associazioneganesh

associazione umanitaria senza profitto

Creato da associazioneganesh il 03/11/2008

regali

stazione

ogni regalo solidale contribuisce ai progetti GANESH. ci sono regali per tutti i gusti e tutte le tasche.
all'amica o amico al quale avrai dedicato il regalo da te scelto, sarà inviato un 
certificato che spiegherà il gesto di generosità che hai voluto compiere a suo nome.come devo procedere all'acquisto dei regali?scegli il regalo che ti piace di più o ritieni più adatto alla persona alla quale lo vuoi dedicare. mandaci una mail con la tua richiesta ed eventuale commento;  in questo modo il tuo ordine sarà registrato.
per renderlo effettivo dovrai procedere al pagamento tramite bonifico bancario e inviarci la ricevuta sempre tramite mail. 
IBAN:  

IT10M0306909606100000110538 

bancaprossima intesasanpaolo

 

 

il 17/09/2010 abbiamo effettuato
un accredito di 200 euro grazie
all'interessamento di marilena,
alfredo,
stefano, anna e vincenzo. 
ancora un grosso grazie.

quello di giugno, è stato un mese
davvero generoso. un grosso grazie
a maria e roberto, che anche questo
anno ci seguiranno per le strade del
mondo: quello dell'altra parte. 



 

 


 

 

 

 

 

regali: barca con bambini

stampa professionale su carta fotografica

30x55 cm  15 euro
40x73 cm  25 euro
50x92 cm  35 euro

 

 

 

regali: famigliola

stampa professionale su carta fotografica

30x60 cm    15 euro
40x80 cm    25 euro
50x100 cm  35 euro 

 

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« sabatomostra fotografica »

mysore

Post n°35 pubblicato il 05 Dicembre 2012 da associazioneganesh
 

 

eravamo usciti per mangiare, in una delle tante, solite bancarelle sparse ovunque, in ogni centro, in ogni città; uno di quei carretti col piatto largo di ferro dove si fanno saltare tutti gli ingredienti per formare uno dei vari piatti caldi a base di legumi e ortaggi e verdure. ottimo il misto tra lenticchie, patate, verdure, pomodoro e tanto piccante. la serata mitigava senz'altro il caldo opprimente del giorno, in quel mese di agosto ancora interessato dall'aria monsonica, umida al punto da stendere in un volume cosmico il velo di umidità perennemente attaccato alla pelle. i vestiti inzuppati anche dalla pioggerellina che a tratti ti ricorda il corso naturale ed immutabile di una natura che segue il proprio corso, al di sopra e al di là degli eventi e dell'affanno umani.

un anziano coi segni sui piedi e sulle mani di una malattia deturpante che si dice debellata, ma inspiegabilmente attiva in ogni parte dell'india. le sue mani protese per stringere le tue, chiedendo un attimo di contatto, un riconoscimento della propria esistenza, del suo sofferto esistere, del suo obbligato isolamento dentro una umanità un poco distratta. un sorriso, un velato sguardo, implorante, desideroso di contatto; una richiesta di vita, una vita meno affranta, una vita più vita!

il distacco è doloroso, nella mente lancinanti attacchi di pensieri orribili, una esplosione di rabbia amplificata da una incapace azione; un'onda di ricordi che mi sommergono come a cercare una composizione verso un puzzle coi tasselli giustamente incastrati, ma che restano in un turbine senza fine di figure che vanno e vengono senza pace, senza sosta, senza un posto adatto. Impossibile formare un quadro sensato; un quadro che resta senza angoli, un vicolo tetro senza sbocco, che blocca la mente che comincia a vacillare.

nelle vicinanze, un grande cancello che viene aperto di domenica, apre sul parco del palazzo del marajà di Mysore. Una costruzione in grande stile, con ampi giardini e addirittura un tempio privato su di un lato del comprensorio. le grandi facciate del palazzo e del tempio, sono tappezzate con migliaia di lampadine accese ad ogni apertura, quando migliaia di persone girano per i prati e si siedono sull'erba per ammirare questa meraviglia del passato. già, una meraviglia forse per i proprietari, che neanche ci abitano più. solamente uno dei rampolli della nobile famiglia passa qualche periodo di tempo in un'ala del palazzo. Un inutile lusso, peraltro sprecato.

ci muoviamo verso il nostro economico, ma decente albergo appena fuori dalla piazza centrale, in un vicoletto stretto, ma non spaventoso. da un cielo coperto che fa salire l'umidità notturna a livelli insopportabili, cade qualche goccia d'acqua che mi costringe a riparare la camera fotografica sotto la maglietta, che era già bagnata dal sudore di tutta una giornata passata a camminare per la città; forse, farebbero meno danno le gocce d'acqua. Appena svoltato l'angolo in ombra della piazza, un leggero fruscio mi fa girare di scatto la testa verso destra e rimango attonito nell'incontrare il volto scavato di una donna magra da far paura, che mi guarda senza neanche la forza di cambiare espressione. continua ad osservarmi con quegli occhi che escono dalle orbite scavate dalla fame e dagli stenti di tutta una vita di patimenti. è talmente senza forze, che si muove lentamente e senza scatti, come qualcosa o qualcuno la tenesse e la facesse scivolare verso il basso in uno spazio senza gravità. il tempo rallenta, si ferma. almeno una infinità di tempo mi sembra che impieghi per sdraiarsi e coricarsi tra il cartone a terra e il panno che si tira addosso. perché per una infinità di tempo mi sembra che il suo sguardo mi penetri fin dentro le ossa. un attimo che dura una vita. i suoi occhi si affondano fino a scavarmi nella carne dei solchi vivi, che bruciano a contatto delle gocce d'acqua mista a polvere che oramai mi bagna completamente. ancora una volta, lo stesso tremendo pensiero: dove siete ora?

dopo mezz'ora ero ancora a girare attorno a quella piazza e ad un'altra simile; entravo ed uscivo dai vari vicoletti che arrivavano sempre agli stessi magazzini di stoffe ed elettronica. Incapace di orientarmi, di ritrovare la strada fin troppo nota, forse a causa delle lacrime che offuscavano gli occhi di poco aiuto in quel girovagare silenzioso, forse per non tornare in una stanza chiusa e troppo piccola per la marea di pensieri e di sgomento che si erano letteralmente impadroniti di tutto me stesso.

 

 

 

 

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Ricevuto in data 01/02/13 @ 16:29
I governi dell'America Latina e dell'area delle Antille chiedono agli Stati Uniti di fermare il t... (continua)
 
Commenti al Post:
dolly.1
dolly.1 il 08/12/12 alle 11:21 via WEB
Un racconto che arriva dritto al cuore e ti fa capire come la vita deve essere vissuta. La superficialità non porta alla felicità, sole le cose più semplici e piene d'amore portano alla pace interiore. Un abbraccio di luce con tutto il cuore. Sempre col sorriso. Dolly
 
 
associazioneganesh
associazioneganesh il 08/12/12 alle 15:19 via WEB
ciao e grazie per la lettura. la vita va vissuta in un unico modo: eliminare l'infelicità degli altri. infelicità dovuta al distacco di altri, quelli che possono essere "felici" grazie all'infelicità dei primi. col sorriso di chi non deve dimostrarlo.
 
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intenti

l'associazione, nata nel 2008, s'impegna ad aiutare ragazzi di strada e anziani soli che vivono per strada, sui marciapiedi, senza nessuno vicino. in india, essere soli, significa essere abbandonati a sé stessi; significa non avere nessuno o qualcosa che possa intervenire in caso di bisogno. senza soldi, senza assistenza sanitaria e sociale. niente, meno di niente. un incidente, una ferita, una malattia ed ecco che la situazione diventa drammatica; non è come in italia, dove un povero può incamminarsi verso una mensa per indigenti o verso un ospedale per ricevere delle cure necessarie. in india, anche solo una ferita, un male che sarebbe curabilissimo al suo insorgere, senza intervento portano la persona sfortunata ad un peggioramento dello stato psico-fisico a volte difficile, se non impossibile da debellare.
bambini scappati di "casa" dove non c'è più neanche un chicco di riso per loro; in giro per le periferie e anche per i centri di ogni città, con un braccio sullo stomaco a fermare i morsi della fame e con l'altro a cercare qualcosa che abbia un aspetto vago di commestibile, frugando ai lati della strada e tra cumuli di immondizia. la notte a cercare un cartone o uno straccio su cui appoggiare il proprio corpo sfinito; spesso, bisogna arrampicarsi sulle lamiere di qualche edificio, di una stazione, per non essere acchiappati e bastonati da poliziotti incredibilmente avversi ad una stentata esistenza fuori da ogni immaginario. al mattino e già stanchi morti sui grossi sacchi di juta pieni di plastica raccolta di notte e di giorno, frugando e scavando ogni dove, pur di vendere un pò di chili di questo materiale riciclabile.
ragazzi ed anziani, distesi e doloranti, impossibilitati a spostarsi, intenti a staccare una ad una le pulci da una barba ispida da mesi di cure impossibili. piegati su sé stessi, figli di un dio distratto, senza riuscire ad approfittare nemmeno di un offerto cartoccio con verdure e lenticchie.

 

mai e poi mai...

 

una storia speciale

 

regali: kovalam

stampa professionale su carta professionale

30x45 cm  13 euro
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30x54 cm  15 euro
40x72 cm  25 euro
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stato di goa

 

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