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Post n°525 pubblicato il 08 Febbraio 2015 da enodas

 

 

Sono rimasto un po' sorpreso dal calore con cui nella sala da concerto la sua musica sia stata accolta con entusiasmo. Così come la presenza di opere in cartellone per la celebrazione di presunte ricorrenze. Sembra che gli Olandesi apprezzino Shostakovic. Una musica moderna, difficile e travagliata, come fu la parabola di una vita di questo compositore che ha attraversato il Novecento ed i suoi drammi.
Ricorrenze. Come quella della Settima Sinfonia, la Sinfonia "Leningrado", scritta sotto il violento assedio nazista. Shostakovich si trovava lì, dentro la città spinta alla fame, alla distruzione ed alla morte. Lì Shostakovich prestava servizio come pompiere, componeva di getto note che narrassero una resistenza eroica ed estrema, chiamava a raccolta.

 

"Un'ora fa ho terminato la partitura della seconda parte di una mia nuova grande composizione sinfonica. Se mi riuscirà di concluderla bene, se riuscirò a ultimare la terza e la quarta parte, allora quest'opera potrà chiamarsi Settima sinfonia. Due parti sono già scritte. Ci lavoro dal luglio del 1941. Nonostante la guerra, nonostante il pericolo che minaccia Leningrado, ho composto queste due parti relativamente in fretta.
[...] Io, leningradese di nascita, che mai ho lasciato la mia città natale, sento adesso più che mai la tensione della situazione. Tutta la mia vita e tutto il mio lavoro sono legati a Leningrado.
Leningrado è la mia patria. La mia città natale, la mia casa. E molte altre migliaia di leningradesi sentono quello che sento io. Un sentimento di infinito amore per la città natia, per le sue ampie strade, per le sue piazze e i suoi edifici incomparabilmente belli. Quando cammino per la nostra città in me sorge un sentimento di profonda sicurezza, che Leningrado si ergerà per sempre solenne sulle rive della Neva, che Leningrado nei secoli costituirà un possente sostegno per la mia Patria, che nei secoli moltiplicherà le conquiste della cultura.
Musicisti sovietici, miei cari e molteplici compagni d’arme, amici miei!
Ricordate che la nostra arte è seriamente minacciata. Ma noi difenderemo la nostra musica, continueremo con la stessa onestà e con la stessa dedizione a lavorare.
La musica che ci è tanto cara, alla cui creazione dedichiamo il meglio di noi, deve continuare a crescere e a perfezionarsi, come è stato sempre. Dobbiamo ricordare che ogni nota che esce dalla nostra penna è un progressivo investimento nella possente edificazione della cultura. E tanto migliore, tanto più meravigliosa sarà la nostra arte, tanto più crescerà la nostra certezza che nessuno mai sarà in grado di distruggerla.
[...] Vi assicuro, a nome di tutti i leningradesi, operatori della cultura e dell'arte, che siamo invincibili e che resteremo sempre al nostro posto di lotta."

 

Questa é la storia della Sinfonia n.7. Mastodontica, tanto da sembrare non finire mai. Venne eseguita in una Leningrado sotto le bombe, dagli orchestrali richiamati dal fronte, dopo che l'artiglieria aveva spazzato la macchina d'assedio nazista per prevenire azioni immediate, e dopo che altoparlanti erano stati puntati contro gli assedianti per gridare loro ed al mondo che Leningrado era viva, che la musica era viva, e non si arrendeva. Era il 9 Agosto 1942.
Pochi mesi prima, la partitura era giunta negli Stati Uniti al termine di un viaggio avventuroso attraverso la Persia e l'Egitto e, sotto la direzione di Arturo Toscanini, era diventata un simbolo di resistenza e di opposizione al regime nazista.

C'é sempre una storia - o molte più - dietro ogni opera. Questa sinfonia ha la sua, così come ha le sue diverse interpretazioni - in quanto musica a programma in senso lato - ed analisi musicali e filologiche. Le dimensioni mastodontiche, il linguaggio diretto e fortemente espressivo, specie nel primo e nell'ultimo movimento sono tutti elementi che contribuiscono al carattere epico e narrativo di un'opera che si colloca in un ben preciso contesto storico. Del resto, per i dettagli e la struttura di questa sinfonia non é complicato trovare dettagliati approfondimenti in rete così come nei commenti che accompagnano i programmi da concerto.

E del resto, di storia si permea tutta l'opera di questo compositore. Un uomo intrinsecamente legato al mondo sovietico, dall'ascesa di Stalina alla guerra fredda. Shostakovich, a differenza di altri grandi artisti, non abbandonò mai la patria russa, nemmeno nei momenti più difficili di confronto col gigante sovietico, forse anche per un intrinseca timidezza che lo portava ad affermare di non saper parlare altra lingua che russo.
Oppositore o sostenitore del regime: é una diatriba su cui si sono concentrati studi su studi ed é un'altro topos che si accosta inevitabilmente al nome di Shostakovich. Di sicuro uno di quei volti gentili che la sfera sovietica cercava di brandire, non senza forzandolo, di fronte al mondo. In realtà, l'intera vita di Sostakovich fu una sequenza di condanne ufficiali, umiliazioni da parte di omuncoli che esercitavano la censura come una clava che dava sfogo alla propria inettitudine (musicale, in questo caso), riconoscimenti, autocritiche e gesti per lo meno discutibili.
Esiste anche un filone interpretativo che vuole individuare - seguendo presunte indicazioni postume del compositore stesso - in ogni opera una fiera, latente opposizione al regime sovietico, ferocemente criticato e messo all'indice in maniera nascosta.
La verità, a mio parere, é che Shostakovich fu un uomo del suo tempo, capace di districarsi - a volte sopravvivere - in un percorso districato e colmo di insidie. Quelle dirette, della contingenza di una vita i cui fili potevano essere recisi in ogni momento, e quelle lasciate al giudizio della storia, della Musica in questo caso. La verità é che l'opera di Shostakovich, soprattutto in alcune partiture, e ben lontana dall'essere una banale e retorica dichiarazione di fede, ma affronta con profondità la caduta di tutte quelle certezze che rappresenta il Novecento.

Devo dire la verità, a me questa sinfonia non piace moltissimo, senza nessuna riserva. Certo, ha il valore ed il significato legati ad un dato momento storico e certo, é di forte presa emotiva, anche a settant'anni di distanza, come ho potuto constatare di persona qualche giorno fa. Per me, semplicemente, é molto lunga, tanto da risultare difficile da seguire. Così come non sono mai rimasto particolarmente colpito dalle altre sinfonie, che scorrono parallele lungo la vita di Shostakovich. Accanto a questo binario, poi, ce ne sono altri, legai ad altri generi e fome musicali, ma soprattutto ce n'é uno che si sviluppa con continuità. E' il filone dei quartetti. E' in questa forma che, a mio parere, si svela tutto il genio e tutto la drammatica riflessione di Shostakovich. Una riflessione, sulla vita, dell'uomo Shostakovich e dell'uomo in generale, dinanzi a tutte le brutture del secolo che si trova ad attraversare, una riflessione sulla morte e sulla tragicità del pensiero. Ecco, questa musica a tratti graffiante, che non permette di fare altro e tenerla in sottofondo, spesso una lotta senza respiro od uno stridore intonato, questa, anche se meno conosciuta ed eseguita sono per me la più bella testimonianza e forse sì - essendo magari un genere meno fruibile e magniloquente - anche lo specchio del filone compositivo di Shostakovich. Una risposta, in un certo senso, a quella diatriba sulla sua posizione dinanzi al regime, ed uno specchio del suo libero pensiero e della sua creatività.

 

 

 

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