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corto 73

Post n°405 pubblicato il 15 Luglio 2014 da estremalatitudine

Un vero bastardo, non c'è dubbio.

Era evidente che cosa voleva e lo voleva subito, cazzo! E lui invece lì ad indugiare, a continuare a baciarla, proprio lì, che se la sentiva esasperata, tesa, sottile, quasi irascibile, così pronta, così pronta, cazzo.

Lo voleva!

Glielo aveva detto ed era stato peggio. Si era allontanato lo stronzo. L'aveva lasciata lì su quel divano letto, tutto disfatto, pieno di odori, in quella stanza vagamente sporca, non pulitissima, sì, insomma, lei, che continuava a chiedersi cosa ci faceva lì, con quello, con quello lì che l'aveva intortata su, non c'era dubbio, e adesso spariva.

Minuti, inesorabili. Il desiderio invece che diminuire, aumentava. Ricordò situazioni simili, con fidanzati e mariti, che per un contrattempo o qualche altra genialata avevano pensato bene di mollarla lì, sola e il suo desiderio era sparito, praticamente subito, immediatamente, come non fosse neanche mai esistito, solo le bollette e l'indomani di nuovo immediatamente, immediatamente in testa, quegli stronzi. E invece con questo qui, con questo casanova da strapazzo, niente. Non spariva, anzi. Sarà che l'aveva portata all'estremo. Ma quanto l'aveva leccata e baciata e toccata e alitata e soffiata e presa con le dita, quanto? tanto! troppo, cazzo! lo voglio.

La voglia di essere presa era persino dolorosa, come una fitta, in mezzo alle cosce.

lui rientrò e si sdraiò di fianco a lei. aveva una corda tra le mani. "ti prego...." si lamentò lei.

"sssss" rispose lui, carezzandole con le dita le labbra. Poi le girò intorno e le legò le braccia dietro alla schiena.

in quel suo girovagarle intorno lei lo guardò ancora una volta. perfetto. non un filo di grasso. niente tartarughe del cazzo. solo pancia tesa e pettorali normali. perfetto. e quel suo coso che ballonzolava eretto, dritto, teso, tutto scoperto, non lunghissimo, ma grosso, spesso, lucido, dalla capella lucente. miii, lo voglio!

dopo averla legata, la fece inginocchiare, lì sul letto, le lenzuola mezze arrotolate tra le gambe. poi lui le si offrì. il suo cazzo le sfiorava le labbra e lui lo muoveva col bacino, in brevi e incerti movimenti rotatori.

lei cercò di prenderlo. ne sentiva l'odore prepotente, leccandosi le labbra incominciava ad apprezzarne il sapore, ma quando si sporgeva lui si allontanava, di poco, di quel tanto che bastava a che rimanesse sempre fuori dalla sua bocca.

che bastardo! aveva voglia di gridarglielo. farla sentire così. lei, una signora, una che non aveva mai avuto problemi ad avere tutti gli uomini che voleva. le bastava alzare lo sguardo, un sopracciglio. lei bella, regale, alta, slanciata, con quelle tette così grosse, sproporzionate rispetto al suo torace, quasi un miracolo, come un miracolo era quel coso che le ballonzolava davanti, grosso, spesso, lucido, suo, suo, mio, cazzo mio.

sarà stato il suo sguardo, sfinito da desiderio, ma quando ormai aveva quasi perso la speranza lui la prese, le si infilò in bocca e poi, dopo un brevissimo pompino, si staccò e la penetrò, di corsa, per entrare e uscire per minuti e minuti sempre così, in affanno, di corsa, potente, in fondo, fino in fondo, a toglierle il fiato, finalmente, finalmente, con le grida che le uscivano, lei che non gridava mai, con gli occhi strabuzzati, trafelata, presa, finalmente. Finalmente.

Poi rallentò, di colpo, senza un segnale e senza ragione e andò avanti un sacco così, lentamente, più lentamente, ancora più lentamente, quasi fermo, su e giù, pochissimo, a tastarle tutto il corpo, dentro, dentro di lei, per poi infine riprendere fino alla fine, fino alla sua fine, alla fine di lei, che venne, strappando quasi le corde che le fermavano i polsi.

Lui uscì. Il suo cazzo era ancora duro e perfetto come se non avesse fatto niente. Lei lo guardò sorpresa.

"la notte è lunga, se vuoi" le disse.

lei pensò che in fondo era sola in città e per una volta non doveva rendere conto a nessuno.

 

 

 

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