Creato da pausandro il 24/06/2007
tra la follia e la leggerezza

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Infine i programmi cambiarono...

Post n°64 pubblicato il 15 Gennaio 2010 da pausandro

Meno di un anno in una relazione "seria"..
Stavolta ho battuto tutti i record, personali. Ma stendiamo un velo pietoso. Procediamo col punto della situazione:

- di nuovo in cerca di una casa;
- in cerca di una persa identità;
- in cerca di cerotti per un ego malridotto;
- a leccarmi le ferite "sentimentali" dopo aver creduto al colpo di fulmine una volta di troppo;
- con un infortunio ad una gamba, che mi ha costretto a riutilizzare delle stampelle che speravo abbandonate definitivamente;
- con pochi soldi in tasca e meno in banca;
- mi rimetto in carreggiata!

Giornale di annunci economici alla mano mi reco nella pausa pranzo al bar vicino al mio lavoro!
Una nuova barista, nuova per me che non ci vado da molto tempo.
Un bel tipo, emana una strana energia. Sicuramente una bella persona, spiritosa, simpatica, sorridente con uno sguardo molto schietto e un fisico pericoloso, anche sotto abiti mascolini e ginnici. Non sto cercando una nuova partner. Ancora non ho bene chiaro in testa cosa mi sia successo nell'ultima "storia" finita da pochissimo, non ho voglia di mettermi in gioco o di cercare nuovi spunti per nuove storie. Anzi rifuggo le mie amicizie a rischio flirt peggio che se fossi impegnato.
Ma io sono un avventore e da lei mi aspetto un servizio standard come gli altri. Invece succede qualcosa di strano. I nostri sguardi si incontrano. Percepisco una specie di piccola scossa alla base del cranio. Devo stare buono, mi ripeto in una specie di mantra per non far trasparire nulla. Ma la tipa mi sorride. Sorrido a mia volta. Porto la tazzina al banco dopo averla consumata al tavolo. Lei apprezza il gesto e me lo fa notare. Arrossisco ma butto lì una battuta. Lei ride. Non era molto carina la battuta, ma lei ride come se fossi un cabarettista e lei un pubblico entusiasta.
Ecco cosa mi colpisce in lei. E' entusiasta in ogni cosa che fa.
Parliamo di animali salvati, da lei e da me.
Punto in comune, amore per gli animali.
Nel bar non ci sono più altri clienti.
Sguardo reciproco. Millanto un impegno che in realtà non ci sarà se non dopo un'ora. Esco dal bar, con la sensazione di piacere ad una ragazza che mi piace. Camminando ad un palmo da terra, il mio ego riguadagna punti. Ma un campanello di allarme suona in testa: non devo cercare il ristoro dell'ego negli altri, ma deve nascere da me. Non dall'accettazione da parte degli altri, ma da dentro me per ciò che sono e non per ciò che penso gli altri vorrebbero che io sia.
Ora non devo far altro che lavorare su di me. Chiarire se il mio pensiero rivolto alla mia ultima fiamma, non sia un pensiero in "pilota automatico" o pura astinenza da dipendenza.
Nel frattempo prenderò il caffè altrove. Forse. Ma pure no!

 
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La fine..

Post n°63 pubblicato il 03 Febbraio 2009 da pausandro

Il mio blog non mi somiglia più.
Sono troppo cambiato,
non cambierò lui per farlo somigliare a me,
mi limito a chiudere il blog momentaneamente.
Fino a cambio programmi.
Un saluto a chi mi ha letto.
...

 
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Barby #1

Post n°62 pubblicato il 19 Dicembre 2008 da pausandro
 

Fischio di kill bill, incalzante. Nuova musica per il mio cellulare.
La ascolto. Un po'. Rispondo.
- Pronto?
- Sandro?
- Barbara...
- Ciao Sandro, mi fa piacere che tu mi riconosca.
- Avevi dubbi? La tua voce da porno star la riconoscerei ovunque, anche al citofono.
- Come stai?
- Bene grazie.
- Ho saputo dell'incidente..
- Chi te l'ha detto?
- Un amico che abbiamo in comune.
- Ne abbiamo almeno dieci di amici in comune.
- Uno dei dieci. Fai tu.
- ... Che vuoi che ti dica. Mi sono ripreso.
- Ero preoccupata, non avevo avuto più tue notizie.
- Non hai nemmno chiamato però.
- Come ci eravamo lasciati l'ultima volta, non c'erano i presupposti per chiamarti.
- Non ricordo bene, cos'è successo?
- Dovevamo vederci per cena ma tu il giorno prima mi hai detto che avevi da fare.
- Ah, vero. Dovevo partire urgentemente per quel lavoro...
- Si. Non ci avevo creduto. Pensavo fosse una palla per non vedermi e ti ho mandato a quel paese.
- Si ricordo. Poi ho provato a chiamarti il giorno dopo, ma non mi hai risposto.
- Ero incavolata con te.
- E ora?
- Beh, dopo quello che ti è successo...
- Cosa..
- Volevo vederti per accertarmi che stai bene..
- E continuare ad odiarmi da sano, perché da malato non ci riusciresti?
- Lingua biforcuta.
- Dimmi che non è così.
- Non è proprio così ma si avvicina alla realtà. Potresti però fare qualcosa per farti perdonare di quella buca colossale.
- Cosa?
- Invitarmi a cena. Mi hanno decantato così tanto le tue doti culinarie..
- Devo riprendere la mano.. Sai con i coltelli ci vado ancora piano...
- Se vuoi ti aiuto io.
- Potrebbe essere un'idea.
- Quando ci vediamo?
- Domani sera?
- Ok. Mandami l'indirizzo preciso via sms e ti raggiungo per le 8.
- Va bene. Però mi devi promettere che non ti spaventerai.
- Perché? Sei ridotto così male?
- Macchè, per la casa. Sto arredando la mia stanza ed ora è un po' spoglia.
- Cosa ti manca?
- Un po' tutto.
- Ma il tavolo per cenare c'é?
- Parlavo della mia stanza non della casa! Il tavolo in cucina c'è e anche le sedie...
- Menomale..
- Spiritosa.
- ...
- Tutto bene?
- Si. Stavo pensando.
- A cosa?
- A quello che è successo l'ultima volta che abbiamo passato una serata insieme.
- ...
- Cenammo con il gelato se non ricordo male.
- Esatto, una vaschetta in due.
- Il dopocena non mi è dispiaciuto.
- Eh eh eh.
- A te?
- Certo che mi è piaciuto.
- Mi sento un po' come Carrie.
- Come chi?
- Come Carrie di Sex & the city.
- Pensavo fosse una tua amica.
- E ti vedo come Mr Big
- Il complesso?
- No l'eterno amore di Carrie.
- La tua amica.
- No il mio alter-ego.
- E come si sente Carrie? Visto che non ho mai visto quella serie, non conosco il personaggio e le sue vicende.
- Si prende e si lascia con Mr Big e ogni volta ci sono dei risvolti nuovi. Praticamente in ogni puntata l'atteggiamento di Big cambia e lei si sente spiazzata.
- Io cambio atteggiamento ogni volta che ci sentiamo?
- In un certo senso. Al telefono sei in un modo, di persona sei più dolce, dopo questo periodo che non ci siamo visti, sembri cambiato.
- Cambiato come?
- Sembri più... diverso. Più...
- Essenziale?
- Forse.
- Forse guardo la vita con occhi diversi, e non mi identifico in nessun personaggio televisivo.
- Certo, figuriamoci. Tu odi la tv. Dimenticavo questo particolare.
- Senti, ma questo Mr Big si chiama così per qualche caratteristica fisica?
- E' uno con tanti soldi, forse per quello lei lo chiama così.
- E allora che similitudine ci trovi con me?
- Non c'è somiglanza per i soldi, ma potrei chiamarti Big lo stesso...
- ...
- Sandro?
- Si?
- Sei arrossito?
- Si.
- Lo sapevo che non sei così cambiato in fondo...

 
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Ore 08.30

Post n°61 pubblicato il 15 Dicembre 2008 da pausandro
 
Tag: Lavoro

Situazione ribaltata: da assistito, la mia veloce ripresa mi consente di fare l'assistente domiciliare. Unico lavoro che mi sono sentito di fare dopo il recente passato.
Finalmente un lavoro dove:
- non devo fregare il prossimo per guadagnare qualcosa;
- posso essere me stesso e vestire come più mi aggrada;
- ho a che fare con le persone senza attuare scaramucce psicologiche (su questo punto coltivo dei dubbi);
- sono di aiuto a chi non può fare a meno di aiuti o pensa di non riuscire;
- ho l'illusione di poter imparare qualcosa da insegnare in futuro;
- mi sento all'altezza di quello che faccio;
- non devo pianificare il mio lavoro al fine di ottimizzare i contatti per chiudere contratti;
- non devo convincere nessuno che ciò che vendo io è meglio di ciò che hanno...

Per la prima volta in vita mia, sto vivendo nello stesso quartiere dove lavoro, un traguardo che vale anni di sbattimenti.

 
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La Casa

Post n°60 pubblicato il 05 Dicembre 2008 da pausandro
 

Dopo annunci, ricerche, buche ricevute, appartamenti inesistenti, annunci falsi e tendenziosi, finalmente la stanza che fa per me. Ne parlo ai miei amici.

Trillo del telefono. Leggo sul display "Pinozzo", rispondo.

- Pronto?
- Bella Sa'.
- Bella Pi'.
- Come butta Sa'?
- Tutto a posto Pi'? E a te?
- Scialla!
- Che?
- Scialla! Tranquillo. Scialla!
- Scialla... Ogni volta che ci sentiamo ne imparo una nuova. Dovrei ricominciare a frequentare certi giri...
- Ma de che giri stai a parla'?
- Niente. Tranco.
- Tranco?
- Uno deve capire scialla e tu non capisci tranco?
- Ok ok.. Non te scarda'..
- Pi'. Ho trovato la stanza in affitto che fa per me.
- Ma che me stai a di'?
- Sissignore. Una stanza nel quartiere che mi interessa. Vicino al lavoro.
- Una stanza Sa'?
- Certo. Una stanza.
- E con chi?
- Con un paio di ragazzi.
- Ragazzi?
- Madonna 'sto cavolo di eco...
- Quale eco?
- Ripeti tutto quello che dico Pi'.
- Ma mi chiedo chi sono questi mo?
- Due ragazzi lavoratori, che hanno preso in affitto un appartamento e cercavano il terzo per dividere le spese.
- L'hai conosciuti?
- Certo.
- Come so'?
- Simpatici. Ma poi a te che te frega?
- Me frega perché sei amico mio. Poi non t'avevo detto che potevi veni' a sta da me?
- Si ma stai troppo lontano da dove lavoro. E voglio andare coi mezzi in giro.
- Contento te... Aspetta che c'è Rino. (rivolto verso Rino) A Ri', 'o sai che Sandrino va a vive' in città... Co' due omini... Macchè frocio, ce divide la casa, ma c'avrà la stanza sua... Vallo a capi'..
- Pino.
- Dimme Sa'.
- Ma che stai facedo?
- Sto parlando con Rino.
- E lo devi fare mentre stai al telefono?
- Perché te da fastidio?
- Magari ci parli dopo..
- Mamma mia, aspetta che te lo passo.
- Sa'?
- Dimme Ri'.
- Non me starai a diventà frocio?
- Ancora co' sta storia?
- Non se sa mai.
- Può essere.
- Non scherza'...
- No, so tradizionalista.
- Bravo, così me piaci. Ma non te potevi trovare un apparatamento da solo?
- A quella cifra non ci trovavo nemmeno un box macchina.
- Capisco. Ma potevi sempre venire a stare da Pino per qualche tempo. Lo vedo sciupato, se cucinavi tu, qualche chiletto lo ripiava...
- Pino sta troppo lontano da dove lavoro, me stresso a viaggiare col traffico. Però, appena mi trasferisco faccio una cena e vi invito.
- Vojo proprio vede'..
(voce fuori campo) Chiedigli se je serve 'na mano a fa' er trasloco!
- Hai sentito Sa'?
- Non mi dovrebbe servire, comunque... Grazie

 
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Disarmante

Post n°59 pubblicato il 02 Ottobre 2008 da pausandro
 

L'autista del bus, tiene d'occhio i passeggeri attraverso lo specchio panoramico. Quello che distorce ma permette di avere la situazione sotto controllo. Spesso, anziché sedermi, preferisco rimanere in piedi nei pressi della porta accanto al conducente. Mi piace guardare la strada e prevenire le frenate, piuttosto che subirle. Una domenica sera, nei pressi del capolinea della stazione centrale della mia città (chiamo mia città il luogo dove sono nato, cresciuto, e dove per predilizione torno appena posso, anche se in questo periodo sono domiciliato in provincia nda.) a bordo del bus che dalla periferia si sposta verso il centro, mi rendo conto di essere uno dei pochi passeggeri italiani. Di solito non ci faccio caso, ma questa volta percepisco la proporzione 1 a 10, forse a causa della moltitudine di accenti e lingue differenti che sento parlare. Tra i vari passeggeri, una mezza dozzina di ragazzi di colore, dai lineamenti eleganti, sembrano etiopi o keniani; Un paio di ragazze filippine e un gruppetto di peruviani che parlano tra di loro a bassa voce. Un tipo massiccio con il codino e il giubotto di pelle, sta parlando al telefono a bassa voce, ma si vede che è imbarazzato, mi sta così vicino che mi arrivano delle parole che non capisco anche se sono scandite lentamente, come per far capire a chi sta dall'altra parte del telefono ciò che sta dicendo senza il dubbio di un fraintendimento. Sarà polacco o russo.
L'autobus si appresta ad una fermata e apre le porte per la salita e non quelle della discesa, visto e considerato che nessuno ha prenotato la fermata. Un tipo, vestito a festa comincia a battere sulla porta centrale.

- Apri al centro!
- ...
- Aoh. Voi apri' al centro?
- Se non suoni, che c'ho la palla de vetro
- Apri e smetti di rompere il cazzo che sennò te gonfio.
L'autista si alza e girandosi verso l'urlatore gli chiede a chi vorrebbe gonfiare. A vederlo fa una certa impressione. Alto e robusto, un armadio a due ante. Uno dei ragazzi di colore si azzarda ad intromettersi.
- Ha ragione l'autista, per scendere bisogna suonare.
- Ma statte zitto cioccolatino de merda.
L'autista apre la porta di centro, ma scende dal mezzo. Il tipo però non scende.
- A chi volevi gonfia'?
- A te, se non aprivi. E' inutile che fai lo stronzo, che se scendo te meno uguale.
- Sto qui apposta pe' famme mena'!
Il ragazzo di colore si intromette ancora:
- Per favore non discutete, l'autista ha aperto porta. Vai via in pace...
Il tipo si gira e senza parlare lo prende e lo trascina giù per le scalette del mezzo. Cadendo, il ragazzo di colore cerca di aggrapparsi e rovina sull'autista facendolo inciampare. Il tipo violento accenna a fuggire di lato, quando il russo col codino allunga una mano e lo immobilizza afferrandolo per la collotta, come si fa coi gatti. Senza il minimo sforzo apparente lo alza e lo gira verso l'autista. Con un forte accento dell'est.
- Il signore sta lavorando per portare in giro merda come te. Ora chiedi scusa, altrimenti ti guonfio io.
- S.. scusa..
- Dai una mano a cioccolatino e guarda se è ferito.
La situazione si tranquillizza quando l'autista si rialza.
- mandalo via.
- Ok capo.
Il violento mazziato se ne va con la coda tra le gambe. L'autista aiuta il ragazzo di colore e ringrazia con una stretta di mano il russo che è intervenuto.

Lo trovo a dir poco disarmante.
Ormai ci lamentiamo che siamo circondati da stranieri incivili. Che ci rubano il lavoro, le donne, i soldi e altro. Poi siamo i primi a non volerci attenere alle regole che abbiamo stabilito per il vivere civile.

 
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Poeta?

Post n°58 pubblicato il 30 Settembre 2008 da pausandro
 

So che la nebbia che vedo ora,
che non mi lascia pensare,
allerta i miei sensi,
mi tiene in tensione.
Overload!
Lampeggia una spia dentro di me.
"Fai presto. Vienimi a cercare!!"
Trovare ciò che si cerca,
un gioco da ragazzi.
Quando si sa cosa si cerca...

 
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Adamo

Post n°57 pubblicato il 26 Settembre 2008 da pausandro
 

Qualche giorno addietro, recandomi, come spesso accade, al parco, ho incontrato il mio amico Adamo. Ci siamo stratti la mano vicendevolmente in modo molto virile e ci siamo dati la classica pacca sulla spalla in romanico modo.

- Adamo, quanto tempo non ci vediamo.
- Sandrone. Veramente troppo. Che fine hai fatto?
- Nulla di particolare. Sono stato un po' in giro. Ora mi sto riposando da mia madre.
- Ti trovo in ottima forma Sa'.
- Davvero?
- Certamente.
- dovevi vedermi qualche settimana fa.
- Perché?
- Ero in coma. All'ospedale.
- Azz.
- Azz.
- Allora sti proprio una crema.
- Già. Ma tu che mi racconti di bello?
- Una notiziona. Mi sono fidanzato!
- Non lo eri già?
- A chi ti riferisci? A Roby?
- Si.
- non stiamo insieme da un anno ormai.
- Mi spiace.
- A me no. Mi ha lasciato lei e mo' sta sola e rosica che mi sono fidanzato.
- Capisco. E com'è la nuova fiamma?
- Bellissima. Una top model
- Dai?
- Si è alta un metro e settantasette.
- Più alta di te quasi.
- Coi tacchi mi supera.
- Sai che spettacolo.
- Non prendere in giro. é mora con gli occhi verdi.
- Wow. E tu cosa hai fatto per meritarti cotanta fortuna?
- Non lo so. E non me ne frega nulla. Inoltre ha un neo sul viso che la rende...
- Immagino.
- Ma perché immaginarla, quando te la posso presentare?
- Dove sta?
- Arriva da un momento all'altro. Ci siamo dati l'appuntamento qui vicino. Accompagnami.
- Dove vi siete conosciuti?
- In un locale giù in città.
- Lavorava lì?
- Macchè, lei è modella nel suo paese.
- Non è italiana?
- No è brasiliana..
- Doppio Wow. Ma è vera la cosa che dicono delle ragazze brasiliane?
- Se ti riferisci al sedere. Si. Sono vere. Ce l'hanno impareggiabile. Ma eccola che arriva. Guarda che meraviglia.

Una ragazza molto bella, con degli occhiali giganti, e una tuta da Kill Bill si avvicina a noi. E' veramente altra e bella. Anche se c'è qualcosa in lei che mi disturba. Un particolare che non capisco ancora adesso.

- Ciao amore.
- Ciao Tesoro.
- Amore ti posso presentare un mio amico?
- Certo Adamo.
- Sandro ti presento Eva.
- Eva?
- Si mi chiamo Eva. E' un problema?
- Assolutamente. Non ti saresti potuta chiamare con un nome migliore..

 
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"Mi dica allora"

Post n°56 pubblicato il 17 Settembre 2008 da pausandro
 
Tag: Psycho

- Buonasera.
- Buonasera dottoressa.
- Si accomodi.
- Grazie.
- Come mai si è rivolto da me?
- Sono stato consigliato da un amico che lei non conosce, ma la cui ragazza per qualche tempo è stata sua.. paziente? Cliente? Utente?
- Come preferisce. Sono etichette che non amo.
- Ah. Come definisce le persone che riceve?
- Si definiscono da soli. Non ho bisogno di farlo io. Lei per esempio come si definisce?
- Caspita non ci avevo pensato. Come mi definisco? Diciamo paziente.
- Paziente. Quindi sente di avere un disagio o un disturbo da risolvere.
- Chissà. Non le piacciono le sorprese?
- Certo. Sono attratta dalle sorprese come tutti. Ma lei si è definito paziente e il paziente per antonomasia è colui il quale si rivolge al medico per risolvere una malattia, un disturbo, per avere un consiglio eccetera.
- Mi sono definito un paziente perché mi sento di avere molta pazienza. E con i dottori occorre sempre averne di pazienza. E' per questo che chi si rivolge alle strutture mediche per definizione si chiama paziente. E' una richiesta, una preghiera di essere pazienti, più che un'etichetta.
- Arguto. Ha la tendenza a volere la ragione sempre e comunque?
- Non voglio avere ragione se non la ho. Ma se penso di averla..
- Ancora non mi ha detto come mai si rivolge a me.
- Già. Sto uscendo da una convalescenza. Mi hanno detto che il supporto psicologico è molto importante e ci credo.
- Quindi è qui per un supporto.
- Esatto.
- Mi dica allora..
- Cosa?
- Ciò che vuole.
- Si comincia così?
- Certo.
- Quanto tempo ho?
- Circa quaranta minuti.
- Ok allora si metta comoda, perché tutto comincia una quarantina di anni fa...

 
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Vieni a cena da noi?

Post n°55 pubblicato il 15 Settembre 2008 da pausandro
 

Una coppia di amici, mi invita a cena. Così per festeggiare l'esito della mia convalescenza e la velocità dei miei progressi. La lei della coppia mi invita a cucinare con lei.
Cristiano mi viene a prendere e mi porta al supermarket, dove facciamo la spesa con la lista che ha preparato Cristiana. Si il caso ha voluto che i due si incontrassero e che ostentassero il nome pressochè uguale. Le origini cattoliche di entrambi hanno sicuramente giocato un ruolo rilevante sulle affinità di coppia. Le enormi differenze caratteriali hanno giocato il ruolo fondamentale di cemento tra i due. Usciti dal supermarket mi rendo conto che Cristiano non sta tornando a casa, come i formaggi e la carne suggerirebbe. Ha imboccato la strada che va nella direzione opposta.

- Cri, ti ricordi che abbiamo una cena?
- Certo.
- E ti ricordi che è a casa tua?
- Si.
- Che a casa ci aspetta Cristiana?
- Si.
- Allora dove stiamo andando?
- A prendere una persona.
- Chi?
- Poi lo vedi. Che pizza.
- Dove la andiamo a prendere?
- Alla fermata del pullman.

Trillo del cellulare di Cristiano. Un messaggio. Estrae il telefono legge l'sms e sorridendo mi guarda con la coda dell'occhio.

- Curioso?
- Mah, sai ormai sono piuttosto fatalista.
- See.
- Ok sono curioso. Chi è?
- Eccoci arrivati. Tanto non la conosci.

Alla fermata del pullman, uno spiazzo largo con tanto di rotatoria, solitaria, ci aspetta una ragazza con un trolley e un beautycase in mano. Cristiano si avvia a braccia larghe verso quella che potrebbe essere la sorella. Alti quasi uguali, stesso colore di capelli, stesso colore di occhi e naso con la stess forma. Fratello e sorella. Se Cristiano avesse sorelle. Cristiano è figlio unico. I due si abbracciano come se non si vedessero da anni. Dalla macchina non sento ciò che si dicono, ma vedo che chiacchierano mentre si diriggono nella mia direzione. Dalle labbra di Cristiano, intraleggo "è simpatico un po' solo..." e poi intrasento "fa venire le rughe". Da bravo cavaliere Cristiano apre il portellone dietro e ci infila la valigia e il beauty, poi apre lo sportello alla nuova arrivata.

- Sandro, ti presento Caterina.
- Caterina ti presento il mio amico Sandro.
- Piacere.
- Piacere.
- Caterina è la cugina di Cristiana. E' venuta a trovarci perché poi parte per un anno. Va a lavorare ad un progetto in spagna.
- Che lavoro vai a fare?
- Sono architetto e vado in supervisione ad un progetto di una società di servizi che deve aprire una sede distaccata a Barcellona e una a Valenzia.
- Un lavoro interessante..
- Insomma. Si tratta di vedere che vengano fatti i lavori a regola d'arte, la supervisione è affidata alla ditta per la quale lavoro.
- Sai Cate, che stasera cucinerà Sandro?
- Sul serio?
- No a casa di tua cugina.
- Ah ah ah.
- Non dargli retta è un burlone. Ma cucina divinamente.
- Cosa ti piace cucinare?
- Di tutto, tranne che ciò che non mangio.
- Non potresti aprire un ristorante.
- Infatti. Non potrei, a meno che non faccia solo pietanze che piacciono a me.
- Sei il solito. Ti devi far vedere umile, ma se l'idea del ristorante ti stuzzica da morire.
- Lo so, ma i contro sono più dei pro.

La discussione prosegue fino a casa dei CriCri, così nominata da me in occasione alla loro scelta di andare a convivere.

- Benarrivato Sandro. Ciao Cate. Cri, devi chiamare tua mamma, dice che è importante.
- Non poteva chiamarmi sul cellulare?
- Chiamala e basta.
- Si padrona.
- Allora Cate, ci dai una mano anche tu in cucina o vuoi darti una rinfrescata?
- Faccio entrambe le cose. Prima di mi faccio una doccia al volo e poi vi aiuto. Come la vedi?
- Ottimo. Una bella pensata.
- Allora? Che te ne pare della mia cuginetta?
- Bella ragazza.
- Visto? Ci somigliamo?
- Non molto. Ho notato che somiglia a Cristiano.
- Si in effetti spesso li scambiano per fratello e sorella.
- E' sposata?
- Si. No. Insomma è separata da quattro anni, ma ancora non si è divorziata.
- Mi dispiace.
- A me no. Il suo ex, un pilota d'aerei, l'ha riempita di corna fino all'eccesso. Quando lei l'ha scoperto ha avuto il coraggio di dire che non era colpa sua. Che lo faceva per tenere il morale alto delle hostess. Che faccia da cazzo..
- Noto dal tono che stasera solo ricette francesi?
- Scusa Sandro. Ma non posso accettare che una ragazza così bella si possa essere sposata un deficente belloccio e idiota.
- Si ma si sono separati.
- Vero, ma lui ogni tanto torna alla riscossa.
- E lei?
- Lei è donna. Qualche volta resiste al suo fascino qualche altra volta no.
- Mi dispiace molto di più. Le dipendenze sono sicuramente cose brutte.
- Se per di più non la sento parlare di uomini da più di due anni. Si è buttata sul lavoro. Non fa altro.
- Caspita. Una dipendenza con un'altra. E' come uscire dall'alcolismo con l'oppio.
- Ma va. Il solito disfattista. Si è ripresa molto, grazie al lavoro. Solo che secondo me avrebbe bisogno di un po' d'affetto e attenzioni maschili... Perché non ci provi tu?
- Io?
- Certo. Che devo farci provare Cristiano? Figurati è sempre stato innamorato di Cate.
- Lo capisco. E' proprio un bel tipo.
- Allora? Che aspetti? Mettiamoci all'opera. Con quale piatto la vuoi conquistare?
- Che ne diresti di pennette alla wodka, polpettine di melanzane con salsa di senape e battuto di rucola e crudità di verza carote e capperi all'aceto balsamico.
- Per dolce?
- Strudel di mele con crema chantilly.
- Per me è fatta! Avverto Cristiano che dormi qui anche tu...



 
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Casualità

Post n°54 pubblicato il 05 Settembre 2008 da pausandro

La mia autonomia sta aumentando di giorno in giorno. Oggi i miei progressi si contando in centinaia di metri e non più in passi. Anche con la favella non scherzo. A breve sarò di nuovo alla ricerca di un'occupazione e una sistemazione abitativa "dignitosa". In una delle mie peregrinazioni, mi sono ritrovato presso un centro sportivo dove danno lezioni di tennis per adulti. Lezioni individuali o di gruppo. Prezzi modici. Il centro, si vede chiaramente, ha vissuto momenti aurei. Ora dopo un periodo di abbandono, è stato ripreso da un gruppo di ragazzi di terza età, che dopo aver spolverato i loro brevetti da insegnanti riconosciuti dalle varie federazioni, impartiscono lezioni varie. Mi reco spesso lì per bere un chinotto e per fare due chiacchiere, o meglio per ascoltare i racconti di chi di cose ne ha da raccontare davvero, o almeno pensa che sia così..

Una mattina qualunque. Sul campo l'istruttore con due allieve vestite di tutto punto. Gonnellino alla moda, maglietta firmata, scarpe tecniche, polsini tutto rigorosamente bianco, tranne delle vezzose righine sui bordi. Rosa una, celeste la seconda. L'istruttore, ostenta una dignitosa racchetta in alluminio vecchio stile, una divisa d'ordinanza con calzone lungo, Wimbledon style. Mi avvicino sorbendomi un chinotto.
Sedendo a bordo campo, sullo spalto fatto di tubi innocenti, mi godo lo spettacolo. Da lontano le due allieve dimostrano una ventina d'anni, da vicino si vede che sono più vicine ai quaranta di quanto vorrebbero. La presenza di uno spettatore, gonfia d'orgoglio l'istruttore, che sprona le due allieve a dare il meglio. Queste, stimolate simultaneamente dalle incitazioni e dalla mia presenza, cercano di dare il meglio, offrendo il peggio, causa la perdita di concentrazione.

- Nadia, tieni su quel braccio. Il diritto deve  partire da più dietro, ricorda i piedi. Posizione Maria. Posizione. Non perdete la concentrazione. Nadia guarda maria come tiene la racchetta. Visto? Ok, bene così, la pallina però dovete mandarla al di là della rete...
- Uffa Enzo! Ma non ti stanchi mai di parlare?
- Naida, mi paghi per parlare.
- Lo so, ma se ti do il doppio, parleresti la metà?
- He he he - Mi scappa la risata. E' più forte di me, troppo simpatica. Gli occhi dei tre sono puntati su me.
- Ha pagato il biglietto?
- No signor Enzo, ho fatto l'abbonamento. Ormai sono socio del club.
- Ma ancora non abbiamo fatto le iscrizioni al club.
- Ringrazi sua moglie, mi ha dato la tessera numero 1.
- Queste donne.. Scusate ragazze. Dove eravamo rimasti?
- Che se ti paghiamo di più ci lasci stare un po'?
- Ma se è questo che volete, vi faccio giocare una contro l'altra per una mezz'ora e sto zitto. Ma non imparereste a giocare meglio. Vero Sandro?
- Vero Enzo.
- Vi presento il nostro socio onorario numero uno.
- Piacere - Alzo la bottiglietta di chinotto in segno di saluto
- Piacere - La tipa che si chiama Nadia, agita la racchetta.
- Salve - La tipa che risponde al nome di Maria fa un cenno con la testa.
- Mi spiace avervi interrotti, se volete me ne vado.
- Non si preoccupi, abbiamo finito. Vero Enzo?
- Veramente abbiamo sforato come sempre.
- Ci vediamo al circolo dopo la doccia.
- Con permesso -
Le due giovani quarantenni si diriggono verso lo spogliatoio. Nemmeno un capello fuori posto. Sono sicuro che non si bagneranno i capelli.

Enzo ed io ci avviciniamo a quello che chiama circolo, che in realtà è un salone con un bancone da bar anni cinquanta e una tv con delle sedie e dei tavolini. Un giornale di notizie a distribuzione locale e un ventilatore a pale che gira pigro.
- Sara. Mi porteresti la bottiglia che sai?
- Cos'è a furia di avere a che fare coi ragazzi stai diventando pigro come loro?
- Solo un po'. C'è Sandro che  c'è venuto a trovare.
- L'ho visto. Hai visto che progressi?
- Tra poco mi sfida a tennis.
- He he Enzo. Magari. Prima dovresti insegnarmi a giocare.
- Che problema c'è? Per come ti riprendi in fretta, in un paio di settimane ti specializzeresti nel rovescio. Riesco a fare delle partitelle io che sono una cariatide...
- Allora mi insegni tu. Appena pensi che potrò farcela.
- Sara! Ma la bottiglia?
- Arrivo. Stavo accendendo la caldaia per la doccia. Sti uomini che non gli va di fare niente...

Le due allieve entrano nel "circolo" e si presentano con una stretta di mano. Una mora e una bionda, sono carine, nel modo in cui sanno essere carine le persone che non hanno nessuna intenzione di farsi lasciare addosso i segni del tempo. I quaranta li hanno passati tutte e due e sono più vicine ai cinquanta, ma forse non lo sanno.
- Quindi abbiamo il socio numero uno. Un onore.
- Mi spiace deludervi, ma era solo un escamotage per rimanere a bordo campo. In verità non hanno emesso ancora alcun tipo di tessera qui al centro.
- Si ma ora la faremo. Una sottoscrizione di soci e dato che sei il nostro più assiduo consumatore di chinotto, sarai veramente la tessera numero uno. Se solo avessi il tempo di fare i tesserini.. Ma l'unico che sa usare il computer è mio figlio che lavora in calabria e figurati quando viene se ha il tempo di stare dietro alle idee del padre...
- Non ti buttare giù Enzo, ti do una mano io.
- Grazie Nadia, ma poi per la stampa?
- Ci pensa mio fratello che ha la tipografia. E' proprio dietro casa di Nadia.
- Davvero? Chissà quanto mi costa?
- Niente, dai te lo regaliamo noi.
- Ragazze mi commuovete. Hai visto Sandro che angioletti?
- Già. Se volete vi aiuto anche io, a parte la riabilitazione non ho molto da fare. Poi un pochino di grafica ci capisco..
- Riabilitazione? Da cosa?
- Sandro ha avuto un incidente e si sta riprendendo. Velocemente. Molto velocemente. Sarà mica tutto quel chinotto che ti bevi?
- Forse si.
- Dovremmo brevettarlo.
- Scusa Sandro, ma tu abiti vicino al ponticello?
- Si.
- Io conosco tua madre.
- Veramente?
- Si abbiamo fatto il corso di computer della regione insieme, due anni fa.
- Gli somiglio?
- No. Solo che mi aveva mostrato una tua foto, il giorno che ci hanno insegnato a usare lo scanner.
- Non mi dire che mia madre ha portato una mia foto.
- Si, è innamorata di te, come ogni madre.
- Ogni scarrafone è bello a mamma sua. Ora che ci penso, mi parlava di una sua collega di corso. Una certa Maria. Sei tu.
- Beh si. Ero l'unica Maria del corso. Che ti ha detto di me?
- No che ti ha detto di me?
- L'ho chiesto prima io.
- Vabbè. Non mi ricordo i particolari, ma mi diceva che eri simpatica e che le davi un sacco di consigli. Che ti piace leggere le carte e la mano.
- Ammazza. Che lingua lunga.
- Ma sono il figlio...
- Hai ragione. Se vuoi te la leggo.
- Veramente ho un po' paura.
- Non ci credi?
- Non saprei.
- Magari la prossima volta.
- Magari.
- Enzo quando abbiamo la prossima lezione?
- Giovedì.
- Ti porto la bozza del lavoro così se ti piace le facciamo stampare subito.
- Mi dai una mano con la grafica? Oggi a casa mia?
- Non saprei, dove abiti? Mi muovo a piedi o mi faccio accompagnare.
- Ma dai ti vengo a prendere io. Così saluto tua madre..
- Ok.
- Passo a prenderti alle sei?
- Alle sei mi trovi al parchetto vicino casa. Devo vedere se becco una ragazza che mi fissava qualche giorno fa...

 
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A colei che mi guardava

Post n°53 pubblicato il 03 Settembre 2008 da pausandro
 

La fissazione di noi esseri umani di non vivere mai appieno il presente,
di essere troppo invischiati nel passato a vagliare errori e gloriose azioni,
o di essere proiettati nel futuro carico di ansie e aspettative.
Ieri mi guardava una ragazza nel parco vicino casa.
Ieri fissava me, le mie stampelle, me, le mie stampelle.
Avrei fatto finta di nulla, una volta.
Avrei continuato a leggere del topo divoratore di libri.
Avrei, in altri tempi.
Oggi ho ricambiato lo sguardo.
Dopo qualche minuto ho sorriso.
Forse nel mio sorriso c'era qualcosa di iroso.
Non amo essere osservato, compatito e tanto altro.
Lei mi ha sorriso, ma si è alzata ed è andata via.
Era arrivata l'ora di andare via?
L'ho messa a disagio?
Me la sono sognata dopo lo sforzo di arrivare fino a lì?
Mi sogno tante cose ultimamente...

 
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Il lago parte seconda

Post n°52 pubblicato il 26 Agosto 2008 da pausandro
 

La discesa ripida fino al lago in macchina mi ha evitato una scarpinata non indifferente. Non vedo l'ora di poterla affrontare, penso che sarà una delle mie sfide imminenti. La compagnia, meno dolce di quella che desideravo si dimostra, all'altezza delle aspettative, ma "non lamentarsi" è la parola d'ordine.

Rino: Hai visto che è stato facile farti fare il bagno?
Io: certo, anche se non ho capito perché mi avete dovuto prendere in braccio come un bimbo..
Pino: e che te volevi portare le stampelle in acqua? S'arrugginiscono e dopo te le dai in faccia!
Io: Bastava che mi facevate da supporto, non che mi sollevaste da terra. Non sono infermo a questo punto.
Rino: Lo vedi Pi' vai a fare del bene, ricevi solo calci in pancia.
Io: Che permaloso che sei diventato.
Pino: Non è lui che è permaloso, sei te che sei ingrato.
Io: Ora ti ci metti pure tu?
Pino: Ovvio! Uno se sbatte per venirti a prendere a casa, ti porta a lago, litiga col fuscello che fa la guardia, ti carica e ti porta fino a dentro l'acqua e dopo averti fatto nuotare come un pupo, ti riporta alla sdraio... Scusa Sa' ma mi pare il minimo fare finta di niente che Rino mentre ti alzava ti ha schiacciato 'na palla...
Io: Appunto, se m'avesse fatto da appoggio, ora non avrei un testicolo dolorante e il mio ego non sarebbe offeso.
Rino: Scusa Sa'. Eppoi, che te frega c'hai sempre l'altro. Mica te l'ho staccato!
Pino: Rino, bono! Non te girà.
Io: Fermo Rino.
Rino: Non me fate smalti'.. Rega' che succede?
Io: Dietro di te.
Rino: che c'è un'ape?
Facciamo di no con la testa tutti e due.
Rino: Una vespa? Un calabrone?
Pino: No! C'è una tipa da paura!!
Io: Già. Il tipo tuo!
Rino: E allora perchè non mi devo girare?
Io: perché sennò la fai scappare.
Pino: sta venendo qui. Mi sa che te conosce.
Rino: Mi giro allora.
Io: No aspetta!
Rino: che devo aspettare la corriera?
Pino: No ora ti puoi girare eccola. Dica signorina?
Sconosciuta: Scusate ragazzi, Vi posso chiedere un favore?
Rino: Certo signora (sul "signora" la voce di Rino si è fatta di pietra)
Sconosciuta: Ho visto come avete trattato il vostro amico e volevo chiedere se mi date una mano a far fare il bagno a mio marito..
Rino: Veramente signora, ho appena fatto il bagno con il mio amico, e non avrei tanta voglia di farne un altro.
Pino: Ammazza Rinaldo, che cavolo di gentelman sei?
Io: Dai, che ti costa? Poi la giornata ce l'hai pagata! Signora lui è il mio assistente domiciliare, se vuole le viene a dare una mano tutto il giorno. Tanto è pagato dalla asl..
Rino: Assistente de ché?
Pino: Certo che gli da una mano! Vero Rinadlo?
Sconosciuta: Che giovani gentili. L'aspetto giovanotto. Anche tra una decina di minuti se vuole.
La sconosciuta si allontana e Rino ci guarda con astio puro.
Rino: Che amici oh. Che amici. E' pure una vecchiaccia. Meno male che era il tipo mio...

 
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Il lago parte prima.

Post n°51 pubblicato il 25 Agosto 2008 da pausandro
 

Arriviamo in un giorno di agosto, uno dei peggiori per andare al lago. Pino ha insistito, dicendo che non esistono giorni peggiori. "il peggio è solo nella tua mente". Non troviamo posto e per scendere occorre fare una discesa che io non mi posso ancora permettere. Pino si avvicina al ragazzo che fa pagare il parcheggio e che sta stravaccato a leggere il corriere.

- Scusa, dovremmo portare giù il nostro amico, che cammina con le stampelle. Possiamo scendere con la macchina?
- No.
- Allora mi puoi indicare qualcuno che fa servizio navetta?
- No.
- Posso chiederti un consiglio?
- Dimmi.
- Devo scende e menatte o me apri il cancello?
- Ho capito, ora ti apro, ma dovete risalire subito con la macchina, sennò mi mena il capo.
Scendiamo con la macchina.
- Ammazza Pino come sei convincente. Ma che gli avresti menato davvero?
- Macchè, l'hai visto che fuscello che era?
- Scusa ma tu vai a minacciare la gente che non ti apre così.
- Con gente del genere bisogna vivere di prepotenza.
- Mi sa che non ce vengo più a lago con voi.
- A Rino, je dici qualcosa tu a Sandro. Da quando va colle stampelle è diventato il difensore dei deboli.
- Ma che dici Pino, se non c'ha manco la forza d'alzarsi dal letto, come li difende i deboli, col Supradin?
- Bella questa!
- Forti tutti e due. Con amici come voi non mi servono nemici.
- Infatti al lago ce venivi colle stampelle. Quelle poi non so' bone manco per stenderci le camice nell'armadio!
- A Pi' oggi stai in forma. Vedrai che rimorchi in spiaggia.
- Magari Ri'..
- Te Sandri'? Come la vedi?
- Triste. Con voi due al seguito, le donne le fate scappare. L'unica sarebbe mettersi a debita distanza da voi. Si avvicinerebbero da sole!
- J'è tornata la battuta, vuoi vedere che tra poco arigioca a beach-volley...

 
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Il vicino di stanza.

Post n°50 pubblicato il 05 Agosto 2008 da pausandro
 

Il recupero ha seguito delle tappe ben stabilite. Prima fra tutte: Muovere gli arti superiori, avvenne in una progressione impressionante. Deambulare diventò un gioco da ragazzi. Anzi da Perry Meson. Giravo in sedia a rotelle ogni volta che potevo. Le infermiere cominciarono a dovermi pedinare per le medicine, per la fisioterapia, per le lastre, le risonanze, tac e chi più ne ha più ne metta.
Un giorno decisi di far visita al mio vicino di stanza. Quel giorno la mia vita cambiò.
L'occupante della stanza numero 405 era un uomo sulla cinquantina avanzata. Biondo con una barba più sul rosso. Aveva delle rughe intorno agli occhi, ma lo sguardo da bambino. Non appena mi vide entrare, mi salutò e mi fece un sorriso da far squagliare chiunque.

405: Ciao.
io: Buongiorno.
405: Come va?
io: si gira. Secondo giorno di giro.
405: Tosta è?
io: Non mi lamento.
405: Esplorato molto?
io: mia stanza e corridoio. Ora qui, da te.
405: Non mi pare molto.
io: a me si.
405: Che ti è successo?
io: incidente. Coma. Ripresa...
405: Allora ti stai riprendendo.
io: già.
405: Bene. Dobbiamo brindare allora.
io: tu? Cos'hai?
405: Per dirla come parli tu: malattia, declino, tentativo di rallentamentoper tenere lontana la fine.
io: Azz.
405: E' la stessa cosa che ho detto io dieci anni fa.
io: è molto grave?
405: macchè. Stando a ciò che mi dicevano i medici dovevo tirare le quoia da almeno cinque anni.
io: Azz.
405: Esatto, me lo ripeto ogni giorno. Come ti chiami?
io: Sandro.
405: piacere Sandro, io sono Renzo. O meglio Lorenzo, ma per far prima Renzo.
io: Una scorciatoia...
405: Chiamiamola così. Sei simpatico.
io: grazie. Anche tu.
405: Quanto dovrai stare qui?
io: non saprei. Appena cammino vado via.
405: Ottimo allora ti vedrò andar via sulle tue zampette.
io: ci provo. Per ora sono stanco anche solo se penso a camminare...
405: se penso a camminare divento triste invece. Ma da qualche giorno tutto è cambiato.
io: cioè?
405: semplice prima facevo il conto alla rovescia rispetto a ciò che mi dicevano i dottori. Oggi invece vivo come se ogni giorno fosse un regalo. Un natale ogni giorno che passa. Vivo ogni istante come se fosse l'ultimo e non mi faccio scappare niente.
io: ?
405: Se fossi entrato nella mia stanza diciamo tre anni fa, avrei pensato "che cazzo vuole 'sto cacacazzi ora?" Invece oggi sono contento che tu sia passato di qui. ho avuto modo di conoscere una persona che guarirà.
io: sai che sei forte?
405: grazie. Ma vedo nei tuoi occhi la stessa forza.
io: grazie.
405: Ora vado a pisciare e se ci riesco...
io: Beh tolgo il disturbo.
405: la mia stanza è sempre aperta. Torna quando vuoi.
io: ok. A dopo. o a domani se fossi cotto!

quando, qualche settimana dopo riuscii a deambulare con l'aiuto del trespolo con le rotelle, nonostante mi sentissi Portobello orfano di Enzo Tortora, andai a cercare Renzo. Con l'aiuto di Lisa, che mi seguiva passo passo, impiegandoci una buona ventina di minuti. Arrivai davanti la stanza 405. Vedendo il letto vuoto.

io: Dove l'hanno portato a Renzo?
Lisa: E' venuta la moglie a prenderlo.
io: ma stava meglio?
Lisa: (evitando di guardarmi in faccia) Abbastanza. Non aveva più dolori.
io: non mi sono fatto dare il numero di telefono.
Lisa: se ci riesco te lo rimedio. Torniamo in camera?
io: Ok. Mi hai convinto. Ma sono stremato.
Lisa: vado a prendere la sedia?
io: si, ti prego!
Lisa: aspettami qui.
io: no. Mo' scappo con il portantino.
Lisa: scemo.
Passa in quel momento un'altra infermiera che chiameremo Luna.
io: ciao Luna.
Luna: che progressi Sandro.
io: visto. Peccato che ho finito la benza.
Luna: stanco?
io: si.
Luna: Vado a prendere la sedia?
io: c'è andata Lisa.
Luna: hai visto Renzo?
io: si carino da parte della moglie venirlo a prendere.
Luna: come no, 'ste cose mi fanno incazzare. Se pensi che non si parlavano da tre anni. Qui non c'era mai venuta. Doveva morire per farsi venire a trovare...
io: Ah. (le ginocchia non mi reggono più. Arriva Lisa in soccorso con la sedia.)
Lisa: Non camminava, avevamo lasciato i freni attaccati...
io: Renzo è morto?
Lisa (imbarazzata) te l'ha detto Luna?
io: Renzo è morto?
Lisa: si. Non mi sembrava il caso di dirtelo, ti stai riprendendo così bene.
io: grazie per il pensiero, ma avrei voluto salutarlo. Mi ha dato molto più lui in un paio d'ore che tanta gente in tutta la vita...
Lisa: mi dispiace.
io: l'hai fatto a fin di bene. Non ce l'ho con te.
Lisa: sicuro?
io: si, tranquilla.
Lisa: sto tranquilla allora.
io: o
ra vorrei tornare in camera.
Lisa: ecco ora sei triste.
io: no. Non c'è tempo. Non posso perdere tempo ad essere triste. Hai detto bene tu. ora non avrà più dolori...
Lisa: ce l'hai con me?
io: no ce l'ho con me che non sono venuto tutti i giorni a trovarlo...

 
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Anime gemelle

Post n°49 pubblicato il 28 Luglio 2008 da pausandro
 

La cosa che mi sono rifiutato di fare in questo periodo è stata guardare la tv. Non ho un odio per la grande scatola scalda/annienta famiglie. Anzi penso che sia un mezzo di comunicazione efficace e dalle potenzialità illimitate. Il fatto però che mi sentivo indifeso mi ha fatto trovare di frone ad un bivio: A) fossilizzarmi senza speranza di fronte alla famigerata; B) rifiutarla e cercare di reagire.

Tutti coloro i quali sono venuti a trovarmi (ebbene si tutti e cinque) per interagire mi chiedevano se avessi visto quello o quell'altro programma la sera prima. A tutti dicevo che non avevo acceso mai la tv. Che non volevo fare la fine dei pazienti, che si rassegnano a restare in ospedale, perché "in fin dei conti il tempo passa". Volevo reagire per andarmene il più velocemente possibile, almeno prima che mi scoprissero qualche malattia rara o prima che me la prendessi lì. Purtroppo non sono stato veloce come volevo. Ma questo è un altro problema. La fortuna è stata che non ho contratto nessuna infezione o virus da ospedale, già questo mi basta per sentirmi un fortunato.

La musica invece mi ha aiutato. Lisa mi ha portato il lettore mp3. Ho scoperto gli audiolibri, che mi ha portato il mio amico pianista. Un timido, paranoico, affettuoso con poche persone, di poche parole ma lapidarie e quasi mai giuste! Arriva una mattina, fuori orario di visite. Lo accompagna Lisa, dicendo che sicuramente il tipo che era venuto a chiedere di me era mio amico. Ha minacciato un sit-in di fronte all'entrata del reparto se non lo avessero fatto entrare.

G - Ciao Sandro.
Io - Giao Gianni.
G - Come stai?
Io - Come uno stronzo.
G - Vedo.
Io - Tu?
G - Bene, quando ho saputo ho preso un giorno di permesso e sono venuto.
Io - Quando l'hai saputo? Ieri?
G - No l'ho saputo qualche giorno prima che ti svegliassi.
Io - Non mi hanno detto che eri venuto.
G - Chi te lo avrebbe dovuto dire?
Io - Le infermiere?
G - Forse non si sono ricordate. Avevo dato un biglietto a un infermiere, ma deduco che non te l'ha mai dato.
Io - Chi era quello grosso?
G - No quello un po' alternativo. Dell'altra sponda.
Io - Come fai a dire che è dell'altra sponda?
G - Ti devo ricordare che mio fratello si opererà a settembre per cambiare sesso?
Io - Già. Salvatore. Hai ragione, sei un esperto in fatto di altre sponde.
G - Non dico questo ma credo di riconoscere un omosessuale con un margine di errore dell'ottanta percento. Se non lo sono, lo potrebbero essere senza saperlo.
Io - Come ho fatto tutto 'sto tempo senza la tua saggezza?
G - Prendi per il culo come sempre. Ti stai riprendendo. Ti ho portato una cosa.
Io - Cosa?
G - Ho trovato in libreria dei cd che sono libri letti da personaggi dello spettacolo. Ti piaceranno. C'è anche il tuo adorato Pennac.
Io - Cavoli Gianni, mi spiazzi.
G - Non ci sono le letture che volevo farti fare, ma occorre accontentarsi.
Io - Che letture mi avresti propinato?
G - lo sai i saggi sulla politica.
Io - Meno male, viva gli editori. Saggi sulla politica ad un mezzo paralizzato. E come sparare sulla croce rossa.
G - Sai che si capisce meno della metà di quello che dici?
Io - Si, ma sto prendendendo lezioni.
G - Da chi, da un balbuziente o da un sordo muto. Oppure dimmi la verità fai sega alle lezioni.
Io - Sai che con amici come te non servono i nemici?
G - L'ho sempre detto.
Io - Cosa che le donne non te la danno?
G - Che sei più stronzo di me, ma di poco.
Io - Gia' come va a donne?
G - Meglio fare come mio fratello, fidati. Se non le puoi battere diventa uno di loro.
Io - Contorto tuo fratello, ma come si farà chiamare una volta che lo tagliano?
G - Non saprei. Non mi resta facile chiamarlo diversamente da Tore.
Io - Magari si farà chiamare Sasà.
G - Oppure Sandrina.
Io - Guarda che se mi alzo...
G - Gridano al miracolo e fanno mi fanno santo.
Io - Spiritoso.
G - Stai proprio una merda, te frego io a battute. Lo sanno tutti che sono un vic-20..
Io - Uno zx spectrum
G - Un atari
Io- Un videogioco space invaders
Nel frattempo, Lisa è entrata e uscita dal bagno e ci guarda con gli occhi sgranati.
Lisa - Siete i primi maschi che conosco che non finiscono a parlare di donne e di chi ce l'ha più lungo.
Io - Non ne parliamo perché abbiamo fatto molte partite di calcetto nella stessa squadra e abbiamo fatto tutti i confronti possibili.
G - Vero.
Lisa - Chi è il campione?
Io - Non dirlo, lei è una che ha sbirciato.
G - Allora non vale. E' vero non ci avevo pensato. Loro ti hanno cambiato anche in assenza di coscienza. Fico...
Lisa - Non è poi così fico. Assenza di coscenza uguale assenza in toto, quindi divertimento zero.
G - (rivolto a me) Ma come parla? Avete lo stesso logoterapeuta?
Io - Lisa. Sai che Gianni mi ha portato un lettore cd con degli audiolibri?
Lisa - Veramente?
G - Ho pensato che non ci sarebbe stato nessuno a leggergli libri di carta..
Lisa - Un pensiero molto carino
G - Grazie.
Lisa - E' arrossito?
Io - Mi pare di si.
Lisa - Allora è solo apparenza.
Io - Tana per Gianni.
G - Non infierire Sandro, che poi mi vendico.
Io - Chi infierisce? Lisa c'ha un sesto senso per le persone. Ti ha tanato la migliore del reparto.
Lisa - del reparto?
Io - dell'ospedale scusa.
Lisa - ambè...
Lisa esce e si sente nel corridoio che parla con un altro paziente:
Lisa - Che ci fai in giro MezzaPorzione?
Mezzaporzione - Lisa, Lisa. Se fossi dieci anni più giovane...
Lisa - Mezzo metro più alto semmai. Senti mi dici chi è la meglio dell'ospedale?
Mezzaporzione - TU!
Lisa - Sentito voi due?
G - Forte l'infermiera.
Io - Già-
G - fidanzata?
Io - separata.
G - Io ti vengo a trovare più spesso!
Io - Per lei?
G - Certo, che per te?
Io - No, semmai manda tua sorella.
G - Quando diventerà mia sorella devi zompare come un grillo e cantare come una cicala.
Io - Spero.
G - Senti ma non devi fare pipì?
Io - No perché?
G - Così riviene qui da te Lisa.
Io - L'ho fatta mezzora prima che venissi tu.
G - Allora io vado. Ci vediamo domani.
Io - Domani no. Lisa fa la notte.
G - Allora venerdì.
Io - Ok. Grazie
G - Vedi di guarire presto che dobbiamo spaccare un pianeta.
Io - Ok. ciao..

Venti minuti dopo che Gianni se ne è andato, torna Lisa.
Lisa - Carino il tuo amico.
Io - Sei la prima che conosco che lo ha definito carino.
Lisa - Perché come lo definiscono?
Io - Di solito mi chiedono se è vivo, se parla.
Lisa - con me ha parlato.
Io - Si vede che gli piaci.
Lisa - Davvero?
Io - Si. Anche se sono geloso.
Lisa - Ah ah ah.
Io - Vi vedrei bene insieme.
Lisa - Si come no.
Io - No sul serio. Ha pure detto che torna a trovarmi solo per vedere te.
Lisa - Ma io ci sto venerdì.
Io - Appunto, lui torna venerdì.
Lisa - ma che ti sei messo a fare il paraninfo?
Io - Per gli amici questo ed altro. Poi io sono ancora fuori combattimento, altrimenti se mi alzassi...
Lisa - Griderebbero al miracolo. A Sandro, non devi strafare...
Io - Si, credo che siate fatti l'uno per l'altra...

 
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In piena ripresa.

Post n°48 pubblicato il 24 Luglio 2008 da pausandro
 

Ero ancora ospedalizzato, ma avevo cominciato la fisioterapia. Anche la parola stava tornando a sincronizzarsi con il pensiero.

Una mattina ricevo una visita inattesa.
Per la precisione quasi tutte le visite erano inattese, ma questa proprio non me la aspettavo. Il tipo con i capelli bianchi e la erre arrotata era una persona che non vedevo da quando i capelli neri erano ancora in numero accettabile per non scambiarlo per babbo natale. Avevamo formato un gruppo musicale insieme, aveva cambiato diversi lavori, un tempo lavorava come ricercatore per il Cnr, un'altra volta assistente all'università, il consulente per un sindacato etc. Credevo d'aver perso le sue tracce e viceversa che anche lui avesse perso le mie in tante peregrinazioni, invece eccolo lì che mi sorride. Gli occhi azzurri gli conferiscono un aria ancora più folle, ma questo è normale quando si parla di persone che lavorano con la psiche umana.

Raffaele: Guarda guarda chi c'è al letto 407...
Io: Non cominciare pure te coi numeri.. Che ci fai qui?
Raffaele: E' lo stesso tipo di domanda che mi ero ripromesso di farti.
Io: Ok. Io sono qui in qualità di paziente, quindi esula dalla mia volontà (questo è quello che avrei voluto dire invece uscì un "Io Paziente Tu no")
Raffaele: Vedo che hai ancora problemi nel parlare, a tutto c'è rimedio.
Io: Cioè?
Raffaele: Una volta a settimana, vengo a fare volontariato qui in ospedale, mi hanno imposto questo ruolo, che come sai mi si addice, perché devo dimostrare al reparto di psichiatria che hanno bisogno di psicologi e non solo psichiatri.
Io: e io che c'entro?
Raffaele: Stavo spulciando i nomi dei pazienti quando ho letto il tuo. E mi sono detto "sfogliamo la sua cartella clinica" e l'ho fatto. Caspita te la sei vista brutta.
Io: già. Ma ora sto meglio.
Raffaele: Lo vedo. Parlano di ripresa senza precedenti. Hai un organismo efficente, anche se vogliono approfondire meglio sulla schiena. Fare delle ricerche approfondite. Nel frattempo, fai fisioterapia, e tralasciano la logopedia.
Io: Logopedia?
Raffaele: Che ti credi che solo i bambini devono farla? Ti tocca. Solo che qui non la fanno e devi fare domanda in un'altra struttura, a meno che Raffaele non ci mette lo zampino...
Io: Cosa vuoi in cambio?
Raffaele: Rivederti in forma, primo. Farti parlare di nuovo in maniera comprensibile, secondo. Che ragioni alla velocità del suono come prima, terzo. Poi ti chiederei un piccolo favore...
Io: quale?
Raffaele: Prima ci tengo a farti conoscere il mio "zampino"...
Io: Quando?
Raffaele: Ora. Carla. Entra pure, è sveglio.
Io: Chi...?
Raffaele: Carla, ti presento Sandro. Sandro lei è Carla, una logoterapeuta, specializzata che lavora ad uno dei miei progetti.
Io: Piacere.
Carla: Non si sforzi, Raffaele mi ha detto che si sta riprendendo da un grave incidente.
Io: Così pare.
Carla: Non mi pare così grave però.
Raffaele: Veramente te ne ho parlato prima di vedere come stava.
Carla: quel che si definisce un intervento al buio.
Io: E' sempre stato così Raffaele, il problema è che ci azzecca...
Carla: La esse è un po' blesa e sulle erre e elle dovremmo lavorarci un pochino, le vocali vanno bene, forse le labiali... Mi pare che ci sarà da fare, ma meno di quanto immaginavo. Cominciamo domani, quattro ore a settimana in giorno si e uno no. Per lei va bene?
Io: Veramente...
Raffaele: Non devi preoccuparti di nulla, ci penso io alla parcella di Carla. Vero Carla?
Carla: Certo Raffaele. Ora fuggo che mi aspettano al centro riabilitativo. Arrivederci Sandro, è stato un piacere.
Io: Idem.
Raffaele: Carina vero?
Io: Giovane.
Raffaele: Macchè. C'ha quasi trentanni e comunque ancora non c'è stato niente tra noi.
Io: Cosa vuoi in cambio del tuo aiuto?
Raffaele: Che vieni a cantare con il mio gruppo per un paio di date. Concerti di beneficenza, ma abbiamo perso il cantante, ha cambiato città e non può tornare...
Io: Ho capito non ti sopportava e se ne è andato.
Raffaele: Esattamente.
Io: Non lo biasimo, so quanto sai essere Testa di Cazzo...
Raffaele: Lo so. Però vedrai sarà come tornare in un posto familiare. Lo sai che i ragazzi ti vogliono bene.
Io: I ragazzi? Tu sei il più giovane e hai più di cinquantanni, ti ostini a chiamarli ragazzi quei quattro pazzi che ancora ti seguono?
Raffaele: Tre, Gino se ne è andato. E' uscito fuori di testa e si è calato in un delirio paranoide, non vuole nemmeno il mio aiuto...
Io: Chi suona le tastiere?
Raffaele: Una ragazza.
Io: La conosco?
Raffaele: fino a venti minuti fa non la conoscevi, ma ora si. E' Carla. Le ho detto che avevi una bellissima voce e che se ti aiuta a recuperare, potrà fare la tesi di specializzazione su te e portarti come caso clinico. Tanto lo so che ce la farai, sei in piena ripresa, e poi ho visto un guizzo sotto le coperte quando è entrata Carla...
Io: Sei il solito diavolo!

 
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Un angelo?

Post n°47 pubblicato il 23 Luglio 2008 da pausandro
 

Ancora disteso in ospedale. Un giorno. Un pomeriggio? Una mattina?
Non saprei, il tempo passa diversamente, so solo che era tra due flebo. Altro particolare importante, avevo ripreso l'utilizzo della parlola, ma più che parlare sbiascicavo, le smorfie dell'interlocutore di turno mi facevano capire che non era completamente comprensibile, per non dire incomprensibile, ciò che dicevo.
Comunque un giorno, un viso familiare entra in camera.
La ragazza è particolare, capelli castani ricci, occhi vispi e marroni. Magra ma non esile. Altina ma non una stanga. Dovrei riconoscerla, almeno è quello che si aspetta. Lei mi conosce ma la mia memoria è leggermente scossa e fatico a mettere a fuoco anche chi conosco da anni. Non che le visite al mio capezzale siano così numerose, ma meglio così. Non mi piace farmi vedere in queste deboli condizioni.
La mia visitatrice, evidentemente capisce il mio stato confusionale e mi precede.

Lei: Ciao Sandro, non mi riconosci vero?
Io (in frorma tradotta dal sbiascicamento): Già
Lei: Di solito mi vedi in camice. Sono Lisa.
Io: E' Vero!
Lei: Non sei l'unico che non mi riconosce in abiti "civili". Anche io ultimamente tra sostituzioni e straordinari stento a riconoscermi in una persona...
Io: ...
Lei: Sono in ferie, per questa settimana non ci sarò.
Io: Che ci fai qui?
Lei: Mi sono resa conto di una cosa e volevo dirtela.
Io: ?
Lei: Passiamo tante ore qui con voi pazienti e nonostante tutto ci rivolgiamo la parola a stento. Io non so niente di te e tu altrettanto di me.
Io: ...
Lei: Visto che non puoi scappare da nessuna parte e che oggi quasi sicuramente non ti verrà a trovare nessuno, ho pensato di venire a fare quattro chiacchiere con te.
Io: mi sento onorato.
Lei: So un sacco di cose su te, ma non riesco a dargli un senso. Per esempio so che sei sposato, con una donna molto bella, ma dalla frequenza e dal calore delle sue visite, ho l'impressione che tra voi non ci sia un rapportone.
Io: Siamo separati da qualche anno.
Lei: Allora è carino da parte sua venirti a trovarti.
Io: Già. Forse ne farei a meno...
Lei: Non dire così. Come mai non ha funzionato il vostro matrimonio?
Io: Troppo lungo. C'è la domanda di riserva?
Lei: Lo sapevo che sei simpatico. Hai gli occhi tristi ma di chi non molla mai. Anche io sono separata, ma non si tratta di una storia lunga. Ero solo troppo giovane e lui troppo affascinante e non solo con me. Quando ho avuto la certezza che se la faceva con altre donne, l'ho lasciato e mi sono buttata sul lavoro. Ci ho messo circa sette anni a capirlo, ma meglio tardi che mai. Il prossimo anno posso divorziare. 
Io: Anche io.
Lei: Che coincidenza. Allora siamo colleghi separandi!
Io: Consfigati credo sia la parola più esatta.
Lei: Eh?
Io: Lascia perdere.
Lei: Ti ho portato una cosa. Appartiene allo stronzo, ma lo ha lasciato a casa prima di andarsene.(tira fuori dalla borsetta un lettore mp3)
Io: ...
Lei: Ci ho caricato della musica e ho pensato che nelle ore di solitudine poteva farti compagnia. Almeno fino a quando non ti rimetti e cominci a fare qualche passo. Il primario dice che è solo questione di tempo, ritornerai quello di una volta se non meglio. Poi con la riabilitazione sarà molto più veloce.
Io: Grazie.
Lei: Vedi i comandi sono semplici, li puoi usare anche tu. ops scusa (arrossisce)
Io: Tranquilla...
Lei: Qui c'è il volume e qui puoi mandare avanti. Ho lasciato le batterie a Wanda l'altra infermiera quando si scarica questa te la cambia.
Io: Grazie.
Lei: I pezzi che ci ho messo non sono niente di speciale, anni ottanta, musica classica, e qualche racconto che ho letto e registrato per un provino dove non mi hanno presa.
Io: Mi commuovi.
Lei: Devo dirti un'altra cosa. Tu somigli terribilmente a mio fratello e non riesco ad essere distaccata come dicono che dobbiamo essere.
Io: E' un tipo in gamba tuo fratello?
Lei: Si. Lo è. Solo che lavora all'estero e non lo vedo mai.
Io: mi dispiace.
Lei: Anche a me. Ora vado, mi devo incontrare con mia cugina.
Io: Grazie ancora.
Lei: Un'ultima cosa. Hai presente Rino? L'infermiere?
Io: Si.
Lei: Fai attenzione.
Io: A cosa?
Lei: Vuole cambiarti sempre lui.
Io: Sul serio?
Lei: Dice che siccome sei maschio, è più corretto.
Io: Beh, insomma...
Lei: A certe cose non ci badiamo quasi più. Però secondo me gli piace qualcosa di te. E se è quello che penso io, non è l'unico (sorride e arrossisce).
Io: (Arrossisco vistosamente) Veramente non so nemmeno se...
Lei: Il primario dice che rifunzionerà anche quello, non ti preoccupare, porta pazienza.
Io: grazie, sei la prima che mi dice qualcosa di sensato.
Lei: Eh?
Io: Lascia perdere.
Lei: (mi bacia sulla guancia) ciao sandro
Io: Sei un angelo..
Lei: Se sentissi le mie colleghe ti direbbero che sono più un diavolo.
Io: Eh eh
Lei: Comunque quando ti rimetti, esigo un invito a cena. La tua ex mi ha detto che cucini da dio. Ma non avevo capito che eravate separati e avevo paura di fare una gaffe.
Io: Ok. Affare fatto.

 
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Avanti un altro...

Post n°46 pubblicato il 22 Luglio 2008 da pausandro
 

Passato il panico iniziale e soprattutto vedendo tutti intorno a me, circondati da una maledetta aria di ottimismo, ho cominciato a pensare che forse me la sarei cavata.
In effetti me la sono cavata, se sto aggiornando il blog. Oggi ho recuperato quasi tutte le mie facoltà e fortunatamente anche la motricità...

In quei giorni di confusione totale non era possibile pensare con chiarezza, pertanto i momenti di panico si avicendavano a momenti di rassegnata disperazione. Oltretutto nessuno mi voleva dire cosa mi fosse successo. Anche ricostruire gli eventi non mi è stato facile e ancora oggi ho dei vuoti totali che non mi permettono di avere una visione totale del perché sono ancora qui o del perché ho rischiato di non esserci più...

Qualche giorno dopo la visita della mia adorata "ex" il primario si è deciso a farsi vivo. Era giovane e del tipo che piace tanto alla mia "ex". Brizzolato, alto, abbronzato, con un fisico asciutto e un naso importante, lo sguardo attento e brillante, una voce profonda e non noiosa. Un figo insomma. Dal primo momento l'ho definito il Richard Geere dell'ospedale. La sua visita era stata preannunciata dallo svolazzamento di lenzuola e copriletti, un viavai di infermiere che sempre senza calcolarmi mi giravano, lavavano e sistemavano come mai avevano fatto fino a quel momento.

Primario (guardando la mia cartella che fino ad unattimo prima era appesa a piedi del letto, ma che fino a due attimi prima non c'era mai stata): Bene, il 407!
Io (penso): E questo chi è?
Primario (guardando me): Lo sa che è stato fortunato?
Io (sempre pensando): Io? e quello che vince al totocalcio?
Primario (guardando la cartella): Si ricorda come è arrivato a noi, caro 407?
Io (smetto di pensare e comincio ad incazzarmi): Chissà che giro fa il 407?
Primario (Rivolto all'infermiera): Ah già dimenticavo che non può ancora rispondermi.
Io (ricomincio a pensare): Grazie per l'informazione, almeno ora so che ti potrò rispondere prima o poi.
Primario (Rivolto a me): Non si preoccupi sta recuperando alla grande. Tra qualche giorno comincerà a muoversi e poi a parlare, o viceversa, non si può mai dire. Sua moglie dice che lei era uno dalla battuta veloce. Si riprenderà vedrà.
Io (mangiando la foglia): Sei proprio il tipo che piace alla mia "EX"
Primario: la passerò a trovare nei prossimi giorni, nel frattempo i fisioterapisti si avvicenderanno per permmetterle una ripresa veloce. Arrivederci 407.
Io: Mavvaffanculo primario!

- Buongiorno

 
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Nuotando nell'aria

Post n°45 pubblicato il 21 Luglio 2008 da pausandro
 

Cominciando a fare i conti con l'immobilità, il primo scoglio è il panico.
Tagliato fuori dal mondo. Non riuscivo a comunicare.
Nonostante tutti gli sforzi, i comandi non funzionavano.
Sono passate delle ore prima che si accorgessero della mia "presenza".
Ore che mi hanno permesso di nuotare nel panico più assoluto.
Paralizzato dalla paura e non solo, non riuscivo a ricordare cosa ci facessi in quel posto. Il fatto che ci fossero delle infermiere mi permetteva di capire che mi trovavo in una struttura ospedaliera, e che si erano presi cura di me.
Non capivo cosa mi fosse successo e cosa mi sarebbe successo nell'immediato futuro.
Fino a quando non comparve una faccia familiare.
Non sapevo chi fosse, ma mi pareva di conoscere quel bel viso incorniciato da capelli biondi e con due occhi blu mare da spavento.

Sconosciuta bionda: Ciao Sandro.
Io: movimento di sopracciglia
Sconosciuta bionda: ci hai fatto prendere un colpo
Io: (penso) sul serio?
Sconosciuta bionda: Quando mi hanno chiamata, pensavo fosse uno scherzo.
Io: (penso) sto ancora cercando lo specchio per la "candid Camera"
Sconosciuta bionda: Sai che hai ancora il mio numero nel portamonete sotto la voce moglie?
Io: (penso) sono sposato? Con lei? Alt! Ha detto "sai che hai ancora il mio numero.." Deve essere la mia ex-moglie. Cazzo ho un'ex-moglie
Sconosciuta bionda: Mi hanno detto che non puoi rispondere ancora ma che in parte capisci quello che ti si dice
Io: (penso) Beata te. A me non hanno ancora detto un cazzo e non ci capisco niente.
Sconosciuta bionda: Stai meglio di quanto pensassi.
Io: (penso.. Ma lo devo scrivere per forza "penso", visto che sono immobilizzato? vabbè penso non lo scrivo più tanto capite no?) Vuoi fare a cambio? Sono nemmeno cinque minuti che ho scoperto di essere stato sposato con questa bella donna e già la vorrei mandare a fare in culo. Se solo riuscissi a ricordare  qualcosa...

Entra un'infermiera. Lisa, se non ricordo male.

Infermiera: Lei è la moglie?
Sconosciuta bionda: Si.
Infermiera: Le vorrebbe parlare il primario.
Moglie (ex sconosciuta bionda): Arrivo subito, dove si trova?
Infermiera: In fondo al corridoio.
Moglie: Si, si. ho capito. Arrivo.

Infermiera esce, credo.

Moglie: Beh, ora vado a vedere se ci si capisce qualcosa.
Io: ...
Moglie: Sarà giovane il primario?
 

 
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