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... come fiordalisi in un un campo di grano. (D. Bonhoeffer)

 

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nell'attesa di un rimedio

Post n°646 pubblicato il 28 Dicembre 2011 da Fajr
 

"Nell’attesa un rimedio: non aspettarti nulla, se non da te stessa”.

Lo scrive Simone Weil nei suoi Cahiers. Lei che era sempre pronta a partire in guerra contro tutte le ingiustizie della terra e che era poi anche tanto fragile. E che si ripeteva quotidianamente che doveva imparare a restare sola. In realtà, nessuno può sopravvivere se è sempre da solo. Perché è proprio con gli altri, e grazie a loro, che si può scoprire la ricchezza e la bellezza della vita. Non sono mai gli altri, però, che possono darci quello che non riusciamo a darci da soli. Perché gli altri non sono lì per colmare il nostro vuoto. Non sono lì per vivere la nostra vita al posto nostro. Sono lì solo per accompagnarci. E talvolta bisogna anche rinunciare alla loro presenza. Soprattutto se li si è aspettati tanto. Forse troppo. E  non si è capito che quell’attesa era inutile. Perché gli altri, in fondo, arrivano solo quando sono certi che la nostra sopravvivenza non dipende completamente da loro. Perché l’essenziale dobbiamo darcelo da soli. Gli altri vengono sempre dopo. Sono qualcosa in più…

Dal blog di Michela Marzano

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Commenti al Post:
ossimora
ossimora il 28/12/11 alle 14:20 via WEB
...e comunque ...buon 2012 buon 2012 ...buon 2012...1111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111....
 
 
Fajr
Fajr il 28/12/11 alle 20:14 via WEB
A pensarci bene, serviva di più l'anno scorso! Ciminqui, fino al 2020 sei a posto! :p
 
rypdal
rypdal il 28/12/11 alle 22:51 via WEB
Ma in Afrika (sub-sahariana) esiste questa problematica? Noi (occidentali) siamo usciti dall'800, del trionfo della borghesia e dei suoi valori, con le ossa rotte. Usciti nel senso che non è più l'800 e che il tunnel che abbiamo imboccato sembra più precisamente percepito e più "ormai inevitabile". O almeno ciò è quanto accadde nel mio mondo fantastic(at)o.
 
 
Fajr
Fajr il 29/12/11 alle 00:40 via WEB
Una parte dei "deportati" in Occidente dall'Africa sub-sahariana ha cercato di dare una risposta al dilemma in questo modo...
Harambee, frì!
 
   
rypdal
rypdal il 31/12/11 alle 12:06 via WEB
Ma quelli ormai hanno preso il virus. Accendono la candelina ma fuori in strada o nell'autorimessa hanno il gippone. Di tra le ondate di profughi di questi periodi, ne sono arrivati alcuni nel mio paese, alcuni mesi fa. Mio padre si è occupato di loro, perché le cose non erano molto organizzate (anzi...). Vengono dalla Costa d'Avorio, e stavano in Libia dove lavoravano, ma i moti libici li avevano costretti a fuggire ed erano arrivati sulle coste italiane, per poi essere smistati un po' qua e un po' là. Non hanno nulla a che vedere l'uno con l'altro, non sono parenti né compaesani, ma vanno d'accordo e mettono insieme quei pochi soldi che lo stato gli passa (non gli è consentito di trovarsi un lavoro, il che avrà anche un suo perché, ma è una norma fatta con l'accetta) per tirare avanti. Sono alloggiati, ora, in locali forse della caritas (non ricordo), e in pratica passano il tempo in una sorta di non-vita, visto che non possono produrre reddito, e che i soldi di cui dispongono gli bastano a malapena, se li mettono praticamente tutti in cassa comune) alle necessità primarie. Quindi non hanno neanche di che comprarsi un libro. Mio padre ha dovuto mostrargli dov'erano sulla carta geografica, perché nessuno di chi li aveva "smistati" se n'era preoccupato. Io però quello che notavo, in diversi documentari che si vedono, anche tra quelli girati in loco (in Africa), è che la gente vive in comunità. Ovviamente non credo sia una questione africana, quanto di povertà. E non credo neanche in ciò che credo di vedere. Solo che indubbiamente un certo tipo di civiltà e di sviluppo culturale (in senso lato, del "tipo" di cultura) induce una direzione nei comportamenti, sebbene non intacchi il DNA. Cioè se anche gli uomini restano comunque tutti uguali, e non ce ne sono di più buoni o di più cattivi (in quanto razza, etnia, credo religioso o politico), l'ambiente (clima, morfologia territoriale eccetera) incide tanto, e la cultura che in quell'ambiente si sviluppa, alla lunga, indirizza il "modus pensandi". Mi raccomando non sbronzarti :-) Buon anno!
 
     
Fajr
Fajr il 31/12/11 alle 13:17 via WEB
Non so da che dipende, ma il senso e la pratica della comunità è un valore tutto africano... e speriamo rimanga, nonostante tutti gli strapazzamenti che sta subendo...
Non ti preoccupare, mi terrò alla larga dalle sbronze (anche perché se continua il malditesta con cui mi sono alzata stamane ci sarà poco da gozzovigliare stanotte!). Buon anno a te frì! :o)
 
ziryabb
ziryabb il 31/12/11 alle 20:22 via WEB
Buon anno di cuore.
 
 
Fajr
Fajr il 31/12/11 alle 23:31 via WEB
Grazie, zyrì! Anche a te i migliori auguri di prosperità. :o)
 
OutOfTarget
OutOfTarget il 07/01/12 alle 16:55 via WEB
"E talvolta bisogna anche rinunciare alla loro presenza. Soprattutto se li si è aspettati tanto." Uhmmmmmmm... questa parte non mi piace per niente. Mi ripeterò ma a volte un po' di sano egoismo non guasta. Buon anno.
 
 
Fajr
Fajr il 07/01/12 alle 20:12 via WEB
Non piace neanche a me, ma a volte bisogna tenerne conto se non si vuole stramazzare stecchiti del tutto! :o)
Buon anno a te, Ale.
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