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samaritano dell'ora prima

20 aprile 1993 - 20 aprile 2009

nel ricordo di don Tonino BELLO
(S. Leopizzi su Mosaico di pace)

“Quando oggi pensiamo e soffriamo per le vittime e per i danni provocati dal terremoto in Abruzzo non possiamo non ritenere che anche qui abbiano contato in modo pesante e abbiano contribuito alla gravità del danno umano e del dolore comportamenti di disprezzo delle regole, disprezzo dell’interesse generale e dell’interesse dei cittadini.” Sono le parole chiare del presidente Giorgio Napolitano che così ha proseguito: “Parlo di comportamenti dettati da avidità, dalla sete di ricchezza e di potere e dall’ignoranza di valori elementari di giustizia e di solidarietà”.
Come dire che si poteva evitare il disastro, almeno in gran parte, con un’attenta e coscienziosa opera di vigilanza e di prevenzione. La ricostruzione, purtroppo, può essere più vantagiosa della prevenzione sia in termini di affari economici che di consensi politici. È ripugnante pensare che per qualcuno possa valere, anche in questo caso, l’antico motto: “mors tua, vita mea”.
Mi è tornata in mente un’immagine spesso usata da don Tonino Bello, il grande e infaticabile Vescovo costruttore di pace che oggi vogliamo ricordare proprio nel 16° anniversario del suo dies natalis. L’immagine è quella del Samaritano che nel suo farsi prossimo del viandante assalito dai briganti e abbandonato quasi morto sul ciglio della strada, diviene l’emblema universale dell’umana compassione e della disinteressata pietà.
Il Samaritano, secondo il racconto evangelico, interviene nell’ora giusta e anche nell’ora dopo. Si ferma davanti al malcapitato e, commosso, si fa carico della sua sofferenza, gli fascia le ferite, lo porta al più vicino pronto soccorso, perde un po’ del suo prezioso tempo, paga di tasca propria le cure immediate e anche quelle per la successiva riabilitazione. Non c’è che dire. Il Samaritano è ancora oggi l’icona più eloquente di ogni nostro discorso sulla misericordia e sulla cristiana carità. Per questo egli merita di essere sempre accompagnato e preceduto dall’aggettivo buono. Lo conosciamo tutti, infatti, come il buon samaritano.
Ma don Tonino, mostrando anche qui la sua finezza spirituale e la sua genialità profetica, era solito richiamarci all’urgenza di un altro intervento samaritano, quello dell’ora prima. Diceva, ad esempio, rivolgendosi una volta ai responsabili della vita pubblica e delle istituzioni: “C’è, infine, l’intervento dell’ora prima, non registrato dal Vangelo, ma che è lecito ipotizzare in questi termini: se il samaritano fosse giunto un’ora prima sulla strada, forse l’aggressione non sarebbe stata consumata. Io penso che la “misericordia” cioè la “compassione del cuore” nel politico deve diventare anche “compassione del cervello”. E allora è necessario che egli ami prevedendo i bisogni futuri, pronosticando le urgenze di domani, intuendo i venti in arrivo, giocando d’anticipo sulle emergenze collettive, utilizzando il tempo che ordinariamente spreca nel riparare i danni, a trovare il sistema per prevenirli...
(in Mistica arte, lettera sulla politica ed. la meridiana pag.29)
.
Arrivando un’ora prima, il Samaritano non avrebbe trovato l’uomo già derubato e moribondo, ma sicuramente avrebbe potuto fermare in tempo i malintenzionati, disarmando e denunciando i criminali, smascherando, magari, quei lupi rapaci travestiti da miti agnelli….
Anche questo è, in fondo, ciò che la Chiesa chiama carità politica. L’arte, cioè, di saper amare guardando con intelligenza e lungimiranza alla vita dei cittadini e dei popoli con l’obiettivo primario di perseguire sempre e comunque il bene comune, il bene di tutti. La politica come arte nobile e difficile (così la definiva Paolo VI), che sa preservare scrupolosamente la comunità e le sue istituzioni da ogni pericolo di inquinamento morale e ambientale, prevenendo smottamenti franosi e disastri irreparabili nel tessuto della civile convivenza.
Su questo terreno ciascuno può e deve assumere, con retta e scrupolosa coscienza, il proprio impegno per vivere da cittadino responsabile e globalmente solidale. Capace, cioè, di sentire come propri i problemi e le sofferenze degli altri. Capace di scegliere e agire non in base a interessi privati o a calcoli di successo personale, ma sentendosi necessariamente legato al medesimo destino dell’unica famiglia umana.
Don Tonino ha vissuto e ha testimoniato con la sua opera quotidiana, oltre che con la sua parola, le diverse tre ore del samaritano.
Il samaritano che arriva all’ora giusta: il pronto intervento per soccorrere gli albanesi sbarcati in massa nel porto di Bari o per dare un riparo in casa sua ad alcune famiglie di sfrattati, la corsa per tamponare i morsi del freddo e della fame dei fratelli marocchini…
Il samaritano che continua a curare le ferite anche nell’ora dopo: una grande casa a Ruvo per il recupero dei giovani caduti nella trappola della tossicodipendenza, il folle pellegrinaggio a Sarajevo per lenire le piaghe e portare un balsamo di speranza alle popolazioni dilaniate dal conflitto etnico nei Balcani…
E soprattutto don Tonino, samaritano dell’ora prima.
La sua puntuale denuncia contro il mercato di morte con i suoi loschi traffici di armi e droga, l’accorato appello per evitare la militarizzazione della Murgia barese e l’installazione degli F16 nella nostra regione, la costante difesa della vocazione naturale della Puglia a protendersi nel Mediterraneo come arca di pace e non come arco di guerra, il suo coraggioso sostegno, a volte da molti non compreso o addirittura biasimato, a ogni iniziativa di educazione alla legalità, alla salvaguardia dell’ambiente, nella logica della nonviolenza e della cittadinanza attiva, i suoi appassionati interventi per dare voce agli ultimi e ai diseredati… Tutto questo ci consente di vedere in lui la viva figura del Pastore che veglia nella notte il suo gregge per impedire l’assalto dei lupi e dei briganti.
Da lui perciò anche noi possiamo imparare l’arte di farci prossimi e samaritani di ogni ora. Le nostre città potranno diventare più sicure se sapranno prevenire terremoti naturali e sociali di ogni genere non solo adottando i sistemi della più avanzata ingegneria antisismica e non certo mobilitando ronde di controllo e di espulsione, ma diventando tutti, come già il nostro venerato Servo di Dio e amato presidente di Pax Christi, vigili e solerti sentinelle di legalità e di giustizia, autentiche sentinelle di pace.

 

L. Zoja, La morte del prossimo
Einaudi, 2009 >>>

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