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Citomegalovirus, il Sant'Anna scopre come prevenire l'incubo delle future mamme Causio ginecologo eterologa Italia

Post n°105 pubblicato il 10 Agosto 2015 da ekeo

Uno studio condotto su 9000 gestanti dalle cliniche ostetrico-ginecologiche dell'ospedale Sant'Anna di Torino e del San Matteo di Pavia ha permesso di scoprire come prevenire l'infezione primaria da citomegalovirus nelle donne in gravidanza. La ricerca, di grande importanza per le serie conseguenze del citomegalovirus (principale agente infettivo responsabile di sordità e ritardo psicomotorio: si stima che ogni anno circa 40.000 bambini negli Stati Uniti, 35.000 in Europa e 2.000 in Italia nascano con l’infezione congenita), ha avuto un risalto mondiale con la pubblicazione sulla prestigiosa rivista internazionale "EBioMedicine", pubblicazione online promossa da The Lancet e Cell Press.

Lo studio dimostra che una donna incinta ben informata sulle norme igieniche da seguire è in grado di evitare l’infezione durante la gravidanza e quindi di non infettare il suo bambino. Il CMV è presente nelle urine e nella saliva dei bambini al di sotto dei tre anni di vita ed una delle più frequenti modalità di infezione avviene quando si portano inavvertitamente alla bocca mani o oggetti contaminatiI. E’ per questo che gestanti sieronegative (ovvero suscettibili all’infezione primaria), che hanno frequenti contatti con bambini piccoli per ragioni familiari o di lavoro, sono ad elevato rischio di contrarre l’infezione. Circa i due terzi di tutte le infezioni primarie avvengono infatti  in donne alla seconda o più gravidanza.

Citomegalovirus, il Sant'Anna scopre come prevenire l'incubo delle future mamme


Lo studio si prefiggeva di valutare l'efficacia e l'accettabilità di un intervento basato sulla identificazione, all’inizio della gravidanza, delle donne ad alto rischio di infezione e sulla loro informazione. Alle donne veniva raccomandato di lavarsi frequentemente le mani, di non baciare i bambini piccoli sulla bocca o sulla faccia, di non condividere stoviglie, biancheria, cibo o bevande. Più in generale, veniva raccomandato di non portare alla bocca qualunque cosa potesse essere stata nella bocca del bambino (ciuccio, manine e piedini inclusi).

I risultati sono stati inequivocabili: mentre nel gruppo di controllo (donne non informate) 9 donne su 100 hanno contratto l’infezione da CMV, solo 1 su 100 ha contratto l’infezione nel gruppo che aveva ricevuto adeguate informazioni. Inoltre, quando richieste di esprimere un giudizio al termine dello studio, il 93% delle donne ha ritenuto che l’impegno richiesto per seguire  le norme igieniche raccomandate (incluso quella, non facile da mettere in pratica, di limitare gesti spontanei di affetto come baciare il proprio bambino sulla bocca o sul viso) fosse del tutto proponibile alle donne a rischio di infezione.  

 
 
 
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