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Messaggi del 10/05/2012

A ferro e a fuoco

Post n°654 pubblicato il 10 Maggio 2012 da LivinginFortaleza
 

Secondo un mito africano, Ogum -dio del ferro- aveva un bastone magico che aveva la proprietà di dividere gli uomini in sette parti, e le donne in  nove. Nella sua officina di fabbro, ne realizzò uno uguale e lo diede come regalo di nozze a Oiá, sua moglie, dea dei venti che lo aiutava ad alimentare il fuoco. Qualche tempo dopo, Oià  fuggi con un altro orixà, Xangô  ed Ogum furioso, si mise alla sua ricerca, deciso a vendicarsi. Ritrovatala, i due si affrontarono in combattimento, usando le rispettive armi magiche, e così Ogum venne diviso in 7 parti (e per questo ha sette nomi e si manifesta in sette modi diversi) e Oiá in 9. Il bastone di ferro non era altro che una spada, diventata il suo simbolo. Ogum era un cacciatore, un guerriero ed un fabbro- sorta di Efesto africano- e come tale, fabbricava oggetti in metallo e proteggeva tutti coloro che con tale materiale avevano a che fare.Sulle sue insegne sono riprodotti in miniatura tipici utensili in ferro, l' incudine e la falce, la vanga e la sega, il martello e il coltello, c'è pure il ferro di cavallo e la zappa, il rastrello e l'accetta...E' il "ferreiro" ancestrale, Ogum, il fabbro primordiale..

 

strumento-insegna di Ogum

Il mestiere di fabbro, nonostante tutto, non è poi così in estinzione. Basta allontanarsi dai grandi centri urbani, inoltrarsi verso l'interno del Cearà ed arrivare a Potengi, regione del Cariri, notoriamente terra di fabbri. Inizialmente non lo facevano per professione .. erano contadini che per risparmiare, si producevano gli strumenti di lavoro da sè e per guadagnare qualcosa di più,  poi li rivendevano nelle fiere di paese, anche di altri stati. Quasi un doppio lavoro.. Adesso lungo la strada principale del paese, è tutto un susseguirsi di officine, antri bui e caldi, riconoscibili dai monticelli di scarti di lavorazione anneriti.  Luis Carlos Pereira è uno di loro. Figlio e fratello di ferreiros, si alza all'alba, e anche prima, nel cuore della notte, ed aperta bottega inizia subito a scaldare e martellare il ferro per dare forma a falci, vanghe e machete. I colpi fanno un rumore assordante, ritmato, continuo, cui gli abitanti si sono ormai abituati, non per niente Potengi è stata chiamata "la città che non dorme". Il medesimo suono, martellante, sordo, cadenzato, uguale identico al verso- incredibilmente metallico- dell'araponga, un uccellino tutto bianco che lo imita alla perfezione. Motivo per cui questo passariforme è anche chiamato ferreiro o ferrador. La giornata del fabbro ha orari strani. Per evitare le ore più calde sono costretti a lavorare al buio, per poi fare una pausa a metà mattinata e  riprendere quasi al tramonto. A Potengi le botteghe dei fabbri ferrai sono più di 40 sporche, disordinate, con piccole aperture, un caldo infernale, mentre a Juazeiro do Norte ce ne sono una cinquantina. Per lo più lavorano lo stagno, fabbricano le tipiche lamparinas, piccole lampadine tradizionali da usare con olio , alcool o cherosene. Ma chi è in cerca di oggetti in metallo può anche trovare artigiani a Mauritì dove vengono sfornate grandi quantità di  posate, serramenti, forme per torte, bacili, secchielli, imbuti, campanacci, articoli per la cucina, pezzi sacri, serrature, falci, staffe ed ovviamente anche gli strumenti dilavoro dei fabbri. Ad Assarè e Caririaçu si producono anche candelieri, sonagli per il bestiame, boccali, cerniere, ganci per le amache, fucili, pentole, ed anche portoni.

 

"Ferreiros" di Potengi

Antonio Ferreria Viana, conosciuto come Ferreirão, invece l' officina l'ha sempre avuta a Crateus, dove è nato e dove l'ha ereditata dal padre, che prima di essere fabbro - uno dei più affermati nella zona- era orefice. Quello che ha sempre fatto e continua a fare sono utensili legati al lavoro dei campi e all'allevamento del bestiame, attività  principali della regione. Picconi, pale, falci, asce. Un tempo faceva anche fucili, ganci per amache, una speciale vanga per la semina del cotone, ed una falce per raspare la cera dalla carnauba. L'officina è dominata dalla forgia, al centro, in muratura, foderata con piastre d'acciaio, tondini per cemento armato o pezzi di rotaie dismesse, poi rivestita di mattoni. E' quasi sospesa, come una piattaforma, irradia calore e al di sotto è tutto un accumularsi di resti e scarti. L' imboccatura è un piccolo forno, in  terracotta speciale, in grado di sopportare altissime temperature. Ai tempi di suo padre, per alimentare il fuoco si usava un mantice di legno rivestito di cuoio, azionato a mano. E ogni tanto,  quando manca la corrente, lui ancora lo usa. Per  il fuoco ha sempre usato carbone di jurema, molto diffuso nella caatinga circostante unico arbusto capace di scaldare il ferro. Ha due aiutanti, ma nessuno dei suoi figli e dei nipoti ha voluto seguire il suo esempio. E' giusto così, tutto sommato - afferma-perchè questo è un lavoro pesante, pericoloso,  quasi una maledizione.. d'altronde dice Ferreirão, non fu un fabbro a fabbricare i chiodi che inchiodarono Cristo in croce ?

prove dei marchi su porta di bottega-Memorial da Cultura Cearense, Fortaleza

Sonagli per mucche e capre non ne ha mai fatti, perchè altri  si sono specializzati in quel particolare settore, piuttosto, una delle sue specialità sono i marchi per ferrare da bestiame. Di solito riproducono le iniziali del proprietario, con l'aggiunta di numeri se ha figli ed ha bisogno di definire bene a chi appartenga l'animale. I marchi per capre e pecore, sono naturalmente più piccoli (collocati nelle orecchie o sotto il mento, per non rovinare il pellame). A Ferreirão non è mai piaciuto fare la prova dei suoi marchi sulle ante delle porte della sua officina, come invece è costume fare. Non avrebbe fatto altro che rovinarle e non ce ne è mai stato bisogno, sempre sicuro di ciò che stava facendo.

Fabbri, studio a matita di Raimundo Cela, 1921 (Archivio MAUC Fortaleza)

Nel sertão caldo e secco del nord est brasiliano, il costume di marchiare gli animali venne introdotto dai portoghesi, che a metà del '500, introdussero i primi capi di bestiame provenienti dall'Alentejo, da Capoverde e dalle Isole Canarie. Bovini ed equini, ovini, caprini e suini, nessuno veniva escluso dalla marchiatura. Le fattorie erano senza recinzioni, il bestiame era allevato e fatto pascolare liberamente, per estesi territori. Quando il bestiame si spingeva molto lontano rispetto alla proprietà alla ricerca di pascoli, capitava che si mescolasse con quello di altri proprietari, di qui la necessità di apporre un marchio di riconoscimento.   Per i bovini si usano due marchi diversi, uno per indicare il luogo dell'allevamento e l'altro il proprietario,    solitamente il primo apposto sulla coscia o sull'anca sinistra, il secondo su quella destra. Il ferro de ribeira  (ferro della "riviera" -valle) è il più antico storicamente,  ed allude alla vicinanza, presso le fattorie di corsi d'acqua, risorsa fondamentale per abbeverare le mandrie e garantire acqua per la sopravvivenza di tutti. Il ferro de freguesia, si diffuse, quando le terre vennero successivamente divise in parrocchie. Con l' aumento della popolazione e la creazione di centri urbani, venne infine creato  il ferro de município, quello di più recente acquisizione. 

alfabeto creato dallo studioso Ariano Suassuna


Il ferro de freguesia è generalmente rappresentato da una lettera, o più raramente da un disegno che simboleggia un elemento legato al luogo, ad esempio l'iniziale del nome del fiume che attraversa la zona. Oltrechè a caratteristiche geografiche e naturali, può alludere a fatti storici, animali , oggetti o all'iniziale del nome del santo o santa patrona della città, od ancora all'iniziale del nome della città stessa. Il marchio di  Morrinhos,  è ad esempio una M più un cuore, (perchè la patrona è il Sacro Cuore di Maria), quello di Aracati, una croce ( perchè anticamente il municipio si chiamava Arraial da Santa Cruz do Aracati), quello di Cascavel è una S per la forma del serpente (cascavel significa appunto serpente a sonagli) quello di Barbalha è una K (dagli indios Kariri), quello di Canindè una F (in onore di San Francesco di Canindè, una delle principali mete di pellegrinaggio religioso del Cearà) e così via. Anche se ogni cittadina possiede il suo marchio,  può capitare che due municipi diversi abbiano lo stesso marchio, in questo caso è perchè tale città si è smembrata in due.

Collezione di staffe - Memorial da Cultura Cearense, Fortaleza 

I marchi misurano 8-10 cm di diametro e 30 - 40 cm di lunghezza, non ci sono angoli (per evitare ferite nell'animale), un' impugnatura di legno o di osso serve per proteggere le mani del marchiatore. Sono professionisti abili, devono sapere bene maneggiare il ferro arroventato, avere un tocco nè pesante nè troppo lieve, per evitare bruciature e sbagli. Fondamentale infatti è che il marchio sia ben leggibile, e nel caso in cui si faccia qualche errore, si possono sempre fare delle correzioni a mano libera con una sorta di bulino, anch'esso incandescente.  Una volta l'anno, dopo le piogge, i proprietari uniscono il bestiame in una determinata fattoria, per castrare alcuni  capi ed per effettuare la marchiatura. Sono giorni di lavoro intenso ma anche di festa, vengono invitati bande di musicisti, si assite alla vaquejada, si uccide un bue e si prepara un grande banchetto collettivo, allietati dai versi improvvisati di qualche poeta popolare (repentista). Anche la marchiatura è un fatto collettivo, tutti i marchi sono collocati insieme per arroventarsi dentro il fuoco. 

marchio per bestiame- Memorial da Cultura Cearense, Fortaleza

Ogni fazendeiro ideava il suo personale marchio, ma di solito era ereditato e passava di padre in figlio. Si utilizzava quello usato dal padre, che a sua volta lo aveva ricevuto del nonno e costui dal bisnonno. Motivo per cui, i marchi dei componenti di una stessa famiglia sono molto simili e per ovviare al problema si fanno delle piccole modifiche, chiamate “diferenças” (differenze). Hanno forme e nomi particolari - luna, freccia, fiore, ala, martello- nell'araldica dei marchi nordestini, ne sono state individuate circa una ventina. Quando un capo era venduto, il marchio del nuovo proprietario veniva apposto sopra o a destra di quello vecchio. Se costui era di un altro municipio, anche la rimarcazione della freguesia era fatta sempre a destra o in cima a quella precedente. In un ambiente fortemente maschilista, la donna non aveva diritto ad un suo marchio, ma riceveva quello del padre con il numero uno se era la primogenita, il numero due se era la secondogenita, ecc. Se sposata, usava quello del marito.

Fabbro, pastello di Raimundo Cela (Archivio MAUC Fortaleza)

 Di tutto questo bagaglio di segni e simboli racchiusi in pochi centimetri di ferro, forgiato a mano,  si sono occupati vari studiosi, allo scopo di approfondire ed indagare, ma anche per evitare che questo antico sapere andasse perduto. I marchi pare siano collegati con nozioni di alchimia ed astrologia antiche, connessioni astrali, tramandate oralmente dai vecchi mastri ferrai. Il primo ad occuparsene fu lo studioso fortalezense Gustavo Barroso, che nel 1912 affrontò il tema nel suo saggio etnografico  "A terra do sol". I ferreiros tracciavano i simboli sulla sabbia, con un bastone, un simbolo che riassumesse la storia della famiglia, un collegamento con i propri antenati, per poi forgiarlo in una forma definitiva.  

morsi per cavallo-Memorial da Cultura Cearense, Fortaleza

 Marchiare il bestiame. pertanto, non è solo segnare la proprietà ..c'è dietro un un background culturale, tecnico e mitologico. Partendo da un registro di vari marchi familiari fatto da un suo avo,  Paulino Villar, fazendeiro del XIX secolo, Ariano Suassuna studiò le forme di tali marchi e le relazionò alla simbologia antica. Nel 1974 scrisse "Ferros do Cariri: uma heráldica sertaneja". Arrivò alla conclusione che il tratto verticale, chiamato tronco, rappresentasse il cielo, mentre l'orizzontale la terra. L' unione imperfetta dei due,  il divino e l'umano, formava un ramo, mentre l'unione perfetta formava la croce. Individò marchi che simboleggiavo l'elemento maschile, quello femminile e l'unione sessuale.  Marchi come geroglifici astratti, con legami con i segni zodiacali, astrologia ed alchimia, ed ipotizzò che i primi fazendeiros  scelsero dei simboli astrologici, legati ai propri segni e pianeti personali. Suassuna elaborò poi un alfabeto, basandosi su tali connessioni.  E sempre un marchio per bestiame - quello ereditato da suo padre - è diventato il logo del NASEB, Nucleo Ariano Suassuna di Estudos Brasileiros- legato al Dipartamento di Scienze Sociali dell'Università Federale del Pernambuco.

 

staffa - Memorial da Cultura Cearense, Fortaleza

Altra lettura indispensabile è l'opera di Oswaldo Lamartine de Faria  "Ferro e ribeiras do Rio Grande do Norte", nonchè il completo, omnicomprensivo, e più recente studio di Virgilio Maia che nel suo "Rudes Brasões" sviscera il tema da tutte le possibili angolazioni.. analizza le pitture di J.B.Debret, osserva i segni di marchi sulle porte delle fattorie, si spinge a comparazioni fra marchi americani, argentini e uruguaiani, spulcia documenti di registrazioni di marchi, ex-libris, indaga sui marchi per schiavi e sui marchi impressi sul viso come punizione, accorpa sculture, bandiere della Mongolia con marchi di bestiame, arte e monete, ritagli di giornale. E riproduce spiegandoli,  tutti i marchi dei 184 municipi cearensi.

Operazione questa, che al vero mandriano non serve : gli basta dare un'occhiata al marchio per capire da dove il capo provenga.. esattamente come facciamo noi, quando leggiamo le targhe automobilistiche..

campanacci artigianali- in centro a Fortaleza

 
 
 

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