Enodas

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A volte la musica arriva come non la aspetti. Come le persone, come un incontro. Non decidiamo, non sappiamo cosa sarà a toccarti il cuore, ad illuderlo di una carezza che lo sfiora in maniera nuova ed inaspettata. Così é stato quell'incontro. Vorrei che queste note arrivassero là, in un mondo che non esiste. Saltando sugli arpeggi adagiati ai tasti di un pianoforte, per una volta, come li ho uditi solo qualche giorno fa: improvvisi, mi hanno investito nel silenzio di una sala immersa nell'ombra ed hanno riscritto una musica che chiedeva solo di essere suonata. Nell'illusione che le note siano un messaggio consegnato ad un momento di eternità. Come un passo a due. Una notte, ho sognato che fosse così.

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Sono rimaste nascoste per anni, da un giorno d'estate che le avevo portate con me, prima di tutto nell'anima, prima che ritrovassi fisicamente in qualche immagine da stampare. Allora, le mie cattedrali erano pagine di un libro, pilastri di pietra, tele in cui la luce del giorno si dispiegava in infinite variazioni. Variazioni erano i colori intensi che si impregnavano in una rivisitazione moderna, tra le arcate che quasi si perdevano al cielo.
Sono rimaste nascoste, fuse nei ricordi di tante pennellate nell'anima, alcune leggere come carezze, altre pesanti come fossero tagli profondi, legati ad un viaggio che in sé attraversava un paesaggio meraviglioso di storia e bellezza. L'intensità dei sentimenti mi legava a quei colori. Così affiorano, come ricordi, finalmente capaci di essere ordinate, nella luce della quale sono impregnate, nella forza dei colori che di variazione in variazione difficilmente abbiamo scelto, perché trovassero un giorno un luogo, una cornice che li contenesse, vivace impatto visivo e pagina aperta di un racconto incompiuto.