Creato da poverotroviero il 07/10/2006

Il gioco

delle schegge di vetro

 

 

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Walter Siti

Post n°175 pubblicato il 03 Febbraio 2014 da poverotroviero

Resistere non serve a niente

Essere al servizio degli dei significa comprendere che nessuna verità è definitiva, perchè ciò che apparentemente è stato superato è lì pronto a ritornare. Nel corso dei secoli le caste barbariche hanno di norma generato una nuova aristocrazia, tintinnante di monili vistosi; al tempo dell'High frequesncy trade e della globalizazzione istantanea nessuna aristocrazia di sangue è più possibile, ma solo quella dell'acume e dell'audacia; la matematica abolisce la democrazia perchè la democrazia è contro natura. La democrazia svilisce tutto perchè tutto appiattisce al livello della maggioranza; il tiranno si accontenta del corpo, la democrazia ti fa sentire sbagliato, traccia un cerchio invalicabile intorno al pensiero. A comandare è la pazzia, a salsicciaio salsicciaio e mezzo.

 L'individuo non è più il "soggetto qualificato" di cui parlava l'empirismo inglese; proprio il delirio informativo (cui nessuno ha il coraggio di sottrarsi) rende chimerica per i privati qualunque decisione consapevole sul bene comune. Se finisce l'individuo moderno, nemmeno il suo corollario cioè la democrazia ha più senso- malgrado la si continui stancamente a praticare durante le feste comandate, intorno al feticcio dell'urna elettorale. La democrazia è il dio morto della modernità che sopravvive come idolo di cartapesta; la balbuzie dei politologi tradisce l'imbarazzo per un rito funebre che non si può celebrare - per questo si aggrapparono agli ultimi fuochi di democrazia insurrezionale, nelle zone del sottosviluppo o nel cuore delle nostre metropoli; ma la democrazia non può essere (non più) un poema di massa.

Le oligarchie implicite devono uscire allo scoperto, il progresso economico non è obbligatoriamente legato all'uguaglianza dei diritti nè la solidarietà presuppone l'assenza di sovrani. La disuguaglianza si sta riprendendo il proprio ruolo grazie alla tecnica che diffonde l'opportuno tasso di apatia; quello che importa ormai non è l'uguaglianza ma la disponibilità dei beni possibili al proprio livello. Il consumismo diffuso a pioggia (con la connessa illussiopne ottica di omologazione delle classi sociali) è un velo pietoso che si sta squarciando; si riallarga la forbice naturale tra i detentori dell'oggetto-sapere e le "genti meccaniche". La folla si accontenta dell'umiliazione periodica di qualche incauto e superbo provocatore. Dopo l'infatuazione della rivoluzione industriale, durata un paio di secoli, anche l'occidente dovrà riassestarsi in cassi relativamnete stabili -il sogno di un governo popolare sfuma come una generosa illussione di irraggiungibile maturità; anzi come una digressione, un inciso.

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L'Altoparlante

Si dice che dell'impianto hi-fi, tardi anni '70, ereditato da suo cugino, ormai più di vent'anni fa, Andrea abbia conservato un solo  altoparlante: stromento idoneo alla diffusione d'intrattenenti alchimie sonore.

Sembra, però, che tale dispositivo, smarrita presto la propria attrattività, sia a lungo rimasto inoperoso, adagiato su una mensola, seducente polveri dalla stanza.

Si dice, inoltre, che due cavi elettrici pendenti dagli elettrodi dell'altoparlante, animati da una misteriosa tensione magnetica, abbiano trovato agio, di volta in volta, di collegarsi all'antenna della radio, alla presa del telefono - insolenti, capaci per sino di raggiungere il web.

Sembra che sì furbescamente intercettate voci maligne e ingiuriose, chiacchiere e commenti maliziosi, il diffusore acustico, frustrato dal lungo oblio, scuotendo l'annosa polvere dalla propria membrana, abbia cominciato a parlare; riferendogli chiacchiere e pettegolezzi, raccolti via telefono, radio e internet.

Si dice che Andrea, ascoltata la gracchiante voce del vecchio apparecchio, abbia deciso di restituire alla erratica lettura dei blogger la sintesi di tali mormorazioni.

Sembra che in Trastevere, in luogo abitato da voci poetiche, egli stesso le abbia bisbigliate, leggendole per non doverle ricordare.

 

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Morta parte da me

la mia voce,

per approdare alla deriva

dei sensi scolpiti

nelle candide rocce;

ove il tuo viso m'apparve,

ombra d'un sorriso sterile,

solido velario

d'una scena tragica.

 

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