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la musica, suonare il pianoforte, suonare il mio violino, la luce del tramonto, ascoltare il mare in una spiaggia deserta, guardare il cielo stellato, l’arte, i frattali, viaggiare, conoscere e scoprire cose nuove, perdermi nei musei, andare al cinema, camminare, correre, nuotare, le immagini riflesse sull’acqua, fare fotografie, il profumo della pioggia, l’inverno, le persone semplici, il pane fresco ancora caldo, i fuochi d’artificio, la pizza il gelato e la cioccolata


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l’ipocrisia, l’opportunismo, chi indossa una maschera solo per piacere a qualcuno, l’arroganza, chi pretende di dirmi cosa devo fare, chi giudica, chi ha sempre un problema più grosso del mio, sentirmi tradito, le offese gratuite, i luoghi affollati, essere al centro dell’attenzione, chi non ascolta, chi parla tanto ma poi…, l’invidia, il passato di verdura





 
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Post n°542 pubblicato il 25 Aprile 2015 da enodas

 

 

 

Una tavolozza di colori. Ed un cielo che a tratti sprofonda di nubi, a tratti si tinge "di sole e d'azzurro". Colori stesi su una tela che non conosce dimensioni. Brillano, quando mi abbasso alla loro altezza, come quei luccichii brillanti che normalmente si riflettono sull'acqua, perdono quasi forma e diventano un impasto unico, un'onda di colore, una tinta diversa, per ogni sezione, che riscalda come la luce di fine aprile, quella che cambia volto, improvvisamente, di questo Paese fatto di una linea piatta spazzata dal vento. Cambia, quello sguardo lanciato dall'aereo, se ti avvicini, e li scorgi, i campi in fiore, una marea di tulipani a definire dall'alto forme geometriche perfette tra linee tracciate dai canali ed invisibili mulini a vento. Così mi apparvero la prima volta che ne rimasi stupito. E pensai, come ogni volta, che se c'é un momento dell'anno in cui l'Olanda sfoggia tanta bellezza sia proprio questo, quei giorni d'aprile che improvvisamente vedono cambiare le temperature, e fanno sbocciare un mondo intero di tulipani. Mi appaiono così, radenti al terreno, questa volta, le mani sfiorano leggermente le punte dei fiori, per sentire quella freschezza che é la vita, per passare come un alito di vento ed assaporare l'intensità dei colori. Con le dita, come quando si sfiora l'acqua del mare, prima di immergersi.

 

 

Ci sarà un motivo per cui lo chiamano bosco delle fate. Quasi sospeso, su un tessuto leggero e monocromo. Un bosco di per sé é il luogo delle fate. E qui, infinite campanelle, con lo sguardo ricurvo, suonano nel silenzio che é proprio del bosco. Ecco, le fate sono quel colore, azzurro, violaceo, pallido e delicato, che improvviso si spande, solo pochi giorni, alla fine d'aprile, un manto che oscilla sull'alito del vento. E per me é sempre molto particolare tornare qui, quando ce n'é la possibilità, anche se questa volta sembra quasi che il segreto della magia sia un po' meno segreto, e sui sentieri si trova più di qualche persona. Ascolta... Mi vengono sempre in mente gli stessi versi. E mi sembra sempre si disperdano ogni volta nel vento per orecchie che non ci sono. E non so perché, forse il colore, forse la timidezza di queste campanule con il volto abbassato, c'é sempre una punta di malinconia, in questo luogo, che mi stilla, non so dove, non so come, come se volessi mostrarlo ad un destinatario immaginario, o forse a chissà quante persone cui vorrei rivelare questo segreto, racchiuso nell'ombra delle sequoie, ridipinto dalle chiazze di sole che passa tra i rami e giunge fino in fondo, dove un tappeto di piccoli fiori sussurra dolcemente di vita e di fiabe.

 

 

 
 
 
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