l'ippocampo

bevo una coca con te

Bere una coca con te
 è ancor più divertente che andare a San Sebastian,
Irun, Hendaye, Biarritz, Bayonne
o star male di stomaco sulla Travesera de Gracia a Barcellona.
Un po’ perché con la tua camicia arancio sembri un più beato più felice
San Sebastiano
un po’ per il mio amore per te,
un po’ per il tuo amore per lo yogurt
un po’ per i tulipani arancio fluorescente attorno alle betulle
un po’ per la segretezza dei nostri sorrisi di fronte a persone e statuaria
E' dura credere quando son con te
che ci possa essere qualcosa di tanto statico
tanto solenne o spiacevolmente definitivo quanto la statuaria
quando dritto davanti a questa
nella luce calda delle quattro di New York
scivoliamo avanti e indietro
tra l'uno e l'altro alla deriva come un albero che respira dagli occhiali
e la mostra di ritratti sembra non aver neanche una faccia,
solo pittura
che improvvisamente ti chiedi
perché qualcuno al mondo li abbia mai fatti
guardo te e preferisco guardar te
che tutti i ritratti del mondo
eccetto eventualmente per il Cavaliere Polacco
raramente e comunque sta al Frick
a cui grazie al cielo non sei già stato
così ci possiamo andare assieme la prima volta
e il fatto che ti muovi così stupendamente
più o meno mette a posto il Futurismo
giusto come a casa non penso mai al Nudo che Scende una Scala
o alle prove
a un solo disegno di Leonardo o Michelangelo
che una volta mi stendeva
e che bene gli fa tutta quella ricerca degli Impressionisti
quando non han mai preso la persona giusta
per stare di fianco all’albero quando il sole calava
o se è per questo Marino Marini
quando non ha scelto il cavaliere attentamente quanto il cavallo.
Sembra che siano stati tutti deprivati
di una qualche meravigliosa esperienza
che non andrà sprecata con me
che è la ragione per cui te lo sto dicendo.

Frank O'Hara 1971 
libera traduzione dal web
(foto fionamay)

la volgarità

E' una mano sceriffa
a una fermata del metrò di Copenaghen che,
fra un'uscita e l'altra, 
sequestra con apposita legge lo zaino in fuga 
dall'orrore della paura,
dal cuore nero del petrolio,
da una terra azzannata dai mostri.
E' una fede nunziale lasciata al dito
come unico segno
di meschina compassione.

(matita fionamay)

la dieta del leone

Siccome
febbraio e poi marzo e poi aprile incombono
la simpatia fatta collega comincia a preoccuparsi
per la sempre attuale prova costume
e 
ormai caduta in modalità Minoranza Dem con la Schiena Dritta
rompe l'anima a destra e a manca
per avere opinioni sulla dieta del minestrone.
della banana.
della verza eccetera.
Per dire,
se evitasse di tenere nel frigo pacchi di slinzega valtellinese
e si limitasse alla solita triste insalata floscia
+ due vasetti di yogurt,
aiuterebbe.
Che poi, nelle afose giornate di luglio, 
con il pinocchietto verde muschio, 
il sandalo stile frate francescano su unghie rosso magenta
e il sorriso similsbarazzino,
fa anche la sua figura.
Peccato per l'ortodonzia anni 60
che ti ammazza un filo la poesia.
Un suggerimento di dieta ce l'avrei.
Buttarla a pedate nella gabbia dei leoni,
cosparsa di simmenthal.
Drastica ma certamente efficace.
Quanto meno per i leoni.
In alternativa,
la ostica prova costume
può sempre farla come si fa a casa mia, da anni.
Per iscritto. 

(foto dal web)

window 95

La nostalgia
si trova nei resti di una giornata.
In un cielo
così smaccatamente blu
che sembra quello di window 95, 
in una scarpa
o nel fondo di occhi bambini.
E
basta una distrazione
per finirci nel mezzo.

(revival di fionamay)

nel buio

Guardo il giorno finire.
Nel buio del blog
e nel buio di questi vicoli,
pieni di luce delle stelle
Ma l'ho fatta troppo lunga,
che
magari
la notte dappertutto è così.

(foto fionamay)

l'abbandono

Nella chiesa del centro,
piena di ori barocchi,
di lumi riflessi negli angoli scuri alti delle volte
è tempo di pentimenti.
Di comandamenti.
Mi siedo.
Sul bordo della panca
tenuta lucidissima da secoli 
di cappotti e giacche che sfregano nella seduta.
Davanti, il marchio impresso dalle stigmate sulla Croce.
Dietro, nel fondo buio, due vecchie che bisbigliano.
E mi abbandono a questo Medioevo,
all'indice e medio nell'acquasanta,
all'Arcangelo Gabriele sul muro
nella Annunciazione colma di spaventevole fragore
a una Madonna piccola, trasparente,
schiacciata dalla visione,
dal compito immane.
Mi abbandono,
nonostante la scientificità della vita,
dei microrganismi piovuti nei mari.
Mi abbandono,
nonostante che della fede non ho il martirio.

(foto fionamay)

e si e no e forse

 Che ci sono dita lunghe
che restano.
 Alla faccia dei tentennamenti
e si e no e forse,
 sono ben pochi i fili logici da tirare
se non che quell'incrociarsi
mentre si raggiunge un binario
 o il cartello con il nome di un paese mai sentito
 avviene nonostante la volontà.

(matita fionamay)

Salomè figlia di Erodiade

la simpatia fatta collega,
che ci risulta essere anche
un bel po' fornita di cervello del tutto identico
ai confini piuttosto claud del moderno stato isis:
ovvero localizzato un po' qui e un po' là
che per tenerlo insieme nemmeno con due punti di BlackeDecker,
tutti i dicembrini giorni che dio ha mandato in terra
fa prove di selfie dall'alto
da inviare come augurio di buon compleanno al marito.
E tutti i suddetti dicembrini giorni mandati in terra
arriva il miserevole sfiancamento:

vengo meglio così o cosà?
son più bella cosà o così?

Ma tutto quello che mi viene
dal cuore (di tenebra)
è che
per apparire la salomè dall'alto,
come minimo,
la foto
dovrebbe farsela fare dal satellite.

(selfie stracciato di fionamay)