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Un'ambigua utopia

Post n°142 pubblicato il 03 Novembre 2007 da il_presidente77
 

Ci vuole tempo per capire questo romanzo di Ballard. Ci vuole tempo, mentre si legge per capire cosa spinga avanti pagina dopo pagina, ci vuole tempo una volta chiuso per capirne la vera "grandezza". Questa difficoltà è dovuta dal fatto che Ballard scava dentro l'animo umano, cerca senza sosta nevrosi, paranoie, istinti arcaici.
La storia narra di un gruppo di ecologisti che "invadono" un'isola su cui i francesi dovrebbero fare esperimenti nucleari, con l'intento prima di salvare gli albatros che la popolano e successivamente di farne una riserva per qualunque specie in via di estinzione. La comunità sempre un piccolo paradiso fino a che lentamente il probabile paradiso inizia a trasformarsi in qualcosa di molto diverso. Vista in modo superficiale la storia narrata potrebbe essere una riproposizione, con alcune modifiche, dell'idea de Il Signore delle Mosche, opera del premio nobel a William Golding. Il romanzo risulta per meno incisivo e profondo di quello di Golding, ma molto più variegato e non certo sviluppato in modo banale. Le differenze sostanziali tra i due romanzi riguardano in primis i personaggi, che in Ballard, sono adulti e non ragazzi e che hanno estrazioni sociali e geografiche alquanto differenti, la seconda è che la permanenza sull'isola e la non-fuga da lei è una scelta volontaria. Esiste un'altra differenza e riguarda gli intendi degli autori. Golding scrive un romanzo, che affonda le sue radici nella seconda guerra mondiale, a tesi per attaccare "l'amore" nei confronti del progresso e della tecnologia e la concezione anglosassone di male e peccato (nella frase "L'uomo produce il male come le api producono il miele" Golding riassume a pieno la sua personale concezione). Ballard, invece, si dedica ad un impresa meno "importante" ha come obiettivo le singole coscienze, la loro analisi, non ha niente da dimostrare, non ha neppure intenzione di giudicare, ha solo desiderio di narrare, di descrivere. Neppure il titolo, Il paradiso del diavolo, deve trarre in inganno: non si tratta, infatti, di un giudizio, ma anche in questo caso solo di narrazione.

 
 
 
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