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Messaggi del 16/01/2018

Che c'è sotto un ombrello?

Post n°3790 pubblicato il 16 Gennaio 2018 da g1b9
 

Che c'è sotto un ombrello?

L’ombrello potrebbe sembrare un banale oggetto di tutti i giorni, ma è molto di più. Pensate che  un ombrello serva solo a ripararsi dalla pioggia o dal sole?   No, lo dimostrano Mary Poppins e un  divertente e interessante  libro "  Brolliology: A History of the Umbrella in Life and Literature" , attualmente nelle  librerie londinesi. «Brolly» è il nomignolo dell’ombrello nello slang inglese , Marion Rankine l’autrice di questo strano libro.  Foto e magnifiche illustrazioni, una indagine accurata con aneddoti, curiosità, riferimenti letterari e sociali per questa storia dell'ombrello .
 Nell’epoca della sharing economy l'ombrello è qualcosa da prendere e dimenticare, un oggetto   cui non si bada più di tanto, come una penna a sfera sul bancone della posta: sono  moltissimi infatti quelli che giacciono senza che nessuno li reclami nell’Ufficio Oggetti Smarriti della Transport of London. Un tempo ,invece non era così, aveva la sua bella importanza.
  Nel passato l’ombrello era un oggetto prezioso e segno di distinzione sociale. Nell’antico Egitto e presso gli Assiri era appannaggio dei re, che lo usavano per ripararsi dal sole. In India un esemplare rosso e oro, ornato con fili di perle e con l’impugnatura di rubini e diamanti era riservato ai reali in occasioni speciali. E in Cina se ne hanno tracce fin dal 25 avanti Cristo ed era appannaggio degli aristocratici durante la dinastia Ming (1368-1644).  Tuttavia,nel passato però, si usava solo per farsi ombra , e così si usava anche in occidente, per diventare poi parapioggia, ma solo per uso femminile.Gli uomini lo ritenevano oggetto troppo frivolo, che avrebbe offeso la loro virilità. Nel 1710 Jonathan Shift ne parla per la prima volta nella descrizione di un temporale.  Poi nell’Ottocento, con la rivoluzione industriale,il parapioggia diventa di uso comune ,e nel 1855 William Sangster, proprietario della Sangester’s Umbrella di Londra, pubblicherà il primo saggio sulla storia degli ombrelli e tre anni dopo Charles Dickens scriverà una ricerca sulle condizioni degli operai nelle fabbriche di ombrelli. 
Agli inizi del secolo ogni rispettabile banchiere della City era munito di un esemplare in seta nera, accessorio indispensabile come la bombetta e le scarpe allacciate nere. Il libro della Rankine inizia con la descrizione di James Smith & Sons, negozio simbolo degli ombrelli in New Oxford Street, fondato nel 1830 e ancora lì a rappresentare la quintessenza dell’eleganza Old England, che piace tanto ai turisti e ai gentlemen di campagna di una certa età.
Sono l’altra faccia della medaglia degli ombrelli pieghevoli di plastica nera dei cinesi. Cinque sterline contro le duecentocinquanta di esclusivi legni e canne con pomelli lavorati a mano e tele pregiate. Oggetti da dimenticare in metropolitana contro oggetti da conservare con cura.  Non solo utili per la pioggia, ma armi da difesa, bastoni, da passeggio e protezioni contro i malintenzionati.  Così la pensavano anche la Regina Vittoria e pure
il presidente francese Nicolas Sarkozy che , nel 2011 ,per la modica cifra di 10mila euro si è fatto rivestire in kevlar un ombrello da aprirsi in caso di attentato.
Ben prima di Mary Poppins anche Joseph-Michael Mongolfier ha dimostrato che si può volare con un ombrello. Nel 1779 ha messo una pecora in un cestino attaccato a un grande telone dalla forma di ombrello e l’ha lanciata dalla torre del Palazzo dei Papi di Avignone. La bestia è arrivata sana e salva a terra ed era nato il paracadute.  Ma c'è da porci una domanda. Perchè un oggetto così banale affascina tanto ? Non si sa.
 Forse perché cambia forma quando si apre e si chiude. Forse perché gli ombrelli nascondono ombre e fantasmi, come nella tradizione giapponese del "kasaobake", uno spirito mostruoso che prende vita nelle sembianze di un ombrello vecchio e rotto, con la tela bucata e le stecche rotte e il cui manico di legno diventa una gamba umana. Gli ombrelli, secondo queste credenze, sono fantasmi maligni. E comunque, voi lo aprite un ombrello in casa? Io no, non si sa mai.

 

 

 
 
 
 
 

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