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IL DENARO E LA BELLEZZA.

Post n°211 pubblicato il 11 Ottobre 2011 da gabriellatiganisava
 

IL DENARO E LA BELLEZZA.

I BANCHIERI, BOTTICELLI E IL ROGO DELLE VANITA'

Firenze, Palazzo Strozzi, 17 settembre 2011 – 22 gennaio 2012

  

Sandro Botticelli - Madonna con il bambino e due angeli (1468-1469) 

Tempera su tavola, cm. 100 x 71 - Napoli, Galleria di Capodimonte

 

Interessante connubio che di primo acchito potrebbe suonare quasi come un sacrilegio, un imperdonabile errore. Come coniugare infatti Denaro e Bellezza, l’Arte con il Potere e la Moneta?

Ebbene, il denaro, se ben utilizzato, non è sempre sinonimo di loschi intrighi, di lotte di potere, illegalità e crimini, quindi di tutto quello che sicuramente con la Bellezza ha poco a che fare. E’ il caso del mecenatismo rinascimentale, quando le grandi famiglie aristocratiche (Bardi, Peruzzi, Medici, Acciaiuoli, Corsini solo per citare le più note) investivano grandi capitali nel commissionare ai più importanti artisti italiani, tutte quelle opere che costituiscono un unicum nel panorama culturale mondiale.

La mostra vuole evidenziare il legame indissolubile tra il moderno sistema bancario (nato a Firenze) ed il fiorire del Rinascimento italiano, la cui culla fu appunto la città dei Gigli. Il finanziamento del Rinascimento è da attribuire alle dinastie dei banchieri fiorentini del XIV-XV sec., le quali riuscirono a costruire delle potentissime reti economiche internazionali che dominarono la storia commerciale e politica europea pre-moderna. L’Arte del Cambio (suddivisa tra i magistri, i discepoli e i sensali) era una delle sette Arti maggiori delle Corporazioni di Arti e mestieri di Firenze, con sede in Piazza della Signoria a partire dal 1352. Le compagnie bancarie fiorentine sovvenzionavano non solo guerre, lotte intestine tra famiglie rivali, sovrani europei tra i quali Edoardo III d’Inghilterra, controllavano il traffico del denaro (l’usura, severamente condannata da Dante nell’Inferno della Commedia) in gran parte del mondo, ma si dedicarono anche all’arte della magnificenza, impiegando enormi quantità di fiorini d’oro e d’argento per “adottare” gli artisti più promettenti del tempo e quindi impegnandosi nella valorizzazione delle città e delle corti, consegnando alle generazioni future un patrimonio ineguagliabile e incalcolabile, che richiederebbe una maggiore tutela e migliori politiche di fruizione e custodia.

Tutta l’élite del Rinascimento (Botticelli, Lippi, Pollaiolo, Beato Angelico, Paolo Uccello, Donatello, Lorenzo di Credi e il Veneziano) sarà presente a questo importante evento curato da Tim Parks (scrittore e traduttore) e dallo storico dell’arte Ludovica Segrebondi. A quella principale sono correlate la mostra sulla figura del banchiere con opere di importanti artisti fiamminghi (si ricordi il “gemellaggio” esistente tra Firenze e le Fiandre nei secoli XV e XVI), la raffigurazione, mediante l’utilizzo di sofisticate strumentazioni multimediali, del percorso del denaro e dei commerci; per ultimo, la rappresentazione, anch’essa multimediale, dei “bruciamenti”, ossia del celebre rogo delle vanità che, com’è noto, fa riferimento al falò delle vanità del febbraio del 1497, ad opera dei frati domenicani guidati da Girolamo Savonarola, i quali, infervorati dalle prediche contro il lusso e il peccato, diedero fuoco a molti oggetti (libri, dipinti, specchi, etc.) ritenuti simbolo della lussuria e dell’inutilità, della corruzione dei costumi. Il rogo delle vanità simboleggia la chiusura di un ciclo storico straordinario, probabilmente irripetibile, che vide Firenze capitale mondiale dell’Arte e della Bellezza.

 Gabriella Tigani Sava

 
 
 
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