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la musica, suonare il pianoforte, suonare il mio violino, la luce del tramonto, ascoltare il mare in una spiaggia deserta, guardare il cielo stellato, l’arte, i frattali, viaggiare, conoscere e scoprire cose nuove, perdermi nei musei, andare al cinema, camminare, correre, nuotare, le immagini riflesse sull’acqua, fare fotografie, il profumo della pioggia, l’inverno, le persone semplici, il pane fresco ancora caldo, i fuochi d’artificio, la pizza il gelato e la cioccolata


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l’ipocrisia, l’opportunismo, chi indossa una maschera solo per piacere a qualcuno, l’arroganza, chi pretende di dirmi cosa devo fare, chi giudica, chi ha sempre un problema più grosso del mio, sentirmi tradito, le offese gratuite, i luoghi affollati, essere al centro dell’attenzione, chi non ascolta, chi parla tanto ma poi…, l’invidia, il passato di verdura





 
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Post n°554 pubblicato il 12 Giugno 2015 da enodas

 

 

 

"Chi vuole sapere di più su di me, cioè sull’artista, l’unico che vale la pena di conoscere, osservi attentamente i miei dipinti per rintracciarvi chi sono e cosa voglio."

 

C'era un filo sottile che univa Parigi a Vienna. Una linea in due direzioni sulla quale scorrevano le luci della Ville Lumiere, il rivoluzionario approccio degli Impressionisti e lo stile di vita della città imperiale e la cultura mitteleuropea. Lungo questa strada si pose anche Gustav Klimt, ed il gruppo dei Secessionisti, in generale, testimoniando la loro rottura con la Scuola d'Arte tradizionale ed il proprio abbraccio a quell'arte totale che voleva “tutte le arti su un piano di parità, la pittura, la scultura, l’architettura, disegno, fotografia”. Laddove "tradizionalmente, a Vienna il primo posto spettava alla pittura. Poi era arrivata la scultura. E la fotografia non aveva importanza”. L'arte di Klimt nasceva da questo mondo, in trasformazione, espressione di una nuova era. I Secessionisti indagavano, scrutavano i ritratti, davano vita a donne dalla fragilità infinità o dalla sensualità estrema, addirittura mortale. Era la donna fatale, la donna nuova. Scrutava altera e conscia del proprio potere. L'arte di Klimt nasceva da lontano, da colori brillanti e dorati, mille ornamenti ed un rimando continuo all'arte antica, i profili egizi, le forme greche, gli sfondi bizantini. Fino quasi a scendere nel mondo dei sogni, dove figure sembrano fluttuare, sospese in un baratro, perse in un recesso dell'anima, un paesaggio che é un intrico di alberi, linee sottili che si perdono, come profili che si sovrappongono. Alla fine risplenderà, come l'oro prezioso che permea lo sfondo di un bacio, un abbraccio forse, che risplende, fuori dal tempo.

 

 

“Al tempo la sua arte, all’arte la sua libertà”

 

Silenzio. Poche note, tremanti, salgono da un vuoto che é orizzonte imperscrutabile. Si alza un cavaliere. Sostenuto da quelle note, sempre più solide, sempre più forti, come pilastri che si reggono su un terreno ignoto, sconosciuto. Si arma, il cavaliere, condotto da ombre fluttuanti che ondeggiano nell'aria. Le stesse che quasi sembrano narrare, con il loro movimento, una storia drammatica. Mostri spaventosi, volti contratti, figure grottesche e paurose. E' una battaglia, quello scontro titanico, quasi impossibile, contro tutto quello che é malvagio nell'uomo, contro l'uomo stesso, le forze sovrannaturali. La senti, la musica. Un ingresso violento, note quasi impazzite. Sembra. Scivolano via, come l'attimo feroce della battaglia. Le figure fluttuano. Linee ridotte al minimo su sfondo candido, motivo decorativo di un fregio. La chiave é la musica, il suono di un'arpa, una ragazza che sembra una vestale in processione. Ed una calma infinita, come infinito sembra il canto spiegato. La forza dell'uomo, quel cavaliere bardato, non lo vedo ma sembra procedere nel buio più profondo dell'anima, laddove é sceso a combattere, soffrire, fin quasi cadere, accompagnato da quelle corde pizzicate che si annidano in un filo d'Arianna. Perché possa riemergere, spogliato delle armi, nella gioia di un bacio.

 


[...]

 

"Noi, esseri limitati dallo spirito illimitato, siamo nati soltanto per la gioia e la sofferenza. E si potrebbe quasi dire che i più eminenti afferrano la gioia attraverso la sofferenza."

(Lettera di Beethoven alla contessa von Erdödy, 1815)

 


"...The Pinacothèque de Paris wishes to examine an essential aspect of Art Nouveau, which was developed in Vienna at the start of the 20th century under the name Secession. Gustav Klimt's part in the emerging of that movement is a major one. The artist's talent and brio, from his precocious start to his excessive decorative effects, where gildings and the emerging expressionism are dominant, are the foundations of a new period, which flowered in Vienna at the turn of the century. That artistic movement is, in fact, at the origin of the birth, a few years later, of one of the major currents in modern art, Expressionism.
The exhibition - Au Temps de Klimt – La Sècession à Vienne - relates in detail that development in Viennese art from the end of the 19th century, beginning of the Viennese Secession, until the first years of Expressionism.
The core of the exhibition is based on a selection of major works by Gustav Klimt, from his first years of studying until the major works of his golden age, like Judith I (1901) or the Beethoven Frieze, a monumental work, reconstituted to scale.
A group of rare documents regarding the artist's life, his family and his brothers Ernst and Georg, who were also artists, with whom Gustav often collaborated, accompanies the visitor throughout the exhibition.
A very particular attention is furthermore paid to the first years of the Secession and to the influence it exercides on the artist's formation through the major Viennese intellectuals, such as Carl Schuch, Tina Blau, Théodor Hörmann, Josef Engelhart, Max Kurzweil, who, just like him, spent time in Paris at that period. Thus, the exhibition shows important masterpieces from the Secession and from the Austrian vanguard, such as the first works by Egon Schiele and Oskar Kokoschka.
The exhibition shows over 180 works taken from the collections of the Belvedere museum in Vienna, as well as from private collections..."

(dall'Introduzione alla mostra)

 

  

 

 
 
 
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