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Un blog creato da g1b9 il 10/01/2009

Sentimentalmente

Tutto ció che mi dá emozioni....

 
 

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   Nel mio blog utilizzo  immagini trovate sul Web. Alcune siuramente hanno il copyright;  qui sono usate con scopo culturale , divulgativo  e critico, tuttavia toglierò immediatamente l'immagine, qualora questo uso dispiacesse agli autori.

 

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Messaggi di Gennaio 2017

Sempre giovane... la sfida dell'amore .

Post n°3452 pubblicato il 31 Gennaio 2017 da g1b9
 


 Un Libro mi piace quando mi prende completamente la mente, mi fa scordare il tempo  nel momento in cui l'autore descrive stati d'animo, che sono stati, che sono miei in quei momenti di piena immersione ,nei quali mi lascio andare ad una lettura che  è come un ricordo, dove quel personaggio sono io...


"Quel che la Sposa giovane capì fu che solo pensando a loro due, insieme, lei era in grado di sprofondare dentro se stessa fino a dove, intatta, dimorava la permanenza del suo amore. Risaliva allora a certi stati d'animo, a certi modi di percepirsi, che ancora ricordava benissimo. Pensava a loro due, insieme, e poteva risentire un certo tepore, o il tono di certe sfumature, perfino la qualità di un certo silenzio. Una luce particolare. Allora le era dato di ritrovare quello che cercava, nella sensazione certa che esisteva un luogo in cui il mondo non era ammesso, e che coincideva col perimetro disegnato dai loro due corpi, suscitato dal loro stare insieme e reso inattaccabile dalla loro anomalia."


    Alessandro Baricco, La Sposa Giovane



 
 
 

L'antica amicizia...

Post n°3451 pubblicato il 30 Gennaio 2017 da g1b9
 

 

E' l'antica amicizia, la gioia di essere cane e di essere uomo tramutata in un solo animale che cammina muovendo sei zampe e una coda intrisa di rugiada. -

Pablo Neruda

 
 
 

Tenersi per mano...

Post n°3450 pubblicato il 29 Gennaio 2017 da g1b9
 



 Sapete perchè la gente si tiene per mano? Quando siamo piccoli la mano della mamma e del papà è segno di sicurezza per i piccoli e per i genitori in quel chiedere e dare protezione che si coniuga alla sicurezza per gli uni e per gli altri. Quando si è grandi avevo pensato spesso che fosse una questione di possesso, vedi i fidanzatini che si tengono per mano, come volessero dire agli altri che si appartengono l'un l'altro, quindi un segno di proprietà. Ora credo sia un modo per sentirsi in contatto con l'altro, un modo di comunicare senza parole, come per dire:"Ti voglio con me, non  allontanarti."  E soprattutto:" Non te ne andare".

 

 
 
 

Una piccola storia di felicità.

Post n°3449 pubblicato il 28 Gennaio 2017 da g1b9
 

 Questa piccola Storia di Felicità è un racconto popolare che si tramanda  nei tempi nelle Isole Greche, dove  l'economia è tata sempre basata sull'agricoltura e sulla pesca.

La felicità (Grecia)

C’era una volta un uomo molto, molto povero. Tutto il giorno, lui, sua moglie e i loro figli lavoravano tantissimo e tutte le sere si ritrovavano a cena stanchi morti. Eppure erano felici, cantavano e ridevano fino a notte alta. I loro vicini erano stupefatti, non capivano il motivo di tanta gioia e si misero a spiarli.
Scoprirono così che in quella casetta succedeva questo:
- Prendi la chitarra, papà – diceva il figlio minore.
- Suona la canzone di ieri – suggeriva ridendo un altro figlio.
La moglie intanto sistemava le sedie in cerchio, prendeva in braccio la figlia in fasce, le dava un sonaglio e la faceva trottare sulle ginocchia. Il padre cominciava a suonare mentre i figli cantavano e facevano a gara a indicargli questa o quell’altra canzone.
Sembrava proprio che quella gente non conoscesse la povertà e la fatica, ma solo la gioia!
Più meravigliato di tutti gli abitanti del villaggio era un signore molto ricco che ogni sera pensava:
“Io ho proprio tutto: soldi, palazzi, oro, cuochi, barche… ma a me non viene voglia di cantare come a quei poveracci! Donerò loro del denaro perché la loro allegria mi distrae dai cattivi pensieri”.
Venne il giorno che il ricco signore bussò alla porta della povera famigliola:
- Cari vicini, so che siete persone oneste e diligenti. Ogni sera vi sento cantare e gusto la vostra felicità. Per ringraziarvi, vi regalo un po’ di soldi, fatene quello che volete.
- Non possiamo… non dovevi… perché… ma noi… – tentò di rifiutare il padre povero, ma il ricco insistette e non fu possibile rifiutare quel gruzzolo.
Una volta rimasto solo, il padre cominciò a pensare come utilizzare quei denari. Gli vennero tante idee, ma ogni momento gliene spuntava un’altra che sembrava migliore della prima: una vigna? una mucca? o forse un carretto e un cavallo?
Alla sera, la famigliola si riunì e il padre chiese cosa ne pensassero.
La moglie sorridendo disse:
- Non mi interessa, ci vogliamo bene e questo mi basta.
I figli erano distratti da altro:
- Dài, papà, prendi la chitarra… cantiamo…
- La chitarra? – sbottò il padre. – Ma, per favore, non vedete che sono impegnato? Questa sera niente chitarra!
Così quella sera nel villaggio non si sentì suonare e cantare.
Lo stesso successe per tre sere di fila: il padre pensava a come investire i soldi, la moglie non si capacitava del cambiamento del marito, i ragazzi erano sempre più tristi e silenziosi. Alla fine l’uomo prese i soldi, li ammonticchiò sul tavolo, guardò a lungo i figli e d’impeto raccolse il denaro e uscì.
Andò dal vicino e, restituendogli la somma, disse:
- Ti ringrazio, caro vicino, perché mi hai fatto capire cos’è la felicità. E non ha niente a che fare con questi soldi.
La sera stessa la musica tornò a risuonare nel quartiere. E non smise più.

 


 
 
 

Testimonianze per non dimenticare e meditare.

Post n°3448 pubblicato il 27 Gennaio 2017 da g1b9
 

Donatella Levi, Vuole sapere il nome vero o il nome falso?
Padova, Il Lichene, 1995, pp. 25, 50


Arrivò un amico della mamma, nel pomeriggio, con una bella automobile nera; ci fece salire, la mamma davanti con me in braccio, il papà dietro. Lasciammo i nonni e gli altri nella grande casa. Mi dispiaceva lasciare la fattoria, i cugini che rimanevano, le galline e i cani. In auto mi dissero chesaremmo andati verso Sud, in una bella città che si chiamava Roma. Il signore che era venuto a prenderci si chiamava Arnaldo e mi era
completamente sconosciuto. Mi raccontò che a Roma avremmo trovato della gente molto buona, che a Roma c'era il Papa e c'era il Vaticano. Erano parole che non avevo mai sentito. Mi fidai di lui, era bello, alto ed elegante e diceva che mi trovava bellissima e molto brava per la mia età [circa quattro anni] Tentai di fargli delle domande, tanto lui appariva ben disposto verso di me. Mi disse che solo a Roma avrebbe risposto a tutto quello che volevo sapere, adesso dovevo ascoltare bene quello che la mamma stava per dirmi. Il discorso che mi fece la mamma era il più difficile che avessi mai sentito e le cose che dovevo imparare erano veramente complicatissime. La mamma cominciò dicendo che, da quel momento, non avrei dovuto più chiamare papà il mio papà, che per un po' di tempo lui non sarebbe stato più il mio papà, ma una persona qualsiasi, sconosciuta, tanto che avrei dovuto dire a tutti che non l'avevo mai visto prima, che faceva solamente il viaggio con noi. Il signore che guidava, invece, si chiamava Arnaldo, veniva da Parma ed era mio zio e io ero sua nipote e avrei dovuto chiamarlo sempre zio. Mi piacque l'idea di avere uno zio nuovo con la macchina; era gentile e molto bello e baciava la mano di mia madre dicendo: "Farei qualsiasi cosa per te, quando si ama, si ama!". Mi piacque come lo diceva, si sentiva da come lo diceva che era proprio vero che amava tanto la mamma, era
convincente. Ma il fatto che il mio papà, da quel giorno, non lo fosse più, mi era
 incomprensibile, non credevo fosse qualcosa che si poteva smettere di fare."Capisci bene," disse, additandolo, mia madre, "lui è una persona sconosciuta che tu non hai mai visto, guai se lo chiami papà! Ci metteresti in grosso pericolo! Ricordati dipendiamo da te, la nostra salvezza è nelle tue mani, da oggi tu sei la nipote dello zio Arnaldo, vieni da Parma, io sono la tua mamma e sono sua cognata". Guardai mio padre con uno sguardo che per me era un addio, ma pensai che, forse, i papà possono cambiare lavoro da un giorno all'altro; soprattutto se lo fanno per il tuo bene, per salvarti e portarti al Sud, dalla buona gente del Vaticano. Chiesi, molto intimorita, se almeno la mia mamma sarebbe rimasta la mia mamma."Sì", rispose "resterò sempre con te e resterò sempre la tua mamma, ma da oggi non mi chiamo più Renata ma Claudia, devi ricordartelo bene! Lo zio Arnaldo ci porta a Roma, tu non dovrai dire mai a nessuno neanche da dove veniamo. Tu da oggi non ti chiami più Donatella, non vieni più da Verona; adesso devi dire, a chiunque te lo chieda, che vieni da Parma e sei la nipote dello zio Arnaldo. Guardami bene, devo dirti la cosa più importante: per nessun motivo al mondo devi dire di chiamarti Levi, mai a nessuno;
dimentica quei nomi, per sempre. I nostri nomi sono la cosa più pericolosa per noi, in assoluto, ricorda. Adesso ti chiami Maria Bianchi".

Con noi era salito [in ascensore] un signore, molto alto. Si era tolto il cappello e aveva salutato la mamma, con tono gentile. Fatti un po' di piani con noi, prima di uscire, tenendo la porta aperta, mi chiese: "Che bella bambina sei! Come ti chiami?".  Dimenticando tutto quello che avevo imparato, presa dall'eccitazione dell'ascensore, risposi guardandolo dritto in faccia: "Vuole sapere il nome vero o quello falso?". Il signore richiuse velocemente la porta e se ne andò senza salutare.

 

 
 
 
 
 

RELATHIONSHIP

Don't let someone become a priority in your life , when you are an  optional in their life... Relationships work best when they are balanced.

 

 

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