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BANANE ASSASSINE

Post n°432 pubblicato il 06 Maggio 2007 da farde
Foto di farde

Orari dalle dieci alle sedici ore per 300 mila lire al mese, niente mutua, né
pensione. E 3.000 braccianti resi sterili dai pesticidi (vietati) irrorati dagli aerei.
Cosi si lavora nelle "fincas" della Dole, il più grande produttore al mondo di
banane.

Ogni anno migliaia di braccianti impiegati nelle piantagioni bananiere del Costa
Rica divengono sterili a causa dell'esposizione ai potenti pesticidi utilizzati per la
coltivazione delle banane: questa la denuncia dei sindacati e delle Ong del Paese
centroamericano, trasformato dalle multinazionali in una vera e propria "Repubblica
delle banane". Già nel 1992 un tribunale statunitense aveva condannato la Dole,
multinazionale proprietaria di milioni di ettari coltivati a banane in Costa Rica, a
pagare 20 milioni di dollari come risarcimento danni a 3 mila suoi lavoratori resi sterili
dall'uso del DBCP, un potente vermifugo. Ma da allora la situazione non è cambiata molto,
almeno secondo la denuncia del Sitrap, il Sindicato de Trabajadores de Plantaciones
Agricolas. Orari di lavoro nelle piantagioni dalle dieci alle sedici ore, per un salario
non superiore ai 187 dollari mensili (circa 320.000 lire), senza mutua né pensione,
esposti alla "fumigazione aerea", con la quale i bananeti vengono irrorati di
pesticidi, anche quando sono presenti i contadini sprovvisti di qualsiasi maschera di
protezione..Questo è il lavoro che attende la maggior parte dei campesinos costaricani,
che non hanno molte alternative al fare i braccianti nelle fincas delle multinazionali.

Così, dietro ai "bollini blu", che siglano la frutta che giunge sulle nostre
tavole, si nascondono talvolta tristi storie di sfruttamento dei lavoratori e
dell'ambiente.



La società di Murdock

In Costa Rica, la banana è il primo articolo di esportazione (il 20% del
totale) e a farla da padrone sul mercato è la Dole Food Company, di proprietà di David
Murdock, che sotto il nome di Standard Fruit è il più grande produttore e venditore al
mondo di frutta e verdura. Con un fatturato di oltre 4000 milioni di dollari, la Dole
conduce affari in 75 nazioni e dispone di 55 mila dipendenti. In Somalia nel '95 è stata
protagonista di una vergognosa "guerra delle banane" che l'ha vista opposta alla
società italo-somala Somalfruit. In "palio" c'era la quota che l'Unione Europea
riserva alla banana somala e per accaparrarsela pare che la Dole abbia fatto ricorso a
ogni mezzo. C'è anche chi, come il settimanale Epoca, aveva denunciato l'implicazione
della multinazionale americana nell'assassinio di Marcello Parmisano, il giornalista del
TG2, vittima, con Carmen Lasorella, di un agguato in Somalia nel 1995.



Braccianti-schiavi

E nel Paese centroamericano la società di Murdock, presente sin dal 1956, è un
vero colosso: possiede 18.800 acri e per essa lavorano tra i 7 e gli 8 mila dipendenti.
"La monocoltura del banano ha portato conseguenze gravissime.  Innanzi tutto provoca un rapido disboscamento delle terre e poi un
utilizzo indiscriminato di prodotti agrochimici, che è cresciuto in modo esponenziale nel
tempo". E per i lavoratori la situazione non è migliore. "Oggi l'80% dei
braccianti non ha un posto fisso - continua Gilberth - sono assunti con contratti a
termine, non ci sono garanzie sociali, non vengono registrate le ore di lavoro, per cui
molti non riescono neppure ad arrivare alla pensione. In Costa Rica poi non esiste
libertà sindacale. Spesso, quando mi reco in una piantagione, sono minacciato dai gruppi
paramilitari al soldo delle multinazionali che mi invitano ad andarmene. La Dole si avvale
di questi "pistoleros" per la protezione delle fincas. Esistono delle vere e
proprie "liste nere" sulle quali sono registrati i lavoratori iscritti al
sindacato. Non c'è diritto di riunione e se si vuole incontrarsi bisogna farlo nelle
chiese o di notte, di nascosto, nei bananeti".



La produzione su contratto

Sono molti gli immigrati clandestini impiegati nelle piantagioni, soprattutto
nicaraguensi, e anche i minori vengono utilizzati nel trasporto delle banane. In alcuni
casi poi la Dole ricorre alla "produzione su contratto", impegnandosi a comprare
quanto ordinato, ma solo se il raccolto è di buona qualità e a patto che sia consegnato
nei tempi stabiliti. Ciò significa che il "rischio" grava interamente sul
contadino, che è in balia del potere discrezionale della Dole, la quale giudica la
qualità delle banane sulla base dell'andamento del mercato, per cui il coltivatore può
vedersi rifiutare anche il 50% della produzione.



Pesticidi letali

Un altro grave aspetto della produzione Dole:
l'impatto ambientale. Infatti, per proteggere le piante dall'attacco dei parassiti
l'impresa ricorre ad un ampio uso di pesticidi, che vengono irrorati anche tramite aerei.
I fitofarmaci hanno causato un vasto inquinamento dei pozzi e delle falde acquifere e una
volta giunti in mare hanno intaccato la barriera corallina e provocato la morte della
fauna marina con gravi conseguenze per i pescatori della costa atlantica. Altre cause sono
in corso, non solo in Costa Rica, ma anche in Honduras, mentre i Sindacati dei lavoratori
della frutta e verdura della California hanno lanciato una campagna di boicottaggio della
Dole per l'uso che essa fa di pesticidi proibiti. Nello stesso anno il Tribunale
Internazionale delle Acque di Amsterdam ha condannato la società per aver causato gravi
danni ambientali nella Valle dell'Estrella, sempre in Costa Rica. Si legge nella sentenza:
"La produzione in larga scala del banano provoca un grave inquinamento chimico e
altri danni ambientali. L'uso di fitofarmaci nelle piantagioni è causa dell'inquinamento
del bacino idrografico e del corso del fiume Estrella nella provincia di Limon (...),
tanto da rendere inospitale quest'area".



Il rischio per i consumatori

In Costa Rica in media si adoperano sino a 44 Kg di sostanze chimiche per ettaro
ogni anno. Molto utilizzato è il Paraquat, un erbicida assai pericoloso per la salute,
poiché causa intossicazioni, bruciature, dermatiti, diminuzione della vista, emorragie e
anche lesioni polmonari. Secondo il Dipartimento delle sostanze tossiche del Ministero
della Sanità, il 58% dei sistemi di applicazione nelle piantagioni presentano deficienze
di sicurezza per i lavoratori e l'ambiente e nell'82% dei casi non sono presenti sistemi
per il trattamento dei residui liquidi contaminati dagli agrochimici. In campioni d'acqua
della Valle dell'Estrella si è riscontrata la presenza di residui di chlorpyrifos (usato
nei teli per coprire i sacchi di banane) e di chlorothalonil (per combattere i funghi),
con concentrazioni di 8 microgrammi, mentre nelle acque sotterranee si è riscontrato un
livello di 0,98 microgrammi, assai superiore a quello consentito dall'Unione Europea, che
fissa il limite a 0,1. Inoltre il 77% delle intossicazioni da pesticidi si è registrato
proprio nella provincia di Limon e 63 lavoratori su mille presentano dei problemi.
Insomma, di fronte a questi dati anche i consumatori del Nord dovrebbero incominciare a
preoccuparsi per la propria salute. Non tutte le banane sono uguali, anche se il signor
Murdock ha detto di "sì".





 
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