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Milano o Parigi ?

 

Messaggi di Marzo 2015

La mostra di Fornasetti a Parigi

Post n°483 pubblicato il 29 Marzo 2015 da ilio_2009

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Nella Navata Grande del Museo delle Arti Decorative di Parigi, la mostra “Piero Fornasetti: la Follia Pratica” raggruppa oltre mille pezzi di Fornasetti (1913-1988) ritrovati nei suoi incredibili archivi. Questa retrospettiva traccia il ritratto di questo creatore che fu un pittore e un decoratore, uno stampatore e un editor, un collezionista e un commerciante.

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Nell’universo decorativo teatrale di Fornasetti, i soggetti intrisi di poesia e fantasia giocano con illusioni ottiche, paesaggi metafisici, maschere della commedia dell’arte e facce lunari ed enigmatiche dipinte in più varianti. Piero Fornasetti ricopre con i propri motivi foulard e mobili, ma anche muri e paraventi, piatti, vassoi e portaombrelli. In particolare, immagina insieme al suo amico architetto Gio Ponti, arredi di interni e soluzioni decorative complete per case private, transatlantici, casinò.

Altre foto le trovate su il Post

Notizie sull’autore:

Grande lettore e grande disegnatore fin dall’infanzia, Piero Fornasetti afferma di essere autodidatta di formazione in quanto non si lasciò mai guidare che dalle sue proprie scelte. Contro la volontà del padre nel 1930 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Brera, ma ne viene espulso due anni dopo per insubordinazione. Così comincia a forgiare sui libri il proprio apprendimento del disegnoe della litografia. La pressa messagli a disposizione nell’atelier del padre gli permette di esercitarsi e sperimentare
tutte le tecniche di stampa e di incisione. Crea la Stamperia d’Arte Piero Fornasetti e pubblica i propri disegni, gli almanacchi, ma anche le opere dei più grandi artisti dell’epoca: Carlo Carrà, Giorgio de Chirico, Marino Marini, Lucio Fontana. La sua virtuosità gli permette di lavorare su tutti i tipi di supporto: carta, ceramica, vetro, cuoio, tessuti. È nel 1933, quando espone i suoi foulard alla Triennale di Milano, che Gio Ponti scopre il suo talento. La loro collaborazione vera e propria inizia nel 1940, attorno ad una serie di apparecchi per l’illuminazione. Insieme realizzano i progetti più folli: le copertine delle riviste Domus e Stile, mobili come il trumeau Archittetura nel 1951 e numerose decorazioni: gli affreschi di Palazzo del Bo a Padova (1942), il refettorio della caserma della caserma di Piazza Sant’Ambrogio, il Casinò di Sanremo, Casa Lucano (1951) e ancora le cabine e i saloni del transatlantico Andrea Doria (1952). Estremamente prolifico, Piero Fornasetti, nella sua fascinazione per l’oggetto come multiplo e per “lo stampato in tutte le sue forme” (Patrick Mauriès), crea anche dei poster, prodotti pubblicitari, loghi e accessori per la moda, che in genere concepisce in serie. La più celebre è quella dei piatti, il cui motivo è una variante del viso rotondo della cantante lirica Lina Cavalieri. Ne esistono non meno di trecentocinquanta versioni.

Piero Fornasetti fonda la Galleria dei bibliofili nel 1970, dove espone opere di artisti contemporanei accanto alle sue produzioni. Forte di quest’esperienza, apre vari negozi a Milano e a Torino, nei quali si ritrovano tutte le sue produzioni. Fornasetti è anche regista e scenografo: nel 1970 risponde all’invito di François Mathey, allora direttore del Museo delle Arti Decorative, e assume il ruolo di commissario generale della mostra Bolide design”, per la quale concepisce anche il modellino. Alle forme semplici e pulite del modernismo dell’epoca, Piero Fornasetti risponde, come indifferente ai dogmi del design in vigore, a colpi di immaginario su un fondodi umorismo, di sogno e di giochi d’illusione. Che si declinino in serie o che si svelino nei decori, gli oggetti di Fornasetti coprono tutto un mondo di riferimenti e di stili: l’antichità romana, il Rinascimento italiano, le architetture di Palladio… Negli anni Novanta, Piero Fornasetti divenne fonte di ispirazione per molto designer, tra cui Philippe Starck. Il primo volume monografico dedicato a Fornasetti, che ha consacrato l’autore Patrick Mauries, e il costante coinvolgimento del figlio Barnaba, che ha proseguito il lavoro del dinamico e creativo padre, hanno contribuito alla riscoperta di un corpus di opere, il cui valore e significato sono oggi chiari a tutti noi.

La mostra presenta i grandi temi dell’opera del progettista: i suoi inizi, poco conosciuti, come pittore, permettono di ritornare sul contesto artistico italiano ed europeo degli anni Trenta, quelli del Novecento e del Ritorno all’ordine, la sua attività di stampatore che sottende tutta la sua opera, le serie Tema e variazioni e la sua collaborazione con Gio Ponti. Saranno messi in scena numerosi dei suoi piatti, portaombrelli, trumeau… Certe decorazioni saranno evocate in prospettiva con il disegno e la pittura, capolavori del suo universo. La mostra, presentata nel 2013 dal Triennale Design Museum di Milano, è la prima retrospettiva mai dedicata a Fornasetti in Francia. Presentando l’insieme degli aspetti della sua personalità ricca, singolare e atipica, la mostra si inserisce in un discorso critico e teorico sull’ornamento come elemento strutturale del design. (presse@lesartsdecoratifs.fr)

Consulta il sito

 

 
 
 

Rosa Genoni

Post n°482 pubblicato il 26 Marzo 2015 da ilio_2009

Oggi il nostro ruolo di primissimo piano nel mondo della moda ci sembra un dato di fatto. Ma dice la storia che non era così: Parigi dettava legge e deteneva lo scettro dell’eleganza. Per trovare i segni premonitori della moda italiana e della sua grandezza dobbiamo tornare alla fine dell’Ottocento e scoprire un personaggio straordinario, creativo, indipendente: Rosa Genoni (1867-1954), una delle fondatrici dello stile made in Italy.

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Rosa è figlia di un calzolaio e di una sartina, tanti fratelli e tanti bisogni. Così a 10 anni dalla natia Valtellina scende a Milano a fare la “piscinina”, cioè l’apprendista, in sartoria. Ma la ragazzina ha una marcia in più: studia alle serali, impara il francese, si avvicina ai circoli socialisti e alle prima battaglie femministe. Nella foto Rosa con la figlia FannyRosa è figlia di un calzolaio e di una sartina, tanti fratelli e tanti bisogni

Nel 1884, già maestra all’atelier Dall’Oro, va a Parigi per un convegno sui lavoratori e ci resta 3 anni, conquistando i segreti del mestiere sartoriale. Al ritorno si fa notare dalla Maison Haardt et Fils, all’epoca la più chic di Milano, dove diventa première: è il podio giusto per promuovere la rivoluzione anche nell’abbigliamento.

Rosa vuole emancipare la moda dal predominio parigino e per farlo si ispira all’arte italiana del passato: il gusto deve affondare radici nella nostra cultura.

All’Expo del 1906 è il successo: i suoi modelli, in particolare un abito ricamato suggerito dalla “Primavera” di Botticelli

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e un mantello da sera tratto dai disegni di Pisanello,

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ricevono il Grand Prix per le Arti Decorative

Rosa però non dimentica l’impegno sociale: nel 1905 organizza alla Società Umanitaria corsi professionali femminili, dove insegna e dirige per anni la sezione sartoria, biancheria e modisteria, nel ’28 apre la prima scuola di cucito per le detenute del carcere milanese di San Vittore.

 

 

 
 
 

Pour l’amour de Paris

Post n°481 pubblicato il 24 Marzo 2015 da ilio_2009

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Dal 20 marzo al 28 giugno saranno in mostra a Milano, al Palazzo Morando, oltre 260 fotografie di Brassaï, pseudonimo di Gyula Halász, scrittore, cineasta e fotografo ungherese naturalizzato francese, morto nel 1984. La mostra si intitola Pour l’amour de Paris e raccoglie immagini di scorci inconsueti e momenti di vita quotidiana insieme ai monumenti più conosciuti di Parigi e agli artisti più famosi che l’hanno abitata.


Brassaï, nato nel 1899, si trasferì nei primi anni del Novecento a Parigi con la sua famiglia, dove andò a vivere nel quartiere di Montparnasse, famoso per i suoi artisti. Qui conobbe, tra gli altri, Jacques Prévert, Herny Miller, Salvador Dalì, Henri Matisse e Pablo Picasso. Divenne famoso come fotografo di strada e raccontò soprattutto la Parigi notturna in modo nuovo e con una tecnica innovativa: «ero alla ricerca della poesia della nebbia che trasforma le cose, della poesia della notte che trasforma la città, della poesia del tempo che trasforma gli esseri». Le sue fotografie sono considerate oggi, oltre che opere d’arte, un importante documento dell’epoca: il suo più famoso libro fotografico, Paris de nuit, fu definito dal suo amico Henry Miller «l’occhio di Parigi».

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22 marzo

Post n°480 pubblicato il 22 Marzo 2015 da ilio_2009

22 marzo 1848: al mattino, la situazione a Milano era ormai chiara. Le strade erano in mano ai cittadini vittoriosi, mentre gli austriaci ancora resistevano asserragliati nel castello e mantenevano il controllo delle porte e dei bastioni. Al termine di quest'ultima giornate di scontri, il nemico iniziò a fuggire dalla città, in buon ordine. Solo il giorno successivo le truppe piemontesi passarono il Ticino.....ormai la città era libera.

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Frühling In Paris

Post n°479 pubblicato il 22 Marzo 2015 da ilio_2009

Parisiennes, Parisiens, célébrons le printemps comme il se doit...

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Rammstein - Frühling In Paris (Primavera a Parigi)

In un vestito di luce si è avvicinata a me
Lo distinguo ancora come se fosse oggi
Ero così giovane, mi sono imbarazzato
Ma non l’ho mai rimpianto
Mi ha gridato parole in faccia
La lingua ha sparso desiderio
Non ho capito solo la sua lingua
Non l’ho rimpianto
Oh no, niente di niente
Oh no, non rimpiango niente
Quando ho lasciato la sua pelle
La primavera sanguina a Parigi
Non conoscevo il mio corpo
Lo sguardo così spaventato
Me l’ha mostrato alla luce
Non l’ho mai rimpianto
Le labbra vendute spesso, ma morbide
E da toccare per sempre
Quando ho lasciato la sua bocca
Allora ho cominciato ad avere freddo
Mi ha gridato parole in faccia
La lingua ha sparso desiderio
Non ho capito solo la sua lingua
Non l’ho rimpianto
Oh no, niente di niente
Oh no, non rimpiango niente
Quando ho lasciato la sua pelle
La primavera sanguina a Parigi
Un sussurro mi è caduto nel grembo
E ha condotto un suono delicato
Ha parlato molto, non ha detto niente
E si è sentita bene
Mi ha gridato parole in faccia
E si è piegata profondamente
Non ho capito solo la sua lingua
Non l’ho rimpianto
Oh no, niente di niente
Oh no, non rimpiango niente
Quando ho lasciato la sua pelle
La primavera sanguina a Parigi

 
 
 

Uno sguardo lucidissimo e visionario

Post n°478 pubblicato il 22 Marzo 2015 da ilio_2009

Dal celebrato romanzo di Irène Némirovsky, SUITE FRANCESE,

 

il racconto dell’amore bruciante di un uomo e una donna travolti dalla Storia. Ambientato in Francia nel 1940, il film narra della bellissima Lucile Angellier, interpretata da Michelle Williams, che nell’attesa di ricevere notizie del marito prigioniero di guerra, vive un’esistenza soffocante insieme alla suocera, donna dispotica e meschina i cui panni sono indossati da Kristin Scott Thomas.

La vita di Lucile viene stravolta quando i parigini in fuga si rifugiano nella cittadina dove vive e la città viene invasa dai soldati tedeschi che occupano le loro case. Inizialmente Lucile ignora la presenza di Bruno, un raffinato ufficiale tedesco che è stato dislocato nella loro abitazione...

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Risvolto
Nei mesi che precedettero il suo arresto e la deportazione ad Auschwitz, Irène Némirovsky compose febbrilmente i primi due romanzi di una grande «sinfonia in cinque movimenti» che doveva narrare, quasi in presa diretta, il destino di una nazione, la Francia, sotto l’occupazione nazista: Tempesta in giugno (che racconta la fuga in massa dei parigini alla vigilia dell’arrivo dei tedeschi) e Dolce (il cui nucleo centrale è la passione, tanto più bruciante quanto più soffocata, che lega una «sposa di guerra» a un ufficiale tedesco). La pubblicazione, a sessant’anni di distanza, di Suite francese, il volume che li riunisce, è stata in Francia un vero evento letterario. Non è difficile capire perché: con Suite francese ci troviamo di fronte al grande «romanzo popolare» nella sua accezione più nobile: un possente affresco, folto di personaggi memorabili, denso di storie avvincenti, dotato di un ritmo impeccabile, nel quale vediamo intrecciarsi i destini di una moltitudine di individui travolti dalla Storia. Su tutti – il ricco banchiere e il giovane prete, la grande cocotte e la contadina innamorata, lo scrittore vanesio e il ragazzo che vuole andare al fronte e scopre invece le gioie della carne fra le braccia generose di una donna di facili costumi – Irène Némirovsky posa uno sguardo che è insieme lucidissimo e visionario, mostrandoci uno spettro variegato di possibilità dell’uomo: il cinismo, la meschinità, la vigliaccheria, l’arroganza e la vanità, ma anche l’eroismo, l’amore e la pietà. «La cosa più importante, qui, e la più interessante» scriveva la Némirovsky due giorni prima di essere arrestata «è che gli eventi storici, rivoluzionari, ecc. sono appena sfiorati, mentre viene investigata la vita quotidiana, affettiva, e soprattutto la commedia che questa mette in scena».
 
 
 

Una nuova amica

Post n°477 pubblicato il 18 Marzo 2015 da ilio_2009

Ecco il trailer di "Una nuova amica", l'ultimo film di Francois Ozon con Anais Demoustier e Romain Duris. Claire, scossa dalla morte della migliore amica, con la quale aveva instaurato un'inscindibile relazione empatica, si riapre alla gioia di vivere dopo una scoperta sorprendente e intrigante sul marito della defunta. Ma in un vortice di segreti, pulsioni inaspettate e doppie identità nascoste, la situazione comincia a sfuggirle di mano...

In via del tutto eccezionale, il regista francese ha curato personalmente il teaser per il lancio italiano del film, un melodramma dalle tinte hitchcockiane tratto da una novella di Ruth Rendell (dai cui romanzi sono state tratte memorabili pellicole quali ad esempio Il buio nella mente di Claude Chabrol e Carne tremula di Pedro Almodóvar).



 

 
 
 

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bello questo post. Buona giornata da Artecreo
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sempre amato Boccioni...
Inviato da: cloneselvaggio
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E il dipinto...anche se ha quel titolo, non è neanche...
Inviato da: EMMEGRACE
il 20/04/2016 alle 18:20
 
Vraiment amusant! :)
Inviato da: lisalibera
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