Creato da ElettrikaPsike il 17/12/2012

ElettriKaMente

Dillo, bella strega...se lo sai, Adorabile strega…Dimmi, conosci l’irremissibile? (I fiori del male, C. Baudelaire)

 

 

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Le regole della marmellata (di domani e di ieri)

 

 

«La regola è marmellata domani e marmellata ieri, ma non marmellata oggi.»

«Ma prima o poi ci potrà essere marmellata oggi!» obiettò Alice.

«No - replicò la Regina - La marmellata c'è negli altri giorni; ed oggi non è un altro giorno, come dovresti sapere.»

Lewis Carrol

 

 

In Attraverso lo specchio, la regola è chiara: se la regola è marmellata esclusivamente a giorni alterni, vale a dire “ieri” e “domani”, non può essere mai “oggi”, in quanto “oggi” non è né “domani” né “ieri”.

Ed è una conclusione ineccepibile. 

Ma anche paradossale, perché se è sempre e solo, inevitabilmente, un “oggi” il momento in cui può avvenire una qualsivoglia azione, va da sè che soltanto in un “oggi” si può mangiare la marmellata (sia che l'“oggi” sia già stato - ed ora sia un ieri - e sia che possa essere un “domani”).

Quindi il problema consiste tutto nella veridicità delle premesse maggiori, ed in questo caso il sillogismo è impostato su premesse volutamente scorrette. 

Gli acuti giochi di parole di Lewis Carrol, infatti, possono esistere solo grazie ad una profonda conoscenza degli ingranaggi logico-verbali e di quelle regole che poi deliberatamente decide di profanare brindando ad un acuto nonsenso.

Così, la “regola della marmellata” che sarebbe perfettamente logica se si riferisse ad alcuni giorni precisi nel corso di una settimana (ad esempio marmellata sì, di lunedì e di mercoledì ma mai e poi mai il martedì), non è più valida se al posto di uno specifico giorno settimanalmente ricorrente, vengono sostituiti un “domani”, un “oggi” oppure un “ieri”.

Parimenti, è inappuntabile l’osservazione di nei confronti di Alice in un dialogo con il filosofico Stregatto:

 

-Quanti anni hai detto di avere? –

-Sette e mezzo. –

-Sbagliato! Non l’hai mai detto! –

-Credevo volessi dire quanti anni ho. –

-Se avessi voluto dirlo, l’avrei detto. –


In effetti Alice non l’aveva detto…ma lo Stregatto pone la domanda in modo ambiguamente ingannevole includendo nel suo interrogativo una premessa falsa ed assunta aprioristicamente per vera: vale a dire il fatto che Alice avesse effettivamente già dichiarato in precedenza la sua età.

Ed il tutto solo per poterla, dapprima, abilmente confondere, proprio come un persuasivo ed astuto bagatto che ci spinge a rivolgere l’attenzione verso un punto preciso e ci dissuade dal guardare altrove, ed infine per poterla bacchettare per la sua mancanza di attenzione riportandola all’evidenza di una ferrea quanto disarmante logica.

 

Ancora in Attraverso lo specchio, Alice deve affrontare un altro personaggio borderline tra la logica e il nonsense:

 

- Tu sei triste; ti canterò una canzone per confortarti -

- È molto lunga? -

(domanda Alice) 

- Sì, è lunga, ma è molto, molto bella. E chiunque la sente cantare, o piange oppure...-

(risponde il Cavaliere)

- Oppure? -

-Oppure non piange!-


Ogni qualvolta il Cavaliere Bianco canta la sua canzone, infatti, proprio per sua stessa ammissione ad Alice, agli ascoltatori o salgono le lacrime agli occhi, oppure non salgono affatto.

La sua è certamente un’affermazione logicamente corretta in modo incontestabile perchè si avvale di quel principio aristotelico della logica definito “del terzo escluso” che dichiara, appunto, come una proposizione possa essere o vera o falsa, non ammettendo una terza possibilità al di fuori di questo aut-aut.

Ma qui il risultato d’ilare nonsense è, tuttavia, presente, indipendentemente dalla sua logicità senza falle.

Il risultato, infatti, è garantito dal fatto che la formulazione (nonché l’applicazione) del principio “del terzo escluso” al di fuori dello stretto ambito logico dei procedimenti formali di ragionamento, determina effetti sicuramente sconcertanti oltre che insensati.

La logica, però, non si occupa solo di quel collegamento che, instaurando una relazione fra due proposizioni, è così in grado di determinarne una terza; ma anche di quei concetti definiti quantificatori, vale a dire quelle espressioni che, all’interno di una logica formale, determinano il grado di estensione rispetto al quale è da considerarsi valido un certo predicato e che, se combinate con i connettivi di negazione, danno vita ai concetti universali e particolari, alle affermazioni e alle negazioni.

Si sta parlando di quelle magiche e sfuggenti parole che altro non sono se non i pronomi indefiniti “tutti” e “qualcuno”, piuttosto che “nessuno” o “alcuno”.

Accade, infatti, che gli ultimi due termini, all'interno di un concetto vengano indifferentemente utilizzati al posto dei primi due come loro legittimi sinonimi.

Ma servirsene come fossero parole serenamente interscambiabili è una vera e propria dichiarazione d’ambiguità annunciata.

Vediamo perché, grazie ancora a quel terreno scivoloso che si presenta ad Alice in Attraverso lo specchio. Il Sovrano Bianco chiede alla bambina se vede qualcuno sulla strada...

 

- Dai un’occhiata lungo la strada e dimmi se vedi qualcuno. -

- Nessuno vedo sulla strada - risponde Alice.

- Li avessi io, siffatti occhi! - osserva il Re stizzito – Riuscire a vedere Nessuno! Diamine, è già molto che io riesca a vedere qualcuno con questa luce! -

 

Ed ancora, quando il Messaggero atteso dal re giunge finalmente al suo cospetto, si sente rivolgere una domanda nello stesso stile con cui in precedenza si era rivolto ad Alice.

Il Sovrano, infatti, gli chiede se lungo la via avesse sorpassato qualcuno:

 

-Hai incontrato qualcuno per strada? –

- Nessuno – rispose il Messaggero.

-Giustissimo – disse il Re – anche questa fanciulla l’ha visto. Naturalmente Nessuno è più lento di te -

-Faccio del mio meglio – rispose risentito il Messaggero – e sono certo che nessuno cammina più in fretta di me! –

-Ma se così fosse – specificò il Sovrano – Nessuno sarebbe arrivato qui per primo… -

 

Come è evidente, tutti affermano logici ragionamenti deduttivi; ma il fraintendimento su cui tutta la storia si fonda sta nell’identificazione fra la parola “nessuno” e la parola “qualcuno” e la conseguente assegnazione di due accezioni opposte al termine “nessuno”, da una parte considerato come una semplice negazione e dall’altra, invece, come un precisamente qualificabile “qualcuno”.

Ed in questo senso… nessuno (!) può essere migliore maestro di Omero…

 

 

 

 

- Prendi più tè -

- Non ne ho ancora preso niente, non posso prenderne di più. -

- Vuoi dire non puoi prenderne di meno. E' facile prendere più di niente…-

 


 


 
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