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manifesto ideale del neo futurismo

Post n°347 pubblicato il 20 Febbraio 2009 da Fajr
 

Per il centenario della pubblicazione del manifesto del futurismo su Le Figaro, gli studenti della Facoltà di Lettere di Verona, Stefano Soardo, Sara Meneghetti e Elena Zilotti, pubblicano il seguente manifesto ideale.

20/02/1909 - 20/02/2009

Avevamo vegliato tutta la notte, noi, tra i vicoli, le vie, le colline della città, sotto il drappo di un freddo e sincero cielo invernale, stellato come le nostre anime.
I nostri cuori, pulsanti di vita, battevano soli nella città dormiente, cadenzavano un ritmo dispari, selvaggio che nemmeno i cuori più giovani riuscivano a seguire.
Ci ergevamo unici, come fari sui promontori, svettanti nel nostro sacro fuoco alimentato da venti primavere; in piedi, tra i giovani seduti in poltrona, assuefatti dagli incanti dei Costanzo, delle De Filippi, dei grandi fratelli e delle isole degli omuncoli famosi, drogati di noia e di You-Tube, di videogames e di calciatori e modelle da imitare.
E noi, punti da un vento gelido, ai piedi di un vecchio forte, con Verona languente in basso, luminosa e sensuale nella sua provinciale sicurezza, al vento gridammo il nostro giovane urlo, che lo disperdesse, o lo portasse a tutti gli uomini vivi della terra:

1. Noi vogliamo cantare l’amore, l’abitudine al pensiero, all’energia, alla lungimiranza, alla vitalità, alla conoscenza profonda, all’intelligenza umile ma non sottomessa.

2. Il coraggio, l’audacia, la ribellione, il distruggere per costruire meglio, saranno elementi essenziali della nostra poesia e della vita che la travalica.

3. La televisione esaltò fino ad oggi l’immobilità in poltrona, il rincoglionimento, l’ignoranza. Noi vogliamo esaltare il movimento, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, l’aria aperta e il verde, la lettura, le belle idee per cui si muore, e senza le quali non si potrebbe vivere. Ribaltiamo gli scranni dei tronisti, mandiamo le marionette dei reality, i loro ideatori, i conduttori dei tg a lavorare in fabbrica, a scoprire cosa è, veramente, la realtà.

4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo è da sempre arricchita di una bellezza sempre nuova: la bellezza dell’umanità. La varietà della società multietnica, la libertà e molteplicità sessuale, di pensiero e d'opinione, ampliano l’orizzonte delle individualità: sono un’enorme ricchezza, non un pericolo da abbattere. La solidarietà, la riscoperta della gratuità del sorriso sono l’unico modo per abbattere il muro di diffidenza che separa l’uomo dall’uomo, per vincere la solitudine di ogni essere umano chiuso dietro alla sua crosta di egoismo, per ridere della paura del diverso che porta all’odio, che porta all’autodistruzione dell’uomo.

5. Noi vogliamo inneggiare all’uomo che ama, il cui sentimento e la cui ragione attraversano i continenti e rimbalzano sofferenti per questa terra ancora insanguinata da guerre folli di adulti disillusi.

6. Bisogna che il poeta si prodighi, con ardore, sfarzo e munificenza, per aumentare l’entusiastico fervore degli elementi primordiali, per urlare al mondo che donna e uomo sono profondamente uguali e immensamente diversi. Bisogna che urli per risvegliare la donna del civile Occidente che, paga di specchi di libertà riflessa, non reagisce più di fronte all’insulto dei modelli a cui fin da bambina è costretta ad aspirare, e vinta da vile ambizione si fa essa stessa oggetto di consumo, per poi indignarsi se non riceve rispetto. Che provi invece a portare al mondo la diversità preziosa che palpita e freme impaziente nel fondo del suo cuore.

7. Non v’è più bellezza, se non nel diverso. Nessuna opera che non sappia confrontarsi con la varietà delle individualità può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un attacco all’ignoranza e al piattume, come un grido che il vento può portare dall’Europa all’Africa, dall’Africa all’Europa, da e per tutti i continenti, e veloce il pensiero correre per il globo come un aliscafo sulle acque di Internet.

8. Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!... dobbiamo guardarci alle spalle, dobbiamo imparare il Vero dalla storia per spalancare le misteriose porte dell’Impossibile. Noi non siamo nell’assoluto, noi vogliamo sapere onestamente del passato, senza strumentalizzarlo e sottometterlo all’ideologia di moda, non per ricrearlo, ma per imparare, noi figli dei nostri padri, non ripeterne gli errori, ma farne di nuovi.

9. Noi vogliamo glorificare la bicicletta -igiene del mondo-, le auto elettriche, a metano e a gpl, creare una tecnologia per l’uomo e non creare un uomo dai bisogni indotti che ne sia dipendente. Vogliamo camminare tra gli alberi, vivere l’aria delle città. Noi vogliamo fermare i demiurghi sputa-cemento e capannoni, che riplasmano il pianeta soffocando Gaia nel grigio. Vogliamo distruggere i SUV, simbolo della flaccida impotenza e insicurezza dell’uomo di poltrona.

10. Noi vogliamo fondare musei, biblioteche, scuole d’ogni specie, in cui professori, non più frustrati ma febbricitanti di passione per il Sapere, svelino ai giovani la possibilità di scegliere coraggiosamente un sentiero non ancora tracciato dal solco della massa; che li inizino alla responsabilità, al senso civico, alla giustizia. Vogliamo abbattere la violenza pugnalandola al suo cuore d’ignoranza, portare l’istruzione fino all’ultimo essere umano. Vomitiamo sulle scarpe verniciate di chi ha riportato in vita e reso legale la schiavitù subdola delle menti, svuotate di ogni senso critico e farcite di slogan e modelli svilenti. Vogliamo combattere contro il moralismo e le sue istituzioni, contro chi crede di possedere la verità, contro la politica interessata e corrotta, contro ogni viltà opportunistica e utilitaria.

11. Noi canteremo l’umanità affrancata grazie alla ragione e al sentimento, che rompe con la forza della conoscenza le catene della sua schiavitù; uomini e donne che dai libri e dagli altri uomini imparano la bontà, uomini che disprezzano l’apatia e che alzano la loro voce, anche soli nel silenzio degli indifferenti, uomini che sanno ridere un riso intelligente, che sanno rispettare un’idea che non condividono, che uomini che fiutano gli orizzonti di un’esistenza senza più recinti e serrature, uomini che non temono la prossima alba, uomini che non temono la diversità, uomini che non hanno motivo di temere.

E’ da Verona leghista borghese indifferente e intollerante, dall’Italia berlusconiana, vaticanista, antidemocratica e bugiarda, dall’Europa che stenta a riconoscersi, da un pianeta ancora zuppo e imbevuto di ingiustizia, che lanciamo, soli, questo nostro manifesto ideale.
Cari padri e madri, la vostra figlia gioventù alza la testa per cercare di capire dove finisce la terra e dove inizia il cielo, in cerca di un futuro. Noi scuotiamo violentemente la porta della profondità, per comprendere se i cardini sono abbastanza forti da fermarci.
Vogliamo essere liberi.
Un nuovo umanesimo per il futuro. Un futurismo umanista, e la bontà e l’amore come generali per condurci a passo di carica per campi verdi, perché siamo saturi di campi di battaglia, e la terra anche è satura del sangue dei suoi figli, è ora di nuove messi.
Noi vogliamo imparare dai vostri errori, vogliamo costruire, vogliamo scuoterci di dosso il giogo della noia e del già pronto.
Vogliamo ritrovare la dignità di essere uomini, di essere donne.
Vogliamo essere liberi.

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