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Ecco come immagino la mia Eilan, l'iniziata alla magia!

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SCORZAMAURIELLI - Il Legislatore di Scarpa Giuseppe

La storia parla di un giovane che per caso, si trova in una situazione ai limiti del reale: entra in um micromondo abitato da esseri capaci di usare la magia e diventa chi ne regola il comportamento.
La trama è molto più complessa ma è davvero carino....Consiglio a tutti quelli appassionati del genere Fantasy di prenderlo in considerazione........
Buona giornata :D  

 
 

I versi dell'anima

"Frammenti di sensazioni

 e stati d'animo comuni a tutti"

Un libro pieno di versi che fanno sognare!

 
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Sogniamo insieme!!!

Post n°68 pubblicato il 19 Gennaio 2008 da teenar

Ecco la bozza iniziale del progetto, tutte le parole in grassetto sono provvisorie:

I raggi del sole piovevano impertinenti sul volto addormentato di Elisa, mentre il rumoreggiare caotico cittadino, si insinuava nella sua mente. Socchiuse gli occhi infastidita: una piccola ruga le incise la fronte delicata, che sormontava a sua volta, due labbra morbide atteggiate a broncio. “Tesoro è ora di alzarsi!” le sussurrò la madre con dolcezza, mentre le scostava i capelli dal viso e le poneva un bacio sulla fronte, che al tocco si distese. “Ancora un minuto mamma!” piagnucolò la giovane con voce assonnata “Lo hai detto anche cinque minuti fa” replicò la donna con un sorriso “Sono le sette e mezza” le spiegò infine e rimase in attesa. “E’ tardissimo!” urlò Elisa, balzando a sedere nel letto. Quel movimento repentino le causò una fitta lancinante alla testa, costringendola quindi, a sostare qualche minuto con la testa tra le mani e gli occhi chiusi: “Che stupida” imprecò a se stessa, udendo in sottofondo il riso argentino della madre “Ti ho acceso l’aria calda in bagno” la informò la donna di buon umore ed uscì dalla stanza. Quella mattina, non ebbe modo di godersi il caldo tepore nel bagno. Una rapida doccia ed in fretta in camera a vestirsi. Con un notevole sforzo riuscì ad infilarsi i jeans sulla pelle umida, mentre la maglietta acrilica rossa, frizionava pizzicandola ovunque. “Odio essere in ritardo” continuava a brontolare tra se, pettinando i lunghi capelli neri. Con vigore li legò in una coda alta, calcò gli occhiali sul naso e infilandosi la giacca, uscì correndo di casa. Era esausta dalla folle corsa, quindi, soddisfatta rimase ansante davanti all’enorme portone della biblioteca inspiegabilmente chiuso. Riportandosi in posizione eretta guardò perplessa l’orologio. “Non ti illudere!” le giunse nitida alle spalle, la voce familiare del vecchio Devio, il bibliotecario del paese: un uomo minuto, dai capelli bianchi e gli occhiali spessi. “non sei in anticipo” la informò, con una leggere nota canzonatoria, infilando nel contempo la chiave nella serratura “Sono io in ritardo” concluse, guardandola da sopra una spalla con un sorriso benevolo. A quel sorriso, lei gli rispose con un altro radioso “Mi sembrava strano!” ammise imbarazzata e portandosi una mano alla nuca lo seguì all’interno. “Allora dimmi, come sta la mia aiutante preferita?” le chiese l’uomo togliendosi cappotto e cappello “Bene, come sempre!” rispose lei imitandolo. “Hai già fatto colazione?” le chiese guardandola perplesso “Ovviamente no!” gli rispose allegra, come se quello fosse il solito rituale. In effetti lo era. Elisa era una studentessa universitaria. Il suo sogno? Diventare archeologa. Il sabato mattina, quando era esente dalle lezioni, faceva la volontaria in biblioteca. Con gli anni, otto circa,  quel luogo era diventato per lei un  tempio sacro, infatti, vi lavorava con una tale dedizione che sembrava davvero fosse tale. “Cosa vuoi stellina?” le chiese l’uomo avvicinandosi al telefono “Cappuccio e brioches” rispose, spulciando le schede con i prelievi settimanali. “Bastava che dicessi il solito” mugugnò lui “sei abitudinaria ragazza!” concluse scrollando il capo “Vero!” confermò lei facendo spallucce. “Tra dieci minuti arriva” la informò “va bene” e così dicendo sparì per alcuni minuti.
 “Dove eri finita?” le domandò Devio appena la rivide “Sono andata a posare i resi di ieri” spiegò con calma poi, sedendogli accanto chiese: ”Dimmi è arrivata qualche novità?” , “No stellina niente!” rispose questi dispiaciuto, conoscendola sapeva bene che non vi era libro in biblioteca, che lei non avesse già letto. Elisa sospirò affranta: “Peccato! Speravo in qualche novità, sono mesi che non arriva niente” , “Hai ragione!” concordò lui, che nel frattempo stava pagando il barista che era entrato con la colazione. Quando ebbero finito gli chiese: “C’è qualcosa che posso fare?” , “No stellina, niente!” , “Sicuro?” chiese speranzosa “Si” , “Qualcosina da riordinare?” riprovò ostinata “No davvero” replicò lui deciso “Sicuro, sicuro?” si azzardò a dire “ci sarà qualcosa lasciato alla deriva in questo posto?” Devio scrollò il capo “Sei l’unica persona che conosco, che si lamenta di non lavorare” affermò ridacchiando.
Poco dopo, un lampo attraversò le sue iridi ghiaccio, come se fosse stato illuminato da un’idea, si alzò con un imprevedibile guizzo e si recò ad un cassetto. “Devio tutto ok?” , “Zitta” le intimò socchiudendolo, “Eccola!” esclamò sottovoce, estraendo una piccola scatoletta di metallo. Nel frattempo lei gli si era portata vicino e lo guardava interessata “Impicciona” la redarguì lui allegro. Dalla scatoletta estrasse una bellissima chiave in ottone ricamato “Vieni con me” le ordinò senza aggiungere altro. Quell’aria misteriosa la affascinava al punto, da non essersi resa conto che stavano attraversando la sala storia: una stanza circolare, con i pavimenti in parquet noce, ed alle pareti una scaffalatura dell’800 ricca di libri che seguiva il moto delle pareti. Adorava quella sala, non vi era mai stata un’ occasione in cui non fosse rimasta incantata dallo spettacolo, tranne questa volta. Fissava la schiena di Devio quando questi si fermò “Lo stanzino?” chiese lei perplessa, vedendolo inserire la bellissima chiave nella porta anonima “Ma tu… zitta mai?” la ammonì, poi la incitò ad entrare. “Lo stanzino, come lo chiami tu, in realtà è la sala dei testi antichi” le spiegò, chiudendole  la porta alle  spalle.

Elisa fissò ammaliata la nuova scoperta. Dalla porta aveva immaginato che la stanza fosse piccola e mal concia invece: la forma era romboidale, su ogni parete vi era uno scaffale in legno massiccio e agli angoli dei piccoli tavolini tondi. Di fronte alla porta di ingresso, vi era una finestra a tre ante decorate con immagini sacre. “Oh mio Dio!” sospirò entusiasta “Già, una vera bellezza!” confermò sorridendo “Ascoltami bene” le disse assumendo un tono grave “alcuni di questi testi sono antichissimi quindi, fai attenzione!” si avvicinò ad uno dei scaffali e ne estrasse un libro “E’ tanto tempo che non vengo qui” spiegò “voglio che li metti in ordine alfabetico” si volse a guardarla “e scrivi una lista di promemoria dei libri che sistemi, così sapremo con esattezza cosa è rimasto” , “Rimasto?” rimarcò lei, ma lui era già uscito lasciandola sola. Il lavoro che le era stato assegnato la metteva di buon umore, impegnativo, faticoso, ma di sicuro gratificante. Per prima cosa avrebbe trascritto i titoli e li avrebbe tirati giù dallo scaffale, dividendoli per lettera e poi, avrebbe cominciato a risistemarli, dopo averli naturalmente puliti. “La notte del buio, lo mettiamo nella L” pensò perplessa “si, vada per la L, poi Corpi sani e frecce, lo mettiamo nella C poi… e questo cos’è?” si chiese facendo prillare il testo tra le sue mani. Il libro era in pelle scura, sulla copertina vi era un rilievo in argento di una rosa. Ammaliata dallo splendore di questa, ne delineò i contorni con le dita, seguendo la perfezione dell’opera. Un bagliore argenteo fuori uscì dal libro e spaventata lo lasciò cadere al suolo. Spossata, continuò a fissarlo dall’alto: una scritta si era formata dalla rosa “Sogna con me” . Cadde sulle ginocchia e rimase a fissarlo ancora qualche momento poi, con coraggio lo prese tra le mani e cominciò a leggere: “La giovane con timore aprì il libro e cominciò a leggere. Lo stupore che accomunava la lettura tanto realistica ad una lingua cosi scorrevole, la preoccupava. Come poteva essere un libro antico? Intanto stava leggendo di lei. Adesso sai che sto parlando di te giovane Elisa?” La giovane si guardò intorno spaurita, ma non si arrese e continuò quella assurda lettura “ leggi perché sei un essere umano e anche se temi quello che leggi, continui per provare al mondo che tu non hai paura di false storie magiche. Io non sono il male, ma sono il sogno! Credere. Amare, Vivere e Sperare sono queste le cose che con me puoi fare…”  una sensazione di vuoto le rapì lo stomaco e la mente si sentì debole e stanca, il rombo non era più rombo e gli scaffali correvano intorno a lei, poi si sentì il tonfo di lei, che ora, era immersa nel silenzioso buio.     

 
 
 
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Data di creazione: 24/04/2007
 
 

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