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Messaggi del 15/12/2017

La leggenda del cucù.Favola antica orientale.

Post n°3761 pubblicato il 15 Dicembre 2017 da g1b9
 


La riconoscenza non è una scienza, ma una fantascienza, e l’uomo non ne coltiva la conoscenza


La Leggenda del Cucù
Favola Orientale


Al nord quell’anno fece molto freddo. Nella casa in mezzo alla neve, la mamma lavorava dall’alba fino a notte per nutrire e curare i suoi quattro figli. Pescava, cucinava, puliva, mentre i bambini giocavano tutto il giorno.

Quando rientravano, verso sera, avevano ancora richieste da farle:

Puoi scrollare la neve dai miei stivali?

Chiedeva il maggiore.

Il mio vestito è bagnato; puoi asciugarlo al fuoco?

Pretendeva il secondo.

Un giorno di ghiaccio e tormenta la madre andò a pescare perché non c’era più cibo e, quando tornò a casa, si mise a letto perché era molto malata.

Ho molta sete.

Disse ai suoi figli.

Potete andare al fiume a prendere un po’ d’acqua?

Ma i figli si rifiutarono:

Non ho il cappello e nevica forte.

Disse il secondo.

La mia giacca è bagnata.

Rispose il terzo.

E il minore non disse nulla e ignorò la richiesta della madre.

Come al solito uscirono poi a giocare e tornarono verso sera a reclamare la cena. Ma quando tornarono a casa, rimasero a bocca aperta a guardare la madre: stava in mezzo alla stanza e li guardava fissa, mentre, pian piano Cuculo si trasformava in un uccello. Li guardò un’ultima volta, poi volò via lontano e rispose ai loro richiami con un:

Cu … cu … non tornerò mai più.

La mamma era diventata, a causa dell’ingratitudine dei figli, l’uccello cucù, il quale non fa mai il nido, depone le uova nei nidi degli altri uccelli, non cova le uova e non nutre i suoi piccoli.

 

L’Irriconoscenza è figlia dell’Egoismo, niente è più tenace dell’amore di una madre. Questa favola ne vuole sottolineare la sua azione devastante, capace persino di soffocare il sentimento più forte quello dell’amore filiale. A Napoli si è soliti dire: “Una mamma è buona per cento figli, ma cento figli non son buoni per una mamma”, saggezza popolare e aggiungerei: La riconoscenza non è una scienza, ma una fantascienza, e l’uomo non ne coltiva la conoscenza.

 

 
 
 
 
 

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