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Un blog creato da koinotnak il 14/12/2006

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MADRE NATURA

Post n°115 pubblicato il 13 Marzo 2020 da koinotnak
Foto di koinotnak

 
 
 

kaproky

Post n°114 pubblicato il 27 Dicembre 2009 da koinotnak

 
 
 

kantyblak

Post n°113 pubblicato il 27 Dicembre 2009 da koinotnak

 
 
 

Kanto Space

Post n°112 pubblicato il 27 Dicembre 2009 da koinotnak

 
 
 

K-.-.-1-27--K

Post n°111 pubblicato il 10 Gennaio 2009 da koinotnak

 
 
 

In memory of Danny Federici January 23, 1950 - April 17th, 2008

Post n°110 pubblicato il 27 Aprile 2008 da koinotnak

 
 
 

k2 resistenza partigiani 25 aprile 1943-1948

Post n°109 pubblicato il 25 Aprile 2008 da koinotnak

Bella Ciao! Partigiane fiorentine cantano
sotto la pioggia alla cerimonia per la consegna delle armi (Firenze,
7 settembre 1944).

 
 
 

Post N° 108

Post n°108 pubblicato il 24 Aprile 2008 da koinotnak

 
 
 

k2 resistenza vittime abusi sessuali

Post n°107 pubblicato il 18 Aprile 2008 da koinotnak

PAPA IN USA INCONTRA VITTIME DEGLI ABUSI E PREGA CON LORO





(dell'inviata Elisa Pinna)

WASHINGTON
- In un gesto atteso da tanti e allo stesso tempo straordinario, Papa
Benedetto XVI ha incontrato un gruppo di vittime degli abusi sessuali
da parte di preti pedofili, ha ascoltato le loro storie, ha pregato con
loro, e per tutti coloro che hanno sofferto per lo scandalo che ha
travolto, a partire dal 2001, la Chiesa nord americana. Le vittime,
cinque-sei adulti, uomini e donne, provenivano da Boston, la citta'
dove tutto e' cominciato: alcuni hanno pianto tra le braccia del
pontefice. Il piccolo drappello era accompagnato dal cardinale Sean
O'Malley di Boston, che ha preso il posto del precedente arcivescovo,
Francis Bernard Law, sospettato di aver coperto i sacerdoti colpevoli e
trasferito a Roma. Il commovente incontro e' avvenuto nella cappella
della Nunziatura apostolica a Washington, poco dopo le 16. O'Mally ha
anche consegnato al papa un elenco con i nomi (senza cognome) delle
mille persone che hanno subito molestie sessuali nella sua diocesi.
Gia' mentre era in viaggio verso gli Stati Uniti, papa Ratzinger aveva
preannunciato che non avrebbe evitato di parlare di una vicenda che ha
ferito profondamente il cattolicesimo americano.

   Ieri sera,
con questo difficile e delicato gesto, ha dimostrato di volere, lui
stesso, in prima persona, sanare le ferite del passato, consolare ed
aiutare. Benedetto XVI ha fatto dello scandalo della pedofilia, tra lo
stupore e l'incredulita' degli stessi mass media americani, il motivo
conduttore della sua visita statunitense. Il giorno prima ne aveva
parlato con i 400 vescovi nord americani, sottolineando come la vicenda
sia stata gestita ''in modo pessimo''. Ieri e' tornato sull'argomento,
nella messa al Nationals Stadium davanti a oltre 45 mila persone.
''Nessuna mia parola - ha detto durante l'omelia - potrebbe descrivere
il dolore e il danno arrecati da tali abusi. E' importante che a quanti
hanno sofferto sia riservata un'amorevole attenzione pastorale''.
''Sono gia' stati fatti - ha aggiunto - grandi sforzi per affrontare in
modo onesto e giusto questa tragica situazione e per assicurare che i
bambini possano crescere in un ambiente sicuro''. ''Queste premure per
proteggere i bambini devono continuare'', ha concluso. La sua omelia,
in inglese e in parte in spagnolo, ha preso di petto anche altri
problemi e ferite della Chiesa. ''Vediamo - ha detto Benedetto XVI -
segni evidenti di un crollo preoccupante negli stesso fondamenti della
societa': segni di alienazione, rabbia, contrapposizione in molti
nostri contemporanei; crescente violenza, indebolimento del senso
morale, involgarimento nelle relazioni sociali e accresciuta
dimenticanza di Dio''. Anche la Chiesa - ha proseguito - ''percepisce,
in modo spesso doloroso, la presenza di divisione e polarizzazione al
suo interno, e fa pure la sconcertante scoperta che tanti battezzati,
invece di agire come lievito spirituale del mondo, sono inclini ad
abbracciare atteggiamenti contrari alla verita' del Vangelo''.

ABUSI, IL BLITZ SEGRETO DI CARDINALE BOSTON
Boston,
la citta' epicentro dello scandalo della pedofilia che ha travolto in
questi anni la Chiesa americana, era rimasta tagliata fuori dal viaggio
americano di Benedetto XVI. Il suo arcivescovo, il cardinale Sean
O'Malley, non si e' pero' dato per vinto: prima ha tentato di portare
un gruppetto di vittime di abusi sessuali in Vaticano, poi ha messo a
segno un blitz programmato in segreto per settimane, organizzando a
Washington l'incontro che era sfumato a Boston e a Roma. Un gesto di
fronte al quale la principale organizzazione che riunisce coloro che
sono rimasti vittime degli abusi si e' detta ''grata'' dall'incontro,
ma anche convinta che serva ''piu' delle parole'' per sanare la ferita.
Due dei cinque protagonisti dell'incontro vi si sono recati con una
punta di scetticismo. Bernie McDaid e Olan Horne, prima di recarsi dal
Papa
, hanno rilasciato un'intervista alla National Public Radio nella quale
hanno sottolineato di ''non sapere cosa aspettarsi''.

   
''Non gli bacero' l'anello - ha detto Horne - e se andremo' la' e ci
verra' servito un bel piatto di belle parole, posso garantire che saro'
la prima persona a dire che quest'uomo manca dell'autorita' morale per
gestire la Chiesa cattolica. Mi aspetto qualcosa piu' delle scuse
quando lascio la stanza''. Per ore dopo l'incontro i protagonisti non
hanno rilasciato dichiarazioni, ma il Vaticano ha descritto la scena
come carica di commozione. O'Malley, il protagonista della vicenda, e'
il successore del cardinale Bernard Law, che fu praticamente rimosso da
Boston da Papa Giovanni Paolo II e vive ora a Roma. E' stato l'energico
arcivescovo francescano, noto per girare sempre in saio, ad essersi
accollato il compito di rimettere in piedi la diocesi segnata dalla
crisi. O'Malley lo scorso anno aveva chiesto ufficialmente al Papa di
recarsi anche a Boston. Quando l'ipotesi e' sfumata, secondo quanto
hanno riferito fonti della Chiesa cattolica americana, il cardinale ha
provato a portare a Roma un gruppetto di vittime di abusi, per farle
incontrare con il Papa prima che partisse per gli Usa. Un progetto che
avrebbe incontrato resistenze in ambienti ecclesiastici. L'arcivescovo
si sarebbe quindi rivolto direttamente a Benedetto XVI, ottenendo il
via libera per organizzare l'incontro a Washington.

   Oltre a
portare la piccola delegazione nella Nunziatura nella capitale, il
cardinale ha anche consegnato al Papa un elenco con un migliaio di nomi
di vittime. Il suo blitz e' stato accolto pero' con riserve da alcuni
portavoce delle organizzazioni in cui sono riunite le vittime degli
abusi. La principale associazione dei sopravvissuti alle vittime dei
preti pedofili (Snap) e' ''grata'' ai cinque che hanno incontrato
Papa
Benedetto XVI ma ritengono che lo storico primo faccia a faccia con il
Pontefice ''non avra' impatto concreto'', perche' ''sono solo parole,
mentre per proteggere i nostri figli servono azioni, fatti'', ha detto
all'Ansa Barbara Blaine, la presidente del gruppo. ''Siamo grati alle
vittime per il coraggio che hanno dimostrato andando all'incontro.
Sappiamo quanto sia doloroso parlare di quelle esperienze'', ha detto
la Blaine, secondo cui le persone che hanno sofferto per le molestie
sessuali da parte del clero hanno bisogno di ''piu' che semplici
parole''. La Blaine ha detto anche che negli ultimi giorni erano
circolati segnali che un incontro tra vittime e papa era possibile. La
stessa Snap (la sigla sta per Survivors Network of those Abused by
Priest) aveva chiesto un colloquio con Benedetto XVI a gennaio ma la
richiesta non era stata mai accolta. 

PEDOFILIA, VITTIMA PRETI, GLI HO DATO FOTO
Olin
Horne, una vittima delle molestie di preti pedofili che ieri ha
incontrato il papa, ha consegnato a Benedetto XVI alcune foto come
prova della sua 'innocenza perduta''. Il papa le ha 'graziosamente
accettate'', ha detto Horne alla National Public Radio che lo ha
intervistato dopo lo storico incontro. Era la prima volta che un gruppo
di vittime dello scandalo scoppiato a Boston nel 2002 e dilagato a
macchia d'olio tra le diocesi d'America ha avuto l'opportunita' di
incontrare il Pontefice. Due di loro, oltre al 48enne Horne anche
Bernie McDaid, 52 anni, avevano cercato di far sentire la loro voce
dalla Chiesa per quasi 40 anni, Qualche anno fa McDaid era addirittura
andato a Roma tentanto invano di avere un'udienza con papa Giovanni
Paolo Secondo.

   Ieri finalmente Benedetto XVI ha accettato
di ascoltare la sua storia. ''Ero pronto. Aspettavo questo momento da
sette anni'', ha detto McDaid aggiungendo che il papa lo ha
ringraziato. Faith Johnston, ancora una ragazza, ha scelto la Cnn per
raccontare la sua emozonante esperienza: ''Le lacrime hanno parlato per
me'', ha detto la giovane donna che e' andata al colloquio nella
Nunziatura di Washington con il mano il rosario dono della madre e a
cui il pontefice ha fatto gli auguri per l'imminente matrimonio.. Horne
era arrivato all'incontro pieno di scetticismo: ''Non gli bacero'
l'anello'', aveva anticipato in un collegamento con la National Public
Radio. Dopo aver parlato con Benedetto XVI ha indicato che l'accesso
che e' stato concesso a lui e alle altre vittime e' stato senza filtri:
''Nessuno ci ha detto quel che dovevamo dire, abbiamo potuto parlare
liberamente''. Horne, che ha consegnato al papa le foto, ha detto che
come prima cosa Benedetto XVI ''si e' scusato'', ed e' stato
''straordinario''. Al papa e' stato consgenato anche un libriccino con
i nomi di un migliaio di vittime perche' Benedetto ''possa pregare per
loro''. ''Ora ho di nuovo speranza'', ha detto Horne: ''Abbiamo
ricevuto una promessa sincera dal papa. Questo primo passo e' un
inizio. Capiva le cose di cui parlavamo''.

    McDaid ha detto
che il papa gli ha stretto la mano: ''Gli ho detto che ero un
chierichetto quando e' successo. Che quel che e'e' successo non e'
stato solo un abuso sessuale ma una violenza spirituale''. L'uomo ha
riferito anche di aver detto al papa che ''c'e' un cancro che cresce
nella sua chiesa, che deve fare qualcosa'' e ha aggiunto che, a suo
avviso, Benedetto XVI ha recepito il messaggio: ''Le sue scuse mi hanno
commosso''. Horne ha detto che il papa si e' impegnato con lui a far di
piu' e, tra le misure possibili, ha parlato di rendere i vescovi
responsabili per gli abusi commessi nelle diocesi di loro competenza.
''Sono uscito ottimista, pieno di speranza''. L'incontro era stato
organizzato settimane fa dall'arcivescovo di diocesi di Boston Sean
O'Malley dopo che il papa aveva respinto numerose richieste di visitare
la citta' del Massachusetts. Sia Horne che McDaid hanno lasciato la
Chiesa Cattolica ma sono attivi nell vasta rete di gruppi che si
occupano delle vittime degli abusi. ''Non vogliamo distruggere la
Chiesa ma cercare di aprire le finestre e fare entrare la luce', ha
detto Horne.

 
 
 

k2 resistenza sicilia

Post n°106 pubblicato il 16 Aprile 2008 da koinotnak

 
 
 

Post N° 105

Post n°105 pubblicato il 18 Marzo 2008 da koinotnak

 
 
 

k2 resistenza tibet

Post n°104 pubblicato il 15 Marzo 2008 da koinotnak

 
 
 

k2 resistenza tibet

Post n°103 pubblicato il 10 Marzo 2008 da koinotnak

 
 
 

Post N° 102

Post n°102 pubblicato il 07 Marzo 2008 da koinotnak

 
 
 

k2 resistenza donne

Post n°101 pubblicato il 29 Febbraio 2008 da koinotnak

 
 
 

k2 resistenza terra

Post n°100 pubblicato il 21 Febbraio 2008 da koinotnak

COLPITO SATELLITE SPIA "IMPAZZITO"




Un missile lanciato da una nave della marina Usa ha colpito il
satellite spia fuori controllo che stava precipitando sulla terra. Lo
riferiscono fonti del Pentagono.

 "Il
missile è stato lanciato ed (era) un successo intercettarlo", ha detto
la fonte che non ha aggiunto ulteriori dettagli. Fonti ufficiali
americane hanno affermato che era stato pianificato il lancio di un
missile da una nave nell'Oceano Pacifico. Non vi è alcuna notizia se
sia stato distrutto il serbatoio del carburante del satellite.

Un
missile SM-3 è stato lanciato dall'incrociatore della classe Aegis il
Lake Erie nel Pacifico alle 22:26 locali (le 3:26 in Italia) e ha
intercettato il satellite spia a circa 247 chilometri sopra l'oceano.
Una rete di sensori conferma che è stato intercettato il satellite che
era molto vicino all'orbita dell'atmosfera terrestre. Secondo il
Pentagono una conferma che il serbatoio del carburante sia stato
distrutto dovrebbe essere disponibile entro 24 ore. A causa della
relativa vicinanza all'orbita terrestre e al tempo di impatto i detriti
inizieranno a cadere nell'atmosfera terrestre immediatamente: quasi
tutti in 24-48 ore, il restante entro 40 giorni.

La decisione
di abbattere il satellite 'impazzito' era dovuta anche al fatto che il
serbatoio conteneva una sostanza chiamata idrazina, molto pericolosa se
avesse raggiunto la Terra. Russia e Cina hanno espresso preoccupazione
per l'operazione. In particolare il ministro della Difesa russa ha
insinuata che si potesse trattare di un'operazione di copertura per un
test sugli armamenti. Ma Washington ha risposto che si trattava
esclusivamente di un'operazione a difesa della salute della popolazione.

PECHINO ACCUSA USA, IPOCRITI

La
Cina chiede "informazioni" e accusa gli Stati Uniti di usare un doppio
standard, dopo che Washington ha abbattuto un satellite fuori controllo
che stava precipitando verso la terra. "La Cina chiede agli Stati Uniti
di rispettare seriamente i suoi obblighi internazionali e di fornire
rapidamente le informazioni e i dati necessari affinché si possano
prendere misure preventive", ha detto il portavoce del ministero degli
Esteri cinese, Liu Jianchao aggiungendo che l'episodio "rischia di
creare squilibri nello spazio". In un lungo editoriale pubblicato
sull'edizione internazionale del Quotidiano del Popolo, organo del
Partito Comunista Cinese, si ricorda la vicenda dell'abbattimento di un
satellite fuori uso da parte della Cina nel gennaio del 2007 e accusa
gli Usa di "ipocrisia". Il giornale ricorda inoltre che all'inizio di
febbraio, a Ginevra, Russia e Cina hanno proposto una bozza di trattato
per bandire dallo spazio le armi e l'uso della forza contro satelliti
ed altri velivoli.

La proposta è stata respinta dagli Usa che,
secondo il Quotidiano del Popolo, "non vuole rinunciare al vantaggio di
cui gode al momento nella tecnologia spaziale", che anzi "sta cercando
di estendere e di sfruttare pienamente". Nel 2007 la stampa americana
definì l'abbattimento del satellite cinese, deciso come test per un
missile antisatellite, "l' azione militare più provocatoria della Cina
da quando, dieci anni fa, ha sparato un missile al largo delle coste di
Taiwan". Alle proteste americane si aggiunsero quelle di alcuni
importanti vicini della Cina, in primo luogo Giappone, India e Corea
del Sud, che si sentono direttamente minacciati da un' eventuale
estensione nello spazio della potenza militare cinese. Pechino ammise
di aver abbattuto il satellite con un inspiegabile ritardo di cinque
giorni. Lo stesso portavoce che ha espresso oggi la posizione cinese,
il diplomatico Liu Jianchao, affermò che il test "non era diretto
contro nessun paese" e che non costituiva "una minaccia per nessun
paese".

Gli unici paesi ad aver sperimentato armi spaziali,
oltre alla Cina, sono gli Usa e la Russia. Gli esperti occidentali
spiegarono il test cinese - fatto a sorpresa, tanto che alcuni
sollevarono il dubbio che i dirigenti militari avessero scavalcato
quelli civili - con la volontà di Pechino di raggiungere una "parità"
nello spazio con gli Usa che gli consenta un eventuale attacco a
Taiwan, l'isola di fatto indipendente che la Cina rivendica e che oggi
potrebbe essere bloccato dalle armi stellari americane. Gli Usa, pur
riconoscendo come "unica Cina" quella che ha la capitale a Pechino,
sono il principale partner commerciale e militare di Taipei. Una legge,
il 'Taiwan Relations Act', rende obbligatorio per il governo di
Washington un intervento militare nel caso di un attacco cinese
all'isola.

 
 
 

Post N° 99

Post n°99 pubblicato il 10 Febbraio 2008 da koinotnak

 
 
 

Post N° 98

Post n°98 pubblicato il 09 Febbraio 2008 da koinotnak

 
 
 

Post N° 97

Post n°97 pubblicato il 08 Febbraio 2008 da koinotnak

 
 
 

Post N° 96

Post n°96 pubblicato il 08 Febbraio 2008 da koinotnak

 
 
 
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