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Enciclopedia del Sertão

Post n°648 pubblicato il 03 Maggio 2012 da LivinginFortaleza
 

"Grande Sertão: Veredas" opera prima

Ogni volta che lo rileggo, emergono nuovi dettagli.. in quel suo continuo rimuginare e descrivere i momenti di una vita travagliata e sicuramente eccezionale, scorre davanti lo scenario al completo.. una pellicola testuale dove si ritrovano accorpati il minuto e lo sguardo d'insieme, il particolare e l'universale e l'autore, si diverte, come fosse un fotografo, a zoommare su tali vastità. Il "Grande Sertão" è un monumento letterario, da portarsi sempre dietro e consultare, pagina per pagina, neanche fosse un dizionario. E' così che voglio presentarlo, con quel suo carattere enciclopedico, che tutto accoglie, esaustivo, omnicomprensivo. Perfezionista lo era parecchio, João Guimarães Rosa, amava rivedere, riprendere, riflettere, rielaborare le sue storie. Un lavorìo continuo, per un uomo dagli interessi multipli, con una doppia vita e una doppia personalità. Quella mondana del diplomatico che sapeva varie lingue straniere e visse gran parte della sua vita all'estero, e quella dell'ex medico condotto, che amava intrattenersi con i mandriani del sertão, ascoltarne le storie più bizzarre, osservarne la flora e la fauna, goderne gli odori e i colori.. tutto archiviato nella sua memoria.Me lo immagino proprio in groppa ad un cavallino percorrere km e km nell'interno del sertão mineiro, per raggiungere e curare i suoi pazienti; me lo vedo, annotare cambiamenti di clima, miti e leggende popolari, nomi di luoghi, colori di fiori, profumi e paesaggi, tanto diversi, ora tanto cambiati.    

Parco Nazionale Grande Sertão Veredas (Minas Gerais)

Interessi zoologici, botanici, entomologici, ornitologici, mineralogici, folclorici, antropologici eccheggiano nel racconto..fra le sue pagine, tra una sparatoria e l'altra, fra un vagare indistinto dei jagunços ed implacabili caccie all'uomo, l'autore ci proietta dentro l'ambiente, appellandosi a  tutti gli strumenti sensoriali a disposizione, per restituire nel modo più completo possibile, i luoghi. La natura innanzitutto, nel suo costante divenire, fra dirupi scoscesi, pianori estesi, montagne ricoperte da foreste inesplorate, deserti sabbiosi, veredas- oasi salvifiche d' acqua e vegetazione- fiumi grandi e piccoli, palmeti e paludi, altopiani, pascoli fertili e dune di sabbia. Dosa perizia e tenerezza nel descrivere le piante, nessuna esclusa, dai grandi e imponenti alberi alle pianticelle stagionali, sa dove crescono, come si moltiplicano, che fiore fanno, e che profumo ha quel fiore, quando fruttificano, se è di qualche utilità..i campi fioriti in aprile, il cocco del buritì  maturo in febbraio, tutte le erbe da foraggio, il loro alternarsi e quali sono le migliori, le sabbie mobili dei deserti, i nasturzi che di notte sembrano fosforescenti, e le incredibili piante che crescono nei deserti, il mandacarù, cactus,erbe striscianti, ruvide, pelose, spinose.

E' in quel suo girare fra queste lande che Guimarães Rosa apprese come interpretare i segni della natura, osservare i comportamenti di animali e piante per prevedere il tempo. Animali di tutti i tipi popolano il sertão.. giaguari e lupi, cervi, rospi e tapiri, armadilli  e serpenti, lontre ed enormi anaconde, scimmiette  e caimani..  si sofferma appena può sugli uccelli, una vera dichiarazione d'amore la sua..  che siano di fiume o di palude, cicogne crestate, germani, anatre, sparvieri,aironi, garze e tarabusi.. che siano regali o banali, cuculi, pernici, corvi e merli, maestose arara, civette e urubus, che portino bene o che siano di malaugurio.. li enumera, ne descrive usi e costumi,  il piumaggio,  il volo, i loro versi, gradevoli o agghiaccianti.. 

Con la medesima cura, da vero entomologo, avvicina la lente di ingrandimento, sul mondo degli insetti..  fastidiosi tafani, cicale e grilli, farfalle coloratissime, api e formiche alate a sciami, falene e scarabei, zanzare che danno il tormento sulle sponde dei fiumi. L'animale-simbolo  del sertão però, quello attorno al quale ruota quel  mondo è il bue.. mandrie in fila indiane lungo i corsi dei fiumi, buoi che si abbeverano timorosi per gli attacchi di piranhas, anaconde e caimani, che pascolano, sparpagliati a macchia d'olio, che si coricano all'ombra e si strofinano la schiena, che di notte si ricoprono di pipistrelli, tali e quali a piccoli fazzoletti neri, che rimangono impantanati nelle paludi e non ne escono più..Una natura udita, sentita , annusata e vista.. come su una tavolozza di colori vediamo l'azzurro- verde del cielo, il grigio degli altipiani, il bianco o il giallo della sabbia, il violaceo delle pianure, la terra fra il rosato ed il cenere, le striature ferro caldo e sangue del tramonto, il verde del vento, delle acque, della vegetazione, i colori dei fiori, arancio, rosso, viola, bianco.. e l'autore non si limita a colori puri, ma butta lì pure delle sfumature, tonalità che virano..Descrive le albe e i tramonti, nebbioline e incandescenze, lo scrosciare ininterrotto della pioggia, il turbinìo del vento, i movimenti delle  nuvole, una luce enorme, assassina.. nulla pare sfuggirgli.

Parco Nazionale Grande Sertão Veredas (Minas Gerais)

 

E gli uomini ? La presenza umana è quasi irrilevante..incontri rarissimi, fortuiti o sfortunati, dipende dai casi..  due le categorie : gli stanziali,  contadini, allevatori e fattori, legati  alla terra, chi la possiede e chi la lavora, uomini "sensati" e pratici, uomini "definitivi" ed il popolo dei migratori,  lebbrosi, sbandati, ladri di bestiame, qualche commerciante, venditore ambulante, anche straniero, e naturalmente  jagunços - questi ultimi uomini "provvisori", mezzi matti, sempre in movimento, talvolta senza saper dove andare e cosa fare. Capita, nel sertão, che ci si imbatta in carovane, lunghe file di bestie da soma che trasportano sale, cera, strumenti, tabacco, acquavite, pelli di giaguaro o lontra.. 

capita di incontrare intere città che migrano in cerca di pietre preziose, ma anche villaggi fantasma, decimati dalla peste, contadini poverissimi e cenciosi, bordelli improvvisati, rivendite di campagna. Un ambiente così difficile che rende gli uomini quasi simili alle bestie, li ingiallisce, ingrigisce, infiacchisce, inselvatichisce.. un abbruttimento fisico e mentale tanto che non vige più nessuna morale, ed allora una madre può benissimo decidere di sposare il proprio figlio, e due fratelli possono assassinare tranquillamente il padre. Il sertão pare un luogo a sè, con le sue leggi, i suoi ritmi, i suoi castighi e le definizioni, tante, varie, che l'autore ne dà, chiariscono bene il quadro della situazione.

Museu Cultura e Arte Popular, Fortaleza

 Un luogo dove comanda il più forte e il più astuto, dove "vivere è molto pericoloso", un luogo pieno di vuoti, che più cerchi di spingerlo indietro e più te ne ritrovi circondato, e guai a non obbedirgli.. "coloro che lo vogliono cavalcare riescono a tenersi in groppa solo per qualche tratto,  e sotto la sella ti ritrovi una tigre". Un luogo, questo grande deserto, "che se lo cerchi, non lo trovi mai,  e quando meno te lo aspetti, quello arriva, sordido e vero". E' potente, ti aiuta in modo poderoso o ti tradisce, il sertão è un'attesa, enorme.. difficile conoscerlo veramente .. solo gli uccelli dall'alto  ne vedono tutte le miserie e le allegrie.. Il sertão infine, ti produce, per poi inghiottirti, masticarti e sputarti fuori..Come può l'uomo, in questo ambiente ostile, conservare la sua umanità ?

biotopo della Caatinga

Qualche isoletta c'è, a dire il vero, che si preserva da tanta bruttura e ferocia.. le fazendas disperse sul territorio, diventano quasi delle oasi di piacere, profumi di forno, biscotti fatti in casa, fresche lenzuola e tran tran quotidiano rassicurante..è qui che spesso si rifugiano tutti, buoni e cattivi.. appendono le loro amache, si accampano amichevolmente e nel peggiore dei casi, rubano, saccheggiano, incendiano e stuprano tutto quel ben di Dio..sognano luoghi che poi finiscono per distruggere. Le preghierine della sera in ginocchio, i vestiti stirati, le feste di paese, i giardinetti con i fiori, giovani ragazze da sposare, i banchetti seduti a tavola  .. una vita domestica tranquilla, regolare, che sembra un miraggio ..  e di fatto lo è  : le fattorie  sono quasi sempre abbandonate.  Ed infine loro, i  jagunços, via di mezzo fra pistoleri  a pagamento e banditi, un'accozzaglia di gente delle più diverse, animati qualcuno da buoni sentimenti ed altri, più simili più a belve. Come piccoli (e neanche tanto) eserciti, con  regole, valori, gerarchie. Professionisti del combattimento, quasi lo succhiano dal latte materno, i più sono senza famiglia e niente hanno da perdere .. conoscono bene le armi e da quelle non si separano mai, gli danno dei nomi, le curano e le puliscono con affetto. Valorosi, non temono la morte, perchè rientra tutto nel gioco, coesi e solidali,  a volte generosi. Gruppi armati autosufficienti, ben organizzati, capaci di affrontare ogni privazione, sempre in perenne movimento.. si concedono solo qualche sosta, una tregua, per riposare e respirare un pò. Ognuno specializzato in qualcosa.. chi sa imitare il fischio degli uccelli, chi sa cucinare, chi conosce di tutte le erbe le virtù, e con queste cura raffreddori e febbri, dolori e ferite. C'è il maniscalco ed il veterinario, chi si occupa delle munizioni (forse il bene più prezioso), chi è un provetto esploratore e guida tutti per scorciatoie e giusti cammini, chi sa individuare dove c'è l'acqua, chi ha una mira infallibile..si parla poco e ci si capisce ad un cenno, ci sono quelli da rispettare e quelli da disprezzare, ognuno con i suoi vizietti, con le sue manie.

xilografia "Banda di Lampião" di João Pedro do Juazeiro

Sanno dormire a comando, muoversi come gatti, vedere al buio, annusano l'aria, hanno un sesto senso ed un intuito formidabile. Sono come uccelli migratori, cambiano luoghi e donne, lasciandosi dietro figli mai conosciuti. Quando non combattono contro bande nemiche o fuggono dai soldati governativi, trascorrono il tempo cacciando o pescando, perlustrando l'immenso terriotorio. Chi preferisce giocare a carte,  farsi il bagno nei laghi, chi  mangia  e dorme, chi spettegola e litiga. Qualcuno gioca a braccio di ferro, c'è anche chi recita preghiere, nessuno ruba o bara. Difficile avere veri amici nella banda, però capita, e se capita, è un legame fortissimo.. si diventa come figli, come fratelli. Talvolta hanno nomi fittizi o sono chiamati per soprannomi, il nome vero resta un tabù- forse scappano da qualcosa, preferiscono vivere nell'anominato. Nessuno li costringe a quella vita e quando vogliono, se ne possono andare. Dopo un pò, per stanchezza e mancanza di entusiasmo, facile aspettarsi delle defezioni. Si raccontano tante storie, fumando o masticando tabacco attorno al fuoco, prendono gusto a spararla più grossa, alcune storie sono vere, ma ingigantite, passate di bocca in bocca.. tesori sotto case, paludi assassine, fuochi fatui e fatture, donne che da streghe diventano sante, miracoli e processioni. Spesso creduloni ed ignoranti, fanno scongiuri, si affidano a qualche santo, tutti portano talismani ed immaginette sacre, piccole reliquie cucite addosso, se le regalano e se le scambiano. Si preoccupano  di seppellire i morti, di rendere gli onori  a chi merita, di vendicare le offese subite, e la colpa peggiore di tutte, il tradimento.

Museu Cultura e Arte Popular, Fortaleza

jagunços sono capaci di mangiare qualunque cosa.. non solo la succulenta carne allo spiedo, il riso e i fagioli, la carne essiccata, la farinha e la polenta di manioca, ma si arrangiano con quello che trovano e in mancanza di meglio frutta, legumi selvatici e pesci. I più coraggiosi, in fatto di stomaco, si accontentano di serpenti e scimmie, formiche e cavallette, ramarri. Appena è possibile tracannano uno e più sorsi di cachaça. Uomini senza radici e senza legami, questi  jagunços del  sertão , non appartengono ad alcun luogo, pare non abbiano passato, ma nemmeno futuro. Per uccidere la solitudine, si accompagnano a prostitute, considerate quasi sorelle, degne di rispetto, allegre ed esperte nella loro attività. In loro mancanza possono anche arrivare a rapire e stuprare fanciulle e madri di famiglia, come fosse una necessità.. per niente gentiluomini e molto bestiali. E' sempre alle donne che pensano, è sempre di loro che parlano. Non così i loro capi-gruppo, nè il capo supremo, circondato, sembra, da un alone di sacralità.. altamente rispettati, i capi possiedono qualità che mancano ai più. Intelligenti ed astuti, pazienti e magnanimi, sanno sempre quello che si deve fare, si intendono di strategie e manovre tattiche. Parlano poco e pensano tanto.  Nell'aspetto sono imponenti, aitanti, splendenti. Incendono in modo deciso, non hanno ovviamente paura di niente, non perdono la testa, non cedono a debolezze.Conoscono ad uno ad uno i loro uomini, ne sanno vizi e pregi, se ne sentono fortemente responsabili. Nessuno è in grado di stargli alla pari, sono al di sopra di tutti, una "razza d'uomini che non si vede più.."

dettaglio pannello di Carybè - Centro Cultural do Banco do Nordest, Fortaleza

 Questo il  sertão raccontato da Guimarães Rosa. E tanto ancora ci sarebbe da dire. Un ultimo sguardo su un fagotto di cose impilate, oggetti d'uso comune che girovagano, anche loro, per queste lande desertiche,  raccolti in borse ricamate,  penzolanti da colli e spalle,  buttati per terra o portati da muli.. Non sono, per la verità tanti, ma sono di questa vita raminga, un paradigma.  Fucili, mauser e winchester, carabine e tromboni, revolver e moschetti.. coltellacci e borracce, cartucciere e tascapani, bisacce e scapolari. Si dorme per terra ma anche su amache di cotone dai bordi ricamati, o su pelli di bue e per ripararsi dalle notti più fredde, pelli di montone. Qualcuno fa quotidiano uso di sapone e si lava anche i vestiti, lo specchio ed il rasoio- indispensabili per non trasformarsi in eremiti, ed ancora medagliette e santini contro malattie e malocchio,  i cappelli di pelle a larghe tese,  stivaloni di pelle di serpente e  sandali, anelli alle dita e zucchette per l'acqua. Di abbigliamento se ne vede di tutti i tipi, per lo più in pelle, ampia libertà di scelta, solo i vestiti bianchi sono rigorosamente banditi. Ed infine i cavalli, preziosi compagni, senza i quali, nel sertão, si è praticamente morti... Vivere è molto pericoloso ...

Berrantes, corni di bue usati per il richiamo del bestiame

Commenti al Post:
Fenice_A
Fenice_A il 04/05/12 alle 16:24 via WEB
Green Hill deve chiudere! Cuccioli di cani condannati a soffrire per tutta la loro esistenza perchè nati per morire. Ti prego, anzi ti imploro di firmare la petizione. Se vuoi fare di più entra nel mio blog e copia il codice ed incollalo in un box del tuo profilo. Ti prego :) FIRMA PER FAVORE CLICCA
 
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