Votare in autunno, come propone qualche esponente politico, o aspettare il 2013? Una domanda che non riguarda solo la capacit del Governo Monti di affrontare la crisi politica ed economica italiana, ma che anche strizza l'occhio agli elettori. Guardando ai sondaggi: a chi conviene andare a votare? Ma – soprattutto – bisogna credere ai sondaggi?
Boom Grillo. Le elezioni amministrative di inizio mese hanno dato un chiaro segnale alla classe politica italiana. Il Movimento 5 Stelle è una realt cui bisogna ormai pensare. E le indagini delle ultime settimane sulle intenzioni di voto lo confermano. Il Movimento 5 Stelle viaggia ormai sui 18 punti percentuali ed è in continua crescita. Il suo leader, Beppe Grillo, è in vetta alle classifiche dei politici più amati - anche se lui continua a dire di non essere un politico - con il 39% del gradimento; più dei vari Bersani, Fini, Casini, Vendola e Berlusconi. Insomma, dopo l'exploit di Parma sembra che l'antipolitica stia per entrare con forza in Parlamento.
Flop Lega. Il contraltare del successo dei grillini è il tracollo dell'ex partito dell'antipolitica, quella Lega Nord travolta dagli scandali. Il partito di Umberto Bossi cala costantemente nelle intenzioni di voto degli italiani e ormai si attesta vicino al 4% dei voti. Il partito che aveva fatto dell'onest e della lotta contro il potere romano il suo cavallo di battaglia sembra non riuscire a reggere allo tsunami delle inchieste che coinvolgono proprio la famiglia Bossi, sulla quale grava il sospetto di uso – allegro – dei soldi dei finanziamenti pubblici ai partiti. Grillo su, Lega giù, centrosinistra che ha la maggioranza, centrodestra allo sfascio. Questo il quadro che dipingono i sondaggi nelle ultime settimane. Ma bisogna fidarsi e, soprattutto, come funzionano?
Chi commissiona i sondaggi. Di norma i sondaggi di cui leggiamo i risultati sono legati a una testata giornalistica o a un partito. Sono gli organi d'informazione o i politici a commissionare le indagini sulle intenzioni di voto. I primi per fare informazione, per poter dare ai loro lettori – o ascoltatori – un quadro della situazione politica nel Paese, i secondi per tastare il polso e capire se le loro battaglie stanno convincendo o meno gli elettori. E' proprio in base ai sondaggi che i partiti spingeranno, nelle prossime settimane, a votare a ottobre o a rimandare tutto al 2013. Ma le intenzioni di voto sono affidabili? No, e per diversi motivi.
Metodologie diverse. Se i sondaggi fossero una scienza esatta avremmo risultati coerenti quale che sia l'istituto d'indagine che li fa. Eppure si è visto in passato, sia nei sondaggi preelettorali sia negli exit poll il giorno delle elezioni, come i dati pubblicati fossero spesso molto distanti, se non addirittura opposti. Perché? Perché un sondaggio non ha sempre la stessa metodologia. Vediamo allora come funziona. Un istituto d'indagine sottopone un quesito a un certo numero di cittadini, che rispondono dando così un determinato risultato. Ma la scelta sul come individuare questo campione differisce da istituto a istituto. Alcuni puntano sul territorio, dando maggior importanza a un sondaggio che coinvolga italiani di tutto il Paese, dal nord al sud. Magari non concentrandosi troppo sull'et degli intervistati. Ci troveremo, quindi, un quadro chiaro delle intenzioni di voto nelle varie parti dell'Italia, ma rischiamo di avere un panel di elettori sbilanciato per determinate fasce d'et . E giovani e vecchi hanno intenzioni molto diverse di voto, così un sondaggio che coinvolge una fascia giovane d'et avr un risultato diverso di una con un'et media superiore. D'altro canto, se si punta a rappresentare equamente ogni fascia di et , si potrebbe perdere di vista la territorialit , così che un sondaggio n preponderanza di elettori del nord premierebbe la Lega, per fare un esempio, piuttosto che un sondaggio che rappresenta tutta l'Italia equamente. E le variabili per fare un'indagine realistica e credibile sono molte di più, quindi molti di più possono essere gli errori commessi. Ma il problema non è solo di metodo.
I sondaggi sono strumenti elettorali. Si sa, portare brutte notizie al capo non è mai bello. Ecco che, quindi, può capitare che i sondaggisti “aggiustino” i panel degli intervistati per ottenere risultati più in linea con le speranze del partito o del giornale che commissiona il sondaggio. Sia per placare le ire del committente, sia perché i sondaggi sono armi elettorali essi stessi. Un sondaggio sulle intenzioni di voto, infatti, influenza esso stesso le intenzioni di voto di chi lo legge. I partiti premiati dall'indagine, infatti, li useranno per dimostrare come i cittadini siano con loro. Ma, attenti, perché le intenzioni di voto possono portare voti, ma anche farli perdere. Facciamo due esempi partendo dal caso reale del Movimento 5 Stelle che abbiamo visto prima. Un'intenzione di voto forte come quella mostrata dagli ultimi sondaggi può essere una spinta per i grillini alle prossime elezioni. Elettori ancora incerti su chi votare, che vedevano nel M5S un partito di protesta, di rottura, ma senza speranze concrete, ora potrebbero venir spinti a scegliere i candidati di Beppe Grillo proprio sull'onda della consapevolezza che non si tratti di un voto “inutile”. Dall'altra parte, però, ci possono essere anche due reazioni opposte. Un partito che nei sondaggi stravince può portare un suo elettore a disertare le urne nella convinzione che “tanto vinciamo lo stesso”. O, altra ipotesi, elettori di centrodestra o centrosinistra orientati verso l'astensione perché delusi dalle politiche del Pdl o del Pd, potrebbero venir convinti ad andare alle urne se spaventati dall'ipotesi di un successo di Beppe Grillo.