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IL LAVORO

Nell'era della globalizzazione

 

 

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I VOUCHER E IL MODELLO SOCIALE CHE RAPPRESENTANO

Post n°133 pubblicato il 16 Marzo 2017 da aliasnove

Esattamente un anno fa avevamo scritto che l’esplosione dei voucher rappresentava il compimento di una mutazione dei rapporti e delle forme di lavoro. Avviata con la teorizzazione della flessibilità e culminata con la realizzazione della precarietà. Una precarietà totale e permanente del lavoro in tutti i settori.

La richiesta di referendum per abolire il fenomeno tutto italiano di una legge nata per combattere il lavoro nero e diventata il veicolo principale per farlo lievitare, intendeva porre fine a questa mutazione della natura stessa del lavoro.

La Cgil ha fatto questa scelta un anno fa ed adesso la data del referendum è stata finalmente fissata.

Ma proprio adesso, paradosso ma non troppo, sul Corriere della Sera di ieri Dario Di Vico rivolge l’accusa di ideologismo alla «Cgil di Camusso». Perché? L’autore aveva percepito negli ultimi tempi che mondo dell’impresa e mondo del lavoro si erano collocati dalla stessa parte della barricata contro il capitale finanziario e vede, quindi, nella posizione della Cgil, un ritorno alla contrapposizione radicale tra impresa e lavoro che rafforza l’atmosfera di risentimento sociale e prepara il ritorno in campo di una grande protagonista della scena passata, l’ideologia.
Egli forse ha esagerato nel pensare che la fase sindacale che ha visto negli ultimi tempi la conclusione di importanti contratti di lavoro significasse una sorta di mutazione di collocazione del sindacato. Ha esagerato perché il sindacato ha fatto, come sempre, il suo mestiere e tutti penso dobbiamo essere contenti che il naturale conflitto di interessi tra lavoratori ed imprese sfoci nella conclusione di contratti ed accordi. Conflitto ed accordi sono il sale della democrazia.

Esagera, credo, anche oggi quando vede aggirarsi lo spettro del risentimento sociale perché la Cgil vuole dare una qualche certezza alla generazione voucher che stiamo allevando e non vede che il risentimento sociale è già presente e si è espresso proprio nel massiccio NO al referendum dei giovani.
Esagera e tanto, poi, quando arriva ad accusare il buon Giuliano Pisapia di aver ritirato fuori il vecchio armamentario del ‘900 o con il padrone o con i lavoratori per posizionare a sinistra il suo campo progressista.

Ma, ci si potrebbe chiedere, cosa c’entra, poi, tutto questo con i voucher?

Si forse c’entra. I voucher non sono un incidente della storia, ma il punto di arrivo di una ideologia: quella che ha riproposto nel ventunesimo secolo un modello economico sociale che si chiama neo-liberismo, che si è tradotto nella evaporazione dei diritti al lavoro e nel lavoro conquistati e che ci sta riportando indietro nella storia fino al neo-schiavismo ed al caporalato. Questa è stata la vittoria di una ideologia. Se per contrastare questo processo si vira oggi a sinistra non ci resta che dire: finalmente!

Aldo Carra  il manifesto

 
 
 
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