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Fabricando fantasias
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«Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi, non c'è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull'ingiustizia»
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La storia delle cose..
Post n°132 pubblicato il 21 Novembre 2011 da fabpat72
L'obsolescenza pianificata o obsolescenza programmata nel design industriale è una politica di deliberata progettazione di un prodotto con una vita utile limitata, che quindi diventerà obsoleto o non funzionante dopo un certo periodo. Ciò si può ottenere costruendo i beni in oggetto con materiali di qualità inferiore, oppure seguendo canoni costruttivi tali da rendere impossibile o troppo costosa la loro riparazione una volta che dovessero guastarsi.Un modo molto più sottile per rendere prematuramente obsoleto un prodotto che ancora funziona è quello di immetterne sul mercato dopo poco tempo una nuova versione dotata di maggiori optional, preferibilmente dopo una adeguata campagna pubblicitaria che induca nel consumatore finale l’idea che la sua “vecchia versione” del prodotto sia ormai sorpassata ed inadeguata.L'obsolescenza pianificata ha dei potenziali benefici per il produttore, perché per ottenere un uso continuativo del prodotto il consumatore è obbligato ad acquistarne uno nuovo.L'obsolescenza pianificata come la conosciamo oggi è nata in America.Brooks Stevens è stato il coniatore del termine e della sua definizione. Stevens definì questo concetto come l’instillare nell'acquirente il desiderio di comprare qualcosa di un po' più nuovo, un po' migliore e un po' prima di quanto non fosse necessario.Piuttosto che creare manufatti poveri che sarebbero stati sostituiti in breve tempo l'idea di Stevens era di progettare prodotti sempre nuovi che utilizzassero le moderne tecnologie, e generassero nuovi gusti e necessità. Nella sua ottica l'obsolescenza pianificata serviva a far girare la ruota della produzione e del consumo a pieno regime, per il beneficio di tutta la società.Stevens era vissuto in un'epoca in cui la società non era conscia dei possibili danni ambientali dei rifiuti come lo siamo oggi. Comunque ha sempre dichiarato che non considerava l'obsolescenza pianificata come una sistematica produzione di rifiuti, ma supponeva che i prodotti sarebbero finiti nel mercato di seconda mano, dove sarebbero potuti essere acquistati da persone con un potere di acquisto inferiore. |
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