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la musica, suonare il pianoforte, suonare il mio violino, la luce del tramonto, ascoltare il mare in una spiaggia deserta, guardare il cielo stellato, l’arte, i frattali, viaggiare, conoscere e scoprire cose nuove, perdermi nei musei, andare al cinema, camminare, correre, nuotare, le immagini riflesse sull’acqua, fare fotografie, il profumo della pioggia, l’inverno, le persone semplici, il pane fresco ancora caldo, i fuochi d’artificio, la pizza il gelato e la cioccolata


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l’ipocrisia, l’opportunismo, chi indossa una maschera solo per piacere a qualcuno, l’arroganza, chi pretende di dirmi cosa devo fare, chi giudica, chi ha sempre un problema più grosso del mio, sentirmi tradito, le offese gratuite, i luoghi affollati, essere al centro dell’attenzione, chi non ascolta, chi parla tanto ma poi…, l’invidia, il passato di verdura





 
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Post n°531 pubblicato il 03 Marzo 2015 da enodas

 

 

Ho riatteso che si spegnessero le luci, quelle di una sala grande come uno stadio, e si accendessero quelle di un palco, al centro. Ho atteso la musica, una melodia stramba e lontana che mi riportasse in un mondo irreale, popolato di caratteri impossibili, come impossibili appaiono la potenza e le capacità del corpo umano. Tornato, a quel circo, attraverso il mondo di un quadro di Magritte, una bambina annoiata, una selva di personaggi sconosciuti che si affacciano sul palco, incrociando questa strada fantastica.
E' sempre una magia ed un trattenere il respiro quando ad accendersi sono le luci del Cirque du Soleil. Del resto, sono spettacoli che mi piacciono, e non solo a me, vista la frequenza con cui le diverse compagnie del teatro canadese approdano in Olanda. Detto questo, rispetto ad altri spettacoli, questo ha lasciato qualche frase in sospeso. Non tanto sulla storia, del resto spesso piuttosto indefinita, ma con un'atmosfera altamente poetica, quanto piuttosto per il programma, un po' carente - rispetto ad altre performances - dell'elemento spettacolare, del numero impossibile, e di un ritmo sostenuto, troppo inframmezzato dagli interventi dei clown, spesso abbastanza esterni al filo logico della storia narrata.
Di tutti, il numero che più mi rimarrà impresso é sicuramente quello di due figure umane, praticamente nude, un Adamo ed Eva che si ponevano al centro di un oscuro universo, sospese nello spazio e nel tempo come fossero statue, sfidando ogni percezione della gravità, dell'attrito, dell'equilibrio. Due sculture viventi che si fondevano in un'armonia impossibile, immerse in un silenzio surreale sottolineato dalla lentezza dei movimenti e dalla profonda concentrazione degli artisti. Allora, anche il tuo respiro, lo senti, gonfiare il petto, risalire e, come fosse paura di spezzare un filo invisibile, smorzarsi in un alito sottile nell'aria.

 

 

[...]


"Young Zoé is bored; her parents, distant and apathetic, ignore her. Her life has lost all meaning. Seeking to fill the void of her existence, she slides into an imaginary world - the world of Quidam - where she meets characters who encourage her to free her soul.
Quidam: a nameless passer-by, a solitary figure lingering on a street corner, a person rushing past and swallowed by the crowd. It could be anyone, anybody. Someone coming or going at the heart of our anonymous society. A member of the crowd, one of the silent majority. The one who cries out, sings and dreams within us all. This is the "quidam" whom this show allows to speak. This is the place that beckons - a place for dreaming and genuine relations where all quidams, by proclaiming their individuality, can finally emerge from anonymity."

(from: Cirque du Soleil)

 

 
 
 
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