EnodasIl mio mondo... |
... " Non si conoscono che le cose che si addomesticano", dissela volpe." gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!" ...
... "Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"E' certo",disse la volpe.
"Ma allora ch eci guadagni?"
"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".
soggiunse: "Va a rivederele rose. Capirai che la tua è unica al mondo". ...
... "Addio",disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".
"L'essenziale è invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
"E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa…" sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
"Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…"
Tutte le foto contenute in questo blog, se non specificato diversamente, sono mie e come tali sono protette da diritto d'autore. Rappresentano un momento, un istante, un'idea un'emozione.
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ultimo aggiornamento: 20 Febbraio 2014
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Post n°544 pubblicato il 02 Maggio 2015 da enodas
Avevo quasi scordato cosa significhi quell'atmosfera "British" su cui magari si scherza ogni tanto. E' bastato scendere per strada, camminare tra le case in mattoni tutte simili, entrare in un pub rivestito di moquette e mille cianfrusaglie alle pareti e quasi spostare con le mani quell'aria di luogo sovraffollato. E' bastato sentire l'accento e quasi non capire. Ed il profilo dei comignoli, le strade un po' grigie, gli autobus a due piani.
Ho immaginato un cavaliere. Nel buio della sera arrivava, sotto un cielo grigio che rovesciava secchiate d'acqua. Le mura si imponevano dinanzi a lui, ed un portone, tra esse improvviso si apriva. Dentro era un dedalo di strade, stradine, strette e lastricate su cui si affacciavano insegne, locande di legno e case ammassate, qualcuna inclinata, con i graticci di legno in bella vista. Le luci si riflettevano, diffure sui sanpietrini bagnati. E folate di vento attraversavano la via.
Sembra di trovarsi in uno di quei film, o tra le pagine di un libro, ancora meglio, di Jane Austen o di una delle sorelle Bronte. Prima ancora di varcare il cancello, lo senti, osservando una linea continua ed un tappeto verde della campagna inglese. Tutto sembra un abbozzo idilliaco, un dipinto dell'Ottocento inglese, un'eleganza ostentata ed un costrutto intero di buone maniere, piacevole e tranquillo. I nomi stessi dei luoghi quasi mi portano tra quelle pagine. Sotto un cielo che é sole e abbozzi di nuvole, lungo la riva di un lago, salendo un pendio e da lontano inseguendo il profilo di un castello, un cancelletto affiancato da due querce si apre sul nulla, ancora verdo, una distesa regolare che si perde alla vista. Passaggio illusorio. E parla, con quell'accento forte, che poi é la lingua reale, la parlata originale, stanza per stanza, dove le informazioni sono persone, personaggi che sembrano usciti da un'altra epoca, ognuno secondo i suoi canoni, che si avvicinano e parlano, testimoni curiosi e reali degli spazi nei quali si muovono, del mondo che rappresentano.
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