Creato da lavenerenera670 il 13/06/2012

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doveri......

Post n°26 pubblicato il 19 Maggio 2013 da lavenerenera670

 

Dai spostati che vengo a letto”

Non lo sapevo nemmeno da quanto tempo ero lì.

Avevo la gambe indolenzite ed i piedi quasi privi di senibilità causa del freddo che proveniva dal pavimento. Il corpo ancora nudo era percorso da brividi, mentre i disegni ruvidi del tappeto m’irritavano la schiena e le natiche. L’avevo seguito in silenzio nella penombra della stanza. S’era alzato veloce come tutte le volte e come un ladro, dopo aver raccolto i vestiti era scappato in bagno a lavarsi, quasi che l’odore della pelle mischiato agli umori dell’amore fossero un sporco da togliersi di dosso in fretta. Poi in cucina ed infine sul divano davanti alla tv. Ascoltavo i rumori che accompagnavano i suoi movimenti, mentre guardavo la luce che filtrava dalle tende e illuminava la stanza. Non avevo voglia d’alzarmi, andare nuda a riprendere il mio pigiama dove l’avevo lasciato. Incrociare il suo sguardo, il suo corpo e pensare di nuovo a quanta fatica m’era costato convincermi che dovevo concedermi a lui. Che come moglie era un obbligo farlo ed un suo diritto riceverlo. Era da questa mattina, dopo le sue numerose richieste piu’ o meno velate, che mi preparavo mentalmente a fare sesso con lui e mentre ero al caldo abbracciata a mia figlia, nell’attesa di farla addormentare, pensavo a dove avrei mai trovato la forza per lasciarmi fare, per essere rivoltata, presa e sbattuta da ogni parte, come un sacco vuoto. Ho soffiato di rabbia quando lei si e’ addormentata perchè sapevo che dovevo alzarmi e fare la faccia della moglie lussuriosa che reclamava un suo diritto.

Mi rendevo conto che erano quasi 5 mesi che non faceva sesso e che non potevo fare finta di niente, che dovevo trovare la voglia di farlo, come tutte le cose che fanno parte della routine quotidiana, prima mi sbrigavo prima ero libera, più ero brava a fare prima finivo.

Ma la mancanza d’eccitazione frega le donne che fingono.

Pensavo di vomitare anche l’anima. Lo yogurt di poco prima sembrava voler uscire da ogni poro della pelle mentre il suo peso schiacciava il mio stomaco. Avevo male ovunque, persino l’appendicite fatta 30 anni prima sembrava dolermi. La testa scoppiava, e qualsiasi movimento era un gemito di dolore cosi’ forte che non ricordo d’aver mai provato. Un male che dalla parte più profonda arrivava fino alla testa e la faceva pulsare come se fosse lo sbuffo di un treno in corsa, rumoroso e costante mi rimbombava nelle orecchie. Era un insieme di rumori, parole, luci e movimenti che filtravano fra le palpebre inumidite dalle prime lacrime, come un viaggio mentale e fisico sotto l’effetto di allucinogeni. Dove, nello sforzo disumano d’aprirli, l’unica cosa che sembravano vedere, non erano mio marito accaldato ed io intirizzita dal freddo, ma una delle tante prostitute che facevano sesso a pagamento con il cliente di turno. Annoiata e svogliata, obbligata e silenziosa, con le gambe aperte e gli occhi chiusi, la mente altrove.. e le mani a reggere il peso della carne ancor più imponente perché mescolato al peso dell’impotenza e del disgusto. Non ero io. Era come vedere altri, dall’alto del mio corpo sdoppiato. Come vedere altri seduta in poltrona, spettatrice di un film porno di seconda mano. Sentivo il mio corpo che si muoveva per inerzia, che incassava remissivo, mentre lo stomaco sussultava in preda a conati di vomito improvvisi e trattenuti e le suppliche di “smetterla”, si smorzavano fra la mente e le labbra, senza riuscire a prendere colore.

E’ da dieci minuti che sei lì per terra......Vuoi che ricominciamo da capo?!!”

La luce accesa di fretta, aveva illuminato il mio corpo nudo ed i miei occhi arrossati e mentre cercavo di abituarmi a lei, lui mi guardava dall’alto in attesa di una mia voglia residua. Ero rimasta lì, come tutte le volte che avevamo fatto sesso e lui s’era alzato di corsa per andare a fare altro. Ero rimasta lì, come le puttane che fanno sesso a pagamento e non pretendono niente di più Niente baci, niente abbracci e parole da scambiare. Avevo freddo, dentro e fuori dal corpo. I pensieri congelati dalla rabbia e dalla frustrazione.

Ero lì ed avrei voluto sparire, eppure lui m’aveva vista nuda mille volte, ma forse, come tutte le volte, aveva visto solo le nudità del corpo e non quelle dell’anima.

Allora?” disse inginocchiandosi sul tappeto...

Mi sono alzata di fretta, coprendomi i seni e chiudendomi la porta alle spalle. Non osavo nemmeno ricordare la prima.., figuriamoci la seconda, ho aperto l’acqua della doccia ed ho strofinato con il guanto di crine la pelle ed i pensieri. Mi sono infilata in cose pulite e sono corsa sotto al piumone, dove il corpo caldo di mia figlia, m’offriva ogni centimetro della sua pelle e del suo amore per riscaldarmi.

Grazie al cielo anche questa è andata” ho pensato prima d’addormentarmi.

 
 
 
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Passa un minuto, oppure anni e, poi la vita risponde.

A. Barrico.

 

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