Mondo Parallelo

Ritagli di vita e di suoni

 

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BACK TO BLACK

He left no time to regret, kept his dick wet, same old safe bet. Me and my head high, and my tears dry, get on without my guy, you went back to what you knew, so far removed from all that we went through, and I tread a troubled track, my odds are stacked, I'll go back to back. We only said good bye with words, I died a hundred times, you go back to her and I go back to...I go back to us, I love you much; it's not enough, you love blow and I love puff, and life is a pipe, and I'me a tiny penny rolling up the walls inside. We only said good bye with words, I died a hundred times, you go back to her, and I go back to...

 

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SI DEVE ESIGERE PIÙ DA SE STESSI CHE DAGLI ALTRI

Se a un certo punto un'amicizia o un amore cessano, forse non sono mai esistiti davvero.


aquila

 

S'I' FOSSE FOCO (SONETTO DI CECCO ANGIOLIERI)

 

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SMILE: THE LIFE IS SO GOOD!

 

LOVE HER AGAIN (DAL CD "ALONE" DI G.M.)

    

 
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FIAMMELLA SEMPRE ACCESA NEI CUORI

L'importante è come si vive e non quanto.

 

THE SECRET (BY GIOV@NNI)

 

Messaggi di Gennaio 2015

GLI OCCHI DEL SILENZIO

Post n°715 pubblicato il 31 Gennaio 2015 da menegi53
 
Foto di menegi53

 

 

 

 

 

 

Ho conosciuto il silenzio delle stelle e del mare

e il silenzio della città quando si placa,

quando si mette a dormire sotto la coltre di stelle.

E il silenzio di un uomo e di una donna soli,

il silenzio con cui soltanto

la musica trova linguaggio.

Il silenzio dei boschi, delle cime innevate

prima che sorga il vento di primavera.

E il silenzio dei malati

quando girano gli occhi per la stanza

e mi chiedo: “per le cose profonde

a che serve il linguaggio?”.

Noi siamo senza voce di fronte alla realtà,

noi non sappiamo parlare.

Ricordo che ieri un ragazzo curioso,

domandava a un anziano, seduto nel parco

che era lì fermo e sbadigliava,

mentre coglieva un raggio di sole:

“Perché non hai denti?”.

“Me li ha mangiati un lupo,

quello di Cappuccetto Rosso!”.

E il ragazzo stupisce

mentre il distinto signore,

muto rivive come un sogno,

e se fosse un artista

vi sarebbero poi tante cose, io penso

che non saprebbe spiegare.

C’è il silenzio di un grande odio

e il silenzio di un grande amore,

il silenzio di una profonda pace dell’anima.

C’è il silenzio del cuore

che ci parla senza linguaggio

e il silenzio di coloro

che sono ingiustamente puniti.

C’è il silenzio che interviene

tra il marito e la moglie,

c’è il silenzio dei falliti.

Sì, a ciascuno il proprio silenzio,

il silenzio del mondo,

il vasto silenzio che copre

le nazioni disfatte ed i vinti.

C’è a volte il silenzio dei ricchi

che pensano alla povertà della giovinezza

e quasi se ne vergognano,

perché troppo esaltati.

C’è il silenzio di Napoleone dopo Waterloo

e il silenzio di chi in catene non ha libertà.

Poi mi avviluppo nel mio

e mi dico che a volte

mi manca e lo cerco,

nel rumore assordante di un universo

fatto di tante parole di fumo.

Gli ho eretto un palazzo di pioggia

con colonne d'alabastro e cristalli di rocca.

E spesso, in mille specchi

ricurvi all'indietro, ritrovo il mio volto,

senza capire perché da dietro i miei occhi,

a volte, per prendermi in giro,

si nasconde beffardo un sorriso.

 

                                                            Giov@nni

 
 
 

SPAZI BREVI

Post n°714 pubblicato il 30 Gennaio 2015 da menegi53
 
Foto di menegi53

Interno di caffè. Frastuono. A un tavolino siede appartato un vecchio. E' tutto chino, con un giornale avanti a sé, nessuna compagnia. E pensa, nella triste vecchiezza avvilita, a quanto poco egli ha avuto in fondo dalla  vita quando aveva bellezza, baldanza e vigore. Sa che è invecchiato anche dentro: lo sente, lo vede. Ma il tempo ch'era giovane sembra quasi ieri. “Che spazio breve, che spazio breve!”. Poi riflette su come la saggezza quasi l’ha preso in giro, l'ha beffato. Se n'era in tutto (che pazzia!) fidato, le aveva dato fiducia, e lei: "Domani, farai tutto domani! Hai tanto tempo", la bugiarda diceva. Gioie sacrificate, ogni slancio represso, ricorda. Ogni grande occasione persa, adesso suona come uno scherno al suo senno furente, alla mente resa dagli anni più stanca. Fra tante riflessioni, in tutta quella pioggia di memorie, è stordito il vecchio. Appoggia il capo al tavolino del caffè, s'addormenta. Sotto il fardello di solitudine, sotto il fardello dell'insoddisfazione, il peso, sì, il peso che porta con sé si addormenta, e il volto riverso sui fogli di giornale, pagine aperte sulle umane sventure di oggi. Chi può negarlo? In sogno tocca il corpo, nel pensiero costruisce un miracolo, nell'immaginazione s'angoscia fino a nascer nei movimenti quasi inconsulti. La gente guarda ma non sorride, poi gira il capo, fa finta di non vedere, ma un senso di pena e di tenerezza s'affaccia dal cuore poiché, in fondo, il fardello della vita è amore. E ci accorgiamo che a volte il peso lo portiamo stancamente, e dobbiam trovar consensi per accoglierlo e aprirgli le braccia, altrimenti, non c'è riposo né pace, senza amore, né sonno, perché Il peso del mondo è come un macigno sulle spalle d’ogni giorno e non può essere amaro, non può negare, non può negarsi se negato. Il peso è troppo e il vecchio lo sente mentre un brivido scuote i suoi occhi, e la fronte si tende come un pensiero vi si fosse fermato sopra. Si scuote dal torpore, alza il capo dai fogli di giornale poi, data un’occhiata in giro, stringe le spalle, si appisola nuovamente: nel volto ha dipinta un’espressione serena. Lo sa che adesso è tardi per tutto, ma, intanto, è certo che al risveglio sarà se stesso, e, come sempre, darà senza nulla in cambio, così come il pensiero si dà in solitudine con tutta la bravura del suo eccesso. I tavoli del bar sono pieni di gente che seduta sorbisce un caffè, e si mette a parlare; il vecchio ascolta, ascolta, ma non fa caso alle malinconiche voci che si lamentano di questo o di quello. Tra le mani un giornale, il capo reclino sui fogli, e sorride pensando a domani e all’oggi, in fondo, ancora a venire, gli anni son quelli che sono e un sogno nel suo apparire è come culla di un dolce sperare, lì, chino sul tavolino, il capo posato sul nero giornale.

 

Giov@nni

 
 
 

TI CERCO

Post n°713 pubblicato il 29 Gennaio 2015 da menegi53
 
Tag: Aurora
Foto di menegi53

 

 

 

 

 

 

Ti cerco nel volo del gabbiano

proteso al gioco

tra i vortici dell’aria

e nel ranuncolo abbarbicato alla terra

tenace a rinnovare i petali in corolla.

Ti cerco

nel silenzio d’una chiesa

dove i ceri sfumano il mistero

degli interrogativi

e magica una pace dentro,

lascia tutto fuori.

Ti cerco

nelle parole e scritti

racchiusi per secoli

nella storia che parla

delle umane cose.

Ti cerco nei sorrisi di chi

già si è guardato dentro

e dispensa al cielo

nel mattino chiaro

il suo ridere sincero.

Ti cerco nella notte

quando più vicina

si fa la stella Sirio

e soffia forte

il senso di impotenza,

di futile boria acceso

in cuori dall’odio incatenati.

Ti cerco

nelle pieghe del mio cuore

dove l’angolo nascosto

chiama un po’ di luce in più

e sfida ogni materia.

Ti cerco, ti trovo,

il silenzio, l’assoluto e il bello

muto mi trovo ad osservare,

ma poi, non so perché,

girato il volto al sole

già ti perdo!

 

                                                       Giov@nni

 
 
 

LA DONNA DEL MARE

Post n°712 pubblicato il 28 Gennaio 2015 da menegi53
 
Foto di menegi53

La donna del mare offrì il suo corpo al mattino pieno di passione per il vento. Bagnò le esili caviglie, arse di salsedine, tra sospiri di anemoni e perle di conchiglie. S'immerse totalmente nelle acque cristalline che rilucevano d'azzurro tra i residui raggi del sole nascente. Socchiuse gli occhi e vide il mondo come nei desideri. Nuotò senza meta solo ascoltando i palpiti del suo cuore, incontenibili, impetuose onde. Sprofondò dolcemente ciascun anelito di vita negli abissi della sua anima sconfinata. Ed io con lei ripetevo chiare martellanti nella mente le sue parole; le sentivo nitidamente come un dolce richiamo, che saliva dal cuore: “Parlami mare. Raccontami le tue infinite storie. Fammi partecipe del tuo mondo. Ammiro la tua bellezza, mi spaventa la tua potenza. Le tue parole arrivano con le onde e di colpo s'infrangono nel mio petto e come un organo lo fanno vibrare!”. Poi più nulla, la voce taceva e il mio cuore un attimo pure era sospeso nel vuoto. Mare d’inverno, mi fermo sulla spiaggia, e ascolto la sua melodia. Racchiuse sul fondo ci sono le canzoni più belle. Canzoni antiche di vecchi pirati, che parlano di donne e di battaglie. Canzoni un po’ stonate, piene di speranze, di pescatori con le mani seccate dal sale. Canzoni romantiche d'innamorati allacciati a guardare il tramonto morire mentre nel cuore nasce la dolcezza di un attimo: canzoni che le onde spumeggianti trasportano lontano, oltre il sole e che i gabbiani scuotendo le ali disperdono nell'aria. In questa notte d'Inverno una canzone in più ci sarà senz’altro sul fondo, la mia voce arriverà dolcemente alle nuvole da questo manto fatto di acqua e di sale; la terra sarà gelosa per quanto l’onda tiene racchiuso in quello scrigno segreto soltanto per me. Apro la finestra dell’animo, entra un sospiro di sale con il suo fiato pungente. Mi assale il rumore della risacca e tra le mani un murice appare, mi accorgo che di nuovo il cielo assume il colore del mare. Azzurro verde diluito nell'oro del sole che affaccia nell’immenso contorno arancione. Una voce al pari di un'eco grida il mio nome. Come d'incanto l’orizzonte finisce. Il mare accanto al mio viso rimane col suo sorriso variegato di alghe, come un soffice letto che mi culla, finché lontano ne sento il richiamo, son come un nido di pesci che guizzano, i miei pensieri più belli. E' profondo, più limpido adesso,  perché si è scosso dal freddo, riscaldato da un raggio di sole. Gioia e sicurezza cavalcano sulle scie di onde ora stanche, e quando ci penso, con le tue acque azzurrine bianche di schiuma adesso vicine, mi sa che quello che volevo dirti di più bello non te l’ho ancora detto, e, sì, lo so che anche il più bello dei tuoi tramonti non l’ho ancora visto! Ma tu aspetta che presto troverò giusto il momento. La donna del mare come sirena riemerse e mi vide, piano la mano lontano mi tese in un saluto di sale per poi veloce tra le onde di nuovo sparire. Silenzio intorno, pesante e immobile il vento, come da dietro un vetro fatto di cielo, come i miei occhi fissi a guardare se di nuovo tra i cerchi dell’onde, lenti, infiniti, qualcosa di nuovo vedevo apparire. Poi ancora il fruscio e lo schiaffo dell’onde sulle rocce vicine, di nuovo tutto ritorna com’era, negli occhi rimane come statua di sale un volto di donna, la donna del mare, che dolce sorride per poi scompare al primo raggio di un astro di fuoco che piano sale nel cielo. Un guizzo d’argento, come un grido lontano. Ed è bello sentirne il rumore, tra l’onde con lo sguardo cercare e ancora cercare, aspettare, tornare a sognare di veder ancora la donna del mare tra i flutti affiorare!

 

Giov@nni

 
 
 

MONDO CONSUMATO

Post n°711 pubblicato il 27 Gennaio 2015 da menegi53
 
Foto di menegi53

Ci sono giorni in cui mi sento triste, solo con i miei mille pensieri. E non riesco a far nulla per liberarmi di quelle piccole vocine che mi rimbombano continuamente nella mente, e poi ogni canzone, che sfugge a una radio dalla porta accanto, accende in me piccoli indelebili ricordi. Prendo in mano il telefono pensando a chi chiamare e mi ritrovo a parlare con mia madre che non fa altro che accentuare ulteriormente il mio malumore con le sue opinioni dirette. Allora preso dalla frenesia, mi vesto in fretta ed esco. Vago per le strade tra la gente; in questi momenti non penso a dove vado, il posto è sempre quello: il mio studio, sono le gambe che mi ci portano senza che io le comandi, ormai conoscono la strada, ma oggi  la mia mente è intasata da tutt'altri pensieri. Mi sento invisibile o meglio gli altri lo sono, niente sembra esistere attorno a me, così non mi accorgo di nulla nemmeno degli sguardi e del salutare dei passanti; e non mi accorgo nemmeno delle lacrime che il vento freddo mi strappa e che piano piano nascono dai miei occhi per poi morire a bordo della sciarpa. Poche parole, come un ciao sussurrato, un “buona sera” con qualche gesto, un cenno del capo, ma tutto sembra pesare molto. Non mi preoccupo del  vento che sferza freddo il mio viso, non mi spaventa il pericolo di essere osservato, non mi importa nemmeno di non essere consolato perché non serve consolare quello che non esiste. Si rallentano i pensieri, quasi pronti ad arrestarsi. Vuoto è l'altare del mondo al mio arrivo, nulla trovo per me e in silenzio lascio che il mio corpo si fermi un istante alla ricerca di risposte che non verranno. Abbandonate le luci fastose, la sera, lì in fondo alla via, gli abiti della festa e le ricercatezze di una cena in allegria, mi accorgo che adesso essa non abita più qui: resta un po’ di buio negli occhi. Come un amaro boccone che non riesco ad ingoiare. L'estenuante fatica di ricominciare è tornata; sarà il vino che mi annebbia la mente, forse la stanchezza di un giorno infinito. È una forza irruenta, è incontenibile torpore, è il padre importante, quello che ti indica col dito puntato, è il suo bastone ed è l'incapacità mia più grande di obbedire a cui non so reagire. Il paesaggio non è bianco come neve sulle distese che s’aprono innanzi ai miei occhi, ma arida terra consumata come fosse brace. Vorrebbe solo riuscire a non sentirsi così, sola. Anche se sola lo è stata, sempre. Fino a che è arrivato quel sogno, un silenzio fatto di albe di color rosa con la sua presenza dolce e profonda, capace di riempirle quel vuoto d'anima che sentiva. Quel vuoto che nessuno coglieva in lei, solo quel vagare nella fantasia, che avendone la parte mancante, la sentiva, come un richiamo a distanza. Quella metà di lei, quella lontana, quella che con poco riusciva a riempirle il vuoto, il silenzio. Gli occhi da bambina non sorridono, bagnati ad oltranza da lacrime amare e solitarie, le labbra serrate in un muto richiamo, curvano tristi in quella smorfia passata. Gambe stanche non riescono a tenere il passo di quel suo cuore che batte, chiedono riposo, lo impongono rimanendo immobili e aspettando che gli occhi, sempre fissi a scrutare il loro orizzonte, riescano finalmente a vedere il suo passo, quello tanto atteso, quello che riporterà gioia negli occhi, calore nel cuore. Quello che rimetterà le parole in quella smorfia triste che è diventata il suo sorriso. Terra consumata, terra arida, rossa di fuoco come fosse brace. Terra ancora bambina. Notte fonda in questo scuro luogo interiore, in cui non trovo pace, adesso che guardo di fronte due vecchi chinati con le mani protese a chiedere uno spicciolo con cui mangiare. Nessun cammino che necessita di luna e stelle. Sonno profondo, rugiada che si posa sul viso mi porterà ad un risveglio quasi di fiaba, così indesiderabile alla luce d’un mondo consumato, da non essere nemmeno considerato.

Giov@nni

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: menegi53
Data di creazione: 23/11/2011
 

L'IGNORANZA E' MENO ODIOSA DELLA PRESUNZIONE

 

NON FARE DEL BENE SE NON ACCETTI L'INGRATITUDINE

 

CI VUOLE TUTTA UNA VITA PER IMPARARE A VIVERE

 

LA FELICITA' E' FATTA DI POCHI ISTANTI

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INCONTRIAMO IL DESTINO SULLA VIA PER EVITARLO

L'amicizia: gli amici ti aiutano, i conoscenti ti salutano!

 

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A VOLTE UN PO' DI SOLITUDINE CI FA STARE BENE

Chissà perchè certe donne e certi uomini non cambiano mai! Com'è squallida l'umanità, e io ne faccio parte!

 

RONDINI (DAL CD "TIME OFF" DI G.M.)

 

Volano, come rondini volano

poi nel cielo scompaiono

i miei sogni così.

Tornano come rondini tornano

anche se non vorrei...

I miei sogni così.

Chi non ama ricordi non ha...

sempre solo restare dovrà...

Una vita vissuta così...

non vorrei...non vorrei.

Meglio ridere e piangere se...

se l’amore ora viene ora va...

fa soffrire, ma è meglio così:

solo non sarai...no mai!

I ricordi verranno da te

come gocce di pioggia...

cadranno giù...

dai tuoi occhi dal cuore e poi tu,

sognerai... Di tornar tra le braccia di chi... se ne andò..

senza dirti nemmeno perché...

Sognerai... Di fermare quel bacio... così,

che hai rubato alle labbra di chi...mai t’amò... mai t’amò.

 

NOTHING MORE

 

Alcuni si ricordano dell'educazione

solo quando la pretendono dagli altri

 

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FELICITÀ

Non parlate della vostra felicità a chi è meno felice di voi.

La felicità è come la febbre poichè tutti ci sono intorno per farcela passare.Felicità

 

SCENDI! (A SONG BY GIOV@NNI)

 

TURBOLENZE D'ONDE

Senza il tuo consenso nessuno potrà mai farti sentire inferiore.

 

 

POLVERE DI STELLE SULLE MANI

Io sono più importante dei miei problemi.

 

COME SPIGHE DI GRANO

Il falso amico è come l'ombra che ci segue finché dura il sole

 
 

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