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Salviamo l’Italia

Post n°221 pubblicato il 20 Luglio 2012 da gabriellatiganisava

SALVIAMO L'ITALIA

Recensione libro di Paul Ginsborg

Salviamo l’Italia

Il titolo del recente saggio (Salviamo l'Italia, Einaudi Editore, Torino, ottobre 2010) del prof. Paul Ginsborg, fine interprete della storia contemporanea d’Italia, appare come un affettuoso e sollecito invito rivolto al popolo italiano, a riflettere sui mali della società e quindi ad attivarsi al fine di salvare il paese dal baratro, morale e culturale, in cui sembra essere scivolato oramai da molti decenni. Lo storico inglese, il quale ha ottenuto nel 2009 la cittadinanza italiana, traccia dei parallelismi tra l’attuale situazione italiana e quella esistente agli albori del Risorgimento, quando la nazione Italia doveva ancora essere unificata e costruita. Così Ginsborg scrive nel prologo “Piuttosto vorrei che le voci del Risorgimento si mescolassero – quasi in presa diretta – alle nostre”. Conoscere quale fosse il pensiero degli intellettuali protagonisti del risveglio italiano, potrebbe tornare utile a coloro i quali abbiano a cuore il futuro del proprio paese. Il punto di partenza, uguale per i patrioti italiani e per noi contemporanei, è il declino dell’Italia. Clientelismo, corruzione pubblica, mancanza di progettualità di ampio respiro da parte dei governanti, primato della criminalità organizzata, disoccupazione e mancanza di senso civico a livello familiare (familismo), sono gli indicatori odierni di un paese gravemente ammalato, che necessita urgentemente di una diagnosi approfondita e di cure adeguate.

Oggi come allora, il degrado del paese si evidenzia in tre ambiti, storico, familiare e culturale. Come scriveva il Sismondi nel 1833, l’Italia anche oggi è “corrotta e snervata”. Nel primo capitolo intitolato “Vale la pena di salvare l’Italia?” Ginsborg ripercorre l’itinerario seguito dai patrioti italiani per i quali la salvezza dell’Italia costituiva la ragione della propria esistenza. Tra i tanti, il Cattaneo proponeva un’idea della storia (condivisa anche dal Cavour) che contrastava con quella di Campanella, Machiavelli e Vico, poiché, anziché centrata sulla convinzione di un ineluttabile “circolo fatale”, era al contrario, basata sulla “consolante dottrina del progresso”, ossia sul fiducioso ottimismo nell’evoluzione dell’umanità e nel suo cammino, non privo di ostacoli ed errori, “verso la meta della scienza e della civiltà”. Una visione della storia “consolatoria” nel 1839– scrive Ginsborg – “e lo è per noi oggi” prosegue.

Una distinzione importante, che si ricollega alla domanda “Vale la pena salvare l’Italia?”, è quella tra patriottismo e nazionalismo. Il primo, come scrisse Orwell nel 1945, è amore difensivo per il proprio paese, il secondo, per sua natura, è aggressivo ed espansionista. E pensando all’Italia, che tipo di patria-nazione va difeso e salvato?
L’Italia, scriveva Vincenzo Gioberti nel 1843, gode di “un naturale primato nella sfera specifica delle idee e delle convinzioni, religiose, storiche, letterarie e scientifiche” e questo primato è sicuramente da salvare, oggi come ieri.

Ginsborg prosegue nella sua tesi, indicando quattro caratteri propri della storia del nostro paese, ossia l’autogoverno municipale, la vocazione europea dell’Italia, la ricerca dell’eguaglianza, la mitezza. /continua…

M.Gabriella Tigani Sava

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