Enodas

Il mio mondo...

 

AREA PERSONALE

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Maggio 2018 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
  1 2 3 4 5 6
7 8 9 10 11 12 13
14 15 16 17 18 19 20
21 22 23 24 25 26 27
28 29 30 31      
 
 

ULTIME VISITE AL BLOG

m12ps12Desert.69Dott.FiccagliaCherryslMiele.Speziato0amorino11surfinia60felixyaxiltuocognatino1Signorina_Golightlycassetta2rossella1900.rprefazione09enodasanastasia_55
 
Citazioni nei Blog Amici: 26
 
Mi piace

la musica, suonare il pianoforte, suonare il mio violino, la luce del tramonto, ascoltare il mare in una spiaggia deserta, guardare il cielo stellato, l’arte, i frattali, viaggiare, conoscere e scoprire cose nuove, perdermi nei musei, andare al cinema, camminare, correre, nuotare, le immagini riflesse sull’acqua, fare fotografie, il profumo della pioggia, l’inverno, le persone semplici, il pane fresco ancora caldo, i fuochi d’artificio, la pizza il gelato e la cioccolata


Non mi piace


l’ipocrisia, l’opportunismo, chi indossa una maschera solo per piacere a qualcuno, l’arroganza, chi pretende di dirmi cosa devo fare, chi giudica, chi ha sempre un problema più grosso del mio, sentirmi tradito, le offese gratuite, i luoghi affollati, essere al centro dell’attenzione, chi non ascolta, chi parla tanto ma poi…, l’invidia, il passato di verdura





 
Ultimi libri letti


I sei numeri dell'universo
- M. Rees -
* * *
La tavola fiamminga
- A. Perez-Reverte -
* * * * *
Lunedi blu
- A. Grunenberg -
* * *
Leonardo da Vinci
- D. Mereskovskij -
* * * *
Pilota di guerra
- A. de Saint-Exuperi -
* * *
Un nome da torero
- L. Sepulveda -
* * * * *
Il libro di mia madre
- A. Cohen -
* * *
Il disprezzo
- A. Moravia -
* * * *
Il ritorno del giovane principe
- A.G. Roemmers -
* * *
 

Suonando...


Albeniz
Granada
Asturias

Beethoven
Sonata n.3 op.10 (n.7)
Sonata op.13 “Patetica” (n.8)
Sonata n.2 op.27
“Chiaro di luna” (n.14)

Sonata op.53 “Waldstein” (n.21)

Chopin

Notturni

Debussy

Suite Bergamasque
Deux Arabesques

Liszt

Valse Oublièe
Valse Impromptu

Schubert

Impromptu n.3 op.90
Impromptu n.2 op.142




 

Messaggi di Maggio 2018

.

Post n°758 pubblicato il 27 Maggio 2018 da enodas

 

 

 

Credo che sarà stato il sole in un cielo limpido a tradirmi. Ancor più quando l'orologio ormai iniziava a puntare mezzanotte. Sarà stata la sensazione di un'aria limpida che si specchiava su un paesaggio silenzioso ed uno specchio d'acqua immobile. Tutto assumeva un tono di calma profonda. Ancora, credo sia stato il sole a tradirmi. A queste latitudini, immagino, raramente deve essere così. E sul mare che si apriva dal porto, ho allungato lo sguardo lungo il fiordo, chiedendomi quanta bellezza debba nascondersi altrove, risalendo una costa frammentata e contorta, se già qui é possibile raccogliere un profilo tanto intenso. Così, non so definire se l'immagine raccolta in questi giorni sia solo parziale, in un centro città silenzioso ed efficiente, il verde alle ali, con una foresta che incombeva a pochi passi di distanza, ed ardite forme di architettura moderna che punteggiavano il profilo della città un po' ovunque, fino a spingersi a ridosso del mare, le sue acque pulite e gelide di un blu inteso osservato ed ammirato all'ombra di un sole infinito. E così, sembra quasi difficile credere alle foto che scavano indietro di qualche generazione, abbastanza per coprire l'arco di un secolo, e leggervi, al posto dei prezzi esorbitanti di qualsiasi cosa, al posto di quella sensazione di benessere comune ed organizzato, un molo di pescatori, una vita stentata e sofferta, ed una routine di povertà.

 

 

Siamo entrati per primi, all'orario d'apertura. Sulla parete, in un'ala del museo, si proiettavano onde violente e cieli di tempesta. Ma dall'entrata, della sua forza impetuosa si sentiva soltanto il ruggito, accompagnato da note di musica dai toni eroici. Io ero immobile. Immobile dinanzi al profilo di una barca che avanzava verso di me, miracolosamente, incredibilmente intera, spettro emergente dal mare e dal tempo, da una sfida impari con la natura, come quelle immagini proiettate volevano raccontare. Intagli di serpente, alti gli scudi che dovevano levarsi allora, quando questa nave fendeva l'acqua di mare, alla ricerca di una terra, o magari di un fuoco lontano, o forse semplicemente veicolo di sopravvivenza. Ho provato un'emozione intensa, dinanzi a quest'armatura che avanzava verso di me, dinanzi alla saga che raccontava, esplorazione, lotta continua e feroce, le radici stesse di un popolo. Come se stessi leggendo versi epici.

Eppure, non era finita. Da un museo all'altro, dai legni vichinghi ai ferri del Fran. Sono approdato sui ghiacci, diviso tra Artide ed Antartide, storie ascoltate più e più volte, ora materializzate nel profilo di una nave. Tragedia, coraggio e destino, dove anche un minimo particolare poteva mutare una vittoria in fallimento, e valeva spesso una vita, o molte di più. Li sentivo uniti da un filo invisibile, lungo come la storia moderna dell'uomo, teso perennemente verso quelle colonne d'Ercole, virtute e canoscenza, eroi nel successo e nella sconfitta, ma sempre un po' più in là.

 

 

In un certo senso, lo attendevo. Tra tutti i colori e le atmosfere del nord, prima o poi sapevo che mi sarei trovato al cospetto di quel dipinto, lungo una balaustra, sotto un cielo infuocato. Ho ripensato alle belle giornate di sole di questi giorni, ai colori tersi, alla luce notturna d'estate. Ho camminato tra i colori di notti perenni e tenebre umane. Ancora una volta, ho pensato che quel sole, in qualche modo, aveva in parte ingannato la mia percezione. Ho continuato a camminare, e sotto quel cielo infuocato ho intravisto un altro personaggio, in posa differente, che mi ha infuso un senso di profonda tristezza e solitudine. Mi sono sentito risucchiato in un vortice di colori. E così sono uscito nuovamente, un'ultima volta, per adesso almeno, cercando nelle acque profonde di un mare calmo i riflessi di una sera che non voleva arrivare.

 

 

 
 
 

.

Post n°757 pubblicato il 18 Maggio 2018 da enodas

 

 

 

"...He showed us sketches of Parisian streets [...] in which it seemed as if a magician had captured the apotheosis of the grey and blemished Parisian plaster in a radiant and translucent atmosphere..."

E' con emozione e sorpresa che ho visitato questa mostra in un giorno un po' speciale. Sorpresa, perché questo pittore di origini olandesi é un nome noto, ma non quanto meriterebbe; emozione, perché i colori, le luci ed i modi di tratteggiare figure e dettagli sono quelli alla nascita della pittura impressionista. Ed impressionista lo era davvero, Jongkind, nel suo stile e nei suoi soggetti, in quell'occhio che avrebbe educato altri occhi ad osservare ed immaginare, con gentilezza e delicatezza, non fosse stato per uno scherzo del destino che di fronte ad una delusione precedente lo spinse a decidere di non esporre mai più ad un salone a Parigi, neanche qualora si trattasse dei suoi amici più stretti. Quegli stessi amici che lo conobbero tra i paesaggi nuovi della Normandia e le luci di una nuova Parigi in construzione, che lo riportarono indietro dall'Olanda quando povero ed oberato di debiti fu costretto a rientrare in patria e cadde in una solitudine di tristezza e depressione. Letteralmente, lo vennero a riprendere coi soldi ottenuti vendendo i loro dipinti. Affinché trovasse nuova linfa, nuovi colori, e nuovi colpi di pennello, sempre più impressionisti, senza saperlo, senza definizione, che li ispirasse verso un mondo nuovo. Senza di loro che ne sarebbe stato, che sarebbe stato della sua passione più grande, che ne sarebbe stato di quei colori il cui nome resterà meno conosciuto per uno scherzo del destino.

"...he followed the new developments of his day, but didn't adhere to any particular movement. He followed his own path..."

 

 

Ho vagabondato. Immagini di porti, mulini, rive di un fiume, costruzioni in corso d'opera. Alla fine, tra tutti, mi sono fermato qui. Tra un riflesso di luce argentea ed un silenzio che solo la notte può narrare. Quando il tempo sembra dilatarsi in un ampio respiro. Scene notturne di acqua e di città, avvolte tra le nubi, o accese da un fuoco nascosto in qualche angolo appena fuori dalla vista. Mi sono fermato a raccogliere la poetica magia di questo momento, io come molti allora, affascinato da quel confine invisibile che ci introduce allo sconosciuto, all'oscurità ed al suo mondo segreto. Come il tempo, in un ampio respiro dell'anima.

 

 

[...]

"Johan Barthold Jongkind (1819-1891) was a key figure in nineteenth century European painting. He was a linking pin in the development of modern painting and quite rightly a true pioneer of Impressionism. Working from the Dutch, realistic tradition, Jongkind gave the initial push to Impressionism in France. He was born in the Netherlands, but most of his life he lived in France where he became friends with artists such as Monet, Sisley, Boudin, Daubigny and Pissarro. Dordrechts Museum dedicates an impressive exhibition to the work of Jongkind and several of his well-known artist friends.

Jongkind painted cityscapes and in particular coastal and river sceneries. His apt observations of nature and his direct, loose way of painting were an eye opener to the French artists. Camille Pissarro, for instance, was one of the first to mention Jongkind as a model: “Landscapes without Jongkind would have a completely different view.” Claude Monet said that Jongkind had told him how to look: “He took care of the education of my eyes” and Eduard Manet called him ‘the father of the modern landscape’. His work was dearly loved by the French audience.

Jongkind frequently returned to the Netherlands, where he painted the harbours of Rotterdam and Dordrecht and the Dutch polder landscape. Especially his clair de lune paintings, landscapes with moonlight, were very popular in France. Jongkind thought Dordrecht ‘the most beautiful city of the Netherlands’ and urged other French artists to visit the picturesque city..."

 

 
 
 

.

Post n°756 pubblicato il 15 Maggio 2018 da enodas

 

 

 

E' uscito e per la quarta volta ha ricominciato a suonare. Il pianista ha toccato appena qualche tasto. Ma é come se quelle note mi avessero messo a nudo. Improvvisamente. Dopo tanti anni. Una goccia d'acqua, leggera e pesante, calata sull'anima. Ticchettio continuo, melodia triste, passi pesanti sui tasti, ed ancora quella melodia. Ticchetio. Sprofonda nel buio della sala. Una voragine di pensieri. Pura la musica come la sfera impalpabile di una goccia d'acqua che cade. Ancora, nel vuoto. In uno spazio senza confini colmo di tutto e di niente. Quando ha ricominciato a suonare, ed inaspettatamente ha scelto un pezzo così.

[...]


Allora, ho riosservato il pianista. Un nome non comune. Ricordo quando andai a sentirlo, a Verona. Tornavo in treno dall'esame di ammissione al politecnico quando venne fuori questo biglietto disponibile. Ecco quanto é passato. Molti più racconti di quanto possono essere raccolti in questi post. Prima, prima ancora. Ed allora era già un nome grandissimo. Lo osservo adesso, attraversare ancora una volta il palco. Il vestito, il modo di muoversi, il tocco e la tecnica al pianoforte. Una scuola scomparsa dei grandi Maestri di un tempo, é come se fosse l'ultimo araldo di una tradizione di grandissimi nomi ed ormai in procinto di scomparire. E lo osservo anche alla luce di questi vent'anni, dal giorno che tornavo in treno dall'università, nel profilo invecchiato, una sensazione di solitudine immensa su un palco dove soltanto solo può stare, il pianista, un pianista così, ed in quell'arco di tempo così profondo che rileggo in questo nome, in queste note.

 

 
 
 

.

Post n°755 pubblicato il 09 Maggio 2018 da enodas

 

 

"...We are one united family Black and White
The game our one true guiding light
Sweeping through the darkest corners to express
Countries, classes, creeds as one in love of chess..."

 

 

Per lo scorso fine settimana a Londra, ho scelto di andare a vedere questo musical, un po' per la disponibilità di biglietti a prezzi ragionevoli (lo ammetto) ed un po' il titolo. Un musical sugli scacchi, a me che da questo gioco ho sempre subito un fascino particolare, era qualcosa di curioso e nuovo al tempo stesso. Il tema degli scacchi come luogo nemmeno troppo figurato di battaglia in piena guerra fredda riprende, in qualche modo, scontri quasi leggendari delle decadi passate, ma lo fa in maniera eccessivamente stereotipata e piuttosto rude, delineando personaggi eccessivamente agli estremi ed indugiando sommariamente sugli eventi storici. D'altra parte, la scacchiera é anche il campo di gioco dei sentimenti, e teatro di una storia d'amore, il cui racconto e sviluppo si dipana con approccio narrativo leggermente diverso e meno superficiale. Nella trama e nei personaggi resta insomma un senso di incompiuto che suona quasi come un tradimento verso il "nobile" gioco degli scacchi. Ciononostante, devo essere sincero, non sono dispiaciuto della mia scelta. Chess é un musical che tutto sommato diverso, dal punto di vista degli effetti speciali (in questo nuovo allestimento), mix moderno di effetti laser, luci neon e schermi giganti, che un po' non ci si aspetta pensando al fascino patinato che evoca la parola musical. Scelta opinabile. A contribuire in maniera decisiva, invece, é la musica, che porta la firma di grandi nomi dei musical, e l'interpretazione degli artisti. Insomma, uno spettacolo alla fine piacevole ed un po' inaspettato, che nella trama in se stessa perde il fascino che prometteva il titolo in locandina.

 

"...You and I
We've seen it all
Chasing our hearts' desire
But we go on pretending
Stories like ours
Have happy endings..."

 
 
 

.

Post n°754 pubblicato il 07 Maggio 2018 da enodas

 

 

 

Lontano dalle immagini più famose di giardini, ninfee e paesaggi sul mare, la storia artistica di Monet viene letta attreverso le rappresentazioni di edifici, composizioni nelle quali l'architettura é soggetto principale e tela stessa delle sperimentazioni di luce ed impressioni del grande pittore. Un filone prolifico e, in realtà, tutto sommato non così trascurato, quando si parla di Monet. Una storia che muove dai paesaggi costieri della Normandia, paesaggi legati alle origini e a quell'idea latente di 'pittoresco', verso le prime rappresentazioni della modernità, in un Europa sempre più da esplorare, da nord a sud, dall'Olanda al Mediterraneo, grazie alla nascente ferrovia in rapida espansione, verso paesaggi in cambiamento repentino e le ricostruzioni documentate nel tempo di cicatrici di guerra, dalla luce unica della laguna veneziana alle nebbie impalpabili sul Tamigi, passando per i riflessi in continuo movimento tra le arcate di un'imponente cattedrale. Celebri variazioni che occhi magici cercarono di catturare. Quegli stessi che, ormai in difficoltà, si congedarono da questo legame profondo con l'architettura, immergendosi in un'atmosfera ed un modno che via via sarebbe diventato sempre più indefinito e sempre più misteriosamente fuso nell'anima.

 

 

[...]


"There’s never been a single exhibition looking at Monet’s career through the buildings he painted: in Normandy, in Rouen, in Paris, London, and Venice. From buildings in villages and by the coast, to some of Europe’s most famous monuments, Monet painted the architecture of his time – modern, historic, simple and grand.

This is a new way of looking at Monet’s work. It shows how he used architecture to create his compositions, both in his most famous paintings and lesser-known works..."

 

 

"The horror and terror are still everywhere... Paris is empty and will become even emptier... Everyone would think there never were any paiters and artists in Paris..."

Iniziava così, dall'orrore di una guerra disastrosa, la fuga degli artisti verso la metropoli oltremanica, un mondo nuovo, una società diversa, nei costumi, nel modo di vivere. Esiliati, fuggitivi, o rifugiati economici, approdavano nomi che già avevano raggiunto il successo ed altri che ancora erano sconosciuti. Tutti con una visione nuova dell'arte, una luce diversa ed una marea di colore fino ad allora sconosciuta, ognuno con la sua storia di ricordi, talvolta immagini tremende, di nuovi affari, e di nuovi affetti. Una cerchia di artisti che in terra straniera osservavano con occhio diverso la società Vittoriana, esaltando, caricaturando o ammirando quegli aspetti che erano quotidianità. E nel farlo, lentamente, spostavano l'occhio sul moderno, in una città che più di ogni altra potesse essere laboratorio aperto al cambiamento, e lo facevano con intensità differenti, impressionistiche, esplorando la nebbia, l'aria densa ed inquinata, quella sostanza impalpabile che circondava gli edifici.
E vi fu chi tornò, molti anni dopo, all'apice della fama, osservando con gli occhi dell'esperienza, nuovamente quella luce, quelle infinite variazioni che rendevano ogni istante unico, ed ogni riflesso un colpo di pennello irripetibile.

"I am making progress... in understanding this very special climate, and have got to the point where I can work with big slashing strokes on canvases that had given me a lot of trouble, which were more or less finished, but were not London-like enough, and that is what I am trying to convey with this broad brushwork..."

 

 

[...]


"...In the 1870s, France was devastated by the Franco-Prussian war and insurrection in Paris, driving artists to seek refuge across the Channel. Their experiences in London and the friendships that developed not only influenced their own work but also contributed to the British art scene.

The EY Exhibition: Impressionists in London, French Artists in Exile (1870 – 1904) is the first exhibition to map the connections between French and British artists, patrons and art dealers during a traumatic period in French history. Highlighting their engagement with British culture, traditions and social life, their art is a fascinating insight into how London was perceived by the visiting French artists and the remarkable works that came from their time here are not to be missed..."

 

 

Idealmente, ho pensato che ci fosse un filo conduttore, tra una mostra e l'altra, quasi che l'una prendesse in consegna l'altra. L'intesa con uno dei pittori che più ammiro, ogni volta, in tutte le sue variazioni, si svogeva su due binari paralleli, sui quali mi sono lasciato trasportare. Viaggiando, tra i paesaggi della Normandia, verso nord, quindi verso i colori caldi del Mediterraneo, e poi ancora verso questa città enorme che allora come oggi doveva apparire come una sorgente inesauribile di sensazioni contrastanti agli occhi di chi vi arrivasse. E l'ho fatto cavalcando quei tratti così misteriosi, sempre, per me, brillanti ed indefinibili, come indefinibile é l'atmosfera che ne risulta. Lì dove, ogni volta, mi permetto di perdermi.

"...To whom, if not to the Impressionists, do we owe these lovely silver mist that brood over our river and turn to faint forms of fading grace. There may have been fogs for centuries in London - I daresay there were - but no one saw them... They did not exist until art invented them..."

 

 
 
 

.

Post n°753 pubblicato il 03 Maggio 2018 da enodas

 

 

"Anche tu sei collina
e sentiero di sassi
e gioco nei canneti,
e conosci la vigna
che di notte tace.
Tu non dici parole..."

 

 

Credo che non fossi preparato a tanta bellezza. Così, questi giorni in giro per le Langhe sono stati una sorpresa che é scivolata via leggera e veloce, come il tempo, poco, che ho passato. Sono scivolato via come un cavaliere, di quelli che dovevano attraversare questa terra, da una cittadella all'altra, ognuna abbarbicata in cima alla propria collina. Chissà se anche allora, il profumo della terra si nascondeva nei frutti delle vigne, magari nascosti nell'abbraccio di una foschia misteriosa che emanava la terra, un'immensa continua distesa di linee che seguono il terreno ed al tempo stesso lo disegnano, ed altre linee, quelle delle viti stesse che contorte cercano la propria strada verso il sole. Silenzio narrante é quello di ognuno di questi paesi, una volta raggiunti, oltre la cinta: un gruppo di case attorno ad un punto, una piazza, sulla quale si affacciano allo stesso tempo chiesa, municipio e scuola elementare. Ancora silenzio, in una calda giornata primaverile. Mi siedo sul ciglio di un ballatoio ad osservare il paesaggio. Inaspettatamente così bello, indescrivibile, silenzioso narrare.

 

 

"Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti..."

 

Ho ripensato a quell'idea di una promessa associata ad un luogo. L'ho fatto tra filari di vitigni e linee scritte di carta. Ho guardato indietro, anche idealmente, leggendo me stesso. Anch'io, ad un certo punto, in qualche modo ho un paese, per quanto non ho mai capito perché sia poi andato. Forse é stato semplicemente lo sguardo curioso, davanti, a fregarmi. Non conoscevo questa zona. Ma non importa. Nella sua bellezza, nella sua dolcezza, nel suo silenzio che in qualche modo sembra aver avvolto il tempo, ho riascoltato note contrastanti e complesse, ognuna delle quali é uno di questi paesi, raggiunti ai margini dei terreni coltivati, quasi sempre all'ombra di un castello, un pizzico di storia ed un'ondata di colori caldi, come la sensazione di un abbraccio.

 

 

"...Sei un chiuso silenzio
che non cede, sei labbra
e occhi bui. Sei la vigna..."

 

E' con gli occhi leggermente annacquati che osservo la vallata come si apre di fronte a me. Il profumo intenso del vino mi sale alla testa, intenso, a volte anche più del sapore al sorso. E' un mondo sconosciuto ed affascinante, che pulsa in fase col colore profondo del liquido che mi inebria. Respiro ancora, un alito di vento, che si mescola al profumo dle vino. Immaginando che ogni calice sia una storia differente da leggere e scoprire, tracciata sul terreno come una di quelle linee che adesso guidano il mio sguardo, e nascosta di segreto in un infuso prezioso. Ancora una volta, é il silenzio lontano che mi avvolge, seguendo filari e filari, fin dove arriva lo sguardo.

 

 

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: enodas
Data di creazione: 18/11/2007
 

CONTATTA L'AUTORE

Nickname: enodas
Se copi, violi le regole della Community Sesso: M
Età: 43
Prov: VR
 
Mi trovate anche su:

DeviantArt




e su: Flickr
(foto pubblicate nel blog)




 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
I commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 
 
La gente non fa i viaggi. Sono i viaggi che fanno la gente.
(J. Steinbeck)

Nell'ultimo anno...


 
Si usa uno specchio di vetro per guardare il viso,
si usano le opere d'arte per guardare la propria anima

G.B.Shaw


Leonardo da Vinci


Raffaello Sanzio


Michelangelo Buonarroti

 

 


Caravaggio


Rembrandt van Rijn


Jan Vermeer
 


Antonio Canova



Caspar David Friedrich


Claude Mone
 


Vincent van Gogh


Salvador Dalì


Marc Chagall

 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963