FAJR

Quando si dice "buttare il bambino con l'acqua sporca", eh? Consiglio la visione di "About Schmidt".

Spiego a te, muja, e anche a chi passerà da qui la genesi di questo post. L'articolo mi aveva colpito per la crudezza e me l'ero appuntato. In questi giorni mielosi come le nostre tradizionali "carteddate" (dolce tipico natalizio...) ricordarsi della miseria di qualche miliardo di persone forse non fa male. Ma ancor di più bisognerebbe chiedersi quanto ridicola sia la nostra "beneficenza": pensata più per soddisfare e mettere a tacere i sensi di colpa del benefattore che non per operare cambiamenti sostanziali e duraturi nel beneficiario. A tal proposito pochi giorni fa mi è capitato di incontrare una compagna di liceo, oggi insegnante di matematica alle medie, e parlando del più e del meno è venuto fuori che una sua classe ha preso l'impegno di adottare a distanza un bambino brasiliano. La cosa che mi ha fatto rivoltare le budella era il tono entusiasta e convinto con cui descriveva l'"impegno" dei suoi ragazzi. Tradotto: ciascuno di loro verserà due euri due al mese per 12 mesi. "Bisogna inculcare sentimenti di solidarietà a partire da quest'età", m'ha detto sbattendo su e giù le ciglia... Vieni, micetto, vieni!

Quando avevo visto il televisorino ero saltato oltre a pie' pari... Comunque conosco persone che hanno fatto queste adozioni a distanza. Secondo me è giusto anche quello che ha detto la tua compagna di liceo, nonostante sbattesse le ciglia. Prima di arrivare a "vedere" meglio bisogna "essere introdotti" o farsi introdurre in una nuova visione dell'attorno. Non è una cosa scontata, capire che quello che fai, se qualcosa fai, è poco, o praticamente niente. Riguardo all'inquinamento, la sola differenziazione di carta e bottiglie di plastica è una cosa ridicola rispetto al problema degli scarti. Eppure sarebbe impensabile iniziare di botto a seguire un progetto organico e completo (che inizierebbe già con il non produrre tanta immondizia, con i confezionamenti assurdi di tanti prodotti). Chi separa la carta e le bottiglie può anche credere di fare qualcosa di grandioso, ed alcuni credono che farlo sia una loro concessione. Dunque può essere vero il discorso del micetto, ma può essere frutto di un'innocente ignoranza.

Sì, Frì, il tuo ragionamento è condivisibile. Ma quella storia che "occorre cominciare dal poco per introdursi" forse andava bene ai tempi miei e della mia compagna di liceo. Noi siamo cresciuti sull'eco ancora viva della "Populorum Progressio" e delle Marce contro la fame nel mondo, del raccatta e separa carta-vetro-stracci (non immagini quanti quintali ne ho caricati sulle mie spalle!). Mi chiedo che ne è stato poi, quando quei giovani che eravamo son diventati "classe dirigente", se si sbattono le ciglia per "due euri al mese"... Non dovrebbero i ragazzi di oggi essere molto più avanti di quanto lo fossimo noi allora...? invece mi pare che ci sia un regredire spaventoso. C'era una frase che a quei temi accompagnava ogni nostra iniziativa (parlo di Mani Tese): "Non abbiamo bisogno di elemosina ma di un amore di rivolta". E' quella volontà di "rivoltare" le cose, lo stato delle cose, che s'è persa per strada e non siamo stati capaci di "trasmettere ai posteri" (come dice la Hillesum, non dovevano i posteri partire da dove noi eravamo arrivati invece di ricominciare tutto da capo?)
Riguardo alle adozioni a distanza, chiaro che la mia è una provocazione. In Albania e Romania ho visitato centri per bambini denutriti e centri per bambini malati psichici affetti di Aids. Anche solo due euri... servono, lì. Dipende da quale punto di vista si guarda la faccenda.

"L'amore di rivolta" va a finire che si rivolta.. Le rivoluzioni durano poco. Poi certe cose, come dice Elio, crescono lentamente. Io aggiungerei che attendersi un percorso lineare della storia e' utopia. Non s'e' mai realizzato. Si tratta di seguire una spirale, come una scala a chiocciola, dove i problemi che tornano alla fine sono sempre gli stessi, ma posti ad un livello differente.

Ci sono degli ex comunisti che conosco, che oggi penso votino forza italia. Se votano ancora comunista vuol dire che sono doppiamente ballisti(1). Gente della mia età, poco di più, e poco di meno. In realtà non sono mai stati comunisti, ma per un periodo della loro vita hanno giocato ad essere comunisti. Magari perché così potevano frequentare certe compagnie, oppure perché gli faceva l'effetto che fa un safari a certa gente di città. Non c'è stata regressione, ma caduta dei travestimenti. C'è chi si lancia in un'impresa anche perché crede di crederci, ma poi scopre di esserselo inventato. Perché "era così bello" essere così, ma poi stanca, diventa insostenibile. Per cui credo che ci sia mediamente una maggior sensibilità nei confronti di certi problemi che sono emergenze. È vero, comunque, che la medicina è roba da poco in confronto con la malattia, e che dunque l'efficacia è ancora lontana. Resta il fatto che, per fare una qualunque cosa, per farla bene e durevolmente, uno deve crederci "dentro". Per cui capisco la delusione. Ma non fummo messi meglio, in qualche epoca del passato.

dimenticavo: (1) raccontatori di balle

Comunisti? travestiti? cattocomunisti? pentiti? non mi ha mai entusiasmato il giochino delle etichette. L'albero lo riconosci sempre e comunque dai frutti.
Vedi, Frì, non si tratta di delusione né di nostalgia dei tempi che furono (almeno per me), ma di... incazzatura vera e propria per quel che poteva essere e non è. Un tempo, per il mio stato d'animo attuale, si usava anche la parola indignazione... oggetto, a quanto pare, abbondantemente smarrito!

Sono per l'eterogenesi dei fini, Fajr. Perfino fare elemosina serve, se l'alternativa e' niente.

Le "rivoluzioni" di cui parli tu, muja, sono quelle che chiedono agli "altri da sé" di "rivoltarsi". La rivolta di cui parlo io è ben altra cosa. E' quella di coloro che non puntano mai il dito verso gli altri se prima non si son guardati "dentro". Di solito questa non ha "fini", ma percorsi condivisi e compassionevoli. :)

Le rivoluzioni di cui parlo io sono quelle rapide. Come Elio, credo che il maturare e' garanzia del frutto piu' dell'albero stesso (cioe' della sua genesi). Nessun essere umano prescinde dai suoi fini, Fajr. Nemmeno Cristo o Buddha lo hanno fatto. Dalle peggiori intenzioni a volte nasce un bene e dalle migliori, spessissimo, un male. Per questo parlo di eterogenesi dei fini e dico che non importa "perche'" lo fai. Importa che lo fai.

non riesco a veder i video, quindi probabilmente rispondo a vanvera. rispondo al commento in cordivo in basso a destra. e dico invece che io NON sono affatto contro tutto ciò che può in qualche misure far del bene all'altro. d'accordo che probabilmente servono a farci sentire meno in colpa. ma credo che milioni di persone al mondo si augurerebbero che ce ne fossero di più di questi complessati in giro (ammalati di complessi di colpa). condividere qualcosa è già qualcosa. ed è anche educazione a condividere per i figli.
auguriamoci il meglio ma non escludiamo il poco.