un sentimento non corrisposto per nulla, non trovavano consolazione nel fatto che Dante avesse voluto anticipare una supercazzola medievale.

Il problema si trova sempre nei termini e in quello che desideriamo o non vogliamo capire di una parola. Tutto nasce da un equivoco e nessuno ha mentito.

Amor c’ha nullo amato et cetera non significa che chiunque ti attrae fisicamente o mentalmente, sarà matematicamente attratto da te, in modo che tu possa, avvalendoti della formuletta appresa dal quinto canto dell’inferno dantesco, convincere la tua Francesca o il tuo Paolo a cadere direttamente sul “mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m'abbandona.” Non funziona così.

D’accordo, ha replicato una moltitudine lacrimosa di apparati cardiovascolari con i condotti intermittenti da pulsioni inquiete, la formula di Dante non varrà per l’attrazione fisica e la volontà di conoscenze più o meno bibliche con  esultanti capriole di vasi sanguigni, ma io per Paolo/Francesca, provo qualcosa…e con un buon margine di sicurezza mi sento di affermare che potrebbe essere anche amore…

Ed ecco che qui scatta l’equivoco.

Quale amore? Accantonando ερωσ (l'eros che, nella sua essenza desiderativa, è composto dalla stessa sostanza della mancanza di cui si nutre per poter vivere, tendere, aspirare e volere ancora) cosa proviamo allora, αγαπη, φιλια (agàpe o philia)?

 Vediamo le differenze. Ulisse è in preda all’eros, nel suo viaggio verso l’oltre senza sosta.

Ulisse non conosce amore.

Le sue tappe di viaggio, siano esse donne, ninfe, terre sconosciute o ciclopi, sono erotiche. La sua conoscenza è spinta dalla stessa radice semantica delle sue relazioni, spinte da un desiderio che non vuole essere soddisfatto e nutrito.

Ulisse non è mai nell’amore e, proprio come il Don Giovanni di Kierkegaard, non è che un seduttore.

Ma anche se si nutre philia verso qualcuno che non ci corrisponde dantescamente nonostante "tutto il bene del mondo" provato nei suoi riguardi, facciamo attenzione prima d’inoltrare un ricorso. Perché il sentimento scelto non implicherà una sola componente erotica (desiderativa) ma non rappresenta neppure molto altro all'infuori dell’affetto temperante e duraturo; in sostanza philia è quel sentimento di colui che ti è amico, fratello, parente. Niente a che vedere con l’attrazione desiderativa, quindi; ma molto a che vedere con l’affetto.

I greci al tempo di Platone, però, affiancavano all’eros la philia, spiegando in questo modo una tipologia di sentimento molto simile a quello che la maggior parte degli apparati cardiovascolari sani ma con i condotti intermittenti, sostengono ancora oggi, essere l'amore citato nel verso, e che, a tutti gli effetti, dovrebbe per diritto semantico esigere una corrispondenza, in virtù del quinto canto dell’Inferno.

Ma c’è un ma.

La scarpetta di Cenerentola non calza, perchè il piedino è della sorellastra.

Neppure la philia, infatti, con o senza eros, è l’amore di cui sopra.

Il solo amore che risponde alla formula dei versi 100-108 è quello che viene introdotto nel Nuovo Testamento con il termine agàpe, per definire propriamente la natura dell’amore di Cristo.

Si fa presto a dire amore; ma il più delle volte si sta parlando di qualcosa che non si avvicina minimamente neppure per assonanza a quel termine, nonostante tutta la nostra buona volontà.

Talvolta, quando ne siamo proprio convinti, pensiamo di amare qualcuno per le sensazioni intense che ci offre la sua persona e giureremmo più di una volta e senza dubbi che si tratti di "amor c'ha nullo amato" ma poi,  molto stranamente, pur in presenza di questa meraviglia, ci si dimentica, semplicemente, di volere bene alla presunta amata persona.

Perché il suo bene viene passato al setaccio dell’opportunità e della convenienza, e volere il suo bene diventa paradossalmente possibile se e solo se questo bene coincide con le nostre aspettative, e con la volontà della persona (presunta) amata di darci esattamente quello che noi ci aspettiamo di ricevere. Nei modi e nei tempi.

Successivamente questo sentimento viene passato anche al setaccio della compensazione: vogliamo il suo bene, certo ma... solo e se questo servirà a colmare tutta l’assenza che proviamo per noi stessi, al fine di vivere (per finta) felici e contenti di una luce riflessa e compensatoria.

Ma per fortuna (o per qualcuno purtroppo) chi amiamo non è un clone dell’arto amputato che ci manca, non è il nostro pezzo di ricambio per darci l’impressione d’essere completi.

Al limite può essere il portale che ci indica, con la sua vita e attraverso di sé, nuove strade per completarci,  mostrandoci dove trovare le nostre parti originali. E soprattutto senza che ci si aspetti nulla, l'uno dall'altro.

Perché il "voler bene" chiamato "amore" non ha nulla a che vedere con i doveri e i diritti e non sono pervenuti contratti firmati sulla terra (come in cielo o in altro elemento) che giustifichino una pretesa da qualsiasi delle due parti.

Così la reciprocità matematica dell’amor c’ha nullo amato non contempla né la gelosia, né il non poter vivere senza l’altro…

Non c’è appartenenza che, senza la continua libertà di scelta, non sia soprattutto limitazione reciproca. E non c’è perdita di qualcosa o qualcuno che sia evitabile con il controllo attraverso lacci, corde, parole o azioni.

Ed allora, prima di contestare, affermando che “Amor c’ha nullo amato amar perdona” è di certo una grandissima taroccata, interroghiamoci con tre semplici domandine quiz:

Ci prendiamo la libertà dell’altra persona pretendendo di avere un baratto equo tra dare e avere?

Sosteniamo di amarla per il fatto che amiamo un'immagine di cui sentiamo la mancanza dentro di noi e che rivediamo in lei?

Abbiamo tali sensazioni viscerali e distruttive di vortici e spirali incanalate verso la nostra Francesca/il nostro Paolo che per quanto ansiogene, dolorose e funeste, ci convincono di essere un buon compromesso per tutta questa slavina di pulsioni vitali e sangue in circolo?

Se la risposta al test è una tripletta di si, allora, di che ci lamentiamo? Non era amore

Se invece le risposte sono un tris di no, forse allora non siamo neppure qui a valutare il problema della non attendibilità della corrispondenza, perché l'amore, se e quando è agàpe, è quell'energia definita come essenza stessa di Dio ed è solo lei ad essere la protagonista.

Chiunque si trovi alla presenza di quel sentimento  partecipante della stessa essenza divina, infatti, non potrebbe che diventarne esso stesso partecipe e rispondere similmente. E così è’ la relazione stessa a diventare agàpe. Ed è questo il solo contagio previsto da Dante. 

Sul fatto che poi Dante l'abbia esteso "sulla fiducia" anche ad un amore impostato sul piacer sì forte che, come vedi, ancor non m’abbandona, non ci formalizziamo troppo, quella si chiama licenza poetica, ed è tutta un'altra storia...

 

 

 

 

                                   

 

 

"Ora, a stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto; forse ci può essere chi ha il coraggio di morire per una persona dabbene. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi." (Lettera ai Romani)

 

 

 

 

L'opera Pan e Psiche (1874) è di Edward Burne-Jones

La foto è stata reperita dal web, qualora il legittimo autore, non pervenuto, lo desiderasse, sarà tranquillamente rimossa.

 

 

 

Ed ancora,

in tema...

http://gold.libero.it/MISTEROPAGANO/12989035.html (Un addio diverso alle ombre...)

 

 

E, sempre in tema, per capire meglio il contesto da cui, comunque, da un punto di vista esclusivamente storico-letterario, è stata cantata la reciprocità dell'amore, riporto il commento di cineciclista a questo post, nella sua interezza:  


"Tutta la costellazione di versi del V canto dell’Inferno, la quale gira attorno alla sua stella più splendente amor ch’a nullo amato amar perdona, deve essere guardata attraverso gli occhi del tempo di Dante, dello stile e dei concetti poetici cui lui si rifà. Il dolce stil novo si nutre di tutta quella letteratura e poesia detta cortese, del romanzo di Chrétien de Troyes Lancillotto o il cavaliere della carretta, della scuola siciliana presso la corte di Federico II di Svevia, del trattato di dottrina amorosa di Andrea Cappellano De Amore.

Dobbiamo aver chiaro che questo è un crogiuolo storico e letterario nel quale si va formando la lingua italiana, come dice lo stesso Dante nel De vulgari eloquentia. Una lingua che si distacca dal latino, tradizionale idioma del potere politico e coniugale maschile, proprio per poter essere letta anche dalle donne. Una temperie poetica questa nella quale l’amore più autentico si manifesta fuori dalle regole, anche logico-linguistiche, imposte nel matrimonio. Vassallaggio del cavaliere alla sua dama e rapporto amoroso fuori del matrimonio: questi i due architravi del fin’amor, dell’amore perfetto, per il De Amore.

E la vicenda di Paolo e Francesca, in nuce, è questa coppia di architravi, seppure posti a formare una croce. . Si tratta di un amore, di un eros ben carnale per Andrea Cappellano (anche se la censura e le minacce della chiesa lo costringono a una riscrittura forzata del terzo libro), ma pur sempre di un amore improntato al “cor gentil”, alla sintonia poetica, ai modi cortesi e cavallereschi: Tanto gentile e tanto onesta par la donna mia.... In questo le donne e gli uomini si corteggiano e si riconoscono reciprocamente, proprio nel senso dell’amor ch’a nullo amato amar perdona.

Con il dolce stil novo la nuova lingua italiana e la poesia di Dante acquistano maggiore consapevolezza dei propri mezzi espressivi e si elevano stilisticamente. La corrispondenza amorosa si manifesta in una dimensione più alta, esclusiva, ma proprio per questo che davvero... non perdona il reciproco riconoscimento. Beatrice par che sia una cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare. La donna angelicata, ma no per questo meno eroticamente desiderata dal poeta, può riconoscere solo il linguaggio e lo stile poetico più elevati, i soli in grado di parlare di lei, svelandola nella sua natura più profonda e allo stesso tempo velandola con la radiosità dei versi più leggiadri.

In questa reciprocità vertiginosa e soave di lingua sensi e bellezza davvero l’amore non perdona a nessun amato di riamare. Eros fiammeggia in agàpe.

La morte di Beatrice e le successive disgrazie politiche di Dante, con il suo duro, amaro esilio, conducono il poeta a tirare le reti poetiche e filosofiche sparse nella sua Firenze e dipanarle in una grande visione d’insieme. Beatrice e Dante sono sì ora in una relazione che diventa in sé agàpe, ma il poeta non può che marcare in quei suoi versi la traccia, l’impulso linguistico-poetico-erotico originario dell’amore cortese che lo ha guidato, istruito e reso grande. E un’origine rimane sempre attiva, presente, pronta a riaffiorare sotto le sedimentazioni e la pelle aggrinzita del tempo.

La purezza dell’agàpe si manifesta anche in philia, perché questo termine riguarda non Dio, gli angeli, le Beatrici nelle sfere più alte del Paradiso, ma riguarda espressamente l’uomo nella sua sofferta passione per lo studio e la ricerca della verità. Non a caso si chiama phil/osofia e non erosofia o agaposofia."

 

 

Grazie! L'autore dell'integrazione:http://spazio.libero.it/cineciclista/

http://blog.libero.it/CycloCine/view.php?nocache=1413844636


La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/elettrikamente/trackback.php?msg=12988786

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
Nessun trackback

 
Commenti al Post:
misteropagano
misteropagano il 16/10/14 alle 20:56 via WEB
amore è intingere il piede in un mare di acqua diversa dall'acqua. ..é discesa e già addio, è sosta e passo nell'Ombra. Tutto ciò che si muove e si muove attorno all'amore ha respiro di luce, bianchi e neri e macchie neo-fauviste. Questo senza la piega fatta e cotonata. Grazie dell'invito Sorellina, e sappi - gia lo sai- che ho letto solo e almeno meno della metà! ..pp
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 17/10/14 alle 01:56 via WEB
Il tuo commento, che purtroppo per problemi tecnici con gli avvisi di ricezione messaggi ho potuto pubblicare molto tardi rispetto all'orario in cui me l'hai scritto, è collegato al tuo ultimo post che non ho visto nascere... (e tutto questo causa la moderazione imposta dal comportamento di alcuni gentili individui...) Mi dispiace non averti potuto leggere in orario, mi piacerebbe fare un rimando al tuo post con un link, perché il tuo post è "amor c'ha nullo amato..."
 
woodenship
woodenship il 17/10/14 alle 19:12 via WEB
E sì che c'era anche qualcuno che andava in giro a dire che:"a cor gentile ratto s'apprende"!...In genere mi guardo bene da impelagarmi in discussioni su un sentimento tanto ostico,complesso,ed allo stesso tempo trattato in tutte le salse e pietanze.Solo che la lettura del verso dantesco ingolosisce parecchio,tanto da non riuscire a resistere alla tentazione di saltarci dentro a piedi uniti.Peccato che caschi male e mi ritrovi a definirlo come un male necessario,l'amore.Ovvero come qualcosa che ci si è inventati per cercare di dare una spiegazione ad un istinto che ci tiene inchiodati in giri e rigiri di parole,mentre questo fuori scorre nei modi e nelle forme più ingannevoli e incomprensibili.Sì Dante avrà anche voluto comunicarci come la vera contagiosità stia nell'amore del divino e quindi nella religiosità del sentimento d'amore.Ma resta il fatto che il suo amore era una bambina Beatrice che di tutto avrebbe potuto corrisponderlo,tranne che di un amore maturo e divinamente religioso.Mentre,per tornare ai giorni nostri,è ben difficile immaginarsi una criminalità insita nel sentimento di cui si fa tanto un gran parlare...Però non è certo tutto esauribile in una simile ottica attualizzante.Come tu ben segnali con il tuo test spassoso alla fine del tuo post.In fondo l'amore cos'è se non vita.E come nella vita c'è sempre qualcosa che sfugge,così anche nell'amore c'è sempre qualcosa che ci sfugge,impedendoci di realizzarne il desiderio di pienezza anche nella corresponsione e condivisione......... Complimenti per la fluviale prosa,a tratti piacevolmente ironica, e per la completezza intensa e penetrante del ragionamento logico dello scritto......Un caro saluto ed un fiore.........W.........
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 17/10/14 alle 19:56 via WEB
Io non credo che Dante avesse pretese di agape nei confronti di Beatrice e verso di lei; penso che sapesse bene che quella fanciulla per lui avrebbe potuto essere solo un portale per un amore ispirativo. Infatti, di lei passa alla storia della letteratura, solo la trasfigurazione nella Grazia. Per me, Wood, oggi, ieri e in ogni possibile tempo, la vera criminalità dell’amore consiste principalmente nella bugia che ci ostiniamo a dire e compiere chiamando tutt’altro con il suo nome. Grazie davvero per il tuo commento.
 
   
woodenship
woodenship il 17/10/14 alle 20:19 via WEB
Son d'accordo anch'io:la vera criminalità sta nella capacità di illudersi ed illudere che,quel che si prova sia amore,e non mero desiderio di realizzazione delle proprie pulsioni,non solo fisiche,ma anche estetiche,e dell'immaginario che ci ha prigionieri sin da quando veniamo al mondo...Però,dati i tempi,e i non infrequenti matrimoni con innocenti ancora da svezzare,mi pare improbabile che Dante vedesse Beatrice solo come "musa"...A ciò mi viene in mente il film "Marianna Ucria",mi pare che fosse di Faenza,in cui un vecchio siciliano pluriottantenne sposa una bambina... Scherzi a parte.......Un rinnovato saluto con un rinnovato abbraccio........W.........
 
     
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 21/10/14 alle 01:28 via WEB
Vedi, Wood, credo che cineciclista, senza aver letto il tuo commento, abbia in qualche modo chiarito anche l'agape erotico di Dante per Beatrice...In ogni caso, come hai scritto tu sul tuo blog, in questo modo si creano i ponti tra le idee e le persone, in modo che la lettura possa essere ancora e sempre più esaustiva. Per questo la gratitudine di cui parlavi diventa reciproca. Evidentemente è composta della stessa sostanza dell'altro sentimento trattato... Ma per te, però, ora c'è un grazie molto particolare da parte mia...per quello che hai scritto su di me sul tuo blog (e che mai... mi fu detto prima...): "Dote di sintesi..." ;-p
 
misteropagano
misteropagano il 17/10/14 alle 20:04 via WEB
..mi capita di percepire l'amore essenza di cui parli, in genere proviene nemmeno tanto da chi abbiamo scelto a onore di specchio del nostro cuore, ma da chi ci scopre. Quando non si ha in preventivo che di conoscere solo ciò che ci piace tanto più saremo disattesi. Tanto più ci si piace, in un certo modo - vedi la piega cotonata- tanto più, classificandoci - saremo esclusi da classi e generi.
Recepire l'altro è operazione complessa ma non impossibile se si disattendono i parametri fisici formali. Uno sguardo di amore può appartenere anche ad una pancia.
E subentra la capacità di non avere confini.
Cosa obbliga l'amato a corrispondere? nulla. Perchè piuttosto che l'Amore - innalzato per narrativa all'essenza - è l'amicizia d'amore che ci crea ancora tante perplessità?
Una risposta?: Cara Ele dei Labirinti, sai bene che ci sono le maree che sono acqua più dell'acqua stessa.
(letto tutto dimmi brava) ^_______*smk
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 21/10/14 alle 00:20 via WEB
Intanto ti dico...brava! ;-) e grazie, davvero. E poi rispondo al tuo commento dicendoti che hai ragione sul fatto che siamo disattesi proprio quando abbiamo in preventivo di conoscere quanto ci piace e che uno sguardo d'amore al di là dei confini può essere uno sguardo senza gli occhi...Come dici tu? "decidiamo quale ombre sopportare intingendoci in un mare di colori e amore ..anzi in A.M.I.C.I.Z.I.A.D.A.M.O.R.E®..."
 
   
misteropagano
misteropagano il 21/10/14 alle 00:48 via WEB
un vero s.i.g.i.l.l.o.d.i.a.p.p.r.o.v.a.z.i.o.n.e®;>..nel momento in cui decidiamo quale assenza di sguardo scegliamo, bacionotte, mi ritiro nell'ombra del Loto d'acqua^
 
     
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 26/10/14 alle 01:10 via WEB
Ma...ti sei ritirata non solo nel Loto d'acqua, Sorella d'amorosi neuroni grafici e verbali...dove sei scomparsa con tutto l'Olimpo? Ammantato dalle nebbie di Halloween?
 
cineciclista
cineciclista il 19/10/14 alle 03:39 via WEB
Tutta la costellazione di versi del V canto dell’Inferno, la quale gira attorno alla sua stella più splendente amor ch’a nullo amato amar perdona, deve essere guardata attraverso gli occhi del tempo di Dante, dello stile e dei concetti poetici cui lui si rifà. Il dolce stil novo si nutre di tutta quella letteratura e poesia detta cortese, del romanzo di Chrétien de Troyes Lancillotto o il cavaliere della carretta, della scuola siciliana presso la corte di Federico II di Svevia, del trattato di dottrina amorosa di Andrea Cappellano De Amore.

Dobbiamo aver chiaro che questo è un crogiuolo storico e letterario nel quale si va formando la lingua italiana, come dice lo stesso Dante nel De vulgari eloquentia. Una lingua che si distacca dal latino, tradizionale idioma del potere politico e coniugale maschile, proprio per poter essere letta anche dalle donne. Una temperie poetica questa nella quale l’amore più autentico si manifesta fuori dalle regole, anche logico-linguistiche, imposte nel matrimonio. Vassallaggio del cavaliere alla sua dama e rapporto amoroso fuori del matrimonio: questi i due architravi del fin’amor, dell’amore perfetto, per il De Amore. E la vicenda di Paolo e Francesca, in nuce, è questa coppia di architravi, seppure posti a formare una croce.

. Si tratta di un amore, di un eros ben carnale per Andrea Cappellano (anche se la censura e le minacce della chiesa lo costringono a una riscrittura forzata del terzo libro), ma pur sempre di un amore improntato al “cor gentil”, alla sintonia poetica, ai modi cortesi e cavallereschi: Tanto gentile e tanto onesta par la donna mia.... In questo le donne e gli uomini si corteggiano e si riconoscono reciprocamente, proprio nel senso dell’amor ch’a nullo amato amar perdona.

Con il dolce stil novo la nuova lingua italiana e la poesia di Dante acquistano maggiore consapevolezza dei propri mezzi espressivi e si elevano stilisticamente. La corrispondenza amorosa si manifesta in una dimensione più alta, esclusiva, ma proprio per questo che davvero... non perdona il reciproco riconoscimento. Beatrice par che sia una cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare. La donna angelicata, ma no per questo meno eroticamente desiderata dal poeta, può riconoscere solo il linguaggio e lo stile poetico più elevati, i soli in grado di parlare di lei, svelandola nella sua natura più profonda e allo stesso tempo velandola con la radiosità dei versi più leggiadri. In questa reciprocità vertiginosa e soave di lingua sensi e bellezza davvero l’amore non perdona a nessun amato di riamare. Eros fiammeggia in agàpe.

La morte di Beatrice e le successive disgrazie politiche di Dante, con il suo duro, amaro esilio, conducono il poeta a tirare le reti poetiche e filosofiche sparse nella sua Firenze e dipanarle in una grande visione d’insieme. Beatrice e Dante sono sì ora in una relazione che diventa in sé agàpe, ma il poeta non può che marcare in quei suoi versi la traccia, l’impulso linguistico-poetico-erotico originario dell’amore cortese che lo ha guidato, istruito e reso grande. E un’origine rimane sempre attiva, presente, pronta a riaffiorare sotto le sedimentazioni e la pelle aggrinzita del tempo.

La purezza dell’agàpe si manifesta anche in philia, perché questo termine riguarda non Dio, gli angeli, le Beatrici nelle sfere più alte del Paradiso, ma riguarda espressamente l’uomo nella sua sofferta passione per lo studio e la ricerca della verità. Non a caso si chiama phil/osofia e non erosofia o agaposofia.
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 21/10/14 alle 00:43 via WEB
Ho integrato il post con questo tuo commento, riportandolo per intero. Grazie per il tuo lavoro, per il tempo e per l'attenzione meticolosa che hai rivolto all'argomento nel scriverlo.
 
misteropagano
misteropagano il 21/10/14 alle 09:08 via WEB
E un’origine rimane sempre attiva, presente, pronta a riaffiorare sotto le sedimentazioni e la pelle aggrinzita del tempo.
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 26/10/14 alle 01:13 via WEB
In quanto l’Origine è continua e perciò il passato il presente ed il futuro insieme.
 
misteropagano
misteropagano il 21/10/14 alle 09:12 via WEB
Tenetevi gli uni accanto agli altri, ma non troppo vicini, così come le colonne del tempio si ergono a distanza, come il cipresso e la quercia non crescono l'uno all'ombra dell'altro. (Kahlil Gibran)
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 26/10/14 alle 01:14 via WEB
Esattamente così, si...
 
dominjus
dominjus il 23/10/14 alle 18:16 via WEB
Ho letto rapito il post ed i commenti. Più che un post è un vero trattato che però, come tutti i trattati affronta l'argomento in modo asettico, distaccato e sociologico. Non ci leggo quello che parlando d'amore vorrei trovare: amore! Le dissertazioni letterario storiche e filosofiche non entrano però nella pancia della gente e non spiegano perché con i nome di amore tendiamo, noi comuni mortali, ad accomunare tutto lo scibile delle relazione affettive. Amore, appartenenza, sottomissione, affetto, adorazione, devozione,passione insomma... antropoformizzazione di un ideale.... che altro non so! Io mi chiedo e vi chiedo cosa spinge una donna o un uomo a endersi "schiavo" per amore?
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 26/10/14 alle 02:05 via WEB
Grazie per il tuo commento. E’ molto meno che un trattato, ma non è neppure una rappresentazione verbale del sentimento. E’ solo un tentativo di mettere chiarezza sull’utilizzo confuso dei termini e del modo di viverli. Nulla di più. Io non lo so che cosa spinge un uomo o una donna ad essere schiavo per l’amore perché uomo e donna esistono come singoli individui e non ci sono risposte cumulative o sociali che si possano prendere sul serio. Ed al di là di ogni interpretazione individuale dei termini, dovuta all’indole, al vissuto personale, alla capacità e alla volontà di darsi in un modo piuttosto che in un altro, noi esseri umani tendiamo a far rientrare nella parola amore ogni emozione che possa confortare, dandoci calore, protezione, cura, e quindi senso di appartenenza e familiarità; ma nello stesso tempo, anche ogni attrazione mentale e fisica che ci coinvolge in modo particolarmente intenso e totalizzante, portandoci “nutrimento” e pienezza e per questo appagamento e questa completezza interiore si scommette tutta la vita. Ma vivere nell’amore (qualsiasi tipo d’amore) finalizzandosi all’amore è una cosa, struggersi e distruggersi in nome dell’amore è altro. Utilizzare come unità di misura per la profondità del sentimento d’amore l’intensità del dolore e del patimento che questo “amore” ci fa provare, è andare leggermente fuori strada dal contesto. Sconfinare nella giustificazione di ogni frustrazione egoistica e desiderio di possesso in nome dell’amore è tipico degli esseri umani, che perfetti, si sa, non sono. E soprattutto anche soggetti a costanti stati confusionari . Il sesso dei personaggi può cambiare e se non è Medea che in nome di un’ eccessiva passione uccide i propri figli per punire il suo sposo, innamoratosi di un’altra donna, sarà l’uomo che in nome di chissà cos’altro crede di provare, stupra, sventra o sfigura la donna per cui vantava un “disperato amore”, ma la storia è la stessa. E quando non è per un altro essere umano che si riversa tutto questo “convinto amore senza amore” sarà per un ideale. Ma il punto è che dai “guerrieri santi” delle Crociate che in nome dell’amore di Dio e della “liberazione” del Santo Sepolcro, con molta naturalezza passavano dall’innalzare un Crocifisso al massacro umano, alle donne che evirano per gelosia gli amanti, la storia umana non fa molta differenze. L’essere umano è imperfetto e pieno di paura. Ma ancora di più ignorante e illuso. Ignorante di chi e di cosa vuole e pertanto facilmente ingannabile. E più è spaventato e confuso, più è ignorante di se stesso, per una fuoco fatuo o anche solo un’ombra di quel che cerca (l’amore) vive qualsiasi tipo di odio. Paradossalmente allontanandosi, senza accorgersene, ancora e sempre di più, da quello che cercava.
 
korov_ev
korov_ev il 23/10/14 alle 22:47 via WEB
Cos’è che trasforma l’amore in dolore?
Ciò che sovente si cambia in dolore, è degno di chiamarsi amore?
Per definizione l’amore è un assoluto, ma come lei ben spiega, l’amore assoluto è solo quello divino. Allora l’amore umano cos’è?
Sa, madame, io credo che dissezionare l’amore sia un lavoro inutile come il catalogarlo in categorie. Se vogliamo farne una questione dialettica va bene: quello umano non merita l’appellativo di amore? Chiamiamolo, che ne so, Pippo, ma questo non ne cambia l’essenza.
L’uomo non è dio, madame, e chiama amore quello di cui è capace: perché togliergli anche questa piccola “illusione”?
Lei ha mai fatto il pane? Ecco, consideri l’amore umano come una pagnotta di pane: a volte lievita bene, a volte si sgonfia, altre ancora è pane azzimo; ma per quanto sia affilato, nessun coltello riuscirà mai a separare l’acqua dalla farina, una volta mescolate.
E così si ama un amico, una madre, un fratello; così si ama la propria donna/uomo o la si odia nell’attimo terribile dell’addio; così si prova gioia per lei/lui che va a star meglio seppure in cuor proprio si sta morendo; così si dà alla luce una nuova vita pur sapendo che si nutrirà della nostra.
Vede, io non so cosa volesse intendere Dante con “quella” terzina, madame, ma in quei tre versi c’è dentro tutto l’amore umano: la sua capacità di generare ancora amore, la passione, il desiderio d’eternità. In quei tre versi c’è tutta la forza e la debolezza del nostro non essere dio.

Amor ch’a nullo amato amar perdona
Mi prese del costui piacer sì forte
Che, come vedi, ancor non m’abbandona


Io non so cosa Dante volesse intendere, madame, ma so che va letto tutto insieme, tutto d’un fiato, perché abbia senso.
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 26/10/14 alle 02:36 via WEB
Certo, così è infatti. Nessuna illusione vuol essere tolta, Korov_ev, siamo imperfetti, come ho scritto anche in risposta a Dominjus, e incapaci a sostenere la pienezza di un Agape senza vuoti e schegge di sentimenti molto lontani da lui e tra loro; ma questo non vuole sminuire l'amore al tempo degli uomini...con tutta la forza e la debolezza del nostro essere. E persino Dante, nel suo spazio moralizzante, proprio in virtù di quei versi, come lei dice, da leggere tutti insieme, e di quel “piacer sì forte" che non abbandona neppure dopo la morte, colloca l’amore umano molto lontano dalla perfezione, in una pietà privilegiata, insolita per un contesto infernale…e riconoscendone comunque la matrice divina, evidenziandola in quella reciprocità di sentimenti che non possono non essere corrisposti. E si spinge poi anche oltre, descrivendo la presenza di spiriti amanti (amanti carnali e facenti parte niente meno che dei lussuriosi) addirittura in quel suo irreprensibile Paradiso. L’amore umano, imperfetto e fragile come l’uomo, è certamente amore, ma solo quando è amore, però, e per questo assomiglia al "volere il bene" di chi si ama. E’ amore, certo, ma fino a quando non diventa, per errore, tutta un’altra storia.
 
misteropagano
misteropagano il 24/10/14 alle 08:26 via WEB
ho letto anche da woody, e poi siete tra i pochi che sopporto di tante parole:)^ ..buongiorno cara Ele.
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 26/10/14 alle 02:07 via WEB
Ahahah ;-p ma che dici, cara Mist? non hai letto da Wood che sono stata benedetta pure dal dono della sintesi? Tzè...;-)
 
ravenback0
ravenback0 il 26/10/14 alle 05:06 via WEB
Bella Elettrika, è proprio vero l'amore per quanto umano e limitato non va confuso con egoismo e possesso l, amore è essenzialmente libertà. Quel tipo di amore è incondizionato come racconta la storia del post e quindi reciproco.
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 26/10/14 alle 18:21 via WEB
Grazie raven, come ho scritto, è tutta una questione di "senso dell'orientamento", perdersi è facile, i segnali sono confusi, e talvolta è facile scambiare l'amore con qualsiasi altra cosa...E poi qualcuno, in un film, non l'ha scambiato addirittura per un... calesse? ;-p
 
angelonero_666
angelonero_666 il 26/10/14 alle 14:48 via WEB
Bella la metafora del falco con l'aquila! Descrive, in pieno, il vero amore come percorso attraverso cui ascendere ad altro: libero da ogni costrizione e limitazione, essendo il nostro essere, per natura, libero.
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 26/10/14 alle 18:24 via WEB
Si, è bella, e come tutte le metafore, attraverso il dono della sintesi, riesce a evidenziare una sola chiave che però poi, apre infiniti rami di porte invisibili...
 
   
angelonero_666
angelonero_666 il 01/11/14 alle 09:19 via WEB
...vero...la chiave!
 
Maddalena_e_oltre
Maddalena_e_oltre il 27/10/14 alle 11:10 via WEB
Rimango a margine, ma volevo portare una sfumatura, sulla visione di "amore": http://youtu.be/iczasEgPq-8.
 
 
ElettrikaPsike
ElettrikaPsike il 28/10/14 alle 02:18 via WEB
Ti ringrazio Maddalena, con questa scelta di riportare Eduardo De Filippo volendoti mettere a margine, sei riuscita a concentrare un interrogativo aperto sulla non definizione del sentimento, e non solo nella scelta di quel contenuto, ma anche nel modo ;-)
 
Gli Ospiti sono gli utenti non iscritti alla Community di Libero.
 

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Marzo 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
        1 2 3
4 5 6 7 8 9 10
11 12 13 14 15 16 17
18 19 20 21 22 23 24
25 26 27 28 29 30 31
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

JE SUIS CENACOLO'

 

Per chi ama scrivere,

per chi ama leggere.

Per chi è innamorato delle parole:

 

JE SUIS CENACOLO' 2015

Il Contest Letterario a colpi di BIC

blog.libero.it/WORDU/

Un Blog di PAROLE…

C H E    A R R I V A N O,

C H E    P A R T O N O,

C H E    R E S T A N O.  

Come un grifo, tra terra e cielo.

 

 

IL CENACOLO SI E' CONCLUSO ED ORA...

ABBIAMO IL LIBRO!

  

 

http://issuu.com/wu53/docs


 

ULTIME VISITE AL BLOG

woodenshiprteo1anima_on_linemisteropaganoElettrikaPsikeravenback0BabiEleplegrillonnoirdestaelje_est_un_autremonellaccio19vololowbubriskaARCAN020cassetta2
 

ULTIMI COMMENTI

Ma grazie caro Max! E anche a te!
Inviato da: ElettrikaPsike
il 24/03/2024 alle 22:45
 
Assolutamente sì, ma io viaggio con il fuso orario della...
Inviato da: ElettrikaPsike
il 24/03/2024 alle 22:44
 
Assolutamente! Un applauso riecheggia ancora nel web per la...
Inviato da: ElettrikaPsike
il 24/03/2024 alle 22:41
 
;-) Grazie, un bacio.
Inviato da: ElettrikaPsike
il 24/03/2024 alle 22:40
 
Ed eccomi...;-) e grazie Nic.
Inviato da: ElettrikaPsike
il 24/03/2024 alle 22:40
 
 

CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
I messaggi e i commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

                        

                                                             https://twitter.com/elettrikapsike

 

 

 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963