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3 - Stay in Praia

Post n°50 pubblicato il 17 Settembre 2007 da Franzhi
 

07 agosto 2007. Mi sveglio col rombo dei canadair ed il rumore delle pale degli elicotteri che mi frullano sopra la testa. È per via dell’incendio di ieri sera, presumo.
Dalla spiaggia gli effetti sono ben visibili, se n’è andata anche l’ultima porzione di bosco. Ora però sembra tutto a posto – non si vedono più fiamme, intendo - a parte qualche pinnacolo di fumo bagnato, qua e là. Il monte è marrone e nero, ad eccezione di qualche pino, solitario superstite. Chissà perché proprio lui, mi viene spontaneo chiedermi, osservandone uno, nero, ma ancora dritto e con qualche ramo attaccato. Nell’insieme sembra di osservare la superficie di un cratere marziano con la terra, grigio scuro bruciato, che non induce a ritenere possibile più alcuna forma di vita.
Piantare l’ombrellone tra i sassi della spiaggia non è stato un lavoro facile stamattina. E nemmeno sdraiarsi sugli asciugamani. Ce ne siamo stati seduti per un po’, ad osservare l’Isola di Dino, un mini Ayers Rock grigio e verde che spunta in mezzo al mare poco distante dalla riviera di Praia.
Ogni due ore passa un barcone con un equipaggio fatto di due persone: il comandante e un tizio col megafono. Sfruttando il fatto che l’acqua rimane sufficientemente profonda fino a pochi passi dal bagnasciuga, si avvicinano fino al limite massimo consentito dalla pendenza della riva, calano una scaletta e l’uomo con l’altoparlante inizia a strillarci dentro la gita in programma per la giornata, a soli 5 euro o a soli 10 euro, a seconda della destinazione. L’equipaggio non è sempre lo stesso, e nemmeno il barcone. Ma non so dire da cosa dipenda il successo che alcune imbarcazioni riscuotono e altre no. Ai miei occhi sembrano tutte ugualmente traballine. In alcuni casi la gente si accalca e sale direttamente dalla spiaggia così come sta, in costume ed al massimo con un marsupio o una borsetta, in altri casi barca ed equipaggio non se li fila nessuno e la chiatta riparte sbuffando, mesta e semivuota.
Il barcone che ha riscosso più successo è quello appena salpato. Stracarico di gente, propone un tour fino a Maratea, passando per la grotta azzurra e una spiaggia della quale non ho capito il nome, ma dove ci si ferma per fare il bagno. Nei 10 euro del biglietto è inclusa anche l’anguria a bordo. Forse è per questo che la gente si stringe ai piedi della scaletta, sgomita, pance molli contro tette cadenti, unghie dei piedi da tagliare contro infradito e occhiali da sole. Una signora se la prende con una coppia che è passata davanti al figlio piccolo, il bimbo si mette a piangere, il ragazzo manda a cagare la madre, la ragazza si scusa, alla fine salgono tutti e quattro, sono gli ultimi a poterlo fare. Altri rimangono a terra e tornano da dove sono venuti, mentre il barcone sbuffa rumoroso verso Maratea.
Senti, Giò, ci andiamo anche noi in barca al prossimo giro? Chiedo.
No preferisco starmene qui tranquilla, dice lei, dopo aver osservato la scena. Non ho le forze per un combattimento e poi domani dobbiamo farci altri 600 e più km, non mi dispiace starmene distesa a rosolarmi per un po’.
Bene, dico io, anche perché forse questo, passate da poco le quattro, è davvero l’unico momento della giornata in cui possiamo pensare di uscire dalla superficie schermata del nostro caro ombrellone. Sistemo un po’ di sassi e mi distendo in cerca dell’ispirazione per la pennichella pomeridiana. Ci siamo quasi, una brezza leggera, la pelle ancora bagnata dall’ultimo tuffo, il sole meno forte, ma…
Lorenzo ha quattro o cinque anni, viene da Firenze, ha i capelli tagliati a caschetto che lo fanno sembrare una bimba ed un costumino a righe di topolino. Arriva insieme ai genitori, che dopo aver perso il tour a Maratea decidono di sistemarsi proprio a pochi passi da noi.
Il papà è un tipo atletico, brizzolato. Un leggero accenno di pancetta, appena coperta da una peluria nera, non mi impedisce di attribuirgli un passato da sportivo, forse calciatore o giocatore di basket. La mamma è una signora bionda, con un due pezzi verde acqua. Hanno mangiato da poco, nonostante sia pomeriggio inoltrato, e si pone la classica questione che caratterizza la relazione genitore-bambino in vacanza al mare: Lorenzo vuol fare il bagno, ma non può. In breve tutta la spiaggia è informata del menù del giorno, peraltro bello tosto, a mio giudizio. Ma a Lorenzo non gliene può frega’ de meno se gli hanno fatto mangiare i tagliolini al ragù, la cotoletta alla milanese e il gelato, lui vuole fare il bagno lo stesso, adesso, e corre continuamente dai genitori al bagnasciuga, e di nuovo, controvoglia, ai genitori che lo richiamano con insistenza.
A un certo punto il papà decide che l’andirivieni a comando del figlio, tra asciugamano e riva non è più affar suo, si volta a pancia in giù e si mette a sfogliare la Gazzetta. La mamma strilla ancora un po’, finchè Lorenzo sembra rassegnato a tenere solo i piedi a mollo, poi si distende di nuovo supina e sfila le spalline del costume, per non far vedere il segno dell’abbronzatura. Ma Lorenzo è scaltro come un gatto, dà un’occhiata ai genitori distratti, fa due passi in là, e si ritrova già con l’acqua sopra la pancia. Mi guarda con gli occhi vispi di chi sa che sta per farla grossa, ma l’occasione è troppo ghiotta. Io gli faccio ok con il pollice, come faceva Fonzie e lui sguazza beato, neanche avesse avuto bisogno della mia approvazione.
La mamma alza un poco la testa portando una mano sopra gli occhi a proteggersi dal sole. Appena vede Lorenzo ormai sommerso e tutto bagnato, scatta in piedi gridandogli di uscire dall’acqua. Nella foga del momento si scorda delle spalline del due pezzi, che sta per scenderle rovinosamente dal petto verso la pancia. Si risiede, e mentre continua a gridare Lorenzo esci di lì, con un mano tiene il costume sul seno e con l’altra cerca di rimettere a posto le spalline, che non vogliono saperne di riportarsi alla loro posizione iniziale. Il papà continua a leggersi la Gazzetta, come se il caso non fosse suo, senza dimostrare alcun interesse per il costume della moglie, o per il figlio discoletto, immerso anche lui, a sua volta, nelle pagine rosa del calciomercato.
Lorenzo, da parte sua, non ha nessuna intenzione di uscire dall’acqua, urla nervosamente come fanno i bambini quando sanno di non avere altre armi a disposizione e sfrutta la situazione da vero stratega. Il papà se ne fotte, la mamma non può alzarsi, altrimenti mostra le tette a tutta la spiaggia che ormai è completamente rivolta verso di lei, esasperata da quel suo starnazzare isterico, ma al tempo stesso desiderosa di sapere come andrà a finire. E lui rimane lì.
Io continuo a stare seduto sotto l’ombrellone, curioso come tutti gli altri e rassegnato all’idea di dover rinunciare alle mia pennichella. In cuor mio tifo Lorenzo, ma non posso espormi troppo, ora che anche il papà inizia a dare qualche segno di ripresa.
Alla fine, a fatica, vince la mamma. Lorenzo esce piangente e va a farsi consolare dal babbo, con tanto di mormorii di disapprovazione da parte di Giò e di buona parte del pubblico femminile presente.
Il sole ormai si abbassa all’orizzonte, iniziano le prime operazioni di sbaraccamento, tavolini, sdraio, sedie, ombrelloni riprendono la via degli hotel e degli appartamenti di Praia.
Un bambino, avrà dieci anni, spinge il passeggino del fratellino a fatica tra sabbia e sassi. Non riesce più a proseguire e grida qualcosa alla madre, venti metri più avanti. La signora torna verso di lui, con l’ombrellone sotto braccio, lo sfila e glielo sbatte in testa. Dopodiché ritorna sui suoi passi. Il bambino riprende a spingere il passeggino senza fiatare.
Lorenzo e i suoi genitori se ne sono andati dalla spiaggia da un bel po’.

(continua)

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Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 20/09/07 alle 00:45 via WEB
Francesco, quanti dettagli! Ma toglimi una curiosità.. come fai a ricordare perfino il colore dei costumi o cose del genere? Hai scritto una scaletta? Comunque complimenti! Antonino
 
 
Utente non iscritto alla Community di Libero
Anonimo il 23/09/07 alle 16:44 via WEB
Francesco è un attento osservatore... E'capace di scrutare gli altri, silenzioso, per una serata intera... ; )
 
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