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Jenny, la fata

Post n°614 pubblicato il 01 Marzo 2017 da fataeli_2010
 

 

Racconto di Giorgio Ginelli

 Jenny, la fata

 È piccola Jenny, minuta. Il suo passo, anche quello è corto; ma è di quelli che seguirli ti portano lontano, fin dove vuoi, senza mai stancarti.

Jenny abita in mezzo a voi, nella vostra città; ha tredici anni è probabilmente tutti voi l’avete vista almeno una volta.

I suoi compagni la prendono costantemente in giro; quelli più “amici”, s’ intende. Gli altri non la notano nemmeno.

È troppo piccola Jenny, di una taglia che si fa fatica a trovare e così lei si deve servire ancora in negozi per bimbi. Ha un bel viso coperto di un velo di lentiggini e capelli chiari, di un colore che trae in inganno, forse perché sono tagliati molto corti.

Sul petto si intravede a fatica il rigonfiamento del seno e forse per quello, più che per l’acconciatura, a molti sembra un maschio; i segni esteriori della femminilità che di solito, a quell’età, sta per sbocciare da un momento all’altro, per Jenny sono ancora un sogno lontano. O forse, chi può dirlo con sicurezza?, non fanno nemmeno parte dei suoi sogni.

Proprio perché sembra un maschio, molti suoi amici la esorcizzano prendendola in giro. “Jenny la secca”, gridano quando la vedono per strada, “l’acciuga….”, e la corrono dietro. Tutti in gruppo, perché da soli sarebbe troppo difficile e correndo rischi di inciampare nella tua meschinità.

Ma Jenny ha anche dei compagni peggiori di questi, più vili, che si mettono a pasticciare le pagine dei suoi ordinatissimi quaderni. Da soli, perché in gruppo darebbero troppo nell’occhio e prima o poi qualcuno li vedrebbe e finisce che fanno loro la spia.

A ben guardare jenny ha strani amici; certi che han bisogno d’essere in gruppo che darle fastidio, ma che presi da soli operano le loro ingenue meschinità, mentre davanti a tutti mostrano una compassata indifferenza nei suoi confronti, come fosse fatta d’aria.

Jenny però è buona, gentile, e non si arrabbia mai con nessuno. Piange in silenzio a volte,ma neanche poi tanto. Per essere felice ha sulle spalle qualcosa che gli altri non hanno. E poi, l’abbiamo forse già detto, jenny è una fata.

Jenny ama i bambini: specialmodo quelli più piccoli di lei, ai quali può raccontare strane storie  e che stanno delle ore ad ascoltarla, perché Jenny ha un talento innato per raccontare.

Jenny ama un gruppo preferito di bambini è una fata, e le fate non sono perfette; se lo fossero sarebbero mamme… In ogni caso, le preferenze delle fate non sono maliziose ed egoiste.

I bambini di Jenny stanno in una vecchia corte del centro. Sono bambini strani, sempre sporchi, forse senza nemmeno qualcuno che si prenda cura di loro. Si vedono giocare nel cortile senza mai nessuno che dica loro di rientrare.

Il cortile sembra quello dei fantasmi, come ce ne sono tanti nel centro, con tante porte dai colori sbiaditi e scrostati, le ringhiere arrugginite dal tempo, i vetri rotti e la sporcizia mista agli sterpi e alle pietre.

È per loro che ha fatto un favore a tutti quanti. Ricordate l’inverno, il tempo che c’è stato? Tutto sole, niente umidità.

Niente nebbia. E, cosa ancora più notevole, quasi niente puzza. L’aria sembrava profumare: invece del solito odore, a stare attenti, si sentiva un profumo misto cannella e mandorla- il profumo delle fate. Pochi però l’avranno notato come siamo. Ed è stata tutta opera sua. Jenny è una fata. Una fata d’aria, che sono quelle che regolano il tempo. Quest’inverno si è fatta aiutare dai bambini della corte. Lo ha fatto con loro perché di qualcuno si deve occupare, visto che è una fata, e le è sembrato giusto prendersi cura di questi bambini soli,prima che fosse troppo tardi. Facendosi aiutare nelle sue magie ha fatto quello che nessuno sarebbe riuscito altrimenti: ridare loro fiducia in se stessi, principalmente.

Jenny corre, scappa dal solito gruppo di compagni che vuole farle qualche scherzo all’uscita di scuola. Il posto più vicino dove riparare è una corte e così vi entra trafelata, cercando dove potersi rifugiare: un mucchio di mobili vecchi sul fianco della corte nasconde benissimo la sua piccola taglia.

Anche i ragazzi che la inseguono entrano nella corte, perché a qualcuno è parso che lei fosse entrata lì. Ma trovavo solo un gruppo di bambini spauriti e sporchi che gioca nel mezzo; sembrano quelli da quali i loro genitori li mettono sempre in guardia. Non si accorgono nemmeno di quando il loro turbolento ingresso abbia terrorizzato i bimbi della corte.- Che schifo- è il commento che sembra faccia scattare un segnale e tutti corrono via cercando di acchiappare Jenny; Jenny la secca, Jenny l’acciuga….

Quando lei esce da dietro il cumulo di mobili i gruppetto di bambini è ancora lì: tutti sempre ma meno impauriti. I più piccoli le sorridono. Jenny entrando non li aveva nemmeno visti. Anzi, era sicura non ci fossero.

Ma Jenny è buona e gentile- è una fata- e invece di chiedere “Voi chi siete? Da dove spuntate?”, per poi apostrofarli “Come siete sporchi! Non si gioca così sporchi!”, preferisce sorridere ai volti che la guardano aspettandosi da lei forse proprio un sorriso.

Il sorriso delle fate è come una cosa che di solito non serve e che chi lo trova crede d’avere una cosa inutile e superflua; ma è una cosa che al momento opportuno ti spunta fra le mani ed era proprio la cosa che ti serviva e tu non lo sapevi.

Sorridendo, Jenny li guarda per un po’ scoprendo in loro qualità che sfuggirebbero a chiunque di noi. Alla fine decide di fare un gioco particolare con loro.- Ognuno esprima un desiderio….- Quanti avranno sognato di trovarsi di fronte una fata che gli chieda così?

Fra tutti, quello che intenerisce Jenny è il desiderio espresso dal più piccolo del gruppo, che  a malapena ha l’età per stare in piedi e mormorare due parole:- Ho freddo….. Jenny non sta a pensarci molto: sbottona i pantaloni e se li toglie, si sfila la camicetta. Sotto non ha niente.

I bambini sono coraggiosi: nessuno arrossisce. Sono puri: nessuno do loro sorride malizioso. Restano, comunque, a bocca aperta e lo sareste stati voi. Quello che attira l’attenzione nella nudità di Jenny, sono le sue spalle.

Jenny scuote le ali, come facciamo noi con le braccia quando intorpidite. Sono ali sottili,

trasparanti. Da fata. Fatte per sognare più che per volare. Prende per mano il più piccolo, quello che ha freddo e gli sussurra:- Andiamo a  fare caldo.

Si libra nel cielo fin dove sembrava essere un giardino.

Jenny è una fata d’aria. Può fare tutto che vuole con gli elementi dell’aria. Quasi tutto, perché è una fata giovane e ancora molto le resta d’imparare prima di diventare una fata adulta.

Per certe cose deve appunto avere l’aiuto dei bambini, perché è una fata bambina.

A pensarci bene, Jenny ha un potere terribile: esaudire i desideri innocenti è per molti una terrificante. Perché sono favori che si fanno senza niente in cambio. E senza dover fare vaghe promesse. Conosco qualcuno, e di certo lo conoscete anche voi, che rimarrebbe scandalizzato al pensiero che si possa fare del bene in maniera così gratuita.

Jenny fece caldo, quella volta. Un caldo tenero, apposta per il bambino che aveva freddo. Così fece con tutti gli altri giorni che seguirono. Ad uno ad uno li trasportò nel luogo dove le fate riescono a fare i loro incantesimi, e da lì aggiustò poco per volta le cose in modo da soddisfare il più possibile i loro desideri.

Così tranquillizzò i bambini, dicendo loro che qualcun altro se ne sarebbe occupato. Ma intanto che lo diceva si sentiva il cuore pesante.- Ci penserà la tua mamma?- chiese sottovoce il bambino che aveva più freddo.

La mia mamma, sì….-rispose Jenny, come tutte le fate, non aveva una vera madre. Passò molti pomeriggi con i bambini a giocare nel loro cortile; giocare e fare incantesimi. Arrivò anche a potarli in un solo viaggio tutti nel posto delle Fate. Trascorsero interi pomeriggi a gironzolare e più Jenny faceva incantesimi, più i bambini trovavano cose far incantare. È così per molto tempo. Sul finire di ogni pomeriggio Jenny riporta i bambini nel cortile, dove nessuno si cura di loro, ma dove di sicuro non fanno niente di male, e si avvia felice verso casa. Jenny esce dal cortile, arriva all’angolo della via e da lontano la vedono i ragazzini. Arrivano contro di lei a squarciagola: - Jenny la smilza..! Jenny l’acciuga…!”

La rincorrono per tutta la città, come al solito, come il gatto col topo. E Jenny scappa, finché non arriva davanti alla sua porta di casa.

Jenny la smilza….!- gridano fuori dalla finestra.- Jenny l’acciuga…!

Jenny la fata, sorridono i bambini nel cortile.

 

(dal Web)

 

 

 

 
 
 
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