Creato da estremalatitudine il 19/06/2008

estremalatitudine

racconti di vita, di sesso

 

Messaggi di Settembre 2014

Lungo 83

Post n°418 pubblicato il 27 Settembre 2014 da estremalatitudine

Lavoro, sempre lavoro, però quel genere di cose che lo rendono un poco meno noioso. Un invito. Una serata. I cinquant'anni di una casa editrice. Un invito. Bene.

si prepara come Dio comanda. Una cosa elegante. Bisogna essere all'altezza. Tacco, tailleur nero con una scollatura rotonda e gonna poco sopra il ginocchio, auto reggenti nere.

il marito la prende in giro: sicura che sia lavoro? Ride, ridono.

quando arriva poche donne. La moglie dell'editore e un paio di sue amiche. Almeno così sembra da come chiacchierano. Cena servita. Al tavolo con un giornalista straniero, il direttore generale di non si sa che cosa e un altro tizio di cui non ha colto il nome.

vino bianco e poi rosso con le carni. Sta attenta, ma già' due bicchieri sono tanti per lei.

dopo cena il responsabile delle pubbliche relazioni invita tutti a visitare le sale della esposizione. Lentamente la gente sciama nella direzione indicata. Lei aspetta. Non c'è fretta. Così evita la calca. E poi vuole godersi la serata da scapola. Non capita mai!

si siede in poltrona ed ascolta distratta un bell'uomo che parla, parla, parla. Chissà cosa dice? Si concentra per un attimo. Lo conosce. Sempre in Tv. I giornali gli attribuiscono più amanti dei capelli che ha in testa. Mentre parla lei si chiede come sarà a letto. Qualcosa avrà imparato a forza di andare a letto con attrici e cantati!?!

dopo la mezzanotte si decide per visitare l'esposizione.

sala semi buia. Stretta e lunga al centro un tavolo di noce incerato, lucido, brillante. Solo lei. Tutti gli altri uomini. Cinque, sei.

Si avvicina al tavolo e osserva il primo libro. Un grosso tomo illustrato con fotografie stupende. Le pagine nere. Carta lucida, pesante. Le sue dita sulla carta. Un piacere fisico toccare. Anche il tavolo, così liscio, perfetto, brillante per la c'era d'api.

seguendo il tavolo il secondo libro. Stessa impostazione. Liscio che è una bellezza. Foto di oggetti bellissimi.

la sua mano segue tavolo e pagine, carta patinata e cera d'api, lisce, perfette.

dietro di lei un signore. Mani abbronzate. Un forte profumo maschile molto costoso. Eleganza ricercata. Lei si chiede chi possa essere. Il signore le si avvicina. Non interrompe la lenta carezza che lei offre al tavolo e ai libri. Solo segue. Vicino. Ancora più vicino. Le sue mani abbronzate, curate, vicino alle sue dita bianche. 

Ormai sono tanto vicini che aprono e osservano i libri insieme. Lui talvolta l'aiuta a girare le pagine. Quando serve.

dall'altra parte del tavolo un altro signore, più giovane, come lei, quasi, forse, anche lui molte elegante, profumato. La guarda. La osserva. Si unisce alla visita. Uno dietro di lei, appena un passo dietro, l'altro dall'altra parte del tavolo.

alza lo sguardo e lo osserva sua volta. Bello. Senza se e senza ma. Bello, si. Come il signore che la segue. No, di più. Sarà l'età, ma è più bello. Meno curato. 

Le mani dell'uomo che la segue sfiorano le sue. Abbronzate. Profumate. Che vuole?

incerta, a disagio, allunga il passo, oltrepassando una tenda posta a divisione della sala. Il tavolo in realtà continua. Sempre lo stesso. Lungo, lunghissimo.

lei oltrepassa la tenda e si gira a guardare l'uomo. Poi osserva il dirimpettaio che a sua volta osservandola le sorride.

anche l'uomo dietro di lei sorride. Anche lei. Di circostanza.

distratta non guarda i libri che continuano a sfilarle davanti. Osserva gli uomini che ormai le sono molto vicini. Ne sente il calore.

le sembra che quello davanti la inviti a leggere il libro. perché? Lo guarda. Capisce. Non lo sapeva.  Non sapeva che quella casa editrice oltre a libri d'arte facesse anche libri erotici. Fotografie.

quello davanti a lei ritrae una bella signor che bacia e viene baciata da due uomini. Sorpresa! Imbarazzo. Guarda meglio. La tizia le somigliA. Stesso taglio di capelli. Viso tondo. Trucco leggero. E anche gli uomini sembrano simili. Uno più giovane e temerario (la bacia). L'altro più vecchio. Si abbracciano. La mano di lei sulle sue spalle. Le unghie rosse fuoco. Guarda le proprie: rosso fuoco.

una mano le prende la mano. Abbronzata. Profumata.

"venga, mia cara." E pronto la conduce in una stanza segreta. Subito appare anche l'altro. Una vertigine. Festeggiare la serata da scapola? Due?

prima che possa pensare qualcosa, le loro labbra sono su di lei. Si sente preda. Ambita. Desiderata. Dopo tanto. Dopo tanto tempo. Uomini che la desiderano. Bello. Davvero. Che importa?

dopo, al rientro, indolenzita, soddisfatta, il marito che russa, ripensare e' un brivido. Due! Bellissimo.

 
 
 

Corto 83

Post n°417 pubblicato il 23 Settembre 2014 da estremalatitudine

Lei si trovo' lì in mezzo, in mezzo tra noi, noi con le spade sguaiate, se capite cosa intendo, impugnandole entrambe, tremante come una verginella, a carezzarli tutti e due, a baciarci tutti e due, prima me, poi l'altro, le nostre lingue, le nostre labbra, fuse insieme, i nostri respiri, fusi insieme, mentre le continuava a tenerci, in mano, saldamente, senza dubbi, stringendo solo un po' troppo, esattamente come una verginella, la prima volta, la prima volta che ne accarezza uno e lo stringe, forte, fidandosi della sua consistenza.

poi si sdraio' sul letto e noi le fummo davanti alla faccia, davanti al viso, alle labbra, lì, li davanti è lei ci guardo' e per primo prese l'altro e io rimasi lì col pisello nella sua mano, mentre lei iniziava un pompino, al cazzo dell'altro, più piccolo, decisamente più piccolo, più corto e sottile, più piccolo, mentre il mio nella sua mano, stretto come in una morsa, andava su e giù, alla svelta, alla svelta, fino a quando lei riapri gli occhi, mi vide, vide il mio cazzo e dimentico' quell'altro.

non è colpa mia se era più grosso....

 
 
 

Corto 82

Post n°416 pubblicato il 23 Settembre 2014 da estremalatitudine

Aspettandola si carezzava il pisello. Su e giù. Giù è su. Lentamente. Ricordava. Ricordava bene l'ultima volta e le altre prima. Sempre grandi scopate.

il fatto che lei prendesse un treno e si facesse ore per andare da lui a farsi scopare lo eccitava e lo rendeva orgoglioso. Una belle donna come lei. Poteva avere tutti gli amanti che voleva e voleva lui. Cazzo!

improvvvisamente l'immagine del suo culo si fece più viva, presente, li', quasi lo potesse toccare e il suo cazzo, il suo cazzo improvvisamente si irrigidì completamente, come il marmo, come il marmo.

smise subito di toccarsi. Non voleva venire. Non subito. Dopo. Con lei. Sapeva quanto amava quando veniva, quando sentiva il suo pisello tremare e poi scoppiare tra le cosce o in mano o in bocca. Doveva trattenersi. 

La mano si tolse. Il cazzo ciò nonostante tremava come dotato di vita propria. "Sto per venire" penso'. "Non devo" penso'.

il pensare che non doveva, il sentire che stava già venendo, insomma scoppio' e sporco' tutte le lenzuola.

"cazzo!" Penso' "domani mattina mi tocca pure cambiare le lenzuola!"

poi se ne dimentico'.

nel letto, dopo, lei annusando il cotone gli chiese ragione.

"pensavo a te" rispose.

lei lo bacio' e ripresero a scopare.

 
 
 

Corto 81

Post n°415 pubblicato il 23 Settembre 2014 da estremalatitudine

Mentre la stavo scopando da dietro sentivo i suoi sospiri, i suoi lamenti, ma non le vedevo il viso, nascosto dal suo sedere e dalla schiena.

poi ad un tratto mi apparve, contorniamo dai capelli neri, bianco, con la fronte bianca e le labbra, le labbra accese.

l'avevo conosciuta da poco. Sposata. Cercava avventura o qualcuno che la liberasse del marito? Che importava, adesso, mentre continuavo ad andare su e giù con forza e lei, lei mi prendeva e sospirava.

il suo viso era strano. Dalle labbra uscivano sospiri e lamenti, ma gli occhi erano seri, distanti, come fosse poco interessata all'argomento.

aveva un gran bel culo, grosso, in rilevo, un po' come quello delle nere. Le mie mani erano appoggiate su di lei. Sospiro' ancora più forte, come se fosse davvero eccitata, ma i suoi occhi...

"che c'è?" Chiesi

"mi fai impazzire" rispose. Mi prendeva per il culo?

mentre mi guardava, mi leccai il medio della destra. Lei forse capì. Un lampo nei suoi occhi. Poggiai la destra in mezzo al suo solco e senza smettere di scoparla la penetrai anche nel culo completamente con il mio medio.

un brivido corse lungo la sua schiena. Si inarco' profondamente. Sospiro' forte e i suoi occhi, i suoi occhi erano persi nel piacere.

"Questo ti piace?" Domanda retorica, la mia. Si muoveva con me con forza mentre il mio cazzo e le mie dita la prendevano contemporaneamente e con lo stesso ritmo.

"Siiii. Siiiiii, si, si, amore mio"

"tuo marito non ti incula?"

scosse la testa e i suoi bei capelli neri disegnarono un arco sul cuscino.

uscii.

lei mi guardo'. Le feci vedere il cazzo duro. Poi le carezzai le natiche e il buchetto e di colpo la inculai. Ringhio'. Sbuffo'. Scosse ancora violentemente il capo. 

Ecco cosa cercava.

 

 
 
 

Corto 80

Post n°414 pubblicato il 23 Settembre 2014 da estremalatitudine

Facevano coppia da un po'. Si erano conosciute in una discoteca per single e dopo poco avevano capito che entrambe erano lì per la stessa cosa: una scopata di una notte e via.

l'avevano capito dagli sguardi con cui entrambe scandagliavano la sala. Nessun romanticismo. Nessuno sguardo insistente su uno o su un altro. Si guardavano in giro come a cercare la preda. L'importante era che gli uomini presenti non se ne accorgessero. Beccarsi delle puttane era un attimo! A quel punto tutti i balordi si sarebbero eccitati e addio caccia seria.

per una scopata di una notte bisognava stare attente. Ci voleva niente a beccarsi uno stronzo.

quando Carla si era avvicinata e avevano iniziato a parlare dopo poco si erano capite e si erano trovate d'accordo. Meglio cacciare insieme. Più sicuro. Più facile.

grazie a Dio a Carla piacevano i dirigenti d'azienda, i giovani rampanti, quelli eleganti, insomma, e con l'aria un po' da stronzo. Ad Angela no. Piacevano normali. Semplici. Senza tanti fronzoli. Simpatici e dalla chiacchiera pronta. Niente di più.

erano d'accordo anche su un altro particolare tecnico: meglio sposati o fidanzati. Per prima cosa sapevano cosa era una donna. E poi c'erano minori pericoli di innamoramento da romantico in libera uscita.

la prima volta fu in un trentenne in carriera e uno che lavorava alla posta. Serata memorabile. Almeno per chi se la ricordava. Angela, che' Carla si era ubriacata come un balcone e non si ricordava niente.

poi altre, molte altre.

fu quando furono proprio in confidenza che Carla tiro' fuori un cazzo finto e soprattutto delle manette.

"perché il cazzo finto?" Le chiese subito Angela. "Non facciamo ste robe proprio per trovarne uno vero?"

"si, certo. Peccato che a volte durino neanche il tempo di un sospiro. Specie se inizi con un pompino. Non fai in tempo a prenderlo che ti ritrovi già' innaffiata che neanche un geranio!"

"E le manette?"

"sicurezza, amore mio, sicurezza! Li leghi alla spalliera del letto, fai credere loro chissà cosa e poi ti fai una bella scopata in sicurezza senza il pericolo che diventino violenti o si mettano in testa di incularti per forza. Sai come sono i maschi: dei coglìoni. Vedono le manette e gli tira il cazzo. E noi cosa vogliamo?" E Carla si mise a ridere e Angela pure.

"e poi devo confessarti una cosa - continuo' Carla - sai che a me piacciono un po' stronzi. Ecco certe volte l'accoppiata manette e cazzo finto e' il massimo. Tu gli fai un pompino, no, e intanto gli carezzi il buchetto con l'indice. Se sei fortunata, specie con quelli un po' più agee, ad un certo punto ti chiedono di incularli e inculare uno stronzo che piagnucola che lo vuole e' davvero il massimo, davvero!"

"che tipo che sei Carla. A volte mi fai un po' paura."

"io strana? Avresti dovuto vedere qualche dirigente con cui ho scopato. Tutti mogli e figli. Tutti certezze assolute e una risposta per tutto. Poi legati al letto.... Uno una volta mi ha detto che voleva prendermi un appartamento per venire a trovarmi senza complicazioni... E gli piaceva tanto il bastone, credimi, oltre alla mia figa"

"ma come parli, Carla, amore mio!" 

 
 
 

corto 79

Post n°413 pubblicato il 17 Settembre 2014 da estremalatitudine

Glielo aveva consigliato una amica. Una cosa divertente, aveva detto, ad un prezzo ragionevole. Dal suo racconto aveva capito poco, per la verità, anche perché aveva detto poco. Era rimasta molto sul vago. L'unica cosa che aveva capito era che c'entrava il sesso e non c'erano pericoli, né di malattie, né e soprattutto di fare esperienze non desiderate.

"Avrai per tutto il tempo la situazione completamente e assolutamente sotto il tuo controllo. Potrai iniziare quando vorrai e finire quando vorrai e anche andarci, dare una occhiata e venire via senza fare niente. Nessun problema. Non dovrai spogliarti se non vorrai, anzi per la verità non è proprio previsto, anche se devo dirti che l'ultima volta ad un certo punto avevo caldo. Insomma, una roba strana, divertente e senza pericolo di nessun genere."

"Uomini?" "Bè, certo, ma vedrai."

Un portone, l'ascensore, un campanello. All'ingresso una bella signora non giovanissima, ma neanche tardona. Trentenne? Quarantenne? Vestita normalmente, truccata normalmente, parlava normalmente, gentile, educata, le chiese cosa desiderava e lei rispose come le aveva detto l'amica. Il prezzo era quello preannunciato. Trenta euro. Si poteva fare. Togliersi una curiosità. Di più non lo avrebbe fatto.

La signora la condusse davanti ad una porta e le chiese se voleva lasciare il cappotto. Lei rispose di no e l'altra replicò che comunque nella stanza c'erano poltrone su cui appoggiarlo in qualsiasi momento.

Entrarono. La stanza era molto grande e arredata con un gusto inglese. Poltrone di pelle. Quadri dell'ottocento. Una lampada liberty illuminata. Un divano molto ampio e ricoperto di un drappo damascato. tappeti persiani ovunque. Molto ampia e luminosa.

La cosa strana era che al centro della stanza stava una specie di cubo evidentemente in carton gesso, le cui pareti non arrivavano al soffitto, ma si fermavano a circa 2 metri di altezza. Alle pareti di quello strano cubo schermi piatti su cui scorrevano immagini marine.

La signora le chiese ancora una volta se voleva lasciare lì il cappotto e ancora una volta lei rispose di no. Allora la invitò ad entrare nel cubo attraverso una porta che poi lei, rimasta fuori, chiuse alle sue spalle.

Anche dentro era abbastanza grande. Non uno sgabuzzino, insomma. Ci stavano due poltrone, una pianta molto alta le cui fronde superavano le pareti e anche lì quattro schermi piatti appesi ciascuno ad una parete.

Poco dopo iniziò una musica e sugli schermi apparvero immagini di atleti e modelli seminudi. Oni schermo proiettava una immagine diversa. Bianco nero. Colori. Interni. Esterni. Nudi, Vestiti. Quegli uomini avevano una unica caratteristica comune: le sembrava che tutti la guardassero. Ovunque si muovesse in quel piccolo cubo gli sguardi dei modelli che scorrevano sugli schermi la seguivano. Bel trucco, ma..... tutto qui,? per trenta euro? ma poi perché la stanza nella stanza?

Stava girandosi intorno cercando di capire distratta a tratti dalle immagini di quegli uomini nudi o seminudi (uno aveva un torace pazzesco) uno degli schermi, quando ad un tratto vicino a lei da un buco fin lì invisibile sulla parete apparve un membro maschile semi eretto. Spaventata, quasi urlò. Si scostò. Era bianco. Nervoso. Semi eretto. Lo guardò con curiosità, lei che aveva avuto così poche esperienze prima del matrimonio. Un altro spuntò vicino al suo viso. Più scuro. Eretto stavolta. Sorrise. Quasi rise. Ecco cos'era. Si allontanò e si mise seduta in poltrona. Proprio vicino al braciolo ne spuntò un altro, questo decisamente nero, dalla cappella violacea. Si chinò a guardarlo da vicino. Il cazzò le dondolò davanti al viso, quasi l'avesse vista avvicinarsi. Si scostò. Dall'altra parte ne spuntò un quarto, di nuovo bianco, ma grosso, molto grosso, decisamente più grosso degli altri, anche di quello nero, notò con una certa sorpresa.

Toccarli? Era tentata. sentirne il calore. Sentirne le vibrazioni. E poi era fare sesso quello? Era tradire? Che cazzate! sicuramente no, no?

Con l'indice seguì il contorno di quello nero. Proprio lì di fianco a quello ne spuntò un quinto, nero anch'esso, girato all'insù e decisamente grosso anche quello.

Più grosso del bianco? Cercò di capirlo, ma così era difficile dirlo.

Le girò la testa e si rimise seduta. Altri cazzi spuntarono vicino a lei. No, non erano nuovi. Erano quelli di prima. Sempre quei cinque. Solo che le stavano tutti intorno. Come caspita facevano?

Ovunque girasse la testa c'era un pisello, senza contare le immagini che continuavano a scorrere sugli schermi. Un cambio di luce improvvisa attirò la sua attenzione. Su uno schermo era apparsa una signora perfettamente vestita e seduta comodamente in poltrona che ben truccata e ben inquadrata in primo piano faceva un pompino. Non aveva mai visto fare un pompino. Li faceva lei, certo, ma vederlo fare era diverso. Quella attrice aveva la labbra piene, rosse fuoco e stava leccando e mangiando un cazzo di dimensioni notevoli.

Quasi inconsapevolmente prese in mano un cazzo. Poi se ne rese conto e lo lasciò cercando uno dei due più grossi. Se doveva ..... 

Anche negli altri schermi erano comparse scene di sesso esplicite.

Iniziò a carezzare il cazzo non riuscendo a togliere lo sguardo dall'attrice che continuava a fare un pompino.

caso volle che sia il cazzo del film che quello che teneva in mano vennero nello stesso momento. L'attrice con la punta delle dita cercò il seme e lo leccò. Lei fece lo stesso.

Si riprese e si gurardò intorno. Gli altri cazzi erano spariti.

Non si alzò. Non ne aveva voglia. Un nuovo film partì. Questa volta l'attrice era seminuda, sdraiata su un letto. Il film era in bianco nero. Di fronte a lei un uomo di colore sembrava offrirle il proprio cazzo.

Quello nero comparve di fianco a lei. Quello grosso. Il più grosso pensò lei dopo averlo preso in mano. L'uomo sullo schermo si avvicinò. Lei non si spostava. Il cazzo quasi le sfiorava le guance. Controluce. Nero sulla sua guancia bianca. La mano di lei sottile. Le unghie scure. La bocca. Le labbra.

Anche lei iniziò un pompino, sporgendosi dalla poltrona.

Buono, caldo, tanto.

 
 
 

corto 78

Post n°412 pubblicato il 17 Settembre 2014 da estremalatitudine

Scese dalla macchina che pioveva a dirotto. Lui passava di lì. Dato che lei non aveva di che ripararsi, lui istintivamente allungò verso di lei il braccio col quale reggeva l'ombrello. Lei rialzandosi gli sorrise per la gentilezza. Un attimo.

Poi l'autista la raggiunse con l'ombrello. Lui si scostò e rimase un attimo fermo a guardarla andar via.

Avevano parcheggiato praticamente sul marciapiede. Una Mercedes gigantesca. Nera. Si diressero verso il portone più vicino. Prima di entrare lei si girò e lo guardò quasi invitandola a seguirla.

Lui se ne accorse, ma fece finta di nulla. Poteva essersi sbagliato. Era la cosa più probabile.

Appena l'autista tornò alla macchina e liberò il marciapiede, lui che quel pomeriggio non aveva molto da fare si avvicinò al portone e scorrendo il citofono cercò di immaginare dove potesse essere andata.

Una bella signora così. Con l'autista. Era un palazzo tutto di uffici. Un notaio al terzo. Probabilmente lì.

Salì fino al terzo ed entrò. Nei pochi attimi prima che la segretaria venisse a chiedergli di cosa aveva bisogno, lui si guardò in giro, allungando la testa a sbirciare nella sala d'aspetto.

Lei era là seduta, con le belle gambe accavallate. I capelli non le si erano bagnati troppo. Lui era stato veloce nel ripararla.

Alla tizia che gli chiese disse che voleva vedere il notaio per una questione riservata. Gli disse che c'era da aspettare. Lo immaginava, rispose. Fu accompagnato alla sala d'aspetto. Pochi passi. 

Erano soli.

Lei sollevò la testa e non parve sorpresa. Forse le capitava spesso che uomini la seguissero. Poteva anche essere, data la sua bellezza evidente.

"Mi ha seguito?" gli chiese

"No, un caso" le donne amano il caso, pensò, anche se non ci credono per niente.

"Grazie comunque" riprese lei.

Iniziarono a parlare del più e del meno. Sorrideva alle sue battute e qualche volta, rara, rideva pure. Niente di intimo, nessuno scivolamento sul personale. Si era sbagliato, in strada, quando gli era sembrato di cogliere nello sguardo di lei un invito? Evidentemente...

Poi sulla porta comparvero due uomini. Uno capì poi che era il notaio. L'altro doveva essere il marito o il compagno, vista la confidenza con la quale le si rivolse.

Lei si alzò e i due uomini si girarono per andare verso la porta dello studio. Nel passargli vicino lei gli lasciò scivolare un biglietto col proprio numero di cellulare.

Quando il giorno dopo la chiamò, lei fece finta di non ricordarsi, ma accettò un appuntamento.

Una pazza, pensò lui, andando quasi di controvoglia all'appuntamento. Vederla arrivare su tacchi alti e gonna al ginocchio gli fece scordare ogni dubbio e ogni prudenza.

Finì il ppomeriggio legato come un salame, intanto che lei lo schiaffeggiava, ancora completamente vestita.

Lui non si divertì per niente. Non erano cose per lui. Il legarsi poteva anche starci, ma farsi menare da una che aveva anche riparato dalla pioggia, no.

 

 
 
 

corto 77

Post n°411 pubblicato il 16 Settembre 2014 da estremalatitudine

Che devo dirvi, amiche mie? detto me l'aveva detto.

Ci stavamo baciando da un po' e le sue mani mi carezzavano un po' da tutte le parti, quando si è interrotto e mi ha detto che c'era un problema.

Sulle prime non ho capito. Credevo si fosse ricordato improvvisamente di essere sposato, di avere un impegno, di non potersi fermare, di essere gay... che ne so?

Poi tutto serio mi ha detto che se andavamo avanti ancora un po' era giusto che io lo sapessi: ce l'aveva troppo grosso. Gli l'avevano detto un sacco di fidanzate. Troppo.

Io mi sono messa a ridere: che dovevo fare?

poi ci siamo ripresi a baciare e un po' per curiosotà, un po' per capire meglio, sì, insomma ho iniziato anche io a dargli qualche carezze e in effetti....

ma davvero non mi sarei aspettata quello che poi ho visto. non avete idea, o forse qualcuna sì, non so. So che io non ne avevo mai visto uno così. dico dal vero che sulla rete ne girano d'ogni. ecco sì un rocco siffredi super, diciamo così

che dirvi? è andata. bene, certo, molto bene.

quando è entrato credevo non ce l'avrei mai fatta. L'ho pregato di fare piano e lui devo dire è stato bravo. Piano piano, sì, insomma è andata. Sì, bene. Proprio bene.

se vi capita non vi tirate indietro, ragazze. niente paura. lo giuro

 
 
 

corto 76

Post n°410 pubblicato il 16 Settembre 2014 da estremalatitudine

Mentre lui la massaggia, lei si rilassa, completamente. Quasi dorme. Poi un tocco la sveglia. Le sua mani forti su di lei la plasmano, come se rimettessero ogni muscolo al proprio posto.

I piedi, i polpacci, le cosce, la schiena, le spalle, il collo. Lentamente, lentamente, con precisione e forza. Solo saltando il sedere, che lei all'inizio ha detto di non volere mostrare.

Sui fianchi un asciugamano bianco. Leggero. E lui sta agli ordini e salta quella parte.

Le sue braccia sdraiate lungo il corpo con le mani che sfiorano quel pezzo di cotone bianco che le copre i glutei. Perchè? Perché le avevano detto di togliersi tutto e proprio completamente nuda era imbarazzante? Perché non le andava che uno sconosciuto la vedesse da dietro? A gambe semiaperte? Fosse stata almeno sdraiata sulla schiena, ancora, ancora, ma sulla pancia.....

ricordava le foto delle modelle o delle attrici sdraiate così. Imbarazzante. Il sedere semiaperto, lo scuro della pelle e poi sotto le labbra aperte. Imbarazzante.

e allora perché continuava a pensarci? perché le sue mani erano così forti, calde, precise?

il profumo del suo corpo, di quel corpo maschile che le gira intorno silenzioso e la prende e la aggiusta. aggiusta? è il verbo più adatto?

quel profumo, misto all'olio che usa. perchè ho detto che il sedere no?

"si giri sulla schiena" le dice. Quale occasione migliore?

Lui si volta. Non guarda neanche. Lei nel girarsi fa scivolare via l'asciugamano. Finalmente!

 
 
 

corto 75

Post n°409 pubblicato il 13 Settembre 2014 da estremalatitudine

Bianca come il latte, di quella carnagione che crema 50 se no le veniva la febbre, sempre il cappello in testa, sempre a riparo, le lunghe gambe accoccolate esattamente dentro il cono d'ombra della tenda, ecco si alza e correndo va verso il mare dove si tuffa senza esitazioni, refrigerio, finalmente, e poi riemerge, lì vicino a riva, mettendosi in ginocchio sott'acqua, solo la testa fuori, capelli rossi fuoco bagnati proprio mentre di fianco a lei, poco, poco distante, ecco, vicino, dopo poche bracciate, si mette dritto un ragazzo di colore, scuro, secco, nudo, completamente, nudo, emerge e lei annota il culo nervoso, le piccole chiappe, la schiena flessuosa, poi lui si rigira, come a guardare l'orizzonte e scopre, nel ruotare, il cazzo più grosso che lei abbia mai visto, nero, scuro, con la cappella leggermente scoperta, rosso cardinale, rosso carminio, rosso profondo.

Bianca come il latte, nero come la pece. Si vede, si immagina, sogna. Un attimo. Si chiede cosa si prova, così grosso, dolore?

Mai provato desiderio di nient'altro. Quello che ha, quello che fa il suo fidanzato basta e avanza. Solo adesso lontano. Lavora. Non poteva quella vacanza tardiva. Per questo sogna, si immagina, si chiede. Intanto lui si rigira ed esce dall'acqua. Camminando quel coso ballonzola tra le cosce e si intravede anche da dietro, tanto è grosso.

Sotto l'ombrellone l'amica sorride. Ha notato la scena. Quando rientra, commenta. Com'è vederselo lì a neanche mezzo metro?

"ma secondo te, come è con uno così?" "beh, immagino si debba fare attenzione, no?" "pian piano..." "e già pianino pianino si fa la strada per Roma, no?" ridono.

Il ragazzo intanto si sdraia, poco più in là, qualche metro, sulla schiena, ovviamente, deve esserne proprio orgoglioso. uomini! come se fosse quello che conta, ecco, sì, insomma. ridono.

La sera a cena lo vedono, tutto tirato, elegante, un nero con i soldi, evidentemente. bene. buon per lui, no? ridono ancora.

fuori stagione, pochi clienti. ragazze solo loro. al bar dopo lui le avvicina e in un inglese perfetto inizia a parlare. la sua amica capisce poco, meno. tocca a lei, bianca come il latte, parlare. Frasi stentate, silenzi, lui la invita a ballare, mai ballato con uno di colore, ci prova, la stringe, niente, nessuno strano contatto, solo il ricordo, quel ricordo, la spiaggia, il caldo, lei bianca che sta all'ombra e si butta in mare e lui, lui che esce completamente nudo lì di fianco a lei.

il suo odore è strano, lo sente preciso sul suo collo, lungo, il collo, più alto di lei, nonostante i tacchi, nonostante tutto, più alto, il collo, profumo, strano. Lui si china e le teste si avvicinano un poco. L'amica li chiama, li richiama, bisogna ordinare da bere, il cameriere nero anche lui. Secondo te? anche lui? ridono ancora.

"facciamocelo portare in camera, no?" propone l'amica. "cosa??" "la capirihna, no? c'è una bella terrazza. Meglio che stare qui sotto, in questa specie di taverna, no?" "sì, va bè, ma sei proprio troia!" risponde ridendo. e acconsente. Lo dice al cameriere. si allontanano. Il nero le segue. Il cameriere pure.

"Adesso lo sappiamo!" "e già" e ridono, il mattino seguente, bevendo caffé e mangiando brioche.

 

 
 
 

corto 34 (bis) seguito

Post n°408 pubblicato il 08 Settembre 2014 da estremalatitudine

Si rivedono dopo una settimana. A casa di lei, con suo marito. Devono discutere i dettagli finali del progetto. La loro nuova casa. Quella che lei desiderava da tanto. Lei si lancia. Suo marito frena. Lei vorrebbe le cose più costose, le più belle. Lui, l'architetto, spesso le dà ragione e, quando il marito non vede, la guarda, la guarda a quel modo, come aveva fatto prima che tutto accadesse, come aveva fatto quella mattina, quando si era rialzato su di lei girata di schiena, era uscito e con lo sguardo aveva seguito la curva piena del culo, la schiena inarcata e gli occhi di lei, soddisfatti, che con la testa appoggiata di fianco sul cuscino lo guardava a sua volta.

Un brivido. Poi di nuovo la casa. Gli accordi. Qualche modifica. Poi serve la firma.

"Passo io da lei, se vuole" propone lei. Lui guarda il marito, immerso in altri pensieri, poi risponde: " va bene. Dopodomani mattina sarà tutto pronto."

Lei si allontana. Il marito allora, come si svegliasse da un sonno, chiede: "quanto il suo disturbo?" L'architetto risponde "il 10% dei lavori, ma vista la rilevanza, va bene anche il 7%" "5%?" "No la prego: non posso" e sorride, lo stronzo, sorride al marito e anche a lei che dalla soglia della stanza lo guarda contenta.

Uscendo una stretta di mano e una conferma: dopodomani mattina.

Neanche la fa entrare, dopodomani mattina. In ingresso la gira contro il muro. la spinge, le solleva la gonna, le sfila le mutandine e scende un attimo a mangiarla, così in piedi, piegata in avanti. Poi si rialza e tenendola sempre ferma con la mano sinistra aperta e pesante sulla sua schiena, tra le scapole, in mezzo, si apre la patta e glielo infila di colpo, la prende, così, sulla soglia e ne assapora lo sciogliersi, il liquefarsi, le appoggia la bocca all'orecchio, la bacia, le parla, sussurra: è questo che volevi?

Lei scuote la testa in silenzio. Sì, sì, sì.

 
 
 

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QUEL CHE C'È E QUEL CHE NON C'È

Qui ci sono storie di sesso. Non necessariamente tutte eccitanti, ma a volte sì. Non necessariamente tutte esplicite, ma a volte sì.

Qui non c'è vita vera, ma solo letteratura, ovvero vita attraverso la tastiera.

Se non vi va di leggere di questi argomenti, lasciate stare.

Se vi interessano, spero di riuscire ad essere all'altezza delle vostre attese.

 

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