Creato da Fajr il 30/10/2007

FAJR

... come fiordalisi in un un campo di grano. (D. Bonhoeffer)

Messaggi di Gennaio 2008

Arbejdsglæde

Post n°99 pubblicato il 31 Gennaio 2008 da Fajr
 



Nelle lingue scandinave, e solo in quelle, c'è una parola
impronunciabile che significa "felice di lavorare".
L'ho scoperto visitando il sito di Alexander Kjerulf, un danese che si è inventato il mestiere di consulente di felicità sul lavoro (e sembra che riesca pure a mantenersi).
Oggi Kjerulf ha pubblicato un commento sul Christian Science Monitor in cui cerca di convincere gli americani che il lavoro non serve solo a fare soldi e che quando siamo in ufficio (di solito, per la maggior parte della nostra giornata) dovremmo cercare di essere felici invece di avere il muso lungo e l'aria funerea. Secondo lui è nell'interesse del datore di lavoro avere degli impiegati felici e produttivi.
Anche se le sue affermazioni possono suscitare almeno un miliardo di obiezioni (come posso essere felice se fuori il cielo è sempre grigio? come fare quando la collaborazione cede al posto alla competizione? e quando ti rompono veramente le palle?), il suo blog è molto carino.
Tra le cose più interessanti, un elenco di dieci posti dove si lavora veramente bene. Ed è così che veniamo a scoprire che gli uffici della Pixar sembrano un mercatino di Natale, che una famosa blogger ha il suo quartier generale in una roulotte e che, udite udite, alla sede della Red Bull di Londra per andare da un piano all'altro non si prende l'ascensore ma lo scivolo. Per chi, invece, volesse incontrare i colleghi all'aperto c'è una bici a sette posti per fare conferenze.
Francesca Sibani su Internazionale


non nego la mia dose di invidia, specie dopo un pomeriggio di lavoro a Taranto. Uffi!
confesso, su tutto, vorrei la bici...riunioni

 
 
 

delle ciance da blog

Post n°98 pubblicato il 28 Gennaio 2008 da Fajr
 


PER QUANTO PUOI


E se non puoi avere la vita che desideri
cerca almeno questo
per quanto puoi: non sciuparla
nell'eccessivo commercio con la gente,
nei traffici frenetici e nelle troppe ciance.
Non sciuparla esibendola
e portandola in giro esposta
alla quotidiana insensatezza
delle relazioni e degli incontri,
fino a renderla una cosa estranea, fastidiosa.

C. Kavafis
44 poesie
Edizioni del Leone


dedicata a me, che ho sempre la memoria corta!
«The soul selects her own society. Then, shuts the door.»
E. Dickinson

 
 
 

delle consultazioni e delle masse in piazza

Post n°97 pubblicato il 28 Gennaio 2008 da Fajr
 


I
sapienti ciò che s'approssima

Gli uomini conoscono il presente.
Gli dei sanno il futuro,
unici e assoluti detentori di ogni luce.
Ma
dal futuro i sapienti colgono
ciò che s'approssima. Il loro udito
talora s'allerta d'improvviso nei momenti
d'intenso studio. A loro giungono
le misteriose voci degli eventi che s'approssimano.
E devotamente le ascoltano. Fuori per le vie,
la turba non riesce a sentire nulla.

C. Kavafis


s'apre una settimana "decisiva"


 
 
 

27 gennaio - della memoria

Post n°96 pubblicato il 27 Gennaio 2008 da Fajr
 


Fuga della morte


Negro latte dell’alba noi ti beviamo la notte
noi ti beviamo al mattino come al meriggio ti beviamo la sera

noi beviamo e beviamo

Nella casa vive un uomo che gioca colle serpi che scrive

che scrive in Germania quando abbuia i tuoi capelli d’oro Margarethe

i tuoi capelli di cenere Sulamith noi scaviamo una tomba

nell’aria chi vi giace non sta stretto


Egli grida puntate piu' fondo nel cuore della terra e voialtri cantate e suonate

egli trae dalla cintola il ferro lo brandisce i suoi occhi sono azzurri

voi puntate piu' a fondo le zappe e voi ancora suonate

perché si deve ballare


Negro latte dell’alba noi ti beviamo la notte

noi ti beviamo al meriggio come al mattino ti beviamo la sera

noi beviamo e beviamo

nella casa vive un uomo i tuoi capelli d’oro Margarethe

i tuoi capelli di cenere Sulamith egli gioca colle serpi

Egli grida suonate piu' dolce la morte la morte e' un Mastro di Germania

grida cavate ai violini suono piu' oscuro così andrete come fumo nell’aria

così avrete nelle nubi una tomba chi vi giace non sta stretto


Negro latte dell'alba noi ti beviamo la notte

noi ti beviamo al meriggio la morte e' un Mastro di Germania

noi ti beviamo la sera come al mattino noi beviamo e beviamo

la morte e' un Mastro di Germania il suo occhio e' azzurro

egli ti coglie col piombo ti coglie con mira precisa

nella casa vive un uomo i tuoi capelli d’oro Margarethe

egli aizza i mastini su di noi ci fa dono di una tomba nell’aria

egli gioca colle serpi e sogna la morte e' un Mastro di Germania


i tuoi capelli d’oro Margarethe

i tuoi capelli di cenere Sulamith


Paul Celan
(Trad. Giuseppe Bevilacqua)


Anselm Kiefer, I tuoi capelli di cenere, Sulamith (1981)

>>>
 

 
 
 

della rapina

Post n°95 pubblicato il 25 Gennaio 2008 da Fajr
 

“Non capivo la protervia e l’arroganza di chi si appropria delle cose di tutti, gestendo(…) patrimoni immensi. E non capivo la vendita sistematica della propria funzione, e della funzione degli altri, da parte dei dipendenti pubblici e dei politici che mercificavano in massa ogni bene, ogni valore, per avere denaro, per avere più potere all’interno del proprio partito, per avere e dimostrare potere sugli altri (…) Non capivo. Non so se adesso ho capito davvero, mettendo in relazione il potere e la morte (…) La corsa al potere verso l’illusione di essere immortali.”

Gherardo Colombo (da “Il vizio della memoria”, pagg. 167-168)


RAPINA SENZA SCASSO
Crimini economici: itinerari di potere e di responsabilità

Auditorium San Fedele - Milano
Sabato 26 gennaio ore 9.30-13.00/15.00-18.00
Ingresso libero


Il convegno prende spunto dai crack finanziari ed economici di grandi imprese per riflettere sui rapporti spesso labirintici e oscuri tra potere e denaro. I crimini dei “colletti bianchi” seguono itinerari dove si smarriscono il senso della giustizia e della legalità, la responsabilità e la cura verso i cittadini. Basti pensare al caso Enron negli USA e, in Italia, alla Parmalat, alla Cirio e al gruppo Ferruzzi: le profonde insufficienze industriali ed economiche nascondono la fragilità dei punti di riferimento etico e l’impotenza del diritto, che non ha strumenti per far osservare le norme elaborate a livello internazionale.



letture
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del senno perduto

Post n°94 pubblicato il 25 Gennaio 2008 da Fajr
 

Patterson
newyorker.com


quel che ci attende nei prossimi mesi

 
 
 

della fine

Post n°93 pubblicato il 24 Gennaio 2008 da Fajr
 


Dove andremo a finire se ognuno dice

'dove andremo a finire'
e nessuno cerca di capire
dove saremmo andati a finire se fossimo andati avanti.

Kurt Marti

 
 
 

della sprezzatura

Post n°92 pubblicato il 23 Gennaio 2008 da Fajr
 


Marcello Jori >>>


«.
.. usar in ogni cosa una certa sprezzatura, che nasconda l'arte e
dimostri ciò che si fa e dice venir fatto senza fatica e quasi senza pensarvi.
Da questo credo io che derivi assai la grazia.»

Baldessar Castiglione

da "Il Libro del Cortegiano" (1528)

 
 
 

scusa, ma ti chiamo amore

Post n°91 pubblicato il 21 Gennaio 2008 da Fajr
 
Tag: cecità


domin
(i)o earth
clicca sull'immagine

a futura memoria




e a Gaza manca il pane >>>

When we were just kids,
We played on the dunes of the great sea
We lost an aluminum bucket in the sand
And with it we lost a tear of childhood…

Nothing is left now…

And then when we were teens,
We walked on the sand with girls in curls
We dropped a flower on the sands
And with it we lost a tear of puberty…

Nothing is left now…

Moshe Wilensky
(1910 - 1997)
compositore israeliano

 
 
 

Mir spastët krastota

Post n°90 pubblicato il 20 Gennaio 2008 da Fajr
 


(Ha sottomano l'Idiota ? Rilegga il passo, nel I° volume, dove Myškin vede per la prima volta la fotografia di Nastasja, credo in casa di Aglaja: quel volto che esprime infinito orgoglio e infinita innocenza, «bellezza terribile, quasi minacciosa», o qualcosa del genere. (...) Dost[oevskij] chiamava le cose con il loro nome, è forse il solo che l'abbia fatto tra i moderni. E tuttavia ha anche detto, proprio lui: «Mir spastët krastota»: «la bellezza salverà la terra». E Solženicyn ha fondato su queste tre parole tutto il suo meraviglioso discorso di Upsala).

Cristina Campo

Lettere a Mita
226
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