Creato da estremalatitudine il 19/06/2008

estremalatitudine

racconti di vita, di sesso

 

Messaggi di Luglio 2014

corto 75

Post n°407 pubblicato il 30 Luglio 2014 da estremalatitudine

adorava essere baciata lì. sì, certo, si diceva, a chi non piaceva essere baciata lì?

ma il punto era che a lei il resto piaceva poco o punto.

essere presa? no, grazie. le faceva male, praticamente in tutte le posizioni. leccarlo? che schifo!

a volte pensava di essere lesbica, ma poi l'idea di essere baciata da una donna la irritava solo al pensarci.

no, a lei piaceva da pazzi essere baciata e intanto toccarlo, tenerlo in mano, sognarlo, grosso, potente, liscio, umido, massaggiarlo, scoprirlo, ricoprirlo, andare lentamente su e giù, intanto che la sua lingua, le sue labbra, il suo respiro la facevano sua.

impazziva per questo.

era strana? chi non lo è, si rispondeva, mentre facendo svolazzare la gonna si allontanava da lui, che vedendola andare via sorrideva già all'idea della prossima volta che sarebbero stati insieme e avrebbe potuto baciarla. lì.

 
 
 

corto 74 - da donnasofia il seguito del racconto nr 65 e 67

Post n°406 pubblicato il 17 Luglio 2014 da estremalatitudine

Breve riassunto: lei e lui per un week end in campagna. scopano in sala pensando di essere soli. dalla finestra lei vede un tizio fermo davanti alla finestra che la sta guardando scopare.

 

ecco cosa ha pensato Donnasofia. grazie

 

trovo un po' di fresco sotto l'albero, la bici appoggiata al tronco e la mia ragazza che entra nella villa per chiedere se c'è un bagno...  le donne... con tanto verde a disposizione per pisciare devono cercare un bagno, ok accucciarsi non sarà il massimo dell'erotico, ma in realtà non ci vedo neanche niente di così umiliante e in fondo mi piacerebbe guardare una donna che fa pipì accucciata per terra... sa di antico e naturale.

Gironzolo un po' nel verde, c'è la casa padronale, sembra un casale antico. Le finestre aperte, una macchina nel piazzale davanti. Giro di fianco, mi piace l'architettura classica delle case rurali del secolo scorso, sanno di solidità, magari poco fantasiosa, ma affidabile.

Mi cade l'occhio dentro la finestra per puro caso, cazzo! C'è una donna china su un tavolo, è nuda e ... ma cazzo! Sta scopando! Porc..... non riesco a vedere l'uomo dietro di lei, ma di sicuro c'è. Vedo le sue tette sospese nel vuoto ondeggiare per i colpi alle sue spalle, la vedo alzare lo sguardo e vedermi.... Oddio che caldo! Mi tolgo la maglia e mi accarezzo leggermente il torace con i miei capezzoli induriti dall'improvvisa tensione. Dovrei andarmene e invece resto ipnotizzato a guardare la scena... un film porno dal vivo! Porca miseria.... Ci danno sotto sti due... lei mi guarda, e lo fa apposta! La guardo aprire leggermente la bocca ad ogni ondeggio delle sue tette, gliele strizzerei mentre il tizio là dietro la tromba feroce. Apre la bocca... o cazzo... ecco glielo infilerei in bocca mentre quello la scopa a pecorina, spingerei a tempo con lui per infilzarla allo spiedo.... No lo spiedo non è sexi... lei si cazzo, se lo è!  Oddio basta così, devo andare via che mi si sta gonfiando il passerotto che sta diventando un'aquila! Loro tanto hanno finito, si stanno facendo la doccia? Tutto il mondo, dopo, fa un salto al bagno...Mi giro ancora un attimo e la vedo... cazzo viene verso di me... un'attrice porno che fino a un secondo fa era dentro una realtà irraggiungibile e ora sta entrando nel mio mondo reale.... Le sorrido, è bella, è sfatta dal piacere, le vorrei tanto toccare le tette, dopo averle viste agitarsi così compiaciute.... Viene verso di me e io mi protendo... ma la voce   della mia ragazza che mi cerca mi fa girare di scatto. Torno alla mia passeggiata con la mia lei, senza rimpianti, con una contagiosa  allegria e parecchia voglia....  Giuro che stasera me la scopo a pecorina sul tavolo!

 
 
 

corto 73

Post n°405 pubblicato il 15 Luglio 2014 da estremalatitudine

Un vero bastardo, non c'è dubbio.

Era evidente che cosa voleva e lo voleva subito, cazzo! E lui invece lì ad indugiare, a continuare a baciarla, proprio lì, che se la sentiva esasperata, tesa, sottile, quasi irascibile, così pronta, così pronta, cazzo.

Lo voleva!

Glielo aveva detto ed era stato peggio. Si era allontanato lo stronzo. L'aveva lasciata lì su quel divano letto, tutto disfatto, pieno di odori, in quella stanza vagamente sporca, non pulitissima, sì, insomma, lei, che continuava a chiedersi cosa ci faceva lì, con quello, con quello lì che l'aveva intortata su, non c'era dubbio, e adesso spariva.

Minuti, inesorabili. Il desiderio invece che diminuire, aumentava. Ricordò situazioni simili, con fidanzati e mariti, che per un contrattempo o qualche altra genialata avevano pensato bene di mollarla lì, sola e il suo desiderio era sparito, praticamente subito, immediatamente, come non fosse neanche mai esistito, solo le bollette e l'indomani di nuovo immediatamente, immediatamente in testa, quegli stronzi. E invece con questo qui, con questo casanova da strapazzo, niente. Non spariva, anzi. Sarà che l'aveva portata all'estremo. Ma quanto l'aveva leccata e baciata e toccata e alitata e soffiata e presa con le dita, quanto? tanto! troppo, cazzo! lo voglio.

La voglia di essere presa era persino dolorosa, come una fitta, in mezzo alle cosce.

lui rientrò e si sdraiò di fianco a lei. aveva una corda tra le mani. "ti prego...." si lamentò lei.

"sssss" rispose lui, carezzandole con le dita le labbra. Poi le girò intorno e le legò le braccia dietro alla schiena.

in quel suo girovagarle intorno lei lo guardò ancora una volta. perfetto. non un filo di grasso. niente tartarughe del cazzo. solo pancia tesa e pettorali normali. perfetto. e quel suo coso che ballonzolava eretto, dritto, teso, tutto scoperto, non lunghissimo, ma grosso, spesso, lucido, dalla capella lucente. miii, lo voglio!

dopo averla legata, la fece inginocchiare, lì sul letto, le lenzuola mezze arrotolate tra le gambe. poi lui le si offrì. il suo cazzo le sfiorava le labbra e lui lo muoveva col bacino, in brevi e incerti movimenti rotatori.

lei cercò di prenderlo. ne sentiva l'odore prepotente, leccandosi le labbra incominciava ad apprezzarne il sapore, ma quando si sporgeva lui si allontanava, di poco, di quel tanto che bastava a che rimanesse sempre fuori dalla sua bocca.

che bastardo! aveva voglia di gridarglielo. farla sentire così. lei, una signora, una che non aveva mai avuto problemi ad avere tutti gli uomini che voleva. le bastava alzare lo sguardo, un sopracciglio. lei bella, regale, alta, slanciata, con quelle tette così grosse, sproporzionate rispetto al suo torace, quasi un miracolo, come un miracolo era quel coso che le ballonzolava davanti, grosso, spesso, lucido, suo, suo, mio, cazzo mio.

sarà stato il suo sguardo, sfinito da desiderio, ma quando ormai aveva quasi perso la speranza lui la prese, le si infilò in bocca e poi, dopo un brevissimo pompino, si staccò e la penetrò, di corsa, per entrare e uscire per minuti e minuti sempre così, in affanno, di corsa, potente, in fondo, fino in fondo, a toglierle il fiato, finalmente, finalmente, con le grida che le uscivano, lei che non gridava mai, con gli occhi strabuzzati, trafelata, presa, finalmente. Finalmente.

Poi rallentò, di colpo, senza un segnale e senza ragione e andò avanti un sacco così, lentamente, più lentamente, ancora più lentamente, quasi fermo, su e giù, pochissimo, a tastarle tutto il corpo, dentro, dentro di lei, per poi infine riprendere fino alla fine, fino alla sua fine, alla fine di lei, che venne, strappando quasi le corde che le fermavano i polsi.

Lui uscì. Il suo cazzo era ancora duro e perfetto come se non avesse fatto niente. Lei lo guardò sorpresa.

"la notte è lunga, se vuoi" le disse.

lei pensò che in fondo era sola in città e per una volta non doveva rendere conto a nessuno.

 

 

 

 
 
 

corto 72

Post n°404 pubblicato il 05 Luglio 2014 da estremalatitudine

La capa era lei, punto e basta!

Quel cazzo di azienda se l'era costruita passo per passo e adesso era sua. Era lei la capa, cazzo! Gli azionisti si fidavano solo di lei. Li aveva resi ricchi, quegli stronzi!

Sempre perfetta, inappuntabile, con i tempi della giornata rigorosamente (ed equamente) divisi tra ufficio e palestra, aveva un unico debole che alla lunga un pochino si era risaputo, anche se lei era stata più che attenta a stroncare sul nascere ogni pettegolezzo con licenziamenti immediati, anche a costo di pagare sontuose buone uscite.

La sua debolezza era che prima o dopo voleva che tutti quelli che lavoravano con lei, i suoi primi livelli, i dirigenti, i manager di quella premiata azienda, prima o dopo, tutti, ma proprio tutti, le avessero leccato la figa. Dei loro ammenicoli ridicoli non le interessava un fico. A lei bastava che fossero attenti nel fare quello che lei ad un certo punto non resisteva e ordinava loro, alzandosi da dietro la scrivania, venendo davanti, appoggiandosi al tavolo o al divano e tirandosi su la gonna quanto bastava: leccala.

Non lo chiedeva spesso, né aveva dei preferiti. chi c'era, c'era. dipendeva dal momento. di solito verso fine giornata.

S'alzava, si metteva in piedi e si tirava su la gonna. Le gambe slanciate sui tacchi incorniciavano normalmente un intimo nero, che il fortunato doveva scostare (mai abbassare!) e iniziare a leccare, intanto che lei si aggrappava con le mani affusolate al tavolo o al bordo della poltrona o del divano e conteneva gli spasimi che languidamente la prendevano tutta.

Dopo, lei si rimetteva a posto, tornava alla scrivania e allontanava il dirigente di turno. Facile immaginare di non dover dire niente a nessuno. Chi l'aveva fatto, fuori, immediatamente!

 
 
 

corto 71

Post n°403 pubblicato il 05 Luglio 2014 da estremalatitudine

non era un colloquio di lavoro, anche se avrebbe forse potuto esserlo. lui era lui, lo conosceva bene, prima solo di fama, ma da qualche tempo anche di persona.

non lo incontrava spesso. troppo impegnato. spesso all'estero. un gruppo da dirigere.

adesso erano lì, soli in quella stanza, da un po', da un bel po', e lui parlava, parlava, quanto parlava, innamorato di se stesso, forse, che poi in fin dei conti ne aveva anche ragione. tanti di quegli sfigati egocentrici, mai fatto un kaiser nella vita. Almeno lui aveva fatto, eccome. In silenzio. Lavorando. Mai una chiacchiera, su di lui, sul suo gruppo, sempre discrezione e lavoro. Dedizione al cliente, dicevano gli altri, i guru. Lui lo faceva da sempre.

Nell'ambiente era nota la sua mania per la precisione, per la cura dei particolari e lei, lei che faceva lo stesso mestiere anche se da sola, tra mille problemi, arrangiandosi un po', lei si sentiva un po' in imbarazzo a sentirlo parlare, parlare, così alto, impeccabile, con la piega dei pantaloni perfetta, nonostante la giornata, nonostante il caldo, e la giacca, la giacca, perfetta, certamente disegnata da lui, per se stesso, perfetta, nel colore e nel tessuto.

Mentre parlava, lei lo osservava con attenzione. Le mani curate. I capelli lisci e ondulati, tagliati da poco, la pelle liscia delle guance, ma soprattutto le mani, mani eleganti, lunghe affusolate e le sue labbra, che si aprivano poco mentre parlava, giusto quel che bastava, scoprendo di tanto in tanto denti bianchi e luminosi.

Ogni tanto riusciva ad inserirsi nel discorso e lui, interropendosi, stava ad ascoltarla con attenzione, facendo osservazioni azzeccate, spiritose, intelligenti, prima di riprendere il discorso, facendolo ripartire dallo spunto offerto da lei, agganciandosi alle sue parole.

perché parlava tanto? la voleva impressionare? che bisogno ne aveva? lui era lui, no?

Quante donne aveva avuto? tante, tra ufficiali e non. Tante.

Si distrasse. E mentre parlava iniziò a chiedersi come doveva avere l'uccello, come era come amante, forse troppo perfetto? eppure ne aveva avute così tante che qualcosa doveva avere imparato, no? chissà quanto ce l'ha lungo? a giudicare dal naso che era imponente, dalle narici frementi....

a quel pensiero le venne un poco da ridere. lui si interruppe e le chiese cosa ci fosse da ridere.

"niente" rispose lei "niente" come dirgli quel che stava pensando?

 
 
 

corto 70

Post n°402 pubblicato il 05 Luglio 2014 da estremalatitudine

aveva sempre pensato al sesso come ad un bisogno, ad un dovere, uno dei tanti: bisogna mangiare, lavorare, andar di corpo, fare sesso, bere, fare la pipì, cose così.

per questo se non lo faceva per tanto tempo le sembrava brutto. non che le mancasse più di tanto. ci si abitua, no? come a mangiare poco. per non parlare delle stitiche!

però era brutto, sì.

poi quando lo faceva, quando tutto era favorevole, nessuno stress, temperatura ideale, mattino successivo senza impegni, figli lontani, ecco lo faceva lasciandosi progressivamente andare e raggiungeva l'orgasmo senza problemi, dopo poco, dieci minuti al massimo, specie se era tanto che non succedeva.

Aveva il suo orgasmo e tant'è: basta. aveva mangiato, no?

 
 
 

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QUEL CHE C'È E QUEL CHE NON C'È

Qui ci sono storie di sesso. Non necessariamente tutte eccitanti, ma a volte sì. Non necessariamente tutte esplicite, ma a volte sì.

Qui non c'è vita vera, ma solo letteratura, ovvero vita attraverso la tastiera.

Se non vi va di leggere di questi argomenti, lasciate stare.

Se vi interessano, spero di riuscire ad essere all'altezza delle vostre attese.

 

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