è un nuovo punto di incontro, aperto a tutti.
Abbiamo bisogno di condividere, di creare, realizzare progetti, ridere e stare bene insieme e la speranza è che questo spazio – virtuale, ma non soltanto – possa essere utile allo scopo.
Le idee e la fantasia non mancano e sarebbe bello – appena possibile – fare di questo progetto un’associazione culturale senza fini di lucro. Non so se ci riusciremo, ma almeno ci avremo provato e comunque… saremo insieme!
Non abbiamo ancora un logo, né una valida veste grafica per il sito, ma… partiamo! Strada facendo, cresceremo.
E quale inaugurazione migliore, se non in occasione della festa di San Giorgio: La Festa dei Libri e delle Rose, proclamata dall’Unesco Giornata mondiale del Libro e dei diritti d’Autore.
Ispirandosi liberamente alla tradizione catalana che il 23 aprile vede gli uomini regalare alle donne una rosa e ricevere in cambio un libro,
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Presenta il gioco
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UN LIBRO PER UNA ROSA
Ci sono libri che vorremmo tanto leggere, o far leggere, ma non è possibile, perchè non sono ancora stati scritti…
E allora all'opera!
Inventiamo, creiamo l'incipit del libro che speriamo un giorno di leggere - o di scrivere.
Bastano poche righe, al massimo dieci.
Il miglior incipit, quello che decideremo insieme sarà il più evocativo ed emozionante, vincerà una rosa, che il giorno 23 aprile verrà recapitata al domicilio del vincitore (ehm... salvo ritardi di consegna... su questo punto confidiamo nella clemenza del vincitore stesso!)
Scadenza per l’invio degli incipit - qui sul blog: 17 aprile
Votazioni: dal 18 al 20 aprile
Proclamazione del vincitore: 21 aprile
Consegna del premio: 23 aprile
La scelta del vincitore avverrà attraverso votazione palese qui sul blog - dal 18 al 20 aprile - attraverso l'espressione di una preferenza, brevemente motivata.
... Ripartiamo?
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paolo.971 il 11/04/10 alle 17:04 via WEB
Il XXX bar era un locale a pochi passi dalla stazione.
Sul muro, dietro il bancone, l'orologio faceva le nove, ma non aveva mai funzionato bene. Lo sapevano tutti e nessuno ormai ci faceva più caso, eccetto i clienti non abituali, quelli di passaggio, che si fermavano il tempo di bere o mangiare qualcosa. Succedeva allora che, alzavano lo sguardo, aggrottavano le sopracciglia, sfilavano il polso dalla manica dell'abito, guardavano il proprio orologio e scuotevano la testa.
Ad uno dei tavoli c'era Jack, un uomo sulla cinquantina che bazzicava quel locale da diversi anni. Era considerato un cliente importante, si portava dietro il fascino leggendario del viaggiatore, ed era stimato a cominciare dal barista che, a volte, guardava con riserva chi si fermava fino a tardi, come invece, lui era solito fare. Jack portava un cappello da cowboy, lo indossava per creare attorno a se un senso di mistero e per esaltare il suo carisma. Entrando nel locale lo toglieva e lo appendeva ad uno dei tanti pioli del muro, disposti a formare una sorta di spartano attaccapanni. Si dirigeva poi al bancone per il solito cocktail, prendeva il bicchiere, si sedeva al consueto tavolo, e se era occupato sceglieva il primo posto libero senza fare distinzioni, ma non si metteva mai al bancone, anche quando si fermava poco.
Alcune volte restava tutto il tempo osservando dalla finestra i passanti che percorrevano i marciapiedi di quella strada principale del paese, altre volte si portava il giornale o un libro di cui alternava le pagine al suo cocktail. Parlava poco con i clienti del bar, ma era ben educato, e non rispondeva mai in malo modo a nessuno, anche quando era di cattivo umore.
Vestiva elegante, in certe occasioni, giacca, cravatta e pantaloni con taglio classico,in altre sportivo e semplice, ma qualunque cosa indossasse lo faceva con classe. Si muoveva con stile, e possedeva uno sguardo che trasmetteva un accattivante senso di volerlo conoscere.
(Rispondi)
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sabinferraris il 11/04/10 alle 19:23 via WEB
Alla fine ce l'ho fatta! Ecco il mio incipit.
JULIA
La colomba bianca si posò con un ultimo battito d’ali sulla ringhera del balcone, ricoperta da rigogliosi gerani multicolori.
Josè Carlos Maria Fernandez Righeira, che tutti chiamavano Jò, con la coda dell’occhio, ne avvertì la presenza e si girò a osservarla attraverso i vetri, distogliendo per un attimo lo sguardo dal monitor del PC.
Sembrava stanca, appesantita, pareva respirasse con affanno.
Jò, la fissò ancora un pò, pensando che dopo qualche attimo avrebbe ripreso il volo; ma non fu così.
Decise allora di alzarsi: aprì le imposte del suo balcone e le si avvicinò.
La colomba, ancora ansimante, lo fissava immobile con i suoi occhietti scuri. Lui la sfiorò con una mano sino ad avvertirne il respiro ancora ansimante. La accarezzò lievemente, come per rincuorarla. Fu solo allora che il suo sguardo si posò su un rotolino legato con cura alla zampetta destra.
Lo sfilò delicatamente. Lo srotolò, stranito, come se in un attimo fosse piombato in una scena d’altri tempi.
Lo lesse.
“TI SCONGIURO, SALVAMI!” poi una firma: JULIA . In un secondo rigo: 21.3.2010 Palermo,Holliwood-Buenos Aires.
Incredulo, strinse tra le dita la striscetta di carta, mentre la colomba, come se avesse portato a termine la sua missione, riprese senza fretta a volare, andandosi a posare sul ramo di un albero nel giardino più in basso.
Jò calcolò a mente la distanza che il volatile sembrava aver percorso da Buenos Aires sino a giungere alla sua abitazione di Mar del Plata e, per un attimo, si compenetrò più nella fatica di quella che non sul disperato appello della sconosciuta.
Poi, rientrando in casa, rilesse il biglietto con un leggero sorriso sulle labbra.
Forse quel breve messaggio avrebbe solo accarezzato in modo romantico il suo pensiero, se non l’avesse strangolato solo alcuni attimi dopo, quando, rimettendosi a sedere dinanzi al suo PC, vide lo schermo del monitor interamente invaso da uno sfondo color rosso sangue sul quale lampeggiavano, a caratteri cubitali in bianco, cinque lettere: JULIA.
*** :-))
(Rispondi)
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lafatadelmare il 13/04/10 alle 10:58 via WEB
Ciao Elliy, visto che sto cercando di scriverlo davvero questo mio libro, anche se il tempo mi scappa e io gli devo correre dietro, vi regalo l'INCIPIT...bacioni e congratulazioni per il nuovo sito!!!..............
L’orso di peluche.
Camminava con i suoi piccoli passi sulla riva del mare.
Era piccola e minuta, capelli corti e lisci e occhioni stupiti che guardavano il mare. Non aveva più di cinque o sei anni e trascinava sulla sabbia un grande orso che con una zampa lasciava un lungo solco sulla sabbia. Si capiva benissimo che la bambina non si sentiva sola, i suoi pensieri erano come accompagnati, infatti muoveva la boccuccia come se stesse parlando con qualcuno che era vicino, anche se intorno a lei non c’era nessuno!
Oddio, proprio nessuno no! Infatti con lei c’era quel grande orsone di peluche che aveva una zampa anteriore chiusa nella manina della piccola.Ma cosa aveva la bimba da dirgli? Nel borbottio, ad un tratto, risuonò chiara una frase, detta con la vocetta che si alzava di tono:- Ma tu lo sai dov’ è andata la mia mamma? - L’orso di peluche non rispose, rimase zitto come se non avesse sentito, ma aveva sentito eccome, lui sapeva tutto, vedeva tutto, “gli altri” pensavano che lui non sentisse, e, invece! Ma come poteva risponderle se aveva la bocca cucita?...cucita come? col filo!...si, nessuno aveva mai pensato a scucirgli la bocca, e fra parentesi questo era il motivo per cui aveva sempre fame! La mamma lo aveva comprato e regalato alla figlia dicendole:- Questo ti farà tanta compagnia tesoro mio, se vuoi puoi portarlo sempre con te-
-Ma che bella idea darlo ad una bimba più piccola di lui, lo trascinava dappertutto, gli sembrava di essere diventato un pezzo di pezza sempre sporco! Anche in ospedale, aveva passato delle lunghe giornate su una sedia dove scivolava sempre di traverso, mentre la bambina dormiva dopo l’operazione, lui scivolava, ogni tanto, poi, qualcuno lo metteva sul letto, giù, sotto i piedi della bimba, e lui sentiva le piccole dita muoversi con una specie di tic nervoso che, diceva il medico, era dovuto al trauma. E adesso la piccola chiedeva a lui dove era andata sua madre? Ma come poteva risponderle lui? Questi umani sono proprio strani, hanno paura a dire una cosa ai loro figli e lasciano il compito agli altri? E dovrebbe essere lui a dirle che la sua mamma è lì con loro in quel preciso momento? Tocca forse a lui dirle che l’unica cosa che è rimasta in buono stato di sua madre, dopo l’incidente, è quel pezzo di fegato che le hanno trapiantato? Sua madre non poteva allacciarsi la cintura di sicurezza?...non potevano rimanere una famiglia felice tutti insieme? Meno male che quella benedetta donna non gli ha mai scucito la bocca!-
Tutto questo pensa l’orso di peluche mentre vede il padre della bambina camminare lentamente verso di loro, le spalle curve, gli occhi persi sull’orizzonte lontano, le braccia incrociate sul petto, come per farsi coraggio!
Capita nella vita di doversi fare coraggio da soli!.............................
(Rispondi)
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sottoilsette il 16/04/10 alle 23:11 via WEB
Quasi in zona cesarini... ecco il mio incipit...
Non c’è lei dietro quella lastra bianca, si disse. Non c’è una persona. Non c’è niente.
Questo era maledettamente ovvio, per uno come lui. Eppure si trovava lì, immobile, a domandarsi che cosa fare adesso e senza trovare una risposta.
La sua assenza era stata notata, ovviamente. Era l’argomento principe alla fine della cerimonia. Del resto, in quei momenti, un argomento di conversazione qualunque aiuta ad esorcizzare il dolore.
Nel suo caso, il problema non esisteva. Adesso, nel suo petto, regnava un desolante e freddo silenzio. Non una lacrima. Non una emozione.
Nulla.
Si abbassò per guardare meglio la foto. Era una delle tante di loro due insieme, dove qualcuno aveva tagliato la parte che ritraeva lui.
Era stata una scelta obbligata, in fondo. Si cerca sempre una foto sorridente da lasciare come perenne ricordo e, di foto di lei sorridenti di prima che si conoscessero, non ne erano riusciti a trovare. Per dopo… tra loro due, la fotografa era lei. Lui, come fotografo, era semplicemente penoso.
Si distolse leggermente sorridendo all’involontaria ironia della cosa, trovandosi senza accorgersene con lo sguardo negli occhi di qualcuno. Un fatto singolare, considerando l’altezza a cui si trovava.
Ciao. Un bambino. Sei, sette anni al massimo, valutò.
Ciao, rispose lui, mentre si domandava da dove fosse sbucato.
E’ la tua fidanzata?
Era, rispose lui senza rendersi di come ci avesse messo così poco tempo a parlarne al passato. Purtroppo me l’hanno portata via.
E chi è stato? disse ancora il bambino.
Delle persone che non le volevano bene, rispose asciutto.
Che peccato. E queste persone ti hanno chiesto scusa?
Fu una domanda che lo lasciò interdetto.
E perché avrebbero dovuto?
Perché chi sbaglia deve sempre capire che ha sbagliato. E lo dimostra chiedendo scusa, così viene perdonato. Così mi hanno insegnato mamma e papà.
Beata innocenza, pensò.
Posso mettere un fiore?
Certo. Le farebbe piacere, fu la sua risposta. Che ottenne l’immediato sgambettio del piccolo verso quei genitori che involontariamente avevano fornito anche a lui una risposta, anche se ad un’altra domanda.
Possibile che sia tutto qui? disse alla foto che lo guardava da quel pezzo di marmo. Devo fare solo questo?
Ma la foto non rispose.
Forse siamo soli in questa vita come in quell’altra, si disse. Si voltò, fece quattro passi ed attraversò il muro svanendo nell’aria grigia di fronte agli occhi meravigliati del bambino che tornava con il fiore in mano.
Aveva ben chiaro in mente quello che doveva fare.
(Rispondi)
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fatamatta_2008 il 17/04/10 alle 14:52 via WEB
Ciao, non conoscevo il tuo blog..non so se sono in tempo per l'incipit..
Ti mando queste poche righe in fretta!!!
Carla era una donna sui trentacinque, bel fisico, viso grazioso,bel portamento.
A ben guardarla pero' l'atteggiamento serio e malinconico svelava il momento
difficile che stava vivendo.
Suo marito Giorgio era rimasto ucciso
in un incidente di macchina pochi mesi prima, giusto alla fine dell'estate, dopo che felici avevano finalmente trascorso una breve vacanza a Ischia.
A questa vacanza era stato dedicato molto tempo libero del'inverno precedente.
Tra risate,coccole, mezze zuffe che finivano invariabilmete tra i baci e alla fine a far l'amore: in quel modo gioioso e appassionato, quasi da adolescenti; si sceglievano itinerari
dove alloggiare e itinerari.
Il periodo di fine estate presumevano fosse il più indicato: sia perchè l'isola era meno frequentata dai turisti sia perchè i prezzi permetevano di risparmiare qualche soldo.
Era stata la prima vera vacanza che si concedevano dopo il matrimonio.
Giornate piene di colori, di sole, lunghe nuotate e, l'amore che in certi momenti sembrava soffocare Carla tanto era intenso:
Carla guardava Giorgio, il corpo abbronzato, lucente di goccioline e
sentiva quasi un dolore alla bocca dello stomaco tanto era forte il bisogno di toccarlo di stringersi a lui.
Purtroppo la brave vacanza finì.
La tragedia avvenne all'uscita dal lavoro, in una sera di pioggia. Triste come sono certi giorni di pioggia a Milano.
La moto di Giorgio fu investita da un
auto:
Dopo una settimana di coma, Giorgio
morì, lasciando Carla quasi pazza per il dolore.Ciao, non conoscevo il tuo blog..non so se sono in tempo per l'incipit..
Ti mando queste poche righe in fretta!!!
Carla era una donna sui trentacinque, bel fisico, viso grazioso,bel portamento.
A ben guardarla pero' l'atteggiamento serio e malinconico svelava il momento
difficile che stava vivendo.
Suo marito Giorgio era rimasto ucciso
in un incidente di macchina pochi mesi prima, giusto alla fine dell'estate, dopo che felici avevano finalmente trascorso una breve vacanza a Ischia.
A questa vacanza era stato dedicato molto tempo libero del'inverno precedente.
Tra risate,coccole, mezze zuffe che finivano invariabilmete tra i baci e alla fine a far l'amore: in quel modo gioioso e appassionato, quasi da adolescenti; si sceglievano itinerari
dove alloggiare e itinerari.
Il periodo di fine estate presumevano fosse il più indicato: sia perchè l'isola era meno frequentata dai turisti sia perchè i prezzi permetevano di risparmiare qualche soldo.
Era stata la prima vera vacanza che si concedevano dopo il matrimonio.
Giornate piene di colori, di sole, lunghe nuotate e, l'amore che in certi momenti sembrava soffocare Carla tanto era intenso:
Carla guardava Giorgio, il corpo abbronzato, lucente di goccioline e
sentiva quasi un dolore alla bocca dello stomaco tanto era forte il bisogno di toccarlo di stringersi a lui.
Purtroppo la brave vacanza finì.
La tragedia avvenne all'uscita dal lavoro, in una sera di pioggia. Triste come sono certi giorni di pioggia a Milano.
La moto di Giorgio fu investita da un
auto.
Dopo una settimana di coma, Giorgio
morì, lasciando Carla quasi pazza per il dolore.
(Rispondi)
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Inviato da: emilytorn82
il 23/12/2016 alle 13:01
Inviato da: emilytorn82
il 23/12/2016 alle 13:00
Inviato da: diletta.castelli
il 23/10/2016 alle 16:28
Inviato da: sexydamilleeunanotte
il 26/08/2016 alle 11:41
Inviato da: esternoluce
il 29/12/2015 alle 17:37