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estremalatitudine

racconti di vita, di sesso

 

Messaggi del 21/05/2015

corto 111

Post n°447 pubblicato il 21 Maggio 2015 da estremalatitudine

Suo marito ce lo aveva piccolo. Da fidanzati ne aveva avuto il sospetto, ma si sa l'amore travolge ogni cosa. Anzi col tempo si era convinta che in fin dei conti, sì, dai, non era enorme, ma era giusto, giusto per lei. E poi lui, suo marito, era adorabile e anche adesso dopo tutti quegli anni era ancora innamorato e la riempiva di attenzioni e l'aiutava in casa e con i figli era stupendo, ma...  fatto sta che ce l'aveva piccolo.

Non che quando scopavano lei non raggiungesse l'orgasmo, anche se, a dir la verità, il desiderio con gli anni era calato e non poco, ma tutto sommato quelle rare volte quando lo facevano era ancora più che soddisfacente, ma..... ce l'aveva piccolo. non c'erano dubbi.

Mannaggia ad internet si diceva e a quando aveva dato una occhiata, per sbaglio, ad altri uomini. oddio, c'era già stata quella volta che quegli strani amici li avevano coinvolti nel vedere un film porno una sera. ricordava le risate e l'imbarazzo reciproco. Anche lì si era meravigliata della virilità di quegli attori, ma, si sa, sono attori, non gente normale.

Adesso, invece, su internet una sera si era incuriosita e aveva fatto un giro e al di là delle schifezze varie che le era toccato vedere non c'era dubbio che la media degli uomini, attori, ma anche sconosciuti, era decisamente, ma decisamente più dotati di suo marito.

Questa certezza le aveva procurato un dolore lontano, come un senso di inutilità, di spreco, di tristezza.

Poi un giorno un tizio in ufficio prese a corteggiarla. All'inizio non ci aveva fatto caso. Le colleghe la prendevano in giro, ma lei non ci credeva. Si sbagliavano sicuramente. Quel tizio forse era addirittura più giovane di lei e lei, sì, certo, era una bella donna, ma talmente seria, che in vita sua solo un paio di volte qualche matto ci aveva provato fraintendo una sua parola o sguardo. Col passare dei giorni e delle settimane dovette convincersene. Quel tizio la corteggiava proprio. Non particolarmente insistente, ma certo quelle attenzioni non erano casuali. Ne fu lusingata. Le amiche le dicevano che non c'era niente di meglio per tirarsi su di un bel corteggiatore. Avevano ragione. Solo a sentirlo parlare, a vederlo, quando arrivava puntuale a trovarla e le si sedeva di fronte con le scuse più assurde, ecco solo a vederlo lei si sentiva meglio, allegra, più contenta.

Dopo un mese la invitò per un aperitivo. Lei sulle prime rispose picche, ma poi accettò. Sto già tradendo? Lo dico a casa? No. Non stava facendo niente di male e non lo avrebbe detto a casa. Aveva diritto ad una vita propria, no?

L'aperitivo fu estremamente piacevole e lui, al solito, galante, educato, simpatico e divertente. Se ne stava invaghendo?

Fatto sta che alla lunga finirono a letto. Lei quando lui si spogliò non smetteva di guardarlo. Solo a guardarlo si ritrovò completamente bagnata. Finalmente, diceva una voce. Finalmente. Lui, nel prenderla, le sussurrò che l'aveva cercata così tanto proprio perché sembrava inarrivabile. Una moglie devota. A sentire la parola moglie invece di bloccarsi lei sentì un brivido dietro la schiena. Un brivido forte. Lui se ne accorse e ripetè ancora e ancora: una moglie devota, una moglie devota, una moglie devota e lei a quelle parole rispose gridando sì, sì, sì, sisìsì.

Quella storia durò un pezzo. Poi lui si stancò della moglie devota e lei per un po' ne pianse in segreto. Non era tipa da passare da un letto all'altro, ma certo che quando una si ritrova con un marito col cazzo così piccolo....

 

 
 
 

corto 110 - rivisto

Post n°446 pubblicato il 21 Maggio 2015 da estremalatitudine

La signora lasciò la porta aperta. Già questo per lei era un brivido. Da quando era rimasta sola la sera chiudeva la porta con tutte le mandate posssibili. Prima a farlo era suo marito, ma da quando lui, quello stronzo, una sera aveva cercato di entrarle in casa ubriaco per fare la pace, lei, lei aveva cambiato tutte le serrature e la sera si chiudeva dentro per bene.

Lasciò la porta aperta e andò in camera da letto. Guardò l'orologio. Giusto. Avrebbe dovuto arrivare tra poco. Gli accordi erano quelli. Dieci minuti tra le 10 e le 10 e dieci. Poi si sarebbe chiusa dentro di nuovo.

Ma lui aveva giurato che sarebbe stato puntuale. La puntualità era essenziale per lei. Odiava quei cazzoni che arrivavano sempre in ritardo inventandosi ogni volta una scusa nuova.

In camera si preparò e si sedette sul letto. Solo la lampadina sul comodino. Di là la luce del corridoio. Basta solo quelle.

Sentì la porta che si apriva e subito dopo le mandate che la richiudevano. Glielo aveva chiesto lei. Con quel che avevano in testa ci mancava qualche balordo o quella testa di cazzo del suo ex marito.

Velocemente si spogliò e spense la luce su comodino. Si sdraiò e attese.

All'inizio i passi furono pesanti. Lo aveva immaginato alto e grosso e quindi dei passi pesanti ci stavano. Pochi passi. Poi niente. Nessun rumore. Cosa faceva? S'era tolto le scarpe evidentemente e evidentemente stava camminando in punta di piedi. Il legno del aprquet attutiva tutto. C'era da impazzire. Istintivamente allungò la mano verso il comodino dove aveva messo un grosso coltello da cucina. Il più grosso. Il manico liscio invece di tranquillizzarla la agitò di più.

Una mano si posò sul letto e cercò le sue gambe. La sorpresa fu così forte che non riuscì a non gridare. Lui le sibilò un ssss, sono io, Estrema. Lei lasciò il coltello. Era lui. L'adrenalina scese improvvisa e il suo corpo, i suoi muscoli immediatamente furono come svuotati. Abbandonata a se stessa. Rilassata. Sfibrata?

S'erano conosciuti in rete e in rete avevano architettato quella cosa. Le fantasie reciproche collimavano. Lei farsi prendere da uno sconosciuto nel buio più completo. Lui conquistare una donna con parole, carezze e baci. Le parole erano state su internet. Adesso mancavano i baci e le carezze.

Infatti.

La sua bocca e le sue mani cominciarono. Esattamente come aveva immaginato. Calde e lisce, secche, anche la bocca, anche la bocca e la lingua, la lingua ruvida come quella di un gatto. Poi si sciolse e la sua bocca con lei.

Quando fu pronta, quando lui si rese conto che i suoi sospiri chiedevano oltre, lui, lui le si avvicinò al buio. Sentì la sua coscia vicino al seno. Allungò una mano e lo prese. Prenderlo, afferrarlo era sempre una emozione. Non c'era cosa più sexi di prenderlo in mano. Un bel bastone. Grosso. Doveva essere grosso, certo, se no era solo schifezza. E quello lo era. Lo era. Lo era. Non aveva mentito. Lei glielo aveva chiesto in chat e lui aveva risposto senza dare misure. Solo ben dotato. Ben dotato. Cazzo, se lo era. Non le aveva mentito. In niente. Poteva fidarsi. Di uno così ci si poteva fidare. Forse. Sì. Decisamente sì, si disse, mentre glielo massaggiava, scapellandolo e ricoprendolo. Poi si avvicinò con le labbra. Mai assaggiato un cazzo completamente al buio. Bellissimo, si disse. E lui, lui si lasciò fare, per un po', per un bel po', fino a quando non si sfilò dai suoi baci e la prese con forza.

Il mattino dopo al risveglio, trovandosi sola nel letto per un attimo si chiese se avesse sognato. Era nuda. Completamente. Non era un sogno. Lei non dormiva mai nuda. Si carezzò e trovò conferme. Non era stato un sogno. Sul comodino un biglietto da visita e un numero di cellulare. Marco, si chiamava. Non Estrema, come sulla rete.

Marco, bello, no?

Si alzò di scatto e andò a chiudere la porta a doppia mandata. Mai più? Non lo avrebbe più rivisto come si era prefissata all'inizio? Fece colazione, abbondante, giocarellando con il biglietto da visita. Se lo rigirava tra le mani e le sembrava che in qualche modo lui fosse ancora lì. Almeno adesso sapeva più o meno quanto era alto e grosso e che voce avesse. Un puzzle. Uno di quei giochi nei quali le informazioni ti vengono date un po' per volta. Voleva giocare ancora? Non ne aveva avuto abbastanza? Sospirando, si alzò per andarsi a lavare e vestire. Poi, quando uscì per andare al lavoro, il biglietto finì sul tavolo in sala insieme ad altri pezzi di carta.

 

ps: ho usato il mio nick per questo racconto (è la prima volta) per non tirare in ballo involontariamente altri sconosciuti internauti. Il racconto nasce da una fantasia confessatami da una amica.

 

 
 
 

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