Creato da gnappa.etta il 22/01/2007

AntiPrecariato

La bellezza è cominciata quando qualcuno ha cominciato a scegliere: dovete patire, stare male, soffrire.. non abbiate paura di soffrire, tutto il mondo soffre!Dilapidate la gioia, sperperate l'allegria e siate tristi e taciturni con esuberanza!.. perchè la felicità è una responsabilità!

 

Itaca di Costantino Kavafis

Post n°275 pubblicato il 03 Giugno 2015 da gnappa.etta

Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere,
non sarà questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento fermo
guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo,
nè nell’irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l’anima non te li mette contro.

Devi augurarti che la strada sia lunga.
Che i mattini d’estate siano tanti
quando nei porti - finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d’ogni sorta;
più profumi inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.

Sempre devi avere in mente Itaca -
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos’altro ti aspetti?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.

 
 
 

Quando il bisogno di riconoscimento diventa una droga

Post n°274 pubblicato il 10 Dicembre 2014 da gnappa.etta

Se pensiamo al narciso moderno probabilmente lo immagineremo davanti lo specchio di una sala pesi che alza manubri emettendo suoni da cavernicolo e subito dopo ammira i suoi bicipiti; o quello che si siede alla toeletta di un parrucchiere per farsi depilare le sopracciglia, luogo che fu fino a poco tempo fa, un presidio prettamente femminile.
Così come immaginiamo la donna alzarsi presto la mattina per prepararsi, truccarsi e vestirsi per recarsi al lavoro come se dovesse andare al veglione di Capodanno. Lo vediamo ancora attraverso le varie ricostruzioni estetiche sempre più in voga, labbra, seni, zigomi rifatti, unghie da serate degli Oscar. L’aspetto esteriore e la cura per il corpo non sono però solo una vanità, se non sono l’unico modo di occuparsi di sé, ma vengono accompagnati da una cura per la propria Persona, altrettanto minuziosa per l’introspezione o l’intelletto.
Il culto per l’apparenza è solo una delle manifestazioni del narcisismo, quello che riguarda appunto il lato vanesio della personalità ed è quello più ovvio. La vanità esiste da sempre in realtà, ma non è mai arrivata a generare come oggi una popolazione a modello star di Hollywood.
Il problema sta nel cercare di diventare altro da quello che si è, mettendo una maschera anche solo estetica, che permette di tenere nascoste le fragilità e le insicurezze che sono invece umane. Questo lato è quello più facilmente individuabile, perchè è visibile appunto. Lo scoviamo ancora in modo piuttosto chiaro nei racconti un pò troppo palesati delle conquiste maschili o femminili, nella vanterie per gli obbiettivi raggiunti, nel parlare sempre di sè (IO faccio, IO penso, togliendo spazio all’altro o sovrapponendosi nel discorso di continuo, ovvero nel non saper ascoltare), nei selfie, nei racconti interminabili delle proprie esperienze senza monitorare il grado di interesse che suscitano di fatto nell’interlocutore.
C’è però un sottofondo assai più vasto e subdolo del manifestarsi del narcisismo a cui non siamo abituati a prestare attenzione. Parente prossimo del bisogno di apparire è il bisogno di riconoscimento, il bisogno di sentirsi approvati, ammirati, stimati, condivisi, che può arrivare a delle forme di dipendenza inaudite.
Nel volontariato stanno infatti introducendo la norma di somministrare il Narcissistic Personal Inventory, ossia il test che stabilisce la presenza o meno ed il grado, del disturbo narcisistico e questo perchè molti che svolgono attività di volontariato o di beneficenza sono mossi più dal bisogno coatto di di sentirsi buoni ed essere considerati buoni; lo fanno inconsciamente per preservare e valorizzare agli occhi propri e altrui l’immagine idealizzata che hanno costruito di sè.
E’ chiaro che se lo scopo è il soddisfacimento di un bisogno personale, si rischia di provocare dei danni a discapito di chi si vorrebbe aiutare, non a caso molte attività di volontariato presentano fenomeni di fanatismo ed esaltazione, il fare del bene diviene in questo caso un modo per sentirsi importanti e l’aiutare il prossimo lo specchio di una personalità altruista, generosa. Il fatto che a volte dietro la beneficenza si nasconde invece un bisogno puramente egoistico ed esibizionistico chiaramente fa dell’altro un mezzo più che un fine. Tante forme di aiuto, solidarietà sottendono questo forte bisogno di sentirsi moralmente migliori, equilibrati e di piacere alle persone che sviluppano di conseguenza un’ ottima opinione di noi. Lo stesso bisogno compulsivo di riconoscimento e di piacere (oggi bisogna piacere sempre e a tutti) condiziona fortemente la personalità, inibendone l’autenticità, in quanto osando essere se stessi si rischia di incombere nella disapprovazione.
Probabilmente laddove si viene educati a sentirsi speciali la necessità non finisce con l’entrata nell’età adulta, ma trova solo altre strade di soddisfacimento. Ricordiamoci sempre che il nemico più grande del narcisismo è infatti l’autenticità. Allo stesso modo tale bisogno crea un meccanismo patologico quando si inserisce in un contesto lavorativo, non conta solo la gratificazione economica, quanto il bisogno di sentirsi unici, indispensabili, ammirati. Questo spinge ad una ricerca assoluta di perfezionismo da cui si può dipendere come da una droga, di cui non si può fare a meno.
Essere riconosciuti per quel che si vale è naturale, avere riconosciuti i meriti per cui ci si impegna è normale, il sottile tratto che distingue quest’aspetto però dalla patologia è sottile e ci si ritrova in una spirale in cui si fa sempre di più e si trovano avvoltoi che chiedono sempre di più.
Molti giovani cadono oggi in questa trappola e pur di ottenere l’approvazione dei capi sono disposti a tutto, anche a mettere da parte la loro vita privata, anzi sembra quasi che questo sia un prerequisito fondamentale, di cui è ovvio, è facile diventarne vittime. La lusinga quindi nasconde un insieme di motivazioni diverse, molte delle quali sono invisibili e non comprensibili ad una prima lettura.
Ricordiamoci che chi soffre di narcisismo instaura relazioni in cui l’altro diviene solo uno specchio per gloriare il proprio Ego e nutrire i propri bisogni, solo che spesso il soggetto non ne è consapevole e quando lo diviene, smettere è faticoso e difficile. Queste personalità hanno talmente forte la dipendenza dal giudizio altrui, che per loro essere se stessi appare qualcosa di pericoloso, nonchè ignoto.
Questo non significa che la gentilezza, la solidarietà, la disponibilità, l’affidabilità siano sempre e solo manifestazioni narcisistiche, ma che potrebbero esserlo. L’importante è renderci consapevoli di quale sia la vera motivazione che ci spinge a mostrarci o ad essere in un certo modo.

R. M. 

 
 
 

l'esperienza del limite e il limite dell'esperienza

Post n°273 pubblicato il 25 Novembre 2014 da gnappa.etta

- "SEI RESPONSABILE!"
- "...ma di che cosa? Dello stupro che ho subito?!"
- "..No, chiaramente. Ma sei responsabile di che cosa ne fai di ciò che hai subito e non vieni mai meno a questa categoria di responsabilità. E' il riuscire a trasformare una dolorosa esperienza in qualcosa di generativo."

La violenza sulle donne è una forma particolarmente odiosa e insopportabile di violenza perché distrugge la parola come condizione fondamentale del rapporto tra i sessi. Notiamo una cosa: gli stupri, le sevizie, i femminicidi, i maltrattamenti di ogni genere che molte donne subiscono, aboliscono la legge della parola, si consumano nel silenzio acefalo e brutale della spinta della pulsione o nell’umiliazione dell’insulto e dell’aggressione verbale.La legge della parola come legge che unisce gli umani in un riconoscimento reciproco è infranta. Questa legge non è scritta, non appare sui libri di diritto, non è una norma giuridica. Ma questa legge è il comandamento etico di ogni Civiltà.Essa afferma che l’umano non può godere di tutto, non può sapere tutto, non può avere tutto, non può essere tutto. Afferma che ciò che costituisce l’umano è l’esperienza del limite. E che quando questo limite viene valicato c’è distruzione, odio, rabbia, dissipazione, annientamento di sé e dell’altro.Per questo la condizione che rende possibile l’amore – come forma pienamente umana del legame - è – come teorizzava Winnicott - la capacità di restare soli, di accettare il proprio limite. Quando un uomo anziché interrogarsi sul fallimento della sua vita amorosa, anziché elaborare il lutto per ciò che ha perduto, anzichè misurarsi con la propria solitudine, perseguita, colpisce, minaccia o ammazza la donna che l’ha abbandonato, mostra che per lui il legame non era affatto fondato sulla solitudine reciproca, ma agiva solo come una protezione fobica rispetto alla solitudine. Sappiamo che molti giovani che commettono il reato di stupro provengono da famiglie dove al posto della legge della parola funziona una sorta di legge del clan, una simbiosi tra i suoi membri che identifica l’esterno come luogo di minaccia.Il passaggio all’atto violento che conclude tragicamente una relazione mostra che quell’unione non era fatta da due solitudini ma si fondava sul rifiuto angosciato della solitudine, sul rifiuto rabbioso nei confronti del limite, non sulla legge della parola ma sulla sua negazione. Rivendicare un diritto di proprietà assoluto – di vita e di morte – sul proprio partner non è mai una manifestazione dell’amore ma, come ricordava recentemente Adriano Sofri su queste stesse pagine, la sua profanazione. Qui il narcisismo estremo si mescola con un profondo sentimento depressivo: non sopporto di non essere più tutto per te e dunque ti uccido perché non voglio riconoscere che in realtà non sono niente senza di te. Uccidersi dopo aver ucciso tutti: il mondo finisce con la mia vita (narcisismo), ma solo perché senza la tua io non sono più niente (depressione).Nulla come la violenza sessuale calpesta odiosamente la legge della parola. Perché la sessualità umana dovrebbe essere passione erotica per l’incontro con l’Altro, mentre riducendosi a pura sopraffazione disumanizza il corpo della donna riducendolo a puro strumento di godimento. Il consenso dell’incontro viene rotto da un vandalismo osceno. Non bisogna però limitarsi a condannare la bestialità di questa violenza.C’è qui qualcosa di scabroso che tocca il fantasma sessuale maschile come tale. Una donna per un uomo non è solo l’incarnazione del limite, ma è anche l’incarnazione di tutto ciò che non si può mai disciplinare, sottomettere, possedere integralmente di cui la gelosia, più o meno patologica, può offrire, negli uomini, solo una vaga percezione, come accade al tormentato protagonista di un classico romanzo di Moravia come La noia: nulla, nessun somma di denaro, nessuna cosa, nessun oggetto, può trattenere ciò che principio è sfuggente – simile alla velocità nella fisica contemporanea, teorizzava Marcel Proust a proposito della sua Albertine. Per questa ragione Lacan distingueva i modi del godimento sessuale maschile e femminile.Mentre il primo è centrato sull’avere, sulla misura, sul controllo, sul principio di prestazione, sull’appropriazione dell’oggetto, sulla sua moltiplicazione seriale, sull’”idiozia del fallo” – il berlusconismo è stato ed è un’apologia tragica e farsesca di questa idiozia -, quello femminile appare senza misura, irriducibile ad un organo, molteplice, invisibile, infinito, non sottomesso all’ingombro fallico. In questo senso il godimento femminile sarebbe radicalmente “etero”; sarebbe cioè un godimento che sfugge ai miraggi della padronanza fallica.Tra di loro gli uomini esorcizzano l’incontro con questo godimento “infinito” dichiarandole “tutte puttane”. E’ un fatto, ma è soprattutto una difesa per proteggersi da ciò che non intendono e non riescono a governare. Lo dicevano a loro modo anche Adorno e Horkheimer quando in Dialettica dell’illuminismo assimilavano la donna all’ebreo: figure che non si possono ordinare secondo la legge fallica di una identità rigida perché non hanno confini, perché sono sempre altre da se stesse, radicalmente, davvero eteros. E’ di fronte alla vertigine di un godimento che non conosce padroni che scatta la violenza maschile come tentativo folle e patologico di colonizzare un territorio che non ha confini, di ribadire su di esso una falsa padronanza. E’ chiaro per lo psicoanalista che questa violenza – anche quando viene esercitata da uomini potenti - non esprime solo l’arroganza dei forti nei confronti dei deboli, ma è generato da una angoscia profonda, da un vero e proprio terrore verso ciò che non si può governare, verso quel limite insuperabile che sempre una donna rappresenta per un uomo. Questa è del resto la bellezza e la gioia dell’amore, quando c’è. Non il rispecchiamento della propria potenza attraverso l’altro. Per un uomo amare una donna è davvero un’impresa contro la sua natura fallica, è poter amare l’etero, l’Altro come totalmente Altro, è poter amare la legge della parola.

Massimo Recalcati

 
 
 

In nome del bene, non c'è limite al male

Post n°272 pubblicato il 09 Novembre 2014 da gnappa.etta

Amico non è amico,
quello che credi sia buono con te, e alla fine fa male.

Parafrasando Shakespeare

 
 
 

il ministero della socializzazione

Post n°271 pubblicato il 01 Agosto 2014 da gnappa.etta

“La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è forza”, vi ricordate di questi slogan all’interno di “1984″ di Orwell? Quando parlava del Ministero della pace in cui ci si occupava di guerra ? Ecco …quello che sto per scrivere mi fa pensare al “Ministero della socializzazione”.

Avete mai pensato quanto sia strano che uno dei problemi oggi più diffusi  sia la solitudine e che per assurdo le persone vivono sempre più isolate. Si segnano in palestra, in gruppi di lavori artigianali, in danze di tutti i gusti, pur di appartenere e fare qualcosa con gli altri, ma poi quando si chiede loro di partecipare ad un evento qualsiasi che sia spontaneo, che comporti uscire da un ruolo, si tirano indietro. ..

La pigrizia, la vita sedentaria da un lato e frenetica in modo eccessivo dall’altro, il traffico a s-vogliare,  ma  oggi molte delle attività del tempo libero implicano attività solitarie, che  hanno rateizzato lo stare con gli altri  dal vivo: guardare la tv,  giocare con l’Iphone, stare sul proprio computer “personale”, il tutto per ore ed ore. E non è  la nostra vita,  nemmeno è  la realtà, ( mi domando: Cosa sono quindi i reality show?)

 

Le “reti sociali” non sostituiscono la comunità,  perchè presuppongo forzatamente due aspetti che ne sono antiteci: lo stare fermi per comunicare, perdendo per questo la maggior parte delle informazioni essenziali e lo stareda soli. Provate a portare un bambino ad osservare gli animali da vicino, a sentire  i versi,   a sentire anche la puzza, e chiedetegli se vedere un documentario su Sky sia la stessa cosa.

 

Anni fa, e non secoli fa, le attività solitarie nutrivano la personalità, come  le attività creative, la lettura, quelle di oggi invece  la impoveriscono e ne stanno scolorendo l’originalità. Nel mentre si perdono  un enormità di cose;  il tempo, gli odori, gli abbracci, i sorrisi, il calore, le emozioni, lo spessore della vernice su di un quadro…

 

Se togliamo ad un emozione il suo aspetto cinestetico e auditivo, cosa ne resta? Un immagine… e poi non dobbiamo  stupirci se ci si ammala di attività masturbatoria di qualsiasi tipo.

 

C’è un enorme differenza nello stare ad un concerto e ballare, cantare, sudare, urlare che riprendere staticamente (stiticamente?) su un display quello che sta accadendo fuori E’ sicuramente più faticoso interfacciarsi dal vivo con gli altri, ma pare migliori persino la salute…e le persone sole, si sa, sono più vulnerabili e dipendenti. R. M.

 

 

 
 
 

Face(book) to face(book)

Post n°270 pubblicato il 15 Luglio 2014 da gnappa.etta

In rete, l'identità diventa un profilo. E' un'immagine a chimera, tante forme e poco contenuto. Tutti bravi a parole, quando sanno la grammatica.

Ciao Eleonora. 

 
 
 
 
 

Start up!

Post n°268 pubblicato il 11 Maggio 2014 da gnappa.etta

Sono in metro...al ritorno verso casa. E sto scrivendo per il desiderio di comunicare, per condividere quello che ho dentro. ..sennò scrivere che senso ha?

Ho un pensiero che vaga per la mia testa...e scriverci sopra è un modo anche per rifletterci. E magari non rifletterci da sola. Con internet si può raggiungere chiunque e, se entriamo in sintonia con qualcuno magari scatta qualcosa. Siamo tutti interconnessioni ma ci sentiamo spesso divisi...diversi...insomma...c'e sempre qualcosa che stona o da raccontare. Sennò non si spiegano parecchi film sull'amore, dipendenze affettive ecc. O evidentemente sono io che a furia di leggere di psicologia trovo facile distinguere tra il sano e il patologico. La linea di demarcazione è sottile e si confonde ma c'è. 

Comunque tutta questa premessa per dire la vita dell'uomo è fatta a tappe, a periodi e fra una tappa e l'altra cambiamo e cambia tutto.  Il nostro intorno si muove con noi proprio perché siamo noi i primi a cambiare. In ogni tappa c'è sempre una storia, è la storia che ci raccontiamo di chi vorremmo essere...più ciò che vorremmo essere corrisponde a chi siamo realmente più siamo sereni. La concretezza definisce i confini della nostra identità.

Oramai la persona dell'erasmus non lo sono più e con questo ho anche perso tutti i kili accumulati in Spagna. Sono ritonata alla vita di prima con un bagaglio più ricco. La malinconia c'è ogni tanto ma solo perché copre l'insoddisfazione di fondo. Poi son passati 3 anni. È tempo di dare spazio al nuovo.  È pure ora. Non si può rimanere gli stessi per sempre. Soprattutto dopo che passano tanti anni a fare la stessa vita....questa volta però senza pensarci troppo e c'è un solo modo per farlo.  È quello di ascoltarsi.

Grazie per la lettura. Un sorriso.

 
 
 

Pick a movement.

Post n°266 pubblicato il 09 Aprile 2014 da gnappa.etta

Nasciamo con il desiderio che qualcuno ci ami e ci protegga per il resto della nostra vita ma cresciamo solo se usciamo da questa fiducia protettiva e incondizionata. Cresciamo quando invece di aspettarci dall'esterno quest'amore, siamo noi i primi a darcelo. Cresciamo quando iniziamo a distinguere quali sono le nostre paure reali da quelle ipotetiche. E lavoriamo così duramente per non sbagliare e ricevere un certo grado di accettazione o l'amore di una madre che non abbiamo avuto o l'amore di un padre che non abbiamo mai avuto mentre finiamo per guardare gli altri ottenere il successo così facilmente quando in realtà anche loro hanno avuto anni e anni di pratica. Quando iniziamo a valorizzarci per la nostra perfettibilità, quando capiamo che siamo noi a scegliere cosa è giusto o sbagliato per noi, vivendo secondo i nostri principi, ci rendiamo conto che siamo noi i responsabili delle nostre scelte. Spesso la vita è ingiusta ma non ci possiamo marciare sopra. Noi dovremmo pagare solo quello che è importante per noi. Noi non siamo qui per rispondere a quello che il mondo fuori ci pretende, o per dare spiegazioni dei nostri sentimenti. Noi stiamo qui per fare quello che non è ancora stato fatto, dobbiamo creare ciò che può andare bene per il nostro mondo. Non per quello di ieri ma per quello di adesso. Noi viviamo per noi e non per una ipotetica giuria. Non ci sarebbe evoluzione se non ci si discosta da quello che sono stati gli insegnamenti ricevuti, se non si prova a fare qualcosa di diverso, se non si mette in discussione. E' un pò come immaginarsi e crearsi il futuro che ci potrebbe essere e che sta arrivando. Se non conosciamo ciò che ci guida e quali sono i nostri valori, se non cerchiamo di dare al mondo un cambiamento che abbia un impatto significativo, oscilleremo sempre. Penso che al mondo siamo molto meno soli di quello che crediamo. Sono convinta che siamo tutti interconnessi e che se riuscissimo a negoziare quello che noi vogliamo con quello che vuole il mondo, si creerebbe una piccola evoluzione che può fare la differenza. Dobbiamo partire da quello che noi vogliamo vedere nel mondo e più cerchiamo di preoccuparci (con sincerità) dei problemi degli altri, più riceviamo aiuto per realizzare i nostri sogni. Le rivoluzioni non necessariamente devono essere rumorose, nè essere violente, sono già potenti nella loro quiete. Una decisione al secondo cambia il corso della storia. Pensiamo di essere capaci di badare a noi stessi o che è la nostra stessa famiglia a pensare a noi o le istituzioni o l'oroscopo ma siamo tutti interconnessi e come il domino ci infuenziamo. Servono idee, idee da condividere, idee che hanno uno scopo, idee che hanno valore, idee che come un ponte vanno da A a B e c'è da mettere insieme le forze di tutti, c'è da cooperare per riuscire a realizzare i nostri sogni, insieme a quelli degli altri. E' delle nostre idee che dobbiamo innamorarci, non delle persone. Le persone a olte saranno d'accordo e ci faranno camminare laddove da soli non avremmo mai osato, altre volte saremo noi a lasciarle andare o a fermarci con loro...la considerazione delle nostre idee è una scelta nostra.

Come disse Gandi: "Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo" ...a volte vinci la partita a volte la perdi ma la guerra resta la tua.
Grazie per aver letto quello che ho scritto. 

 
 
 

Semplicemente autentico o, meglio, riconosciuto come vero.

Post n°265 pubblicato il 19 Marzo 2014 da gnappa.etta

A ridere si rischia di apparire pazzi.
A piangere si rischia di apparire sentimentali.
A cercare gli altri si rischia di rimanere coinvolti.
A esprimere i propri sentimenti si rischia di essere respinti.
A esporre i propri sogni di fronte a tutti si rischia il ridicolo.
Ad amare si rischia di non essere corrisposti.
A continuare, pur con pronostici sfavorevoli, si rischia la sconfitta.
Solo chi rischia, è se stesso

I propri sentimenti verso qualcosa e/o qualcuno sono sempre propri e li possiediamo. Possiamo provare tutti i sentimenti che vogliamo. Nessuno ha il diritto di portarceli via. Quello che provano gli altri è un problema degli altri. Ed è sano che ognuno sia responsabile dei propri sentimenti (o almeno partecipe). Ognuno è ciò che ama, non ciò che lo ama.

 
 
 

Imparare dagli altri

Post n°264 pubblicato il 09 Dicembre 2013 da gnappa.etta

“Quando i Giapponesi riparano un oggetto rotto, valorizzano la crepa riempiendo la spaccatura con dell’oro. Essi credono che quando qualcosa ha subito una ferita ed ha una storia, diventa più bello.
Questa tecnica è chiamata “KIntsugi”. Oro al posto della colla. Metallo pregiato invece di una sostanza adesiva trasparente. E la differenza è tutta qui: occultare l’integrità perduta o esaltare la storia della ricomposiozione?
Chi vive in Occidente fatica a far pace con le crepe.
“Spaccatura, frattura, ferita” sono percepiti come l’effetto meccanico di una colpa, perchè il pensiero digitale ci ha addestrati a percorrere sempre e solo una delle biforcazioni: o è intatto, o è rotto.
Se è rotto è colpa di qualcuno. Il pensiero analogico-arcaico, mitico-simbolico invece, rifiuta le dicotomie e ci riporta alla compresenza degli opposti, che smettono di essere tali nel continuo osmotico fluire della vita.
La Vita è integrità e rottura Insieme, perchè è ri-composizione costante ed eterna. Rendere belle e preziose le “persone” che hanno sofferto..questa tecnica si chiama “amore”.
Il dolore è parte della vita. A volte è una parte grande, a volte no, ma in entrambi è una parte del grande puzzle, della musica profonda, del grande gioco. Il dolore fa due cose: Ti insegna, ti dice che sei vivo. Poi passa e ti lascia cambiato. E ti lascia più saggio, a volte . In entrambe le circocostanze il dolore ti lascia il segno, e tutto ciò che di importante potrà mai accadere nella tua vita lo comporterà in un modo o nell’altro. I Giapponesi che hanno inventato il Kintsugi l’hanno capito più di sei secoli fa – e ce lo ricordano sottolineandolo in oro. ”

Dott. Chiodi Daniela, psicologa. 

 
 
 

Striving for progress

Post n°263 pubblicato il 06 Novembre 2013 da gnappa.etta

Sono la mia motivazione

non le mie barriere

Sono il mio impegno

non superficialità

Siamo una squadra

non singoli giocatori

Sono il prossimo punto

non l'ultimo

Sono il nuovo sentiero

non quello conosciuto

Sono tutti gli ostacoli che supero

non solo quelli in pista

Sono i giorni dell'allenamento

non quello della gara

E' il lavoro di tutta una vitaSt

 
 
 

Methŏdus

Post n°262 pubblicato il 10 Ottobre 2013 da gnappa.etta

Lo scopo della vita per tutti è prendersi cura gli uno degli altri, non solo, anche di se stessi: di quello che pensiamo, di quello che diciamo e delle decisioni che prendiamo nella nostra vita.
Tutte le volte che non ci prendiamo cura di questo, diventiamo le vittime della nostra vita.

Nelson Mandela

http://www.youtube.com/watch?v=hdB50vDobdc

 
 
 

Special K

Post n°260 pubblicato il 07 Aprile 2013 da gnappa.etta

Oggi ero ad un corso introduttivo di PNL per la vendita. Mi piace andare in questi corsi, ci vado sempre con la speranza di imparare cose nuove e almeno con la sicurezza di rivedere argomenti importanti.

Intanto io ho capito di odiare i venditori, o meglio, chi cerca di presentarti un prodotto con le migliori intenzioni, non tenendo in considerazione di chi sei tu, di che cosa vuoi e del perchè dovrebbe essere importante per te comprare la merce; invece s'impongono, autoconvincendosi di essere la cosa migliore che ti sia capitata, quando di fatto non sono la cosa migliore che ti sia capitata. Anzi, oramai non è più così. Dico, oramai, perchè le cose hanno smesso di essere vendute per la loro utilità, ciò che conta oggi è una merce la cui convenienza è data dalla capacità di dare emozione, di gratificarti e di regalarti benessere. I venditori pur di far comprare la merce, ti sovrastimolano di informazioni a cui tu non avevi mai pensato fino ad ora e ti disorientano quel tanto che basta a farti perdere la lucidità mentale per capire cosa è meglio per te. Quando l'hai persa ti hanno appena venduto la merce, si tratta solo di concludere l'affare.

Io non mi fido dei venditori, o meglio, non li tengo proprio in considerazione quando parlano e mi concentro sulla merce. E' importante non lasciarsi convicere dal venditore ma riconoscere di avere la capacità di intendere e di volere per capire cosa è meglio per noi o no, di riconoscere anche quando la merce ci convince e prenderci il rischio di provarla. Ce l'abbiamo tutti questa capacità, che per automatismo o per negligenza ce ne scordiamo, nel peggiore dei casi la deleghiamo agli altri e ce ne dimentichiamo.  Ricordarmi questo dettaglio, ricordarmi tutto questo potere, mi ha ricordato la bellezza della vita, che tal volta può essere ingiusta ma può sempre essere scelta e, in frazioni di secondo, essere cambiata.

 
 
 

una vita di obiettivi :)

Post n°259 pubblicato il 03 Aprile 2013 da gnappa.etta

...Guardate nei vostri cuori,

e fate ciò che vi rende felici...

cit. Scrubs

 
 
 

Piacere, Io sono emozione

Post n°258 pubblicato il 11 Marzo 2013 da gnappa.etta

Ho voglia di tornare un po' a scrivere la mia storia, a buttare giù qualche pezzo ed essere un carpe diem. Scrivere ed esprimere quella me che solo in un monologo di un blog si può fare.

Devo ammetterlo, non è cambiato il mio carattere da quando scrivo sul blog. I miei valori di ieri sono quelli di oggi, la differenza è che adesso li perseguo. Sono sempre più integra, coerente e in armonia con la mia naturalezza. Mi sono slegata dai ruoli imposti, dalle convinzioni coercitive e ne ho fatto tabula rasa. Nei momenti tristi, talvolta ricado nelle vecchie abitudini ma l'entusiasmo mi riprende e mi lascio andare alla vita, incurante di come la mia reazione possa apparire al mondo. Mi piace pensare che la vita sia un continuo vivere e non l'inizio di un cammino verso la fine. Mi piace pensare che dentro ognuno ci sia una gioia pronta a splendere di luce propria. Mi piace pensare che ogni momento è un invito a crescere e a correre.

Avere questo tipo di consapevolezza è stato frutto – e continua ad esserlo - di sudore e di impegno e di risultati ed è basato sulla ferma e indiscutibile convinzione di voler essere felice. E io mi sono resa conto che essere felice, significa trovarmi sempre nel momento giusto, al posto giusto sapendo che tutto quello che succede va bene. Non aspettando un occasione, creandosela. Non autosabotando il bello che c'è ma trovando il coraggio di tollerarlo, perché mi sento meritevole di beltà, anche per il solo e unico diritto ad esistere. La realizzazione di sé non è così immediata: il ragiungimento dell'autonomia interiore, e, prima di tutto, di un autonomia di pensiero, non è a tempo indeterminato ma è a progetto, anzi sono una serie di progetti sfidanti con obiettivi difficili e fruttusosi. Progetti che si autoalimentano ad ogni passo, inalzando a gradini la qualità della vita...un work in progress.

 Ho iniziato a impegnarmi, anche quando è sembrato tutto più complicato. “essere felice” è stata la mia unica promessa post-erasmus fatta a me stessa. Così, ho iniziato dal leggere libri di crescita personale di Steve Chandler ai libri dello psicologo Branden, specializzato in autostima, poi a cambiare piccole abitudini fino a stravolgere completamente il mio stile di vita. Ci vuole consapevolezza. È bello stare nella ricerca continua di chi siamo. È anche bello prenderci carico di noi stessi. Non è un viaggio facile ma considerando che questa è l'unica opportunità per percorrerlo, non resta altro che avventurarsi.

Che poi...il quieto vivere, è davvero poi così quieto?

 
 
 

L'attività spontanea è la risposta ai dubbi sul senso della vita

Post n°257 pubblicato il 18 Gennaio 2013 da gnappa.etta

L'attività spontanea non è l'attività coatta, alla quale l'individuo è spinto dall'isolamento e dall'impotenza; non è l'attività dell'automa, che è assimilazione acritica di modelli suggeriti dall'esterno. L'attività spontanea è libera attività della propria essenza e implica, in termini psicologici, quello che la radice latina della parola, sponte, significata letteralmente: di propria libera volontà. Per attività non intendiamo il «far qualcosa», bensì quell'attività creativa che può operare nelle proprie esperienze emotive, intellettuali e sensuali, e anche nella propria stessa volontà. Un presupposto di questa spontaneità è l'accettazione della personalità totale, e l'eliminazione della spaccatura tra «ragione» e «natura»; infatti, solamente se l'uomo non reprime parti essenziali del proprio essere, solo se è diventato trasparente a sé stesso, e solo se le diverse sfere della vita hanno raggiunto una fondamentale integrazione, l'attività spontanea è possibile. Benché la spontaneità sia un fenomeno relativamente raro nella nostra civiltà, non è che ne siamo completamente privi. Per aiutare a comprendere questo punto, vorrei ricordare al lettore alcuni casi in cui tutti incontriamo scampoli di spontaneità. In primo luogo, conosciamo individui che sono - o sono stati - spontanei, i cui pensieri, sentimenti e atti sono l'espressione di loro stessi e non di un automa. Questi individui ci sono familiari per lo più come artisti. Infatti l'artista può essere definito un individuo in grado di esprimersi spontaneamente, e proprio così lo definiva Balzac; in tal caso, anche certi filosofi e scienziati devono pure essere chiamati artisti, mentre altri che passano per essere artisti ne sono invece tanto lontani quanto un vecchio fotografo può esserlo da un pittore creativo. Ci sono poi altri individui i quali, pur non avendo la capacità - o forse semplicemente la preparazione - per esprimersi in un mezzo oggettivo come fa l'artista, possiedono la stessa spontaneità. Ma la posizione dell'artista è vulnerabile, poiché in realtà si rispetta l'individualità e la spontaneità del solo artista riuscito; se non riesce a vendere la sua arte, egli resta per i suoi contemporanei un eccentrico, un nevrotico, così come il rivoluzionario vittorioso viene poi considerato uno statista, mentre il rivoluzionario fallito non è altro che un criminale. I bambini offrono un altro esempio di spontaneità. Hanno la capacità di sentire e pensare ciò che è veramente loro; questa spontaneità si manifesta in quello che dicono e pensano, nei sentimenti che i loro visi esprimono. Se ci si chiede perché i bambini piacciono alla maggior parte delle persone, credo che la risposta, a prescindere dalle ragioni sentimentali e convenzionali, vada cercata proprio in questo carattere della spontaneità. Essa attira profondamente chiunque non sia talmente arido da aver perduto la capacità di percepirla. In realtà non c'è nulla di più accattivante e convincente della spontaneità, in chiunque la si trovi.

Eric Fromm - Fuga dalla libertà

 
 
 

...for never ever stop!

Post n°256 pubblicato il 29 Ottobre 2011 da gnappa.etta

“If you think you’re beaten, you are.
If you think you dare not, you don’t.
If you’d like to win, but think you can’t.
It’s almost for sure, you won’t.
If you think you’ll lose, you’re lost.
For out in the world we find,
Success begins with a fellow’s will,
It’s all in the state of mind.
If you think you’re outclassed, you are.
You’ve got to think high to rise.
You’ve got to be sure of yourself
before You can ever win a prize.
Life’s battles don’t always go
To the stronger or faster man,
But soon or late the man who wins
Is the man who thinks he can!”

 
 
 

No surprise.

Post n°255 pubblicato il 23 Aprile 2011 da gnappa.etta

Il debito è ciò che fa si che un creditore diventa padrone della vita di un debitore

 
 
 

tic (me) tac

Post n°254 pubblicato il 17 Marzo 2011 da gnappa.etta

 

 

Il tempo è una tigre che mi divora

ma io sono la tigre

Il tempo è un fuoco che mi consuma

ma io sono il fuoco

Jorge Luis Borges

 
 
 
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NOTA INFORMATIVA

Tutto quello che è scritto è solo frutto della mia mente malata, ogni riferimento a vita reale è puramente casuale.

Se ti reputi un perbenista e non ti piace quello che faccio in questo blog e non ti piace lo zoo, se sei un fan di Costantino, Costanzo e derivati sei pregato di cambiare sito...ma non rompere i coglioni!!!


Dedico questo space alla grandezza morale di tutti coloro che per trovare e diffondere la verità hanno lottato o immolato la vita. È esclusivo merito loro se l'uomo ha progredito e progredisce verso la logica, verso la vera civiltà e quindi verso miglior vita.

Sponsorizzato da: io sono Albertino e tu non sei un cazzo; corsi di autoconvincimento a Radio skefeey!

Per me è difficile perdonare le follie e i vizi degli altri o le offese arrecatemi. La mia stima una volta perduta, è perduta per sempre!

 

AR LETTORE

Fratello, si te senti stommicato
da un monno indò ce regna l'impostura
stacca la spina e datte a la lettura
de 'sto "capolavoro" che ho sficato.
Dico deppiù: nun so' conziderato
come Trilussa un mostro de bravura
sortanto perché a me Madre Natura
nun m'ha dato "l'artezza", nun m'ha dato.
Te posso assicurà, in ogni sonetto
ciò messo er nerbo, l'anima er calore
de Roma quanno chiacchiera in dialetto
e allora, amico mio, famme l'onore:
leggi 'sti verzi d'una Romana schietta
che belli o brutti, sorteno dar còre.
 

OGGI,70ANNI DOPO,IL DISCORSO È ANCORA ATTUALE

Il Grande Dittatore - Discorso All'Umanità  - Charlie Chaplin

A ridere si rischia di apparire pazzi.
A piangere si rischia di apparire sentimentali.
A cercare gli altri si rischia di rimanere coinvolti.
A esprimere i propri sentimenti si rischia di essere respinti.
A esporre i propri sogni di fronte a tutti si rischia il ridicolo.
Ad amare si rischia di non essere corrisposti.
A continuare, pur con pronostici sfavorevoli, si rischia la sconfitta.
Ma bisogna saper correre dei rischi perché il rischio più grande nella vita è non rischiare nulla.
Quelli che non rischiano nulla non fanno nulla, non hanno nulla, non sono nulla.
E' possibile che evitino di soffrire, ma non possono imparare, sentire, cambiare, crescere od amare.
Solo chi rischia è libero
 

MIEI PENSIERI

A ogni mia sconfitta c'è dolore,
il dolore comporta una crescita
la crescita stessa è una vittoria,
la vittoria dell'essere migliori
ed è vita questa, questo significa vivere,
perché se, fosse sempre troppo bello per essere vero, lo chiameremo paradiso...
 

AMATEMI

"Io non credo che alla fine della mia vita voglio contare il numero delle persone che ho incontrato, quante volte ne è valsa la pena, se era meglio lasciar perdere oppure se non era più giusto continuare. Io voglio sapere se ho amato abbastanza e se sono stata amata abbastanza. Nient'altro. Nè tradimenti. Nè verità. Nè menzogne. Solo contare il numero di giorni giorni in cui il mio amore per qualcuno coincide con l'amore che qualcuno ha per me. Tutte le sere in cui potrò andare a dormire con questa certezza, potrò mettere quella giornata tra le cose buone e potrò misurare il giorno successivo dal senso che prenderà la mia vita, come si rifletterà su tutto il resto della mia esistenza e su tutte le cose che faccio.

Questa è la mia vita. La mia parola. I miei occhi, i capelli, la curva dei miei fianchi. Io non posso andarmene dalla mia pelle. Quello che so è che non voglio più stare sola. Perchè quando sei sola non puoi perderti mai, nemmeno una volta, perchè se ti perdi poi non c'è nessuno che viene a cercarti."

 

AREA PERSONALE

 

AAA-ANNUNCI!

 

J. AX - AQUA NELLA SCQUOLA

Ricordi quando ero piccino
portavi la mia foto nel taschino
eri tanto orgoglioso di me, papo
eri tanto orgoglioso di me, papo
e la mostravi a chi ti stava vicino
dicevi a tutti questo è il mio bambino
adesso invece ti vergogni di me babbo
adesso invece ti vergogni di me babbo

ma va bene va bene a me
non me ne fotte di fare fatica
voglio una bella vita mica una salita
perché se sono vivo la colpa è solo tua perciò paghi te
non mi fotte niente di ciò che dici, dei tuoi sacrifici
di quanto è rispettabile il tuo circolo di amici
tu non lo puoi capire quanto là fuori è dura è dura per me
dobbiamo avere solo certi vestiti
perché non sei nessuno se non sono firmati
per essere qualcuno devi avere gli amici
dobbiamo essere tutti uguali sputati

io voglio avere tutto
e ora voglio bere di brutto a duecento allora
e quella polverina che dà l’amaro in gola
voglio una pistola si si
aqua nella scquola
io voglio avere tutto ora
voglio bere di brutto a duecento allora
e quella pillolina nella mia coca cola
voglio una pistola si si
aqua nella scquola

a me non fotte niente della gente sfruttata
mi fotte anche di meno di chi avete fatto papa
a fine giornata quello che ho in tasca
è l'unica cosa che conta per strada
voglio l'analista perché fa figo
non vado in palestra
mi faccio la lipo
e se ammazzo un tipo ho un avvocato
che ha dato la colpa ai videogiochi violenti
e alla musica rock
non mi interessano discorsi pesanti
ma motori potenti e tette più grandi
i politicanti li sento distanti
mi piace essere uno tra i tanti

io voglio avere tutto
e ora voglio bere di brutto a duecento allora
e quella polverina che dà l’amaro in gola
voglio una pistola si si
aqua nella scquola
io voglio avere tutto ora
voglio bere di brutto a duecento allora
e quella pillolina nella mia coca cola
voglio una pistola si si
aqua nella scquola

io canto solo in coro
e dentro sono solo
e fuori sono sano
ma dentro tutto è nero
a volte voglio uccidermi
a volte voglio uccidere te uccidere te
ma tanto tu non ci sei mai,
padre lassù non ci sei mai
paese mio non ci sei mai
non me ne fotte non me ne fotte
io me ne batto di diventare famoso
io tanto già ci vado nel locale esclusivo
l’importante è fare una vita da divo
tra un eccitante ed un sedativo

io voglio avere tutto
e ora voglio bere di brutto a duecento allora
e quella polverina che dà l’amaro in gola
voglio una pistola si si
aqua nella scquola
io voglio avere tutto ora
voglio bere di brutto a duecento allora
e quella pillolina nella mia coca cola
voglio una pistola si si
aqua nella scquola

 

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