Creato da frj69 il 26/11/2009

Diario da Tashkent

Viaggio per l' adozione di Alessandra

 

 

Snowglobes

Post n°18 pubblicato il 16 Ottobre 2010 da frj69
Foto di frj69

Sabato 16 Ottobre 2010

Mi hanno sempre affascinato le snowglobes, le pallette con la neve dentro, appena le muovi o le scuoti un attimo, tutta la "neve" depositata sul fondo si anima e in sospensione riempie il globo di vetro in un forsennato turbinio di finti fiocchi di neve bianchi, poi lemme lemme , con calma, quasi con noia e noncuranza ritornano al loro posto, sul fondo, come se nulla fosse successo .

Bè oggi qualcosa del genere è capitato, sono arrivate a Malpensa le valigie che avevamo perso di vista dal 02 Ottobre, giorno della nostra partenza per Tashkent , giorno in cui abbiamo scosso lo snowglobes della nostra vita per cercare di creare un turbinio di vitalità e allegria nella nostra esistenza e aimè un altro tassello di quella triste esperienza è ritornato al suo posto .

Purtroppo la scossa è  terminata dopo tre giorni di intense emozioni e non siamo riusciti a innescare un moto positivo e permanente sulla neve della palletta della nostra vita e sulla esistenza della bambina che abbiamo lasciato a Tashkent.

Ormai sono già 10 giorni dal nostro ritorno dall'Uzbekistan e troppi fiocchi di neve sono tornati al loro posto , con noncuranza, come se nulla fosse stato.

Il lavoro è ripreso con la solita routine, il tran tran famigliare anche , sicuramente abbiamo ricevuto solidarietà , comprensione da colleghi o conoscenti che non avremmo mai e poi mai immaginato, ma alla fine , evidentemente tutto si smorza , e la neve lemme lemme ritorna a posarsi sul fondo.

Anche il dolore sta svanendo , credo che ci vorrà un pò di tempo, ma sicuramente il dolore lascerà il posto al rammarico che a sua volta lascerà il posto alla recriminazione al fato e al destino.

Dall'Ente c'è il silenzio , da Giovedì 07 Ottobre , nessuno si è fatto vivo, probabilmente non ci sono novità di rilievo (se mai ci saranno) o forse non hanno ancora sciolto quelle riserve ingiunte a noi o alla nostra procedura .

 
 
 

Chiarimenti

Post n°17 pubblicato il 07 Ottobre 2010 da frj69
Foto di frj69

Giovedì , 7 Ottobre 2010-10-07 ore 21:41

Chiarimenti

Oggi , nel pomeriggio, abbiamo avuto un incontro all’Ente , arriviamo puntuali ,lo scopo principale è quello di ritirare delle dichiarazioni in cui si certifica l’interruzione dell’impegno dell’adozione internazionale per l’intervento di complicazioni burocratiche , questo per interrompere la procedura di Maternità in atto di Simona , nel contempo sfruttiamo l’occasione per analizzare con una delle responsabili dell’Ente quanto è capitato . In un clima , come sempre ,sereno cordiale , amichevole e civile,  elenchiamo le nostre perplessità ed i nostri dubbi su quanto è capitato e come sono state gestite sul loco alcune situazioni.

Facciamo rapporto preciso e dettagliato di quanto è successo e di come ci siamo sentiti in Uzbekistan in balia degli eventi.

La direttrice conferma , che secondo lei, sarebbe stato necessario che fossimo stati più tempo in Uzbekistan, per poter riallacciare i rapporti con la direttrice dell’istituto e costringerla a rispettare quanto prevede la legge Uzbeka, essì , pare che la legge del Paese preveda che la direttrice dell’istituto avesse l’obbligo di farci vedere e conoscere sia i bambini adottabili, sia le loro schede personali.

Peccato che il nostro poco combattivo referente non abbia avuto lo spirito e la prontezza di far notare questo dettaglio alla direttrice dell’Istituto .

Concordiamo che la gestione nel Paese della pratica adottiva debba essere un po’ più incisiva e decisa.

L’Ente è ancora più rigido di noi nel dare una fiducia condizionata ai risultati al massimo entro due settimane nella presentazione da parte dell’Istituto Uzbeko delle schede dei minori adottabili all’Ente stesso.

Pour Parler , accenno all’esistenza di questo mio blog .

Simona , domani vorrebbe consegnare la dichiarazione dell’Ente all’INPS , chiede quindi una variazione sulla data di interruzione in modo che il giorno seguente risulti escluso dalla maternità.

Ci vengono consegnati i documenti , ci si saluta cordialmente , ci si ferma anche un attimo a scambiare qualche battuta con il personale dell’Ente e si ritorna alla macchina.

Ahimè , una volta scesi dal metrò ci si accorge che le date presenti sulla dichiarazione di Simona non sono congruenti , allora per telefono comunica l’errore e si rituffa nella metropolitana per andare a ritirare un nuovo documento.

Come si sa la curiosità è femmina e suppongo che nel frattempo gli esperti informatici presenti all’Ente rintracciano il mio blog, suppongo inoltre che qualche mia considerazione o riassunto dei fatti a loro non piaccia.

Simona , una volta arrivata all’Ente, è accolta da un silenzio pesante, le viene fatto notare dalla responsabile che segue la nostra pratica che le considerazioni di Fabio , il sottoscritto, presenti nel blog mettano in cattiva luce l’Ente, Simona risponde che non sa di cosa stia parlando e chiede lumi , chiede di specificare dove Fabio abbia scritto cose false , la direttrice è furiosa, parla di mancanza di fiducia da parte nostra e afferma di “riservarsi” .

Boh, onestamente appena arrivato a casa  ho riletto il blog nella parte incriminata e non ho trovato assolutamente nulla che potesse mettere in cattiva luce nessuno , il blog non è altro che un diario dove vengono redatte delle considerazioni e valutazioni assolutamente personali e legate al momento, mi sembra che , al di la delle critiche lecite, non ci siamo assolutamente punti in cui si colpevolizzi o si recrimini alcunché verso l’Ente.

Ritengo che la reazione della direttrice dell’Ente sia stata spropositata e fuori luogo , e consiglio una rilettura a mente fredda di quanto scritto.

Nell’eventualità che chicchessia rilevasse delle falsità o fatti non attenenti al vero nel presente blog, sarà mia cura modificare la parte incriminata e scusarmi attraverso lo stresso strumento dell’accaduto .

 
 
 

Fuori gli attributi

Post n°16 pubblicato il 07 Ottobre 2010 da frj69
Foto di frj69

Mercoledì 6 Ottobre 2010 , ore 15:00

Fuori gli attributi

Siamo a casa , sono stati i tre giorni più duri della mia vita dal punto di vista dello stress e del turbinio di emozioni , alle 02:00 di mattina ora di Tashkent , il nostro compagno di disavventure Marat ci aspetta sotto casa con un taxi (in Uzbekistan qualsiasi auto che passa per la strada è un potenziale taxi) , carichiamo il bagaglio che ci resta e partiamo per l’aeroporto, Marat scherza sul fatto che questa volta, avendo smarrito le valigie non ci serve un’auto grande , il clima in auto e di persone sconfitte che non sanno se potranno rincontrarsi , noi siamo sfiduciati , anche Marat sembra molto provato e triste, stiamo pensando di mollare tutto , come possiamo dare fiducia alle parole e alle promesse della direttrice dell’Istituto dopo quello che è capitato.

Arriviamo in aeroporto , salutiamo Marat con un Addio e un “in bocca al lupo” per la salute della figlia che si trova ricoverata in ospedale. Marat confida che in un futuro non lontano ci potremo rivedere in altre circostanze in Canada , Paese nel quale ha intenzione di trasferirsi prossimamente.

Passiamo i controlli all’entrata , al check in , si aprono le cateratte , Simona ha il magone e gli occhi lucidi e gonfi,  per quando mi riguarda l’adrenalina e la rabbia ancora in corpo , fisicamente , non mi permette di sciogliere la tensione con un pianto.

All’ultimo controllo , Simona viene fermata e le viene fatto svuotare la borsa da una zelante poliziotta ,  questa dopo aver controllato fin gli assorbenti , vuole vedere i dollari che Simona ha dichiarato alla dogana, dopo la verifica la guarda le dice “I hope to see you again, have a good flight”, Simona con un sorriso tirato e in Italiano le risponde “anche NO”.

Ormai di noi si è impadronito un vuoto enorme, siamo in attesa di imbarcarci al gate B 4, pian piano stanno arrivando i passeggeri che con noi prenderanno il volo per Mosca .

E’ in queste occasioni , in questi voli di paesi al limite dell’impero che capita di vedere le persone più strane bizzarre e curiose.

C’è un Uzbeko che ha come bagaglio a mano due zucche , con il nastro adesivo ha creato due manici e le zucche hanno addirittura il cartellino “cabin approved”; ci sono due tipici vecchini Uzbeki, l’uomo sembra personificare la statuetta per i turisti del  vecchietto Uzbeka con la barba bianca il copricapo e la tunica caratteristica; la nonnina è forte , veste il tipico vestito Uzbeko e sulla testa porta un coloratissimo foulard di chiara provenienza russa. Ci sono tantissimi lavoratori Uzbeki che si recano a Mosca , ma soprattutto tra i passeggeri c’è una mamma con due bimbi, il maschietto (una peste) avrà si e no due anni, la bimbetta , piccoletta , scura in viso , con due profondissimi e bellissimi occhi neri, avrà circa sei anni , una fitta al cuore , chissà se assomiglia ad Alessandra.

Arriva il momento dell’imbarco, i passeggeri Uzbeki sono veramente indisciplinati, spingono, si accalcano, non rispettano nessun tipo di coda (questo mi fa rivalutare le code Italiane) , devo assolutamente lottare e strattonare i bagagli a mano per poter riuscire a salire sull’aereo, l’alternativa è quella di rimanere pressato e schiacciato tra uomini e donne che non hanno scrupoli di spingere e sgomitare. Tutto ciò mi ricorda quando facevo le superiori a Lecco e per arrivarci si usava il bus , ogni volta che si saliva sul pullman era una prova di forza e un gioco di blocchi e gomitate, ma accidenti, eravamo ragazzini di sedici anni, qui ci sono uomini e donne anche cinquantenni che partecipano alla bolgia.

Al decollo Simona crolla , appoggia la testa alla mia spalla ; io le chiedo perché piange, lo so che la domanda è stupida, ma le dico che non abbiamo niente da rimproverarci, abbiamo fatto tutto quello che ci è stato chiesto e indicato, non abbiamo niente da recriminare , che non sempre le cose vanno come sperato, e come dice il mio capo, “tutto aiuta a crescere” .

Simona mi stupisce con la sua risposta e mi fa capire quanto noi uomini siamo a volte dei principianti per quanto riguarda la sensibilità , con la voce impastata dalle lacrime mi confida “si , è vero, abbiamo fatto tutto quanto ci è stato chiesto, ma stiamo abbandonando Alessandra , la stiamo lasciando qui “.

Questa considerazione mi fa pensare e riflettere, durante il viaggio mi confronto con Simona , sulla sua volontà o meno di continuare , di aspettare altri due mesi previsti, con la possibilità di un nuovo viaggio , concordiamo che Alessandra o chi per essa merita un altro tentativo , un’altra possibilità .

All’arrivo a Mosca siamo di nuovo convinti e decisi più che mai di continuare questa avventura infinita .

A Mosca , letteralmente di corsa riusciamo a raggiungere l’aereo per Milano, qui la tipologia dei passeggeri dell’aereo è assolutamente diversa, enorme e folta è la presenza di altissime e biondissime ragazze russe dove ogni passo lungo il corridoi dell’aeroplano si trasforma in una sfilata, giovani ed eleganti uomini d’affari popolano la business, i Russi che vengono in Italia per shopping si notano perché viaggiano leggeri , senza bagaglio a mano, che sicuramente avranno in abbondanza al ritorno.

Al momento del decollo da Mosca, crollo , finalmente anche io riesco a sfogarmi con un pianto liberatorio , quanto ci è successo e la decisione , comunque di tenere duro e continuare con l’adozione, smorza la tensione e permette di sfogare i miei sentimenti con un pianto composto .

Arriviamo a Milano, passiamo davanti all’ufficio Lost and Found, per curiosità ci fermiamo e presentiamo la documentazione fornitaci dal corrispondente ufficio di Tashkent, chiediamo se hanno notizie delle nostre valigie. Ebbene si, la beffa continua, le nostre valigie sono arrivate a Tashkent poche ore prima con un volo Aeroflot, lo stesso volo che noi poi abbiamo preso per andare a Mosca. Chiediamo se cortesemente è possibile, visto che siamo tornati, poter far arrivare le valigie a Malpensa , nel qual caso saremo noi ad andare in Aeroporto a ritirarle.

Mio padre è in aeroporto ad aspettarci , dopo averlo salutato, spieghiamo brevemente quanto ci è capitato, ma per una persona normale, che non è nel mondo delle adozioni , fa fatica a capire cosa ci è capitato , soprattutto fa fatica a capire come sia stato possibile che potesse capitare e ancora fa fatica a capire cosa ci spinge a continuare a subite tutte queste mazzate sui denti senza mandare tutti a quel paese.

Finalmente siamo a casa,ora siamo sereni , siamo consapevoli di dover lottare ancora ma questa volta ci diamo un vero termine temporale, non siamo più disposti a dare fiducia incondizionata.

 

 
 
 

La resa

Post n°15 pubblicato il 07 Ottobre 2010 da frj69
Foto di frj69

Martedì 5 Ottobre 2010 , ore 21:00 La resa Ci svegliamo meno rigidi , in quanto, la moglie del padrone di casa ci ha fornito dei cuscini da divano meno rigidi , facciamo la solita colazione in attesa che arrivi il nostro referente, questi oggi deve svolgere dei compiti molto importanti , andare in istituto con la nostra scheda e parlare con la direttrice, registrarci come turisti in Uzbekistan e accompagnarci all’Aeroflot. Marat arriva e gli affidiamo i passaporti, noi aspettiamo in casa . Arriva la chiamata verso le 11:30 che la direttrice , nonostante avesse confermato la sua presenta in Istituto poco prima, se ne era andata. Marat è esasperato e confida di non saper più come prenderla . Dopo poco arriva un SMS , “sono in Istituto dalla direttrice” , ok ci siamo. Pranzo con una banana comperata il giorno prima e per far passare il tempo leggo un libro. Ho bisogno di nicotina, di qualcosa che mi distenda i nervi , scendo in strada e accendo uno degli ultimi toscanelli al caffè. Arriva Marat, cerco di capire dalla sue espressione l’esito del colloquio, il sorriso è tirato. La direttrice ha espresso le sue perplessità sulla nostra capacità di essere dei buoni genitori , vista la nostra reazione del giorno precedente( ?????) , ha timore ad affidarci un “suo” bambino, in ogni caso preparerà tutte le carte necessarie entro due mesi , quindi se volgiamo restare o tornare a casa è una scelta nostra, nel frattempo non ci fa conoscere Alessandra e nemmeno vedere una qualsiasi scheda o informazione medica . Dico che è inaccettabile, come possiamo pensare di poter adottare un qualsiasi bambino senza conoscere nemmeno l’età e lo stato clinico. Marat cerca di spiegarsi meglio , man mano che la direttrice prepara con i loro Servizi Sociali la documentazione necessaria, lui potrà essere spettatore e essere messo a conoscenza dello stato di avanzamento della pratica, potrà inoltre fotocopiare i documenti e inviarceli. La nostra prossima venuta si dovrebbe limitare ad una permanenza di due settimane. Mi sembra tutto così strano, “..ma cosa diavolo ci hanno fatto venire allora a fare questa volta ?” , “ ..ma chi è responsabile di tutto ciò ?” , sicuramente la direttrice ha un’enorme responsabilità , lei è sempre stata messa al corrente degli sviluppi della nostra pratica, se cc’erano degli impedimenti sarebbe stato meglio che li avesse comunicati per tempo, prima di partire. Anche l’Ente secondo me ha una grossa responsabilità, ci ha fatto partire al buio, senza nessuna scheda di bambina o bambino abbinato a noi, con un solo nome Alessandra e un’ipotetica età 6 anni, senza nessuna garanzia se non la “parola” della direttrice dell’Istituto . Sentiamo la responsabile dell’Ente che ci invita a rimanere per tentare di ristabilire un buon rapporto con la direttrice dell’ Istituto, noi non siamo in vena di esperimenti o di fare relazioni pubbliche, mi sembra che sia tutto chiaro,il messaggio è “andatevene pure a casa , noi vediamo cosa abbiamo per voi e ve lo facciamo sapere , vi prepariamo in anticipo la procedura qui in Uzbekistan e poi ritornate e vi portate a casa il minore”. Andarsene ha il sapore di una resa, purtroppo le nostre armi sono scariche , in Aeroflot anticipiamo la partenza alla notte stessa, Marat , in qualche modo risolve il problema della nostra registrazione . Addio , non lo so , la nostra decisione ha un non so che di definitivo, le parole della direttrice lasciano spazio ad un finale positivo, il nostro umore è sotto i tacchi, c’è la consapevolezza di andarsene lasciando Alessandra o chi per essa ancora in un orfanotrofio , il nostro desiderio di essere genitori passa in secondo piano, noi siamo grandi e vaccinati, una coppia stabile e serena , condividiamo la nostra vista da 15 anni e abbiamo superato prove anche più difficili, ma l’idea di andarcene lasciando Alessandra ci rende tristi ci fa sentire colpevoli , dei traditori. Andiamo in centro per cenare , l’umore è sotto i tacchi, alle due di mattina di domani Marat verrà a prenderci per accompagnarci in Aeroporto .

 
 
 

La grande beffa

Post n°14 pubblicato il 07 Ottobre 2010 da frj69
Foto di frj69

Lunedì 4Ottobre 2010 , ore 16:00

Da grande giorno si è trasformato in grande beffa.

Ma andiamo con ordine , la mattina sveglia alle 8:30 , Simona si sveglia con il collo completamente bloccato , corro ai ripari spalmando e massaggiando il collo con una generosa dose di Dolaut  , l’assenza di materassi sui “pagliericci” e i cuscini da divano al posto dei cuscini da letto sono deleteri per i nostri corpi occidentali..

Prosegue la colazione con the e biscotti , prepariamo lo zaino con il pupazzo morbidoso che dovrebbe rappresentare una rana comperato appositamente per l’incontro con Alessandra e  le caramelle di zucchero e frutta , tipo Dufour .

Alle 10:00 attendiamo sotto casa il nostro uzbeko di fiducia che dovrebbe arrivare per le 10:30 , per smorzare la tensione fumiamo un toscanello al caffè.

Arriva Marat, comperiamo dei fiori per la direttrice dell’istituto e partiamo per l’orfanotrofio.

Arriviamo in orfanotrofio, incontriamo la direttrice che con faccia sofferente ci dice che “due giorni fa si è presentato il padre di Alessandra”e di aspettare due o tre giorni prima di sapere qualcosa, ora non vi racconto per filo e per segno i dettagli e le parole che ci sono uscite in Italiano e che sicuramente Marat non ha avuto il coraggio di tradurre , però credo che siano intuibili, la prima domanda che ho fatto e non ho la sicurezza che sia stata tradotta è stata “…ma non era orfana , addirittura abbandonata in ospedale ?”, nessuna risposta, ci si chiede di aspettare , ce ne andiamo.

E’ un tentativo per estorcere denaro ? Casualmente il padre di una bimba orfana si presenta due giorni prima di iniziare una procedura adottiva internazionale ? Strano  ? No , riflettendo credo che sia la normalità in paesi come questi. Il nostro stato d’animo è comprensibile, avviso immediatamente il nostro Ente, Marat è disorientato, non sa che pesci pigliare , prendiamo appuntamento con l’ambasciata , riteniamo che sia giusto che sappiano come stanno le cose, visto che l’ambasciata ci ha dato una mano enorme per tutta la procedura adottiva.

Il nostro umore è nero, io sono disposto a tornarmene a casa anche domani , Simona è più cauta, incalziamo Marat per essere più diretto , lavorare più di punta e meno di taglio, e cercare di capire cosa si può fare , anche se potrebbe essere evidente cosa vogliono , non abbiamo già più la forza di aspettare.

Ci sentiamo enormemente presi in giro, addirittura la stessa direttrice un anno fa voleva farci incontrare la bambina . Fine psicologa ? Tutto premeditato ? Il sospetto viene, ci è sempre stato assicurato che tutto era stato controllato fin nei minimi dettagli , eravamo “sicuri” , tranquilli che una volta superati tutti gli ostacoli burocratici preliminari , poi sarebbe stato più agevole , non è stato così , è stata una vera e propria beffa.

OK , andiamo in Aeroflot , come deciso il giorno precedente , per fare denuncia del mancato arrivo delle nostre valigie . Simona diventa una furia quando scopre che il tartaro smemorato ha dimenticato la denuncia del “lost and found” a casa sua , dall’altra parte della città.

Arriviamo in Aeroflot , hanno cambiato sede, raggiungiamo la nuova sede, Aeroflot per il disagio è disposta a risarcire momentaneamente 100$ ma Simona non ha portato le boarding pass , prepariamo l’incartamento con l’intento di consegnare nel pomeriggio o al più tardi l’indomani mattina le due boarding pass . Tutta la procedura è stata portata avanti da me e Simona in Inglese, anche perché Marat , da quando siamo arrivati in Aeroflot è attaccato continuamente al cellulare.

In uscita dalla sede dell’Aeroflot, Marat ci avvisa che la direttrice dell’Istituto vuole incontrarlo, ci facciamo accompagnare in centro e ci accordiamo di ritrovarci per le 14:00 ora di appuntamento con l’ambasciata.

Noi pranziamo nel nostro luogo preferito di Tashkent , nei giardini vicino ad Amir Timur Square , e la cosiddetta Broodway . Alle 13:45, il nostro messaggero è di ritorno con notizie che ci danno speranza ma che ci fanno incazzare ancora di più, Alessandra è veramente orfana, la fantomatica visita è stata fatta da uno zio che per sei anni non si era mai visto (che coincidenza) , dopodiché il discorso si è spostato su dei regali incautamente promessi dall’Ente e mai consegnati, spiegato come stanno le cose e della nostra volontà già espressa in tempi non sospetti di voler contribuire al buon funzionamento della struttura dell’istituto con una offerta di 1000€ , le cose pare si siano sbloccate , l’indomani il nostro diplomatico e poco battagliero referente, solo,  dovrà recarsi dalla direttrice con il nostro dossier (ma non dovrebbe già averlo visto e comunque perché non lo aveva già fatto in precedenza sapendo che saremmo arrivati ?) .

Avvisiamo e raccontiamo tutto all’ambasciata che ci dice chiaramente che a questo livello loro non possono fare nessun tipo di pressione e comunque di aspettare gli sviluppi prima di decidere di lasciare il Paese.

Rientriamo a casa, Marat non ha mangiato nulla quindi gli offriamo qual poco che abbiamo comperato , telefoniamo a casa e mettiamo al corrente le nostre famiglie telefonando tramite una scheda Uzbeka internazionale prepagata .

L’Ente tenta di rassicurarci dicendo che questi inconvenienti a volte capitano ‘ e conoscendoci ci raccomanda di stare calmi e tranquilli , ma onestamente ciò non mi tranquillizza anzi, mi fa ancora più rabbia , se avessimo voluto la possibilità di questi contrattempi saremmo andati ad adottare in Ucraina oppure in Russia, sarebbe stato tutto più semplice , si sarebbero conosciuti e previsti sia gli intoppi sia come affrontarli.

 
 
 
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