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Elogio della lentezza

Post n°291 pubblicato il 17 Ottobre 2006 da georgeorwell1984
 

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(Boccioni: "Dinamismo del ciclista)

Manifesto del futurismo.

1. Noi vogliamo cantare 1'amor del pericolo, l’ abitudine all'energia e alla temerità.
2. Il coraggio, l'audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.
3. La letteratura esaltò fino ad oggi l'immobilità pensosa. I'estasi e il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corea, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.
4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si e arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall'alito esplosivo.... un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, e più bello della Vittoria di Samotracia.
5. Noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.
6. Bisogna che il poeta si prodighi, con ardore, sfarzo e munificenza, per aumentare l’entusiastico fervore degli elementi primordiali. 
 (dal "Manifesto del Futurismo" di Filippo Tommaso Marinetti") 

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(Gino Severini: "Il treno della Croce Rossa attraversa un villaggio")


Messaggio N°526 7 Ottobre 2006 - 12:09
 

Km/h 111                                                                 

ore 11:11

Km 11.111

Mi piace la velocità.                                                                  

Tutte le volte che supero i 150 orari inizio a dirmi :                 Ora ti schianti
                                                                                           Ora ti ammazzi
                                                                                        sulla colonnina s.o.s.
                                                                                    all'imbocco della galleria
                                                                                           contro un albero
                                                                                           contro il guardarail
                                                                                           Ora ti ci schianti
                                                                                           Giri lo sterzo e fuoco

Non rallento, difficilmente lo faccio.
Anche in curva, continuo a premere col piede destro l'accelleratore.
Mi piace vedere la borsa che rovescia il portafoglio, il cellulare dall'altro lato della macchina.
E sentire il mio corpo spostarsi.
Sono una mina vagante.
Spostatevi.
Non ho fretta.
Non ho paura.

Parallelismo col modo di vivere la vita amorosa.
La velocità e la strafottenza delle regole.
Mi schianto.
Mi uccido.
Non rallento, finche non devo pagare il pedaggio.
Neanche in curva rallento.
E guardo le luci in galleria, fuggire davanti e nello specchietto retrovisore.
Prima o poi mi ammazzo.
Ma non rallento.

[queste parole sono diseducative, andate piano, voi che potete]

La Vallombrosa ha nebbie e nuvole incastrate in 11 gradi centigradi.
L'Arno curva a gomito poco sotto un ponte di mattoni rossi.
Le case son cuccie di cane.
I campi sono umidi e verdi.
Gli autovelox spenti.

                                                    

Inviato da: strangeskin

“Nel gergo di Internet, un blog è un diario in rete” ( da Wikipedia)

Ho atteso ben dieci giorni prima di scrivere questo post a commento del messaggio n° 526 del blog di strangeskin che ho qui sopra riportato. Mancanza di tempo? Scarsa vena creativa? Pigrizia?
Forse di tutto un po’, ma come ho spiegato alla bella Maruska adoro rimandare “i piaceri”…anche quando si tratta solamente di scrivere. Bene quindi, come si dice, meglio tardi che mai, mi accingo a scrivere questo benedetto commento. Benedetto perché mi consente di realizzare finalmente una bella e lunga divagazione di quelle che sul mio blog non si vedevano ormai da  tempo immemore.
Ultimamente mi è capitato di riflettere su come si debba organizzare un blog per avere “successo”, affinché ciò che si vuole comunicare venga trasmesso in maniera efficace ai potenziali lettori. Non che mi interessi “il successo”, non scrivo per questo, ma da buon consulente la mia attenzione si concentra spesso sui meccanismi che spingono le persone a scegliere una soluzione piuttosto che un’altra, ossia su come si manifestano le cosiddette preferenze.

Il blog ovvero il “diario personale in rete” si presta ad una lettura simile a quella di un quotidiano. E’ raro infatti, che qualcuno riprenda in mano un giornale di qualche giorno o di qualche settimana prima a meno che, non si debbano recuperare informazioni di una qualche importanza. Così accade per il blog. Anzi nel “diario virtuale” le notizie hanno un’obsolescenza ancora più rapida che nei quotidiani che si comprano in edicola. Il penultimo messaggio pubblicato su internet è già vecchio ed è difficile che qualcuno lo degni di considerazione. Se poi, come spesso accade, si inizia a frequentare un blog a partire dal post numero tal dei tali e non dall’inizio, la probabilità che ciò che è stato scritto in precedenza venga letto si riduce praticamente a zero. Sfido chiunque ad aprire una pagina web al messaggio duemilaottocento e qualcosa e a ripartire dal numero uno.

In questo senso il blog è una forma atipica di diario. Tradizionalmente questo si presta ad una lettura approfondita dall’inizio alla fine. Ci sono pagine che vengono rispolverate a distanza di anni per il piacere di recuperare la memoria di avvenimenti le cui emozioni passate tornano così a rivivere.

Nel blog non accade tutto ciò. Come forma di comunicazione “veloce” tipica di un mondo che viaggia a ritmi sempre più vertiginosi, il “diario personale in rete” non costituisce lo strumento adatto a realizzare una conoscenza approfondita del suo autore.

Premesso ciò, chi si fosse imbattuto nel presente messaggio e avesse avuto la costanza di giungere sin qui, si chiederà il motivo di questo preambolo.

In realtà la divagazione iniziale mi è servita come introduzione al commento del messaggio n° 526 di Strangeskin dal quale sono rimasto particolarmente colpito. Ho avuto la fortuna e la costanza di iniziare a leggere il blog “Infantilismi” dall’inizio, dal post n° 1 e, come si fa con un libro, l’ ho sfogliato e risfogliato aggiungendo quotidianamente una pagina alla mia conoscenza seppur “virtuale” dell’autrice. E’ vero, la mia appartenenza al segno zodiacale della Vergine si manifesta nella naturale inclinazione all’approfondimento e allo studio delle persone con cui vengo a contatto. Non è proprio una bella cosa rivelare questa mia peculiarità. A nessuno piace sentirsi studiato. Solitamente quando un individuo si scopre sotto osservazione inizia a comportarsi in maniera innaturale vuoi perché si hanno sempre e comunque delle remore nel rivelarsi agl’altri, vuoi perché si teme un giudizio negativo o  più semplicemente perché è imbarazzante.

Nella mia curiosità non c’è, non c’è mai stata, né mai ci sarà alcuna connotazione morbosa né tanto meno la pretesa di giudicare chi mi sta di fronte.

Anzi, è vero il contrario. Più una persona suscita il mio interesse più il mio giudizio nei suoi confronti non può che essere positivo.

I miei migliori amici sono quelli che conosco meglio ovviamente.

“Infantilismi” è quindi uno dei miei blog preferiti insieme a “Quotidianamente”, “Blog”, “Essenze di vita”, “Eccomi qui”, “Il mondo nuovo”, “Carpe diem” che ha cambiato nome, “Francesca’s diary” e “Segui la stella”. Insomma pochi, ma buoni.

Il diario di Strangeskin a mio avviso rispecchia in toto la personalità dell’autrice. Personalità in continua evoluzione, che definirei "magmatica” a volte esplosiva senza dubbio umorale.

Non è semplice riuscire a cogliere le mille sfaccettature del carattere “caleidoscopico” di Maruska. Probabilmente neanche lei le conosce tutte perché come ho detto prima si evolve e lo fa alla velocità della luce.

Chi ha avuto modo di frequentare il blog  “Infantilismi” si sarà certamente accorto di quanti cambiamenti, a volte minimi, si verificano costantemente. Basti a tal proposito osservare le foto nel profilo che vengono continuamente aggiornate oppure i colori dei ritratti di strangeskin, colori che rispecchiano i suoi stati d’animo, le sue emozioni, il suo carattere passionale ed umorale.

Le foto di Maruska mi ricordano proprio per i colori  certe serigrafie di Andy Warhol, ad esempio quelle che ritraggono Marilyn Monroe, ma mentre quest’ultime appaiono seriali, sempre uguali, le istantanee di Maruska la ritraggono in momenti diversi, con espressioni diverse. Fotografare lei equivale a riuscire a rubare uno scatto ad una Ferrari in corsa.

Il post 526 secondo il mio modesto parere  sintetizza in maniera estremamente efficace la personalità di chi l’ha scritto, la sua vitalità.

Qualcuno ha giustamente definito strangeskin “futurista”.

La nostra amica infatti è “marinettiana” al 1000%. La velocità di cui parla nel messaggio che vi ho riportato è paradigmatica del desiderio, dell’ansia di vita e di esperienza che la contraddistinguono. E’ come se le mancasse sempre la terra sotto ai piedi e il tempo non fosse mai sufficiente per fare, per realizzare, per conoscere, per soddisfare quella sua “fame” di vita e di amore.

L’amore…Maruska lo vive per sua stessa ammissione da “mina vagante” fregandosene giustamente delle “regole”, ma puntando direttamente all’essenza, al cuore, gettandosi a capofitto in ciò che vive, donandosi completamente  incurante delle conseguenze che le possono accadere, dello “schianto”, della delusione, della sofferenza almeno fino a quando non si prospetta inevitabile la sagoma del “guardrail” simbolo della fine dolorosa di un’esperienza. Il sangue dopo l’urto le rammenta la sua fragilità, ma quel sapore amaro, quella sensazione di caldo, di dolore acuto la fanno sentire viva.

Non c’è masochismo in questo suo atteggiamento, ma un indomito coraggio, a volte sconsiderato, senza dubbio invidiabile, che non la fa rallentare neanche in curva sprezzante del pericolo. “Non rallento finchè non devo pagare il pedaggio” scrive Strangeskin. Probabilmente le esperienze passate la stanno rendendo saggia, ma lei quando imbocca una strada non rinuncia a percorrerla fino in fondo costi quel che costi.

Veniamo al titolo di questo post: “Elogio della lentezza”.

Ho scelto questa frase non perché fosse mia intenzione criticare Maruska per il modo di concepire la sua vita. Non mi permetterei mai. Ognuno, lo ribadisco, è libero e padrone di vivere come vuole e nessuno può arrogarsi il diritto di giudicare.

Se un giudizio mi è concesso, questo è senza dubbio positivo. Ammiro Maruska per la sua vitalità e per il suo coraggio.  E’ una ragazza che nella sua “Vita Spericolata”, consentitemi la citazione, dimostra una sensibilità e uno spessore umano non indifferenti.  Ci mette il cuore nelle cose che fa e  se come scrive lei, “si nasce con un’anima ma poi la vita la storce e la trasforma”, allora bisogna cambiare, adeguarsi, adattarsi, crescere. “Fossi bambina ancora  – e ci sono giorni che lo sono – amerei davvero troppo. Ad occhi chiusi”.

L’incanto, il desiderio di assoluto, l’innocenza del cuore sono ancora quelli di una volta, di quando era bambina. E’ bellissimo ascoltare queste parole.

Perché scrivere allora “Elogio della lentezza”. Semplicemente perché allo stesso desiderio di vita, di esperienza, di conoscenza io rispondo in maniera differente. Non esiste una modalità valida per tutti, ognuno sceglie quella che più lo soddisfa. Puoi correre dietro alla vita che ti sfugge oppure puoi attenderla rimanendo fermo ad osservarla per poi spostarti per vederla da un’altra angolazione, per cercare di comprenderla, di sviscerarne i segreti.

Che tu vada “veloce” o “con lentezza” l’ansia e il desiderio di assaporarla fino in fondo sono gli stessi. Comunque tu decida di agire ti mancherà sempre la terra sotto ai piedi, ti sembrerà in ogni caso di non avere abbastanza tempo.

“Dum loquimur fugerit invita aetas. Carpe diem quam minimum credula postero” scrive Orazio. Il tempo: dovremmo riuscire a possederlo, invece ne siamo schiavi. Schiavi di ritmi che ci vengono imposti, che non ci appartengono, che non sono quelli che abbiamo scelto per noi e che ci condizionano.

Io sono convinto della necessità di raggiungere pochi obiettivi. Sono poche le cose che veramente hanno valore, che rimangono, che hanno senso e che richiedono tutto il mio impegno. Ho bisogno di tempo per immergermi completamente in ciò che faccio, per realizzarlo con perizia, per “possederlo”. Nei rapporti umani scelgo la dedizione, poche amicizie ma buone. Lo stesso discorso vale per i blog. Mi interessa una conoscenza approfondita della realtà che mi incuriosisce e arrivare al “cuore” all’essenza.

Comunque la si scelga di vivere, di corsa “veloce come il vento” o adagio…Buona vita Marù!!! 
                                             
Con affetto e stima PG

 

PS: Tremate la prossima volta tocca a qualcun altro di voi!

 
 
 
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