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la musica, suonare il pianoforte, suonare il mio violino, la luce del tramonto, ascoltare il mare in una spiaggia deserta, guardare il cielo stellato, l’arte, i frattali, viaggiare, conoscere e scoprire cose nuove, perdermi nei musei, andare al cinema, camminare, correre, nuotare, le immagini riflesse sull’acqua, fare fotografie, il profumo della pioggia, l’inverno, le persone semplici, il pane fresco ancora caldo, i fuochi d’artificio, la pizza il gelato e la cioccolata


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l’ipocrisia, l’opportunismo, chi indossa una maschera solo per piacere a qualcuno, l’arroganza, chi pretende di dirmi cosa devo fare, chi giudica, chi ha sempre un problema più grosso del mio, sentirmi tradito, le offese gratuite, i luoghi affollati, essere al centro dell’attenzione, chi non ascolta, chi parla tanto ma poi…, l’invidia, il passato di verdura





 
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Post n°646 pubblicato il 22 Settembre 2016 da enodas

 

 

In qualche modo, lo sento. Lo immagino. Come sia, arrivare da lontano, e scendere dal treno, in un luogo nuovo, così lontano, da casa, dagli affetti. Posso solo calibrarlo su di me. Ho immaginato quel giorno, con un leggero nodo allo stomaco. E non so come vivi questo moment, invece, dopo anni, tornando in questa cittadina. Cosa rappresenti, ricordi, sentimenti, qualche pianto, non lo so. Parte di un mondo nascosto e da scoprire. Anche solo per questo, vorrei tenerti in un abbraccio.

Forse é già autunno, o forse qui, una vallata come nascosta, non se ne é ancora andato. Zigzagando tra la foresta... le fronde si sfiorano leggermente, ed al tempo stesso attutiscono la pioggia. Forse sono colori antichi, impastati in un acquerello, massa informe che si sovrappone a se stessa attorno alla rocca. Perché, chissà, poi alla fine c'é sempre un castello, che regna in quello stesso silenzio nel quale si avvolge.

 

 

C'é stato un tempo in cui mi sarebbe piaciuto andare all'Oktoberfest. Tempo fa. Ad oggi, invece, non era così. Ed allora, forse anch un po' aprtendo da questo e da un po' di paura, complice un tempo infelice, il ritorno a Mondaco non é stato di quelli che han lasciato il segno. In qualche modo, i ricordi si cristallizzano ed una volta tornati si scopre con amarezza che qualcosa é diverso. E la sensazione generale di un'accoglienza maleducata, in alcuni casi arrogante oltre l'accettabile, é qualcosa che porto via sulla strada del ritorno. Nel freddo pungente di una domenica pomeriggio, il centro di Monaco era incredibilmente deserto, ogni luogo chiuso, e molto grigio.
E riguardo l'Oktoberfest, sin dal giorno prima, la percezione che ne ho avuto é stata quella di un carnaio soffocante, ancora di più con la scusa che la pioggia costringeva a restare nei luoghi coperti, dove la gente passa, spinge e non risponde. Una sbracatura senza limiti, che in alcuni casi risultava in scene tra lo sconcerante e l'esilarante, misure di sicurezza al limite del ridicolo, in contrasto con quanto pubblicato, dove a fare da discriminante é il distinguo tra una forma a borsa o zainetto, senza un occhio alle dimensioni (il corrispettivo deposito comportava code ed esborso non indifferente), e buttafuori che spingevano gente come animali, come se chiunque fosse imbevuto di alcool fino al midollo.
Tutto questo per me, si é ridotto ad un paio d'ore sotto la pioggia battente ed un paio di scarpe da buttare.
Non differente, e molto meno piacevole di una delle grandi brauhaus tra le strade di Monaco, aperte tutto l'anno, e tutto sommato ben più divertenti. Sempre che non vi capiti un cameriere cafone.

 

 
 
 
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