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Post n°449 pubblicato il 25 Maggio 2015 da estremalatitudine

Lei era bella ed elegante. Lui un truzzo come pochi. Però aveva uno sguardo magnetico e una sensualità nel muoversi che l'avevano colpita fin dalla prima volta.

Era iniziata che lei e suo marito erano arrivati e la società aveva mandato loro una macchina. L'autista era lui., il truzzo. Suo padre faceva l'autista. Quanti anni e quanti sforzi per togliersi quella cadenza e quello strano odore di benzina che lui, il padre, riportava sempre in casa, quando rientrava la sera.

Poi le scuole, l'università con le borse di studio, la laurea e suo marito, carino, colto, di buona famiglia, odore di pulito, in cucina spesso leggerissimamente burro, nelle camere lavanda e le sue mani curate, sempre profumate e lui, il marito, che la voleva, la voleva, la voleva.

Così era stato e lei, lei era orgogliosa della loro casa, dei figli, della donna di servizio, che ci aveva messo anni a trovarne una decente, del terrazzo, dei fiori, di quelle amiche stupidotte, nate ricche, che non sapevano neanche cosa stavano facendo. Era serena e orgogliosa.

Poi quel viaggio a vedere la loro nuova casa di campagna e quel tizio, quello stronzo che le apre lo sportello e si inchina elegante. Lo sguardo. Il gesto dell'aprirle la porta della macchina. Il leggero inchino e il sorriso, il sorriso che voleva dire, senza dubbio, senza dubbio, io le donne le conosco.

Ed era vero. Caspita se era vero. Le conosceva eccome. Di lei ormai sapeva tutto, conosceva ogni piega, ogni rilievo, ogni ruga della sua pelle, del suo corpo e quando facevano l'amore sembrava che lui la suonasse, che le sue dita su di lei accendessero luci, lampadine, suoni e lei, lei sospirava e godeva, godeva, godeva come forse non aveva mai fatto prima.

Eppure ogni volta, ogni volta che lui entrava nella stanza che lei aveva affittato, prima di spogliarsi, prima, ché poi da nudo il suo corpo era perfetto, perfetto, ecco prima che tutto iniziasse e lei, lei lo guardava entrare elegante e sinuoso e gli osservava i pantaloni e le scarpe e la camicia e quell'orecchino orribile che lei per prima cosa gli faceva togliere, ecco lei ogni volta, ogni volta si chiedeva come aveva fatto, come aveva fatto a cascarci, a cadere tra quelle braccia che adesso erano ricoperte da un giubbotto di pelle nera secca e dura. Orribile.

"Spogliati, ti prego." diceva lei ogni volta, seduta comodamente sull'immancabile poltrona delle suite che affittava. "Lo sai che così non ti posso vedere"

Lui si spogliava e completamente nudo si presentava a lei che ancora seduta e vestita si sentiva poggiare una mano sulla testa nel chiaro invito di un pompino.

Grazie a dio lui era sempre pronto e, in quelle attese, anche lei.

 
 
 
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Qui ci sono storie di sesso. Non necessariamente tutte eccitanti, ma a volte sì. Non necessariamente tutte esplicite, ma a volte sì.

Qui non c'è vita vera, ma solo letteratura, ovvero vita attraverso la tastiera.

Se non vi va di leggere di questi argomenti, lasciate stare.

Se vi interessano, spero di riuscire ad essere all'altezza delle vostre attese.

 

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